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lunedì 22 novembre 2021

Pare brutto...

Questo post si potrebbe intitolare "Breve storia triste" e vi spiego subito il perchè.
Santa Cecilia della quale oggi ricorreva
la festa - e uso l'imperfetto perchè la giornata volge ormai al termine - mi perdonerà. Già me ne deve perdonare tante di cose che si è perso il conto. Quindi, mi sono detta, una più o una meno...

Il fatto è che ce l'avevo messa tutta per celebrarla degnamente. Da giorni, tra le varie composizioni scritte in suo onore, avevo cercato qualche brano adatto alla festa e che non fosse uno dei tanti - da Haendel ad Haydn - che ho già pubblicato. Così, avevo adocchiato un pezzo di Purcell che mi pareva davvero sontuoso e solenne.
Però - chissà perchè! - più si avvicinava il 22 novembre e più qualcosa non mi
convinceva. Non che non fosse bello, per carità!, ma festeggiare la Santa patrona della musica significa farlo con un brano che sentiamo profondamente nostro e verso il quale avvertiamo uno scatto interiore, e non con una composizione certo pregevole, ma magari un po' rituale.
Ho pensato allora di dedicarle una melodia non necessariamente scritta in suo onore, ma
che in compenso a me piacesse proprio tanto: che so?, un preludio di Bach, un'aria di Mozart, uno studio di Chopin...
Poi però mi sono detta: e se cronologicamente tornassimo più vicino a noi? L
a Santa in fondo è protettrice di tutti i musicisti, indipendentemente dallo stile e dall'epoca in cui sono vissuti. Così, ho trovato un pezzo delizioso, frizzante, sincopato e ballabile in un arrangiamento che lo valorizza in modo stupendo.

Si tratta del celebre brano di Scott Joplin (1868 ca. - 1917) intitolato "The Ragtime Dance", qui rivisitato da due interpreti di eccezione: Itzhak Perlman al violino e Bruno Canino al pianoforte. Una rivisitazione che non solo esalta la vivace ritmica del pezzo, ma che nella parte finale ci offre un glissando quasi nello stile di Paganini.
Ma il bello della clip è anche il video, un filmato del 1977
in cui mani e viso dei due solisti esprimono divertimento e una perfetta intesa reciproca. Insomma, una vera chicca che pregustavo di condividere con voi.

Invece che è successo? Sorpresa dell'ultimo minuto: prima ancora che lo pubblicassi, il video mi è stato oscurato! Dite che alla Santa non piaceva, forse lo ha trovato dissacrante e la reazione in alto loco non si è fatta aspettare?...

In realtà, resta sempre la possibilità di vederlo cliccando sul riquadro "Guarda su youtube", ma pubblicare una clip nera con la scritta "Video non disponibile" - come avrebbe detto la buonanima di mia zia - pare brutto! Se l'avessero oscurato in seguito, e purtroppo accade, pazienza! Ma postarlo già così, francamente pare brutto anche a me. Esistono peraltro altri due video con lo stesso filmato, ma la qualità non è buona.

Che fare allora? Come sapete, sono testarda. Cambiare brano non mi andava perchè avrei dovuto togliere anche la foto coi gattacci randagi che fanno il jazz: ricordate gli Aristogatti? Ma è troppo bella e - Santa Cecilia mi perdoni! - non ho avuto cuore di sostituirla.
Così, alla fine ho deciso di pubblicare una clip di solo audio con al piano André Previn e al violino sempre Itzhak Perlman, mentre -
youtube permettendo - di quello oscurato vi riporto qui il link. Et voilà!!!

https://www.youtube.com/watch?v=gpQouEAox44&list=RDgpQouEAox44&start_radio=1 

Nella speranza che tutto si apra e funzioni, vi esorto a osservare le mani di Bruno Canino che vibrano con leggerezza sulla tastiera, mentre Perlman ci rallegra con la sua espressione sorridente, la vivacità irresistibile e il delizioso pizzicato del suo violino. Insomma, un brano che, più ascolto, più trovo entusiasmante.

Mi resta solo un dubbio: dite proprio che Santa Cecilia avrebbe preferito una composizione più solenne e ieratica? Che musiche ascoltano i Santi in Paradiso? Si dilettano solo con l'armonia delle sfere celesti e dei cori angelici o qualche volta buttano l'occhio - meglio, l'orecchio - sulla terra?
Chissà! Aspetto segnali dall'alto.

