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martedì 7 novembre 2023

Come una rosa

Sarà forse la suggestione del mese di novembre o ancora il pensiero della splendida Patricia Janečková - come ricordavo giorni fa - così prematuramente scomparsa, a condurmi oggi verso un'altra brillante interprete che da parecchio tempo non è più con noi.

Si tratta della violoncellista britannica Jacqueline du Pré (1945 - 1987), morta a soli 42 anni come si evince dalle date: artista celebre per lo splendore delle sue incisioni, per il sodalizio affettivo e musicale con Daniel Barenboim, ma anche per la sclerosi multipla che l'ha portata precocemente alla fine.

Tuttavia, questo post non vuol essere una triste rievocazione, ma l'omaggio a un'interprete luminosa, come luminoso è il brano che vi propongo insieme alla foto che vedete. Una rosa? Sì, proprio quella che l'azienda florovivaistica inglese Harkness ha dedicato alla violoncellista poco dopo la sua scomparsa, per farne rivivere in questo modo la grazia e il grande talento.
Si legge infatti nelle varie didascalie:

"La rosa Jacqueline du Pré è un elegante fiore dalla bellezza eterea, semidoppio, a coppa aperta, bianco crema con il retro dei petali rosa pallido. La fragranza è molto delicata con sentore di muschio. I fiori sbocciano in mazzi di 3-11 ed appaiono traslucidi nelle giornate grigie e molto luminosi quando splende il sole. La fioritura è precoce e ripetuta. É stata selezionata da Harkness nel 1988 e viene reputata una delle sue migliori rose"

Ma torniamo alla musica. Un'interprete luminosa dicevo, ma insieme appassionata e tenace: basti osservare la freschezza del suo sorriso anche quando era già aggredita dal male, e il suo fondersi con la musica nelle incisioni più celebri, a cominciare da quella del 1965 del "Concerto per violoncello in mi minore op.85" di Edward Elgar (1857 - 1934).
Scritto dal compositore subito dopo la fine della prima guerra mondiale, con uno
stile più contemplativo e meno altisonante di altre sue precedenti creazioni divenute subito popolari, il concerto inizialmente non è stato accolto con favore dal pubblico. Ma a rivalutarlo in seguito dandogli lustro e celebrità è stata proprio Jacqueline du Pré con una performance superlativa rimasta nella storia. Proprio da questa incisione è tratto il pezzo di oggi che è il terzo movimento, "Adagio".

Si tratta di un brano ora soave, ora più vibrante nel fascino della tonalità di Si bemolle Maggiore: una musica ricca di squarci e di aperture luminose dove il delicatissimo tema va ripetendosi con progressiva intensità, insieme a passaggi soffusi di malinconia, simili a sospiri.
Jacqueline du Prè si addentra in queste note facendole sue con passione e dolcezza per scoprir
ne ogni segreto palpito. Ma l'aspetto a mio avviso più pregevole della sua interpretazione è la capacità di far emergere il grande stupore e il senso di crescente attesa presenti nel brano fin dall'esordio, e reiterati poi in diversi punti come pure in alcune pause.
Sembra quasi che l'atmosfera in cui la musica ci introduce sia quella di una notte che si apre verso l'alba, con una delicatezza che può ricordare proprio una rosa quando i suoi petali si schiudono piano verso la luce.

Buon ascolto!

(La foto è presa dal web)

 

venerdì 15 aprile 2022

Venerdì Santo

Giotto (1267 - 1337): "Compianto sul Cristo morto" (part.) - Padova, Cappella degli Scrovegni.

 

Edward Elgar (1857 - 1934) : "Lux aeterna", arrangiamento vocale di "Nimrod", dalle "Enigma variation op.36".

domenica 26 luglio 2020

Lui e lei

Li vedo tutti i giorni nel mio paesetto di montagna, quando vado a bere il caffè in un mirabile angolo di verde: delicati e lievi come due giovani amanti un po' timidi, eppure tenaci nella loro leggerezza.
Sono due alberelli che osservo da tempo, due betulle che crescono in un prato dietro il quale scorre il torrente che, con suono fragoroso e continuo, sottolinea il silenzio circostante e la tranquillità del primo mattino.

