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sabato 12 giugno 2021

Brividi...

Sappiamo tutti quanto la musica sia un'arte particolarmente espressiva e toccante, e avremo certo sperimentato spesso come la potenza dei suoni sappia emozionare, evocare ricordi e atmosfere, suscitare o acquietare passioni, restituendo integrità al nostro mondo interiore.

Si tratta di un'azione sempre rigeneratrice, perchè certe melodie ci sanno parlare anche al di là del contesto da cui hanno avuto origine e dello scopo per cui sono nate. Prendono infatti a vivere di vita propria, colonna sonora delle nostre giornate o di particolari eventi, talora restando legate ad essi, ma assumendo in certi casi una vera e propria valenza universale.

È prerogativa dell'arte, del resto, quella di essere libera e aperta per cui una musica, un dipinto o un verso, sia pure nati in un determinato contesto, si possono caricare di risonanze tali da essere condivisi anche in altre situazioni.
Penso per esempio a "Guernica" di Picasso, opera divenuta emblema della denuncia
non solo contro una, ma contro ogni tipo di violenza e sopraffazione.
Ma ho in mente anche i versi di Ungaretti "Di queste case/non è rimasto/che
qualche/brandello di muro" : immagini capaci di uscire dal paese di San Martino del Carso per indicare la sofferenza davanti a qualunque altro luogo devastato, dalla guerra come dal terremoto o dalla ferocia umana.

Così, anche la musica del passato sa accompagnarci nelle vicende quotidiane parlando il linguaggio della contemporaneità, soprattutto se affidata ad interpreti di eccezione. Oggi vi propongo allora Annie Lennox, raffinata e grintosa icona del pop, insieme al coro dei London City Voices, in un pezzo tra i più celebri di tutto il melodramma barocco, inserito dalla cantante nella riedizione dell'album "A Christmas Cornucopia" uscita alla fine dello scorso anno.
Si tratta del "Dido's Lament" dall'opera "Dido and Aeneas" di Henry Purcell
(1659 - 1695), qui arrangiato per coro dalla Lennox e da Mike Stevens.

Sì, è un brano che mette i brividi: colpisce, coinvolge, evoca, tocca, scava.
Sia per la voce potente e talora aspra della bravissima cantante, sia perché il fatto che tutti si trovino su di una piattaforma
online, in una registrazione del novembre 2020, assume significati e spessore più ampi della celebre vicenda virgiliana ripresa dal compositore inglese. A condurci altrove, infatti, non è solo la stessa Lennox che - sensibile da sempre ai temi ambientali - vi fa riferimento nel testo premesso al video, ma è anche il mezzo informatico necessariamente usato per poter cantare insieme che ci riporta al contesto della pandemia.

Ne affiora l'acuta percezione di una comunanza di destini tra il singolo essere umano e la terra. E come l'interpretazione del brano vuole essere un lamento - scrive proprio la Lennox - dedicato al nostro pianeta morente, così la struggente invocazione "Remember me" più volte ripetuta, quasi gridata e riecheggiata sempre più intensamente dal coro, si può anche inquadrare all'interno delle sofferenze causate dal Covid. Quel grido è infatti il punto culminante del canto che, col suo ritmo ostinato e scandito, accresce la consapevolezza dell'umana fragilità e - insieme alla vicenda di Didone abbandonata da Enea - può ricondurre ad altre pungenti nostalgie o ad altri abbandoni che ognuno di noi ha forse vissuto.

Anche le numerose inquadrature che - oltre alla solista - riprendono i singoli coristi, sembrano scavare nella fisionomia di ciascuno restituendoci, al di là delle immagini di gruppo, il senso di una sofferenza individuale.
Un'interpretazione musicalmente sobria, col coro accompagnato solo da una tastiera, e tuttavia intensissima: un canto di lutto solenne, straziante e insieme grandioso, il cui senso originario si dilata assumendo una portata universale.

 Buon ascolto!