Buon ascolto!

(La foto è presa dal web) 

 

venerdì 11 luglio 2014

Fantastico "Rag" !

Credo di aver accennato più volte ai benefici effetti della musica sulla nostra psiche e al fatto che il suo ascolto può essere considerato a buon diritto una terapia; quindi non mi dilungo oltre.

Vorrei tuttavia aggiungere solo un'osservazione.
Se veramente possiamo definire la musica una cura dell'anima, è intuibile che essa vada a coinvolgere anche il corpo, entrando - diciamo così - in circolo dentro di noi come una vera e propria medicina e scorrendo allo stesso modo del sangue nelle vene. 
Una linfa benefica, insomma, che purifica e rinvigorisce, ravviva e ricarica non soltanto lo spirito ma anche il fisico.
  
E che la musica coinvolga anche il corpo lo dimostra un fatto semplicissimo che tutti noi, chissà quante volte, abbiamo sperimentato: sollecitati dal suo ritmo, qualunque esso sia - antico o moderno, classico o rock, lento o indiavolato - immediatamente e spesso istintivamente, iniziamo a muoverci accompagnando la melodia con i gesti e lasciandoci portare dall'andamento del brano. 
A volte, può essere solo battere il tempo con un piede o seguire i suoni con un leggero tamburellare delle dita; altre volte, può essere un abbandonarsi più intenso e totale al fluire della musica, ma sempre - se appena siamo ricettivi - essa ci prende col suo irresistibile fascino. 
Ed è un fatto istintivo perché, in qualche modo, essa ci è congeniale come una componente essenziale del nostro essere. Del resto, non fosse così, non esisterebbe la danza.

Certo, tale effetto non dipende solo dal fascino delle note, ma anche dal luogo in cui ci troviamo e dalla coreografia che ci circonda. Una cosa è ascoltare musica in perfetta solitudine, altro è trovarci in mezzo a un evento da stadio.
Ma per sperimentarne l'effetto rapinoso, non è sempre necessario assistere dal vivo a un concerto rock scalmanandosi insieme alla folla. 
A volte basta soltanto essere davanti alla tv. 

Vi è mai capitato di dirigere col mestolo in mano il concerto trasmesso dal "Musikverein" di Vienna - o se preferite, da "La Fenice" di Venezia - mentre fate la spola tra la cucina e il soggiorno dando gli ultimi tocchi al pranzo di Capodanno? 
Niente paura, succede ed è perfettamente normale, come pure accennare un passo di danza, beninteso avendo cura di non rovesciare stoviglie e portate.
Il fatto è che la musica, dovunque siamo, ci porta proprio via con sè attraverso le sue melodie e soprattutto i suoi ritmi.

Ed è a questo proposito che oggi voglio condividere con voi un pezzo di ragtime, genere musicale afroamericano solitamente finalizzato al ballo, nato tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo nei quartieri poveri di alcune città statunitensi come New Orleans e Saint Luis. 
Si tratta di brani eseguiti prevalentemente al pianoforte e caratterizzati da un ritmo fortemente sincopato.
Quello che vi propongo è "Maple Leaf Rag", famosissima composizione dell'autore indubbiamente più rappresentativo di questo genere: il texano Scott Joplin (1868 ca. - 1917). 

Il pezzo rispecchia tutte le caratteristiche classiche del ragtime ed è molto popolare anche ai nostri giorni perchè - insieme al riadattamento dell'ancor più celebre "The Entertainer" - fa parte della colonna sonora del film "La stangata". Ma al di là di tale riferimento, mi pare che il suo stile ricordi da vicino anche quello dei commenti musicali utilizzati nel cinema muto.
Il carattere precipuo del brano si basa sulla contemporanea esecuzione al pianoforte di due ritmiche differenti: una regolare e sempre eguale a se stessa, affidata alla mano sinistra, e l'altra più varia e sincopata, affidata alla mano destra.
Ne deriva un'irrefrenabile, straordinaria vitalità che ci sollecita a seguire la musica facendola nostra. Da queste note ricche di brio e di fresca inventiva, sgorga infatti una vivacità corroborante e decisamente contagiosa che apre alla gioia e alla danza.

Buon ascolto!

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