Da tempo li ho chiamati "lui e lei" perchè, a differenza delle piante che crescono intorno, dritte e svettanti verso il cielo, intrecciano le loro chiome come fossero una coppia
Non nascono vicini: i loro tronchi sottili dalla bianca corteccia tipica delle betulle, sono ben distanziati; ma negli anni i rami si sono pian piano avvicinati a somiglianza di quelle persone che per un po' procedono isolate e poi intrecciano gradatamente relazioni con chi da tempo avevano accanto magari senza saperlo.  
Ma la loro presenza mi richiama alla mente anche le parole della volpe al Piccolo Principe sull'arte di creare dei legami:

"In principio tu ti siederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino..."
 
Potrebbe essere una coppia giovane, talora avviluppata da segreti pudori e che arrossisce anche al solo prendersi per mano. 
Altre volte invece, i due alberelli mi ricordano una di quelle coppie di una certa età e lunga consuetudine: lui un po' spampinato nei rami più alti e lei che gli si appoggia dolcemente, in certe mattine con un'inclinazione ancor più accentuata per il peso della pioggia della notte. Due alberelli che - come tutti - seguono l'andamento del cielo, esposti ora al sorriso ristoratore dell'azzurro, ora al vento o alla tempesta, in una dimensione di bellezza e insieme di provvisorietà che induce a pensare.
Stamattina, li attraversa il sole suscitando bagliori sulle foglie che sono tutte un palpitante luccichìo mentre, in controluce, appare più evidente il disegno dei loro rami lievemente allacciati. Ed è singolare come la natura - nel suo variegato splendore - sia vicina alla nostra umanità suggerendoci gesti, immagini, relazioni, dettagli di bellezza che ci parlano proprio dell'arte di creare dei legami.

Per questo, oggi ai miei alberelli desidero dedicare il "Larghetto" della "Serenata in mi minore per orchestra d'archi, op.20" di Edward Elgar (1857 - 1934): un pezzo di raffinata scrittura ma soprattutto di intenso romanticismo, forse tra i più celebri del compositore inglese.
Dopo un' introduzione pervasa da un clima nostalgico, il tema che si apre resta in sintonia con tale atmosfera attraverso accenti di profondo lirismo e tratti di intimità, sottolineati da misuratissime pause e sapienti pianissimo
Nella ripresa, tuttavia, Elgar ci regala un più energico e compiuto afflato di passione, per concludere poi tornando alla delicatezza iniziale.

Una musica ora scorrevole e luminosa, ora pacata e sommessa, che tuttavia sa scavare dentro: struggente malinconia e sprazzi di sereno si alternano infatti nel brano, ma - a mio avviso - è un vago senso di provvisorietà a conferire a queste note un fascino indicibile, degno quasi di un'aria pucciniana. È quella particolare malinconia che deriva dalla contemplazione di una bellezza destinata a sfiorire, mentre in ciascuno di noi abitano il desiderio e la nostalgia di una dimensione definitiva.

Buon ascolto!

lunedì 2 febbraio 2015

Dedicato a Samantha

Nonostante il passare dei mesi - se non ormai degli anni - devo riconoscere che mantenere in vita questo blog non mi ha ancora creato particolari crisi di stanchezza o di noia nel momento in cui mi appresto a scrivere un nuovo post. 
Ciò accade di certo grazie a voi che mi seguite condividendo con me il piacere dell'ascolto, ma naturalmente anche grazie alla musica che, con la sua ricchezza di vita e varietà di emozioni, mi regala costantemente entusiasmo mantenendo desto in me l'interesse.

Ma l'aspetto più coinvolgente del mio vagare nell'infinito universo musicale non è solo la possibilità di rinverdire le mie antiche passioni, ma anche l'occasione di avvicinarmi nel tempo a compositori per me sconosciuti, di fare confronti, di modificare talora i miei gusti lasciando affiorare in me emozioni nuove. 
In una parola: imparare! 
Imparare a conoscere altra musica certo, ma anche me stessa, se è vero che la nostra vulnerabilità e le nostre reazioni rispetto ad essa talora la dicono lunga su ciò che ci portiamo dentro.

