Genshin Impact Wiki

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“Un viandante dall'identità misteriosa. Nonostante sia vestito come una sorta di asceta di montagna, il suo atteggiamento è di quanto più distante ci sia da una tale definizione.”

— Testo in-game nelle schermate degli attributi e del profilo.

Storie del personaggio[]

Informazioni sul personaggio

Un individuo che non ha bisogno di presentazioni, dato che la gente comune non saprà mai chi è.

Di contro, lui non sente alcun bisogno d'immergersi nell'oceano dell'umanità, poiché da tempo ha rinunciato a provare ogni genere di futile emozione.

È caduto e si è rialzato già molte volte, ormai, e adesso non vive per nessun altro tranne che per sé stesso.

A suo parere, il termine con cui è possibile descriverlo meglio è "vagabondo": nessuna casa a cui tornare, nessuna famiglia da rivedere, nessuna destinazione da raggiungere.

Come la fresca brezza del vento, vive percorrendo in lungo e in largo ogni angolo di questo mondo.

Storia del personaggio (1)

Item Companionship EXP Livello amicizia 2  • UI Quest Inversione della genesi


Molti anni fa, il Vagabondo non era conosciuto con questo titolo. In realtà, ne ha avuto ben più di uno, a seconda dello stato speciale che possedeva in un dato periodo. Allo stato attuale, molte di quelle questioni del passato sono state del tutto dimenticate.

La marionetta, l'eccentrico Kabukimono, il sesto seggio dei Messaggeri dei Fatui, il Menestrello...

Ciascuno di questi titoli non era che un filo del destino legato alle sue giunture.

Ogni ricordo va fatto risalire a svariate centinaia di anni fa, quando la marionetta, che versò le sue prime lacrime appena nata, non ricevette alcun nome, bensì una piccola piuma dorata come prova del suo personaggio.

Venne collocato nel Padiglione Shakkei, a fissare con aria assente il sublime scenario interno della grotta: le ardenti foglie d'acero, le raffinate grate delle finestre... All'interno di quella gabbia dorata, egli smarrì la percezione di ogni cosa.

Fu solo un caso se un samurai dall'animo nobile, Katsuragi, entrò nel padiglione e lo trasse in salvo. Katsuragi lo portò a Tatarasuna, dove incontrò la gente che vi abitava.

Essendo una marionetta, era ingenuo come un bambino, colmo di buone intenzioni e gratitudine verso gli esseri umani. Nel vedere la piuma dorata su di lui, Katsuragi sapeva che quella marionetta non era un individuo qualsiasi, ma aveva le sue ragioni per non voler menzionare il suo luogo d'origine. Pertanto, evitò accuratamente di menzionare il Padiglione Shakkei, affermando piuttosto di aver trovato un bambino durante una pattuglia a Nazuchi e disse alla marionetta di stare al gioco affinché nessuno si accorgesse della bugia.

Tatarasuna era un luogo vivace e movimentato, che offrì alla marionetta un gran numero di lieti ricordi. In quel luogo, almeno per un breve tempo, poté vivere una vita normale.

Katsuragi, Mikoshi Nagamasa, Niwa, Miyazaki, e tante altre persone di Tatarasuna ormai cadute nell'oblio, gli insegnarono a leggere, a scrivere, ad accendere il fuoco, a cucinare e a forgiare... Sì, tutti quanti lo accettarono come uno di loro.

Alcuni di loro gli posero anche questa domanda: "Non ti piacerebbe avere un nome? Non vorrai mica che tutti ti chiamino 'Kabukimono'!"

A lui, tuttavia, non dispiaceva quel nome. "Kabukimono" si riferiva principalmente a coloro che si vestivano di colori vivaci ed esibivano comportamenti fuori dalla norma. Erano tutte cose che lo rendevano diverso dagli altri, ma anche la dimostrazione della sua umanità, la prova della sua appartenenza a Tatarasuna.

