"Dormitio Virginis" - Scuola russa di Tver (XV sec.) |
Un viaggio che ricordo con particolare gioia per l'interesse che hanno suscitato in me soprattutto la cultura e l'arte figurativa.
E non mi riferisco solo alle collezioni di uno dei più grandi musei del mondo come l'Ermitage di San Pietroburgo o alle icone della Galleria Tret'jakov di Mosca, ma anche allo splendore di monasteri e cattedrali ortodosse che mi hanno proiettato in un'atmosfera per me nuova e affascinante.
Si tratta infatti di una ricchezza iconografica che nasce da altrettanta ricchezza culturale e religiosa che, come spesso accade, sta all'origine delle varie manifestazioni artistiche e delle diverse tradizioni.
Il termine indica il trapasso della Madonna simile a un sonno profondo in cui la sua anima è presa dalle mani di Cristo, mentre solo successivamente Maria verrà assunta in cielo anche col corpo.
Si tratta di due momenti diversi di un evento, in realtà, unico del quale la tradizione teologica orientale ha distinto - se così si può dire - delle fasi mentre quella latina, come recita il dogma, afferma che Maria "terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo".
Tiziano, "Assunta" |
Ciò non significa che in Occidente manchino immagini di madonne dormienti secondo l'iconografia bizantina: se ne contano vari esempi soprattutto ad opera di autori del periodo medioevale, come si può osservare anche dalla tavola di Giotto (1267 - 1337) qui riportata.
Si tratta tuttavia di una tradizione figurativa più antica che andrà modificandosi nel tempo.
Se pensiamo infatti ad altri dipinti sul tema della Morte della Vergine - e non si può non ricordare quello del Caravaggio - ci rendiamo conto di quanto le successive iconografie siano ben lontane dai caratteri precedenti.
Giotto, "Dormitio Virginis" |
Ma a restarmi dentro è la tenerezza del gesto di Gesù che - accanto alla madre dormiente in un sonno che la condurrà poi in Paradiso - ne accoglie l'anima prendendola in braccio come fosse una bambina da coccolare con dolcezza.
E il fascino del gesto mi fa pensare anche a quel capovolgimento esistenziale e affettivo che accade di norma agli esseri umani. Infatti, dopo che Maria - al pari di tutte le madri e come è spesso raffigurata - ha tenuto tra le braccia Gesù Bambino, alla fine della sua vita terrena è il Figlio, a sua volta, ad abbracciare ciò che di lei è la parte più profonda in un soavissimo scambio di amore.
E per commentare queste immagini, oggi vi propongo un brano altrettanto soave: il mottetto "Omni die dic Mariae" del compositore polacco Grzegorz G.Gorczycki (1665 - 1734).
E' un canto che non conoscevo e sono grata all'amico blogger Aldo del sito semplice-aldo.blogspot.it, raffinato esperto di musica antica e non solo, che me lo ha segnalato.
Il pezzo alterna parti lente e pacate ad altre più concitate e vivaci, in un ritmo che può rispecchiare anche i diversi momenti e i differenti toni della preghiera. Splendida ed efficace, a questo riguardo, la ripetizione delle varie strofe, talora in modo sempre più sostenuto, altrove in maniera più sommessa.
Anche se il brano non è specificamente legato alla ricorrenza dell' Assunta, mi piace pubblicarlo ugualmente per la sua particolare bellezza e perchè contiene un'esortazione alla fiducia in Maria insieme all'invito a celebrarne i diversi momenti della vita. Un pezzo d'incantevole polifonia che il coro rende con una fusione a mio avviso perfetta tra profondità e leggerezza.
Sull'onda di queste note vi auguro allora buona festa dell' Assunzione.....e mi prendo una breve pausa!
Buon ascolto!
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