Per questo, oggi torno a Edward Elgar (1857 - 1934) - proprio una delle mie passioni più recenti - per regalarvi un brano che ho scoperto solo pochi giorni fa, ma che mi ha subito affascinato per la sua atmosfera.
Si tratta di "Nimrod", la nona tra le quattordici variazioni su di un tema scritte dal compositore inglese sul finire dell'Ottocento, ciascuna dedicata a un familiare o a un amico e conosciute come "Enigma variation op.36".
Il pezzo qui riportato è un adagio sinfonico di notevole grandiosità che ci restituisce un clima tardo romantico. 
Le sonorità sfumate del brano e la sua intensità ci danno infatti la percezione di una realtà senza limiti, un universo dai margini sfrangiati, in espansione infinita. E credo che la suggestione di questo adagio derivi anche dalla presenza, nel suo tessuto musicale, di frequenti intervalli di settima discendente: note lontane tra loro che tendono a dar respiro e al tempo stesso solennità all'andamento musicale, insieme a un senso di crescente apertura a spazi sconfinati.

Si tratta di una musica che, talora, può generare quello sgomento che ci afferra di fronte all'ignoto; e tuttavia, insieme a questo, ci restituisce un profondo senso di grandiosità. 
E mi fa pensare al sogno di levarsi in volo, solcare i cieli ed esplorare gli spazi intorno al nostro pianeta, alla suggestione di poterlo contemplare dall'alto abbracciando con un solo sguardo oceani e catene montuose, il buio dei deserti e le metropoli dense di luci.
Si tratta di una realtà affascinante che tanti astronauti anche italiani ci hanno già regalato, da Franco Malerba fino a Luca Parmitano e in particolare a Samantha Cristoforetti che, in questi mesi, ci sorvola dall'alto comprendendoci tutti nella sua visione d'insieme.

E' proprio a lei che ho pensato ascoltando il brano di Elgar con tutta la sua suggestione d'infinito: chissà se la gioia della contemplazione del cosmo si sarà tradotta in note dentro il suo cuore! 
Leggo che tanta musica scandisce le varie fasi delle sue giornate così impegnative: dalle canzoni di Daniele Silvestri, dei Queen e di Pink che hanno accompagnato la giovane astronauta nella sua preparazione alla partenza, a quelle scelte tuttora per lei dal pubblico attraverso vari sondaggi.
Così oggi anch'io, da questo piccolo angolo del web, desidero dedicare il brano di Elgar proprio a Samantha cercando di immaginare, nella semplicità del suo sorriso e dei suoi occhi attenti, lo stupore di fronte all'immensità che  quotidianamente si dispiega sotto il suo sguardo e dal suo particolarissimo punto di vista.
Ma mi piace anche ricordare la sua risposta - alla vigilia del lancio - a chi le chiedeva di fomulare un augurio per il nostro pianeta:

"Auguro a tutti, ma soprattutto ai leader, di adottare ogni tanto una sorta di prospettiva orbitale come quella che avremo dalla Stazione Spaziale. Vedere tutto interconnesso, dovrebbe servire a prendere decisioni di cui beneficiano tutti."
Un auspicio che a me pare molto bello per ognuno di noi, in ogni angolo di mondo. 

Buon ascolto!

domenica 19 ottobre 2014

Nel nuvolo d'autunno

Sono stata letteralmente affascinata, in questi ultimi giorni, da un dipinto che, nelle mie frequenti peregrinazioni da internauta, ho trovato quasi per caso e che oggi desidero condividere qui con voi.

