“Un'apprendista guardaboschi di servizio nella Selva di Avidya. Le sue parole e le sue azioni appassionate celano una personalità un po' introversa.”
Storie del personaggio[]
Informazioni sul personaggio
"Disponibile", "vivace e solare", "amichevole ed entusiasta"... è così che viene elogiata questa apprendista guardaboschi se provi a chiedere in giro a Borgo Gandharva.
Finché il suo corpo glielo permette, non importa quanto sia occupata con la scuola, Collei non batte mai la fiacca quando si tratta di pattugliare la foresta, ed è sempre disposta a dare una mano a chiunque si trovi nei guai, a prescindere dalla loro estrazione sociale.
Per quanto possa essere positiva ed entusiasta, sembra attanagliata da un passato che non è ancora pronta a rivelare.
Semmai dovessi imbatterti, nei boschi dove pattuglia, in un albero con una cavità piena di strani appunti, o dovessi udire dei sussurri vicini... fai finta di niente e gira al largo, probabilmente si tratta di uno scherzetto degli Aranara.
Dopotutto, ci sono cose che solo un albero cavo può sapere. Per ora, almeno.
Storia del personaggio (1)
Livello amicizia 2
Se le parole sono portatrici di saggezza, essere una persona istruita è, senza dubbio, il punto di partenza del lungo viaggio verso la conoscenza. Collei, tuttavia, sembra essere a malapena arrivata ai piedi dell'insormontabile montagna del sapere.
Quando arrivò a Borgo Gandharva, persino lo schietto Tighnari si mostrò palesemente titubante, chiedendo ripetutamente al generale Mahamatra se quello fosse il posto giusto per lei, dal momento che, all'epoca, lui non aveva ancora in mente di tenere corsi al livello della scuola materna.
A ogni modo, dopo non pochi ostacoli, Collei riuscì finalmente a diventare un'apprendista. Per facilitare la memorizzazione delle parole attraverso la lettura, Tighnari reperì un vasto assortimento di libri e documenti, con la speranza che potessero aiutare Collei a padroneggiare un numero sufficiente di parole in poco tempo.
Oltre alle enciclopedie per bambini e agli articoli accademici obbligatori che le davano il mal di testa, Collei leggeva libri di favole illustrati provenienti da Mondstadt.
Il motivo era semplice: quei libri di solito hanno meno parole e più immagini, e anche non conoscendo le parole, è piuttosto facile indovinarne il significato guardando le illustrazioni.
Tuttavia, leggere solo libri per bambini non bastava affatto per stare al passo col programma di studi. Dopo aver imparato alcune nuove parole, Collei iniziava subito a cercare nuovi materiali di lettura extracurricolari.
Secondo alcuni viaggiatori che avevano attraversato la Selva di Avidya, a Inazuma c'era un tipo di libro chiamato "light novel", che era molto più semplice da leggere rispetto agli articoli accademici, e che aveva meno illustrazioni di un libro per bambini. Sembrava il tipo di libro perfetto per Collei.
Per di più, cosa molto importante, la trama di queste "light novel" era spesso così coinvolgente che i lettori, non appena riuscivano ad ottenere una copia del libro, lo leggevano tutto d'un fiato, anche a costo di rimanere svegli tutta la notte.
Per Collei, che spesso si trovava a sforzarsi di rimanere sveglia per finire le sue letture, sembrava tutto molto allettante.
Un giorno, dopo la sua ronda di pattuglia nella foresta, Collei tornò di corsa nel suo dormitorio in preda all'euforia con il nuovo volume di "Onibudou". Era pronta a fare la nottata per leggere la light novel, e infatti andò a finire proprio così.
"Il mio potere sigillato!", "Il vendicatore solitario!", "Faresti meglio a starmi alla larga!", "Non sarò mai testimone della grazia degli dèi!"...
Rannicchiata sotto le coperte, Collei passò la notte a rigirarsi nel letto, incapace di riprendersi da quelle parole.
Storia del personaggio (2)
Livello amicizia 3
A Teyvat c'è una frase dalle origini oscure che viene spesso pronunciata da persone che si sentono estremamente umiliate o in imbarazzo: "Vorrei che l'albero si aprisse e mi mangiasse."
Collei passeggiava per i boschi mormorando questa frase, che aveva appena imparato da un libro.
Prima di tornare a Sumeru, aveva promesso a una cara amica che sarebbe diventata una straordinaria dottoressa dalle competenze mediche eccezionali, così da poter salvare persone come lei, ossia in costante agonia sia fisica che mentale.
Tuttavia, ci vuole un secondo per esprimere un desiderio e servono anni di duro impegno per realizzarlo. Al termine di un esame, Collei dovette di nuovo fare i conti tra aspettative e realtà.