È un peccato che, malgrado amasse così tanto quel nome, sia stato costretto ad abbandonarlo: quando smise di desiderare di diventare un umano, quel nome era ormai svuotato di ogni significato.

Un giorno partì, arrivando nell'estremo Nord, dove si unì al selvaggio banchetto dei Messaggeri e si impegnò per accaparrarsi il sesto seggio in mezzo a loro.

Fu la Tsaritsa a concedergli il suo nuovo titolo, "Menestrello". Forza, potere e desiderio di conflitto erano tre elementi che lui possedeva in quantità.

I pezzi degli scacchi scatenarono ondate di follia in battaglia, e i carnefici sovvertirono l'ordine sul palcoscenico.

In quel momento, era certo che "Menestrello" fosse il suo vero nome.

Storia del personaggio (2)

Item Companionship EXP Livello amicizia 3  • UI Quest Inversione della genesi


Nei primi giorni, quando Tatarasuna era ancora un luogo prosperoso, il Vagabondo passeggiava tra la gente facendosi chiamare "Kabukimono".

L'evento che condusse alla fine la sua pacifica vita è qualcosa di poco rilevante nel grande schema della storia di Inazuma.

Il cambiamento arrivò sotto forma di un clan chiamato Akame e di un esperto di macchine proveniente da Fontaine e conosciuto come Escher. Entrambi cooperavano a stretto contatto per migliorare la qualità della forgiatura. Nel corso di tale cooperazione, Escher conobbe Niwa, anch'egli appartenente alle tre tradizioni dell'Isshin Sansaku.

L'arrivo di Escher portò un notevole trambusto, poiché, grazie alle sue nuove tecniche rivoluzionarie, si era stati in grado di processare il Midollo cristallino, incrementando sia l'efficienza del processo di forgiatura sia di quello di produzione.

Tuttavia, più il tempo passava, più la grande fornace centrale di Tatarasuna veniva colpita da anomalie di vario genere. Uno strano gas nero iniziò a concentrarsi nella fornace, incidendo sempre di più sulla salute dei suoi operai. La forgiatura e la fusione dei metalli, che erano alla base della vita degli abitanti di Tatarasuna, erano ormai diventati sinonimo di morte.

Il bilancio delle vittime cresceva ogni giorno di più, finché la grande fornace non andò fuori controllo: nessuno era più in grado di avvicinarsi al suo nucleo, e riuscire ad arrestarlo era diventata un'impresa pressoché impossibile.

In quanto maggiore autorità di Tatarasuna, Niwa fu costretto a inscenare un vuoto d'informazioni per inviare qualcuno alla Città d'Inazuma e implorare l'aiuto del Tenshukaku.

Sennonché, per qualche ragione, di coloro che presero il mare non si ebbe più alcuna notizia.

L'orrore iniziò a serpeggiare tra la gente di Tatarasuna.

Il kabukimono sapeva che Niwa necessitava dell'aiuto della Shogun Raiden; ciò che non sapeva era che, proprio quell'anno, usando parti di sé stessa come materiale, l'Archon aveva concluso con successo la costruzione della marionetta perfetta, e aveva affidato a quest'ultima la gestione della nazione in veste di Guardiana dell'Eternità. Pertanto, salì a bordo di una piccola barca, affrontò piogge e tempeste e raggiunse il Tenshukaku, esigendo di incontrare la Shogun.

Tuttavia, l'Archon si era ormai rinchiusa nel Piano dell'eutimia, e la sua udienza con lei venne ripetutamente rifiutata. Preso dalla disperazione, mostrò la piuma dorata che aveva addosso e chiese di incontrare Yae Miko.

In quel periodo, quest'ultima era impegnata come assistente della Guardiana, e nonostante si fosse affrettata a raggiungerlo non appena saputa la notizia, poté incontrare il kabukimono, ormai disperato, solo per pochi attimi. Ma quest'ultimo non prestò attenzione alle sue promesse di aiuto immediato, e tornò a casa in preda all'angoscia, convinto che lo Shogunato avesse ormai abbandonato Tatarasuna al suo destino.