Si tratta di un quadro di Giuseppe De Nittis (1846 - 1884), uno dei più grandi pittori italiani della seconda metà dell'Ottocento che ho già avuto occasione di ricordare in passato e precisamente qui .
L'opera s'intitola "Paesaggio lacustre nei pressi di Napoli" (ca.1866), ma per quanto risulti tra le più importanti dell'artista, non sono riuscita a scoprire dov'è conservata. Forse alla Pinacoteca De Nittis di Barletta, sede della raccolta più consistente dei lavori del pittore, ma non ne ho alcuna conferma. Nonostante abbia scaravoltato il web (e le varie librerie di casa...) le mie ricerche sono state vane e la foto che vedete - presa da internet - permette di risalire solo al Dorotheum, una prestigiosa casa d'aste, o ad alcune raccolte d'arte online, ma nulla più.
Così, se lo vorrete, vi invito ad aiutarmi in questa mia ricerca finora infruttuosa, nella speranza che abbiate maggiore successo.

Ad affascinarmi subito nel dipinto sono stati i colori, o forse sarebbe meglio dire il colore, tanto le svariate sfumature che vanno dal grigio al beige sempre più caldo, insieme a qualche lieve tocco di azzurro e di nero, si fondono insieme. Prendono infatti rilievo l'una dall'altra e, soprattutto nella parte alta del quadro, creano quasi un effetto di monocromia.

L'opera raffigura un paesaggio che sembra affondare nel nuvolo dell'autunno: dal lago che, in fondo, diviene specchio di luce, fino ai fitti cespugli di vegetazione palustre; dalle nuvole che si addensano ora cupe, ora percorse da sprazzi più chiari, a quell'uccello nero - una folaga? - che col volo slanciato ed elegantissimo, mette in risalto la solitudine e il silenzio circostante.
Ma nonostante questo, un senso di attesa, un'atmosfera di sospensione attraversano un po' tutto il dipinto, mentre la visione dell'orizzonte, che pure si delinea incerto nello spazio aperto che ci sta davanti, dà respiro al nostro sguardo.
Così, la calma che traspare dall'immagine pervade a poco a poco anche noi che osserviamo e andiamo scoprendo i particolari di cui essa è intessuta e che ne costituiscono il fascino: i riflessi filiformi della vegetazione nell'acqua, il grigio ora scuro, ora più sfumato della superficie stagnante e le lingue di terra color fango che si addentrano nel lago, dove in lontananza si scorgono altri uccelli neri.
Ma delicato anche il lievissimo azzurro delle infiorescenze, come pure i cerchi chiari delle foglie di ninfea e gli esili ciuffi di canne che affiorano dall'acqua. 
E poi, quel cielo modernissimo, disfatto e cupo ma non incombente, reso con pennellate che lasciano intravvedere qua e là leggere sbavature, creando ancor più realistiche suggestioni.

Un panorama che, nonostante il titolo ci conduca nei dintorni di Napoli, nulla ha del colore locale, ma diventa una sorta di paesaggio dell'anima nel quale talora possiamo trovare profonda corrispondenza, annidati anche noi nel folto del canneto, forse in attesa, con lo sguardo a quello spazio indefinito dai contorni incerti, come le ombre e i riflessi che a volte portiamo in cuore.
Un dipinto di singolare bellezza, realizzato insieme a diversi altri paesaggi quando De Nittis era appena ventenne - prima ancora che si orientasse verso l'Impressionismo - e che rivela già tratti notevoli di originalità e poesia. 

Vi invito così a contemplarlo sulle note di un altrettanto affascinante brano di Edward Elgar (1857 - 1934): si tratta di "Sospiri op.70", un delicatissimo Adagio originariamente composto per violino e pianoforte e poi trascritto nella versione per orchestra d'archi, arpa e organo che trovate qui. 
Un brano che, nella sua intensità, può anticipare l'Adagio di Barber, così come la sua atmosfera in alcuni passaggi può richiamare l'ancor più famoso Adagietto della Quinta Sinfonia di Mahler.  
Una musica da cui lasciarsi prendere, sonorità intrise di malinconia e tuttavia non prive di sprazzi di luminosità, sfumate come i contorni e i colori di questo paesaggio lacustre e ricche di suggestioni che ci conducono ad una contemplazione d'anima.