"Uff... come faccio a dirlo ad Amber..."
Come se non bastasse, avrebbe dovuto chiedere al suo maestro di aiutarla a scrivere la lettera. Inoltre, non era neanche facile per lei spiegare al suo maestro che il test non era andato bene e aveva bisogno di qualcuno con cui sfogarsi.
Tutt'a un tratto, un albero cavo, grande quasi quanto una persona, apparve lungo il suo percorso di pattuglia, come se un dio avesse origliato i suoi mormorii.
"Aspetta un momento... Potrei parlare con gli Aranara dei miei problemi... Ho letto di queste cose, ma erano libri per bambini! Sono sicuramente troppo grande per questo... ma dal momento che non c'è nessuno nei paraggi..."
Come di impulso, si andò ad accovacciare nella cavità.
L'oscurità diventò una fortezza che isolava Collei da ogni di pressione esterna.
Per Collei, introversa per natura, era difficile mostrarsi perfetta. Non importava quanto si sforzasse di essere solare ed estroversa come Amber, non riusciva mai a soffocare la sua stanchezza e la sua solitudine.
E così, Collei sfogò le sue angosce in quella cavità, liberandosi di tutta quella negatività che aveva accumulato dopo essere tornata a Sumeru.
"Collei è andata di nuovo a pattugliare in quella zona?"
Alcuni giorni dopo, Tighnari controllò le ultime ronde di pattuglia nella foresta di Collei e poi guardò i suoi test, che riportavano tutti voti alti. Non poteva fare a meno di chiedersi:
"Avrà trovato un modo per migliorare il suo rendimento nella foresta? Beh, qualunque cosa sia, non è male. Va bene, per ora lascerò correre e riserverò questo percorso di pattuglia a lei. Assegnerò gli altri percorsi agli altri guardaboschi."
Storia del personaggio (3)
Livello amicizia 4
Fatta eccezione per i test scritti, Collei non se la cava affatto male negli esami, specialmente se si tratta di "sopravvivere in mezzo alla natura selvaggia".
Le foreste di Sumeru pullulano di creature velenose e di bestie temibili, e il pericolo si cela dietro ogni angolo. Pertanto, un guardaboschi competente deve sottoporsi a una preparazione scrupolosa.
E questo è l'aspetto sotto cui Collei eccelle maggiormente. Non sarà colta quanto i suoi coetanei, cosa che la ostacola nei suoi test scritti, però, è una persona pratica e creativa.
Avvolgere rampicanti spinose attorno agli stivali per aumentarne la frizione, cospargere la linfa velenosa sulle trappole da caccia per rendere più efficaci...
Tutte queste idee provano che è perfettamente in grado di entrare e uscire dalla foresta sana e salva, portando via i poveri sfortunati che smarriscono la via, ingeriscono sostanze velenose per sbaglio o vengono colpiti da bestie in fuga.
Coloro che sono stati salvati da Collei sono rimasti tutti, nessun escluso, stupiti dalle sue abilità di sopravvivenza uniche ma affidabili, per non parlare di quanto siano rimasti commossi dalla sua pura gentilezza e dal suo entusiasmo.
Se si trova circondata da gravi pericoli, priva di cibo o scorte, e persino se il viaggiatore soccorso impazzisce, Collei riesce ad affrontare ogni circostanza con tutta la calma del mondo.
Non importa se è ferita o se ha fame: lei vuole solo offrire il suo aiuto a chiunque ne abbia bisogno.
L'unica cosa che nessuno riesce ad accettare sono le ricette che usa nelle emergenze: sarebbe disposta a mangiare farfalle senza esitazione, se la potessero ricaricare di energia, e persino i noccioli schiacciati delle pesche di Zaytun.
Quando le persone la incontrano, non possono fare a meno d'interrogarsi sul passato di questa giovane apprendista.
Cosa mai può esser successo a una ragazza così apparentemente innocente da farle considerare la natura come sua dimora?
Storia del personaggio (4)
Livello amicizia 5
Prima di ritornare a Sumeru, Collei ha vagabondato per molto tempo.
La differenza principale tra il vagabondare e il viaggiare sta nel fatto che il primo, ovviamente, non si prefigge alcuna destinazione.
Iniziò a vagabondare da quelle rovine carbonizzate, o forse anche da prima, quando venne colpita da quella malattia che era destinata a farle vivere un incubo senza fine, e che l'avrebbe condotta sempre più nell'oscurità.
Molti dei compagni insieme ai quali era scappata dalle rovine o si erano persi tra le perpetue ondate di tempeste di sabbia, o erano morti corrosi dai resti divini.
Maledetti e sofferenti, non avendo alcun posto dove andare, si addentrarono tra foreste disabitate e natura selvaggia.
