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venerdì 6 gennaio 2017

Sguardi

"Natività"  (particolare)

Sarà che stiamo vivendo tempi difficili, ma sento il bisogno di aprire questo nuovo anno con immagini ricche d'intensità che sappiano condurre all'essenziale.
Così, mi sono lasciata catturare dallo splendore di Giotto (1267 - 1337) e dalla sua straordinaria capacità narrativa, per proporre a chi passa di qui alcuni particolari dal ciclo di affreschi realizzato dall'artista per la Cappella degli Scrovegni a Padova.

"Gioacchino tra i pastori" (particolare)
Tutti sappiamo quanto le sue opere abbiano rivoluzionato i canoni della pittura precedente, sostituendo al fondo dorato di antica tradizione bizantina, quello blu: semplicemente il cielo. 
Certo, anche in Giotto troviamo numerose tavole dal fondo oro: basti ricordare la splendida "Dormitio Virginis" della Gemaldegalerie di Berlino.  
Ma i famosissimi cicli pittorici della basilica di San Francesco ad Assisi, degli Scrovegni a Padova e di Santa Croce a Firenze ci presentano tutta la meraviglia della sua innovazione.
Un'innovazione nel segno della concretezza: il cielo blu colloca infatti le varie rappresentazioni in uno spazio terreno più limitato, proprio nella vita di tutti i giorni.  
E per quanto l'oro sia segno di raffinatezza e simbolo d'infinito, il blu rende figure e storie più vicine a noi, intrecciate al vissuto quotidiano quasi potessimo stabilire con esse una sorta di familiarità.

Ma l'innovazione va oltre
Infatti, alla ieraticità dei personaggi del passato, spesso simili tra loro negli atteggiamenti e nei volti, Giotto sostituisce una caratterizzazione dei singoli individui che si manifesta prima di tutto attraverso gli sguardi. 
E il suo tratto sintetico ma di grande espressività, ha il pregio di farci cogliere in modo semplice e immediato una ricca gamma di emozioni.

Non sono tanto i movimenti e neppure la monumentalità quasi architettonica delle figure a colpirci, ma proprio la profondità espressiva dei volti che si apre a una molteplicità di sentimenti che dallo sguardo passano poi ai gesti.
"Incontro di Anna e Gioacchino" (particolare)
Sono tratti brevi e spesso simili - come la forma allungata degli occhi, segno distintivo dei visi giotteschi - nei quali l'artista riesce tuttavia a caratterizzare il personaggio, scavando in esso con tale intensità da farne affiorare ogni minimo moto dell'animo, ogni più lieve sfumatura.

Sono sguardi che ci raccontano storie nei risvolti di un'umanissima realtà quotidiana, facendo emergere un variegato entroterra di emozioni, talora lievi e pacatissime come l'abbozzo di un sorriso, altrove dense di angoscia o di drammaticità.

Quanta tenerezza traspare - per esempio - dal particolare della "Natività", dove Maria contempla assorta e pensosa il Figlio che, a sua volta, la fissa con espressione intensa e vivissima, quasi a intrecciare un muto dialogo con la Madre: due sguardi che sono il cuore attorno al quale ruota la rappresentazione.
"Incontro di Anna e Gioacchino" (particolare)
E quale affetto, quale fusione d'anime e di volti nell'"Incontro tra Anna e Gioacchino", dove l'espressione delle due figure è completata dal gesto carezzevole delle mani!
Così pure, nel particolare della scena di "Gioacchino tra i pastori", sono intensissimi gli occhi di quel giovane che si volge e osserva, delineato con semplici tratti di sorprendente moderni!  
E altrettanto vale per la figura femminile che - nell' "Incontro tra Anna e Gioacchino" - nasconde una parte del viso, e uno sguardo enigmatico, dietro il mantello scuro.
Una modernità davvero straordinaria che, dal Medioevo, ha consentito all'eredità pittorica di Giotto di risalire i secoli, arrivando prima a Masaccio e poi su fino a diversi artisti del Novecento, a cominciare da Carrà.

"Compianto sul Cristo morto" (particolare)
Ma efficacissima anche la rappresentazione del dramma.
Basti osservare l'atteggiamento di San Giovanni nel "Compianto sul Cristo morto", dove dagli occhi il dolore si allarga ancora una volta al gesto delle mani, coinvolgendo nella tensione tutto il corpo.
E più forte che mai è l'angoscia che cogliamo nel volto di uno degli angeli in una sorta di deformazione espressionistica.

"Compianto sul Cristo morto" (particolare)
Tuttavia, emblema della capacità rappresentativa di Giotto mi sembra la scena del "Bacio di Giuda".
Come si vede dal particolare riportato qui sotto, il pittore ci presenta i profili dei due protagonisti che si affrontano, stagliati nettamente al centro del dipinto, fulcro del quale sono ancora una volta gli occhi.  
Lo sguardo di Cristo - serio, nitido, diretto, intriso di dolore e muta pietà - sembra scrutare nel profondo e leggere ogni anfratto, ogni segreto contorcimento d'animo di colui che lo sta tradendo, al quale il pittore conferisce invece un'espressione torva e quasi scimmiesca, come affrontasse Gesù letteralmente a muso duro.
"Il bacio di Giuda" (particolare) 
Ma la vera intuizione geniale che ci consente di cogliere a fondo tali elementi è quel brevissimo spazio tra i due profili: vicinissimi e lontanissimi ad un tempo come sono vita e morte, luce e ombra, purezza e umano disfacimento.
Uno spazio che separa e congiunge, contribuendo ad accrescere i connotati del dramma e riportando alla mente i versetti della sequenza pasquale:
"Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello...".

Una pittura, quella di Giotto, che - anche attraverso questi pochi esempi - riconduce con straordinaria attualità all'essenziale, perchè fa emergere dallo sguardo di ciascuno dei personaggi raffigurati la verità del loro essere, qualunque essa sia. 
Ma insieme una pittura che, nella vivacità delle sue rappresentazioni, si dispiega come un inno allo splendore e alla concretezza del Dio incarnato.
  
Allora, mi piace che anche la musica si unisca a quest' inno con un brano di Claudio Monteverdi (1567 - 1643).
Si tratta del mottetto a sei voci "Cantate Domino SV293" che, con riterata vivacità, esorta alla lode prendendo spunto dai versetti del Salmo 96:  
"Cantate al Signore un canto nuovo....cantate e benedite il Suo Nome!....". 

Buon ascolto e Buon Anno!!!