Buon ascolto!

(Ringrazio quanti, tra i lettori, nei mesi scorsi hanno fatto ricerche sulla collocazione del dipinto segnalandomi già da tempo che si trova in una collezione privata. Oggi, 12 ottobre 2015, apprendo dall'attuale proprietario dell'opera - cui va la mia gratitudine per la squisita cortesia - che il quadro è conservato a Napoli e la sua datazione precisa è 1873.)

domenica 24 giugno 2012

Giugno: caffè all'ombra di un pergolato.


Ed è arrivato il caldo, quello vero, con afa in pianura e temperature decisamente elevate anche sopra la media stagionale: un caldo che in città ci costringe a vivere con i condizionatori al massimo e in campagna ci dà pomeriggi torridi, assordati dal canto delle cicale.


Mi piace allora dilungarmi ad osservare questo dipinto di Silvestro Lega (1826 - 1895) - uno degli esponenti di maggiore spicco del movimento dei Macchiaioli - che ci regala la tranquillità di un angolo ombroso in cui sfuggire alla calura.
E'
"Il pergolato", detto anche "Il dopo pranzo", conservato a Milano alla Pinacoteca di Brera.

Il dipinto sembra davvero rappresentare uno dei pomeriggi afosi delle nostre campagne, con quel cielo bianco un po' lattiginoso, le cascine affondate tra il grano e i filari di pioppi in lontananza.
Ma sullo sfondo dei campi, ci si presenta un quadretto quasi d'altri tempi: sotto l'angolo di frescura di un pergolato è raffigurata una scena di semplicità quotidiana e insieme di signorilità.
Siamo nell'ora più calda della giornata, probabilmente nel giardinetto di una casa padronale, mentre una domestica porta un bricco di caffè alle signore di famiglia - o forse in visita - sedute all'ombra. Intorno, una luce dorata, colori un po' spenti o bruciati e quel verde già scuro delle foglie, tipico dell'estate.

E' proprio questa donna in primo piano, inquadrata nella parte più luminosa del quadro e splendida nella sua riservata compostezza, ad attirare dapprima la nostra attenzione. Poi, poco discosta, la figuretta chiara incorniciata dall'ombra e volta verso lo spettatore con un abito che forse sarebbe piaciuto a Monet - che proprio negli stessi anni dipingeva il famosissimo "Donne in giardino" - anche se il pittore francese vi avrebbe tratto suggestioni luministiche differenti.


Una semplicità signorile, dicevo, che si manifesta in diversi tratti del dipinto come se tutto portasse un'impronta di discrezione: gli abiti - eleganti ma non sfarzosi - il ventaglio, le acconciature ordinate e quella fila di vasi di coccio con la loro fioritura non sgargiante e tuttavia tesa ad abbellire lo spazio rustico.
Tutto è fermo e fissato nel suo ordine e al tempo stesso nella sua varietà: ordinato come la chiara scansione in due parti della scena e variato nell'andirivieni di luci ed ombre così come nell'altezza dei vasi e nella direzione degli sguardi - se ci si fa caso - sempre volti ad orizzonti diversi.
Così, la cameriera guarda davanti a sè, la figuretta chiara - probabilmente la padrona di casa - si volge ad attenderla, mentre in secondo piano una bimba recita forse una poesia ad un'ospite per la quale, appena visibile sul sedile di pietra, è già preparato un vassoio con le tazzine da caffè.

E' in quell'ombra che ci parla di frescura e di tranquillità il cuore segreto del dipinto: vi respiriamo la calma di meriggi assolati in cui trovare sollievo in uno spazio di quieta accoglienza, in un modo di ricevere semplice e ricco di garbo.
Su tutto aleggia infatti una bellezza discreta e misurata e pure così riposante da far sognare, suggerendoci ritmi dove la fretta non è padrona e i pensieri si dilatano
a cogliere il piacere dell'ora pomeridiana.