Madre natura può essere tanto misericordiosa quanto crudele. Non li rifiutò mai per via della loro malattia, ma neanche offriva loro ciò di cui avevano bisogno soltanto perché scoppiavano in lacrime.
I compagni che rimanevano indietro erano sempre di più, ma le loro esperienze aiutavano gli altri a cavarsela meglio, permettendo loro di sopravvivere anche nelle situazioni più disperate.
E quando l'ultimo compagno errante di Collei si fermò, lei imparò una nuova lezione: non allungare mai più la mano verso qualcuno.
In quel momento, i due stavano camminando con le spalle contro una ripida parete rocciosa, ed erano a dir poco esausti. Riuscivano ancora a sentire le bestie ruggire in lontananza.
Forse sarà stato a causa del passaggio angusto, chi lo sa, ma il suo unico compagno rimasto la urtò facendola vacillare sul dirupo.
Fortunatamente, Collei, in preda al panico, riuscì ad afferrare un ramoscello, allungò l'altra mano e gridò aiuto.
Tuttavia, il suo compagno si limitò a rivolgerle uno sguardo agitato prima di scappare da solo senza farsi scrupoli.
Non andò molto lontano che la bestia ululante la raggiunse veloce come un vento furioso. L'istinto predatorio della bestia ignorò totalmente Collei, che tremava nel dirupo.
Collei ritirò la mano e afferrò saldamente il ramoscello, che avrebbe potuto spezzarsi in qualsiasi momento, fino a che non calò il silenzio sopra di lei.
Il ruggito della bestia e le urla del suo compagno erano svanite.
Non poteva provare odio verso quel compagno. Se si fosse trovata al suo posto, non poteva dire con certezza che avrebbe fatto una scelta diversa.
In quel momento, Collei aveva un unico pensiero.
Che sia per offrire aiuto o per chiederlo...
"Non allungherò mai più la mano verso qualcuno."
Storia del personaggio (5)
Livello amicizia 6
Un anno, durante il Ludi Harpastum a Mondstadt, Collei toccò ancora una volta la mano di qualcuno.
La città era adornata con decorazioni elaborate di luci e lanterne. Le strade erano gremite di gente, il cielo s'imbruniva e il palco era in fermento.
Una ragazza con un abito di un rosso fiammante le afferrò la mano, la trascinò via da quella soffocante scatola di legno per poi insinuarsi in mezzo alla folla.
Le persone si raccolsero attorno agli sfidanti che giocavano con i cerchi o con le fionde, applaudendo.
Collei non riusciva a capirli. Per quanto potessero essere bravi in questi giochi infantili, quanto potrebbero essere utili per la caccia nella natura selvaggia?
Eppure, a quella ragazza che era insieme a lei quei giochi piacevano molto. Si entusiasmava e schiamazzava per ogni vittoria e consegnava i premi che vinceva ai bambini.
Collei era sempre più perplessa: se non per i premi, perché mai qualcuno vorrebbe partecipare a tali attività? Erano davvero così divertenti?
Così, sgattaiolò in un angolo, prese una fionda e si mise alla prova. Dopo vari tentativi, finalmente un colpo andò a segno colpendo l'estremità di un bersaglio.
"Evviva! L'ho colpito!" Collei si voltò euforica. "Ehi! Hai visto..."
Solo allora notò che quella ragazza se n'era già andata da tempo.
Nei giorni a seguire, Collei si allenò giorno e notte e, piano piano, acquisì domestichezza con la corda dell'arco e i dardi. Si allenò per molto tempo, finché raramente mancava un colpo su dieci.
Ogni volta che Collei riprendeva in mano la corda, le tornava in mente l'entusiasmo di quando, quella sera, aveva colpito il bersaglio per la prima volta.
E di quando quella ragazza l'aveva presa per mano trascinandola verso la folla. Il suo palmo era caldo come il sole.
Cuilein-Anbar
Livello amicizia 4
Crescere significa superare l'immaturità del proprio io del passato.
Collei aiuta spesso i bambini di Borgo Gandharva ad aggiustare i giocattoli, e talvolta anche i suoi colleghi guardaboschi le chiedono aiuto nel rammendare i loro vestiti strappati dai rami.
Detto questo, Collei non era nata con un talento per il cucito. Infatti, la sua prima volta con ago e filo era stata a dir poco un disastro.
Fu quando Collei stava per andarsene da Mondstadt. Prima di partire, diede un vecchio indumento rammendato a Lisa, chiedendole di restituirlo ad Amber, la proprietaria originale, per suo conto.
L'indumento era stato di fatti rammendato, ma era anche pieno di cuciture così intrecciate da poter esser scambiate per lombrichi. Probabilmente non era più buono da indossare.
Temeva che Lisa la deridesse o la criticasse.