Tuttavia, la spedizione fu avviata: gli uomini vennero mobilitati, attraversarono il mare e arrivarono a destinazione... ma non trovarono nulla che non andasse. In effetti, la maggior parte delle persone non sapeva nulla di cosa fosse accaduto. Era stato l'esperto di macchine, Escher, a spiegare che Niwa era fuggito con la sua famiglia nel timore di essere punito per abuso di potere, e che il kabukimono era entrato nell'area del nucleo al suo posto, disattivando la fornace.

Nel sapere che il kabukimono aveva stretto amicizia con Niwa, ormai fuggiasco, Yae poté immaginare il peso che gravava sul suo cuore e decise di non disturbarlo oltre, limitandosi a inviare qualcuno per restituirgli la piuma.

In seguito, il kabukimono scomparve da Tatarasuna non lasciando alcuna traccia. Ma la gente di Tatarasuna non avrebbe mai potuto dimenticare la danza celebrativa in cui si esibì insieme a loro il giorno in cui Mikoshi Nagamasa riuscì a forgiare la sua eccezionale lama.

I suoi passi erano leggeri come una piuma nel vento, e nessuno immaginava che, come tale piuma, lo avrebbero condotto lontano da loro, verso destinazioni ignote.

Storia del personaggio (3)

Item Companionship EXP Livello amicizia 4  • UI Quest Inversione della genesi


Dopo aver lasciato Tatarasuna, il kabukimono incontrò un bambino all'interno di una casetta su una delle coste di Inazuma.

Il giovane era cagionevole di salute, e il luogo in cui viveva era una baracca vecchia e traballante, con un tetto sfasciato da cui filtrava persino la pioggia. Nel vedere quel viso perennemente coperto di fango attraverso le fessure della fatiscente porta di legno, il kabukimono avvertì una stretta al cuore, come se qualcosa di antico si fosse improvvisamente risvegliato dentro di lui. Decise così di restare in quella casa di legno e prendersi cura del bambino malato: gli portava meloni, frutti e acqua da bere, e lo aiutava a ripulirsi il viso dalla sporcizia.

Passarono molti giorni, ma i genitori del bambino non tornarono più. Solo tempo dopo il kabukimono avrebbe saputo che anche loro erano operai a Tatarasuna, e che avrebbero potuto condurre una vita normale e felice, se soltanto i due coniugi non avessero contratto una strana malattia che li aveva letteralmente portati a tossire sangue. Il fatto che non fossero più tornati poteva voler dire soltanto che erano deceduti da qualche parte là fuori, senza il minimo clamore.

Il nome del bambino non aveva importanza, poiché la sua identità era un'altra: era l'amico del kabukimono, la sua famiglia. Parlarono di come erano venuti alla luce e si promisero di continuare a vivere insieme in quella casupola fatiscente. Come prova della loro amicizia, il kabukimono portò il bambino al Padiglione Shakkei per mostrargli il posto dove aveva vissuto un tempo.

Le ardenti foglie d'acero, le raffinate grate delle finestre... Tutto era rimasto esattamente com'era.

Non avrebbe mai pensato che un giorno sarebbe tornato in quel luogo... né si rendeva conto che quel bambino sarebbe potuto morire nel giro di una notte. Un'unica notte, a malapena il tempo necessario per permettere al kabukimono di cercare del cibo e fare man bassa di mobili che nessun altro avrebbe più usato.

Era andato incontro a molti cambiamenti, ma non immaginava che la morte di una persona potesse accadere in uno spazio di tempo tanto breve. Tutto ciò che quel momento poté offrirgli... non fu altro che dolore.

