Sono svariati i modi in cui, nel tempo, i pittori hanno rappresentato l'acqua, sia che si trattasse di un mare sconfinato che di un piccolo specchio lacustre. Così pure, sono diversi i tratti con cui hanno
riprodotto una tranquilla distesa di onde o dei marosi in tempesta.
Dagli artisti medioevali al Botticelli, da Turner ad Hokusai, molto
diversi sono stati gli stili e le tecniche usate, ora più fantasiose, ora più attente ad un'accurata imitazione della realtà, ma sempre interessanti.
Tuttavia, nella serie di dipinti su questo tema, non si può negare un posto a parte agli Impressionisti che, nella rappresentazione della natura -
insieme a cieli e nuvole, prati fioriti, alberi che stormiscono al
vento, neve e tramonti - hanno riprodotto i corsi d'acqua con straordinaria efficacia. Trasparenze, luminosità, riflessi, vibrazioni, rifrazioni, riverberi: è un mondo intero di meraviglia e di stupore che tali artisti ci hanno regalato.
È Claude Monet
(1840 - 1926), per quanto non l'unico, l'artefice più rappresentativo a
questo riguardo, nel realizzare specchi d'acqua con un tocco pittorico
che rende la liquidità in modo mirabile. Per questo, ho scelto qui
quattro sue opere su alcune delle quali tanto è già stato detto con
ampiezza di dettagli e più sicura competenza della sottoscritta, motivo
per cui mi limiterò a qualche breve osservazione su ciò che in esse mi affascina in particolare.
È la loro sostanziale semplicità ad incantarmi. Se infatti accurati sono stati gli studi sulla percezione visiva compiuti dall'artista e realizzati poi nella riproduzione en plein air, la semplicità sta nel carattere del suo tratto sintetico e al tempo stesso efficacissimo nel rendere ciò che raffigura.
A creare il fascino di queste opere è la mobilità dello specchio d'acqua, la lieve ondulazione della superficie insieme a quei riflessi che ce ne fanno intuire la profondità, a cominciare dal primo dipinto che vedete: "Regate ad Argenteuil", conservato a Parigi al Museo d'Orsay. Qui mi colpisce a tutta prima la sua luminosità nell'acqua che riflette l'azzurro del cielo insieme alle barche a vela e alla natura circostante. Sono quei tratti di colore orizzontali, spesso giustapposti e non mescolati, a riprodurre il dondolìo della superficie liquida dove, nel riflesso, le vele sembrano moltiplicarsi rendendo l'idea di un'immagine - come avrebbe detto, sia pure in un differente contesto, il poeta Ungaretti - cullata e piano franta. Tratti veloci e spessi, tesi a cogliere la sensazione di un attimo e la rifrazione della luce nel movimento delle onde.
È l'accostamento di tinte fredde con l'arancio del sole uno dei suoi tratti salienti, e insieme è l'efficacia con cui, in poche pennellate, Monet ha delineato le due figure sulla barca in primo piano e le altre imbarcazioni che sfumano dietro, lungo una sorta di linea prospettica obliqua. Suggestivo anche l'emergere dalla nebbia mattutina delle fabbriche e delle attrezzature del porto di Le Havre, simili ad ombre indistinte, quasi una poetica del vago e dell'indefinito tradotta in pittura che sarebbe piaciuta al Leopardi.
6 commenti:
Debussy era più giovane di Monet, la data di nascita di Monet (1840) è più vicina a quella di Fauré (1845), ma l'impressionismo in musica arriva dopo quello in pittura. Qualcosa, forse, fa presentire il giovane Fauré, che poi fu professore di Ravel al Conservatorio di Parigi. Pensando all'acqua, piovana in questo caso, mi viene in mente un brano curioso del Trecento, conservato alla British Library, "Non posso far bucato che non piova"; testo e musica sono forse di Giovanni da Cascia
Certo, l'Impressionismo in pittura viene prima di quello in musica. Ma è comunque interessante come arte figurativa e musica vadano talora in parallelo. Penso, per esempio, come alla dissoluzione della musica tonale corrisponda in qualche modo la nascita dell'astrattismo in pittura.
Grazie dell'indicazione del brano del Trecento, dev'essere accattivante! Vado a cercarlo!
Ciao Annamaria, sono approdata per caso e trovo stimolate il tuo blog. Ho studiato pianoforte, amo la musica e l' arte. Mi piace contemplare i quadri ascoltando musica. Grazie per la condivisione di questi post accurati e interessanti. A presto.
Benvenuta qui, Gabriella! Che gioia sapere che condividi l'interesse per la musica, l'arte figurativa e sei una pianista! Io però ho curiosato nel tuo blog e ho visto che sai fare anche tanti splendidi lavoretti a maglia! Buon pomeriggio e a presto!
Nelle "Lettere da Bordighera" (gennaio- aprile 1884), Monet scrive (il 25 marzo): "non potremo mai essere soddisfatti di fronte alla Natura, e soprattutto qui... Circondato da questa luce abbagliante, trovo la mia tavolozza ben modesta; l'Arte vorrebbe tonnellate d'oro e di diamanti. Infine, ho fatto ciò che ho potuto. Forse una volta rientrato a casa, mi ricorderà un po' ciò che ho visto".
Ecco, forse il segreto sta in questo "vedere più lontano" della pittura e di ogni gesto artistico, dentro e attraverso le cose.
Un grande abbraccio e grazie del post "liquido" - in questo caso - e profondo, come sempre.
Grazie, cara Rossana, di questa interessante citazione di Monet. Bello questo "vedere più lontano " della pittura e di ogni gesto artistico: una tensione da fare nostra sempre!
Un grande abbraccio a te!!!
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