A commento del dipinto, "Salut d'Amour, op.12" di Edward Elgar (1857 - 1934), brano romantico per eccellenza, scritto originariamente per violino e pianoforte, ma divenuto in seguito uno dei più celebri del compositore tanto da essere arrangiato per diversi altri strumenti.
Nella morbidezza delle sue note, ritroviamo incanto e abbandono insieme a quel tono - ora intimo, ora un po' salottiero - che contraddistingue lo stile di vita della borghesia del secondo Ottocento.

Buon ascolto!

mercoledì 18 gennaio 2012

Storie di paperi

Ho sempre amato i cartoni animati e, quando mi capita, li guardo ancora volentieri.
Tom e Jerry
, Silvestro e Gonzales, i Flintstones e poi Paperino, Topolino, tanto per citarne solo alcuni, mi hanno spesso divertito per la freschezza delle animazioni e le sfumature tenere, profonde e vere delle loro storie o dei loro caratteri.
In fondo, una proiezione della nostra vita con pregi e difetti in cui ci riconosciamo e che guardiamo volentieri per il garbo con cui sono illustrati: piccole pause di distensione che ci regalano sorriso e serenità.

Fra tutte le case di produzione cinematografica che si sono occupate di cartoni, trovo però insuperabile la Disney che, tra l'altro, ha associato i film di animazione alla musica classica.
Tutti ricordiamo
"Fantasia" con la sua meravigliosa colonna sonora, sia nella vecchia edizione diretta da Stokowskj che in quella più recente da Levine.
Entrambe ci offrono brani e storie suggestive soprattutto per la perfetta simbiosi che fonde note e ritmi con le immagini: da Ponchielli a Beethoven, da Saint-Saens a Dukas, ne derivano infatti episodi in cui la musica non è semplice piacevole accessorio, ma fondamentale elemento espressivo.

Il brano di oggi tratto da "Fantasia 2000" è un insieme di pezzi stralciati dalle Marce N. 1 - 2 - 3 - 4 di "Pomp and Circumstance op.39" di Edward Elgar (1857 - 1934).
La musica - solenne, ritmata, trionfale, scintillante - è qui magistralmente associata alla storia dell'arca di Noè che, a sua volta, s'intreccia con quella di Paperino e Paperina ciascuno dei quali, al momento del diluvio, crede che l'altro sia rimasto in balìa delle onde.

Le note di Elgar quindi - oltre a commentare con potenza la marcia di entrata e uscita degli animali dall'arca - sottolineano ogni sfumatura di una storia d'amore fatta di tenerezza, dramma, nostalgia, sorpresa, in un contesto narrativo non privo di una certa dose di umorismo che si avvale anche di piccoli dettagli per coinvolgerci nella vicenda.

Ma straordinario è pure il modo con cui le immagini - create proprio per valorizzare la musica - si adattano ai ritmi delle note nell'incedere uguale e variato delle diverse coppie di animali
nella parte iniziale, o quando Paperino "dirige il traffico" all'ingresso dell'arca o nelle scene più drammatiche e concitate.
Così, anche le parentesi di dolcezza che la narrazione ci offre sono commentate da una melodia più meditativa e serena, mentre trascinante è la forza gioiosa della marcia finale che, con la sua tonalità maggiore, prelude al buon esito della vicenda.

Note trionfali infatti sottolineano il lieto fine: i due protagonisti si ritrovano e il mondo si riapre davanti a loro, come sembra suggerire Paperino con l'ampio gesto della mano nell'inquadratura conclusiva.

Confesso che mi sono commossa : quando l'Arte ha la maiuscola, riesce sempre ad abbattere le nostre difese e allora anche una semplice storia di paperi può far breccia dentro di noi.

Buona visione e buon ascolto !

(Purtroppo, non essendo più disponibile in data odierna - 13/10/2013 - il video che avevo postato inizialmente, ne riporto altri due: il primo con la musica di Elgar che costituisce la colonna sonora del cartone, e il secondo con le immagini di Fantasia 2000 e solo il primo minuto e mezzo di musiche originali. Ma è tutto splendido ugualmente!!!)