Dopo quel trauma, una furia senza pari divampò dentro di lui. Era rimasto da solo. Di nuovo. Lo avevano abbandonato ancora, per l'ennesima volta?

Di nuovo! Di nuovo!! Di nuovo!!!

Il gracile corpicino sul pavimento era ripiegato su sé stesso come un ammasso informe di petali, con all'angolo una macchia rossa di sangue... Già, rossa come le foglie d'acero... Rossa come le fiamme ardenti.

Quella notte, un gigantesco incendio illuminò la costa: il kabukimono aveva dato fuoco alla casa di legno. Uscì portando con sé solo un vecchio cappello di paglia e partì per dare inizio al suo lungo viaggio.

Vagò in ogni dove, senza alcuna meta. E anche se, durante il suo cammino, avrebbe fatto molti altri incontri, non avrebbe mai più considerato nessun altro come un suo compagno.

Storia del personaggio (4)

Item Companionship EXP Livello amicizia 5  • UI Quest Inversione della genesi


Il sesto Messaggero dei Fatui di Snezhnaya è conosciuto come il Menestrello.

Tuttavia, questo nome non è appartenuto a lui fin dall'inizio. In effetti, dovette aspettare più di un centinaio d'anni prima di riceverlo.

Dopo aver lasciato Inazuma, abbandonò il nome di Kabukimono, riacquistando il suo stato di anonimo, e non pensò mai di adottare altri nomi finché non incontrò il Giullare.

In fin dei conti, appellativi come "marionetta" o "Kabukimono" gli erano stati dati da gente mortale ma, dato che non li considerava più suoi compagni, non aveva alcun motivo di usare i nomi che gli avevano affibbiato.

Ma il Giullare seppe dimostrarsi alquanto persuasivo: la marionetta rimase intrigata dal fervido banchetto a cui gli accennò, così lo accompagnò fino a Snezhnaya per servire nei ranghi dei Fatui.

Uno sconosciuto soprannominato il Luminare diede al Vagabondo un caloroso benvenuto in quelle gelide lande del Nord, e lo invitò a fargli da materiale di riferimento di base per gli esperimenti del suo grande progetto di ricerca.

Le tecniche di creazione delle marionette affondano le loro radici a Khaenri'ah, e la natura del Vagabondo in quanto opera dell'Archon di Electro lo rendeva ancor più speciale. Il Luminare nutriva un profondo interesse per quel campo di studi e, usando il Vagabondo come riferimento principale, condusse ricerche ed esperimenti per diverse decine d'anni, arrivando a perfezionare le tecniche che gli avrebbero permesso di dare alla luce i suoi segmenti.

In cambio, il Luminare rimosse il sigillo dal corpo del Vagabondo, amplificando notevolmente le sue abilità e portandolo al livello dei Messaggeri di rango inferiore.

Nonostante tutto, il Vagabondo era rimasto ancora senza un nome. I suoi colleghi lo chiamavano "marionetta", che era ciò che lui stesso si definiva: una marionetta instancabile e sprezzante della morte.

Su ordine della Tsaritsa, guidò una spedizione per esplorare l'Abisso, nel quale trascorse diverso tempo. Più volte rimase ferito e altrettante fu riparato dal Luminare, crescendo sempre più forte e sopravvivendo ad avversari sempre più temibili e pericolosi.

Molto tempo dopo, portò i risultati dell'esplorazione a Snezhnaya, guadagnandosi così il sesto seggio. Anche i suoi ordini cambiarono: invece di esplorare l'Abisso, avrebbe dovuto tenersi sempre pronto a partire per fornire supporto alle attività clandestine dei Fatui in tutto il mondo.

Fu allora che il Vagabondo iniziò nuovamente a pensare di avere uno scopo preciso.

Storia del personaggio (5)

Item Companionship EXP Livello amicizia 6  • UI Quest Inversione della genesi


I molti avvenimenti che seguirono potrebbero essere ritenuti perfino commoventi, ma per il semplice fatto che sono assai pochi a ricordarsene.