Con sua grande sorpresa, Lisa le prese dolcemente la mano ferita che teneva nascosta dietro la schiena e la fasciò.
Non si era meravigliata minimamente delle ferite profonde o superficiali sui suoi polpastrelli. Si limitò a commentare: "È come se avessi passato la notte a giocare a palla con una Bacca uncinata. Non essere troppo impaziente con i tuoi studi a Sumeru, piccola Collei", disse Lisa sorridendo, "c'è una prima volta per tutto. Crescere significa imparare a superare qualsiasi difficoltà tu abbia affrontato all'inizio."
Collei arrossì all'istante. Allora, non aveva ancora imparato come accettare la gentilezza mostratale dagli altri... ma era solo una bambina, e, come tutti i bambini, sarebbe cresciuta.
Un bambino disperato cresce scoprendo la speranza. Un bambino che non sa usare la fionda imparerà piano piano a mirare.
Anche quella bambina, che si procurava costantemente ferite a causa di un ago, col tempo è diventata, agli occhi di altri bambini, un modello da seguire per la sua ingegnosità.
A Borgo Gandharva i bambini circondavano Collei, chiacchierando con invidia ed entusiasmo.
"Che abilità! Che bel gatto!", "Collei, ha un nome?"
Collei, che per una volta si era sentita orgogliosa, sfoggiò l'elegante bambola di gatto con cuciture pressoché invisibili e dal ricamo perfetto.
"Il suo nome è Cuilein-Anbar!"
Visione
Livello amicizia 6
La pioggia cadeva a dirotto. Una valanga di rocce, terra e detriti aveva bloccato la via del ritorno di Collei.
La giovane accese un falò sul promontorio, cercando di riscaldare la ragazza che tremava accanto a lei.
Per raggiungere quella valle fluviale dalle foreste dove pattuglia di solito ci vuole una giornata intera. Se fosse stata lì da sola non sarebbe stato totalmente impossibile tornare indietro con quella pioggia.
Ma ora che con lei c'era una bambina, provata dal freddo e dalla fame dopo essere stata dispersa a lungo nei boschi, doveva aspettare.
La bambina era pallida, la sua fronte scottava e continuava a mormorare il nome della sua mamma.
Collei ricordava ancora la madre della bambina, che aveva affannosamente e disperatamente cercato aiuto a Borgo Gandharva, e lo sguardo sul suo viso, come se volesse essere lei a soffrire al posto della bambina. Collei conosceva quello sguardo.
La famiglia stava viaggiando con una carovana per attraversare la valle fluviale. Mentre stavano riposando nell'accampamento, la figlia, giocando, finì per smarrirsi nella foresta. Non appena la carovana si accorse che la bambina non c'era più, fecero tutto il possibile per trovarla, ma era stato invano.
Presa dalla disperazione, la madre ritornò a Borgo Gandharva per cercare aiuto.
Il quel periodo, Tighnari partecipava a degli incontri in città insieme agli altri guardaboschi; ma la situazione era così critica che Collei non se la sentiva di aspettare il loro ritorno, e non poteva nemmeno sperare che i cani da soccorso potessero trovarla sotto una pioggia così forte.
Così, prese immediatamente borsa, arco e frecce, e si addentrò nella foresta da sola.
Tra i boati dei tuoni e lo scrosciare della pioggia, dei ruggiti saltuari indicavano la presenza di una bestia.
A Collei riaffiorarono in mente delle esperienze piuttosto inquietanti del suo passato. I ricordi tornavano a galla e avrebbe preferito che cadessero nel dimenticatoio.
La pioggia incessante si placò, e quando a Tighnari fu riferita la notizia, si precipitò laggiù senza mai fermarsi.
Lungo il percorso sul promontorio erano visibili tracce di combattimenti. In lontananza c'erano delle bestie che giacevano a terra, mentre Collei e la bambina dormivano l'una appoggiata sull'altra.
Tighnari ebbe un tuffo al cuore. Sapeva che Collei non poteva aver causato tutto ciò, a meno che non avesse esercitato un potere che era meglio non risvegliare.
Sarebbe stato come bere veleno per placare la sete, e avrebbe solo peggiorato la situazione di Collei. Doveva contattare immediatamente il generale Mahamatra...
Collei fu destata dai passi di Tighnari. Fece dei segni in tutta fretta al suo maestro per avvisarlo di non svegliare la bambina al suo fianco.
Tighnari la guardò preoccupato e disse: "Collei... Sei stata tu a..."
Collei scosse la testa. Alzò la mano e aprì il pugno che tenne serrato per tutta la notte.
"Maestro, sono diventata più forte! Non lascerò che gli sforzi di tutti vadano sprecati: da ora in poi, proteggerò tutti."
Ed ecco che nella sua mano brillava placidamente una Visione.
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