Soltanto coloro che furono testimoni di quegli eventi li hanno custoditi nei loro cuori come delle leggende, che hanno continuato a esistere nel mondo sotto forma di antiche canzoni.

All'interno dell'Irminsul, il Menestrello è entrato in contatto con la "verità" che Sua Eccellenza Minore Kusanali aveva inserito nel flusso d'informazioni. Era un segreto rimasto nascosto in uno dei molti cuori del Luminare e, proprio come Kusanali aveva detto, in questa verità era contenuto ogni suo rimasuglio di sincerità.

Così, il Menestrello ha conosciuto il suo passato: Niwa, che gli aveva insegnato a vivere come un umano normale e che lo aveva sempre trattato come tale, non aveva lasciato Tatarasuna per sfuggire alla sua punizione, come affermato da Escher. In realtà, il vero colpevole è sempre stato Escher... o meglio, il Luminare. Il cuore trapiantato nel Menestrello era stato strappato ancora caldo proprio dal petto di Niwa.

La sua morte era stata architettata e fatta passare come un incidente alla forgia, e la bella parlantina di Escher era bastata a convincere rapidamente chiunque a far ricadere la colpa sul supervisore locale.

In quanto secondo in carica, Mikoshi Nagamasa avrebbe dovuto affrontare una pena capitale, ma fu Katsuragi, il samurai al suo servizio, a prendersi volontariamente l'onere delle sue malefatte.

La tragedia che ne seguì non ha bisogno di spiegazioni. Nagamasa, anche se riluttante, doveva ripulire il nome dei Mikoshi, e non poteva permettersi di morire proprio lì.

Estrasse la sua amata lama, il Daitatara Nagamasa, e infilzò Katsuragi così a fondo da tranciare quasi di netto il suo corpo...

Tutte quelle persone non erano forse fedeli alla loro dea?

Allora perché avevano dovuto affrontare una simile calamità?

Se l'enigmatica marionetta che chiamavano Kabukimono non fosse mai esistita, Escher avrebbe agito allo stesso modo?

C'era una possibilità anche infinitesimale di scongiurare la catastrofe avvenuta a Tatarasuna?

Nessuno, da qualsiasi altra parte del mondo, avrebbe potuto fare nulla per evitarlo, ma il Menestrello era diverso: sapeva di essere il solo che avrebbe potuto provarci.

Era convinto di essere audace, poiché non aveva paura di morire. La morte è una minaccia insignificante per una marionetta, solo gli umani dotati di un cuore ne conoscono gli orrori.

Sapeva anche di essere un vile, e di questo provava rimorso. Se all'epoca fosse stato com'è adesso... Se solo avesse imparato a fidarsi meno del prossimo... Le persone che riteneva sue amiche sarebbero andate lo stesso incontro a una tale rovina?

Traditore, eroe, dio, materiale di scarto... Tutte queste identità dovrebbero perdere ogni significato per coloro che si gettano nel flusso.

Il fiume d'informazioni è un posto d'incomparabile silenzio, eppure lui sentiva il sangue pulsargli nelle orecchie, la sua mente gridare.

Fatti avvolgere dall'oblio!

La marionetta era un inutile smidollato, il kabukimono un pavido e un pusillanime, e Scaramouche un cospiratore che ha tradito la sua dea e tentato di stravolgere l'ordine del mondo.

Ma che importa?

Un tempo, queste dieci dita inumane avevano fermato un'enorme fornace in fiamme senza preoccuparsi di finire in cenere.

Ora, queste stesse dita si aggrappano a una possibilità microscopica, distorcendo la verità in nome di un desiderio.

Sì, lasciati avvolgere. Lasciati avvolgere con queste sembianze che non meritano altro che la distruzione!

Una vita così inutile, come i fiori, le piume e la rugiada del mattino, merita solo di andare in malora!

Addio, mondo! Qualunque cosa ti riservi il futuro, addio per sempre!

Piccola bambola

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Avendo deciso di fermarsi a Sumeru, il Vagabondo ne approfittò per fare visita alla Strada dei Tesori per imparare dai mercanti del luogo i metodi di fabbricazione dei giocattoli.

In un angolo di quella caotica strada, un gentile vecchierello canuto e bianco lo invitò a sedersi accanto a lui, e gli insegnò passo passo come cucire tutto ciò che voleva usando stoffa e filo.

Il Vagabondo trascorse molto tempo a fare pratica, il che non sembrava sposarsi bene con la sua personalità. Tuttavia, strano a dirsi, era un'attività che non gli dispiaceva.

Dopotutto, in passato gli era capitato spesso di dover fare cose che richiedessero pazienza, come imparare a tenere in mano le posate, a vestirsi, a pettinarsi...

Sì, aveva imparato come essere "umano" partendo dalle cose più semplici.

Qualche giorno dopo, la sua grande opera era finalmente completa: aveva realizzato un omino con gli abiti bianchi e i capelli neri, una fascia intorno alla vita annodata a mo' di farfalla, e una lacrima, chiara e rotonda, sull'angolo dell'occhio.

In passato c'era stato un giovane che aveva creato quella stessa bambola basandosi sul vecchio aspetto del Vagabondo. Peccato che sia finita in cenere, insieme alla sua vecchia casa, la sera in cui lui lasciò Inazuma...

Chi si aspettava che, anni dopo, ne avrebbe creata un'altra dall'aspetto tanto familiare!

Così piccola e morbida, sembrava quasi un bimbo indifeso. Occupava poco spazio nelle sue maniche, e piazzarlo nella parte interna del suo cappello gli avrebbe dato la sensazione di avere un compagno di viaggio.

"D'ora in poi, io e te vagheremo insieme" disse delicatamente, riponendo la bambola all'interno della sua tasca.

Visione

Item Companionship EXP Livello amicizia 6  • UI Quest Inversione della genesi


In quell'istante, il Vagabondo fu in grado di sentire la voce del vento. Non capiva da dove provenisse, soltanto che aveva cambiato direzione, come se stesse tentando di dargli il benvenuto.

In quella brezza avvertì odori antichi e nostalgici: il martello di ferro, i metalli, la fornace, la polvere e la terra...

Sogni distanti, un passato prospero... Per quanto assurdo potesse sembrare, perfino uno come lui, un tempo, aveva condotto una vita semplice.

In quell'istante, contemplò uno per uno i suoi riflessi: ognuno vivido, ognuno reale, ognuno parte di lui.

Tremante e pauroso, patetico e agonizzante, arrogante e ridicolo... Tutti e tre si fusero in un unico corpo.

Accettare il passato significa riconoscere i propri fallimenti: doveva ammettere di non essere altro che un codardo inetto... Una totale nullità.

Solo facendo questo sarebbe riuscito a spezzare le sue catene e a diventare ancora una volta quel tragico individuo che era.

In quell'istante, c'era una cosa che sapeva bene: le apparenze di pace e bellezza sono soltanto un'illusione. La sua vera essenza non si era mai estinta, ed era sempre rimasta sepolta in un profondo recesso del suo cuore. Finché avesse avuto scelta, avrebbe seguito sempre e comunque la stessa identica strada.

Mentre si muoveva veloce come una saetta, una luce abbagliante si contrappose tra lui e la Divinità eterna dell'Arcana Saggezza, bloccando gli attacchi di quest'ultima. La sua volontà e le sue decisioni gli avevano fornito la vista divina.

La Visione discese: serrato tra la luce vivida e le tenebre, quello sfavillante ornamento sembrava quasi un occhio su un volto sorridente, che gli chiedeva da lontano: "Può qualcuno come te, dotato di desideri tanto intensi, ritenere ancora di non possedere un cuore?"


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