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martedì 30 luglio 2019

Trenitalia tiene nascosti i dati dei ritardi


Da una parte c’è Trenitalia. Dall’altra c’è Trenit, startup che ha sviluppato un’app scaricata su oltre 3 milioni di smartphone che fornisce in tempo reale i dati relativi ai treni che ogni giorno percorrono le ferrovie italiane. E in evidenza i ritardi che questi treni spesso accumulano.

Ora Trenitalia questi dati non vuole che siano pubblici. Probabilmente si vergogna a mostrare che la puntualità non è proprio il suo forte. E così ha intentato causa alla startup per l'uso che ha definito illeggitmo dei suoi dati. Primo effetto la sospensione del servizio e attualmente l'impossibilità di scaricare l'app, almeno dai device con Android. Ricordo che Trenitalia è una società del gruppo Ferrovie dello Stato. Evviva la trasparenza.




giovedì 4 febbraio 2016

Prof licenziato perché fece pipì in un cespuglio

stefano rho

Stefano Rho

Sono di quelle notizie che lasciano basiti. In sintesi.

Il protagonista di questa brutta storia si chiama Stefano Rho, di anni 43. Laureato in filosofia alla Cattolica  ha fatto la trafila classica di tutti i precari, supplenza su supplenza nelle scuole superiori della bergamasca.

La sera di Ferragosto del 2005 il fatto maledetto. Dopo la fine di una sagra paesana alle due di notte a lui e al suo amico Daniele scappa la pipì. Tutto chiuso. Così la fanno senza tanti problemi in un cespuglio. Passano i carabinieri che chiedono loro i documenti. Un anno dopo i due si ritrovano imputati, davanti al giudice di pace di Zogno, «perché in un piazzale illuminato adiacente alla pubblica via compivano atti contrari alla pubblica decenza orinando nei pressi di un cespuglio». Duecento euro di multa: «Non abbiamo neanche fatto ricorso e neppure preso un avvocato di fiducia. Ci sembrava una cosa morta lì». Da allora la giustizia (ma che cazzo di giustizia?) ha fatto il suo corso.

Fino a che la Corte dei conti, del tutto indifferente al tipo di condanna, che non prevede neppure l’iscrizione nella fedina penale (rimasta infatti candida) né un «motivo ostativo» all’assunzione nei ranghi statali, ricorda alle autorità scolastiche che Rho va licenziato. Il dirigente scolastico di Bergamo, Patrizia Graziani, prende atto della intimazione dei giudici contabili e dichiara la decadenza «senza preavviso» dell’insegnante, la perdita delle anzianità accumulate negli ultimi anni insegnando con continuità negli istituti bergamaschi «Natta» e «Giovanni Falcone», la cancellazione del «reo» da tutte le graduatorie provinciali.

E così il professor Rho, che ha una moglie e tre figli da mantenere, l'11 gennaio è stato buttato in mezzo a una strada.

Più particolari QUI.


martedì 20 ottobre 2015

Erri De Luca e l'assenza degli intellettuali in questa vicenda

erri de luca

Come quasi di sicuro saprete Erri De Luca ieri è stato assolto dal reato di istigazione a delinquere. Questa istigazione era originata dall'aver detto che era giusto fare opera di sabotaggio contro la TAV in val di Susa. Il fatto non sussiste hanno sentenziato i giudici. Applausi e commozione in aula.

"Di questo processo – ha detto lo scrittore - mi rimane la grande solidarietà delle persone che mi hanno sostenuto in Italia e Francia". E nei riguardi dei suoi "colleghi scrittori" che non hanno mai espresso solidarietà, ha aggiunto: "Sono degli assenti e si notano, si sono presi la responsabilità della loro assenza".

Questi assenti, una grande e variegata compagnia di vigliacchi che non hanno scritto mezza virgola in difesa di Erri,  adesso dopo l'assoluzione sono lì a dichiarare  a destra e a manca che sono contenti che giustizia sia stata fatta.

Facce come il culo. E non mi scuso per il francesismo perché quando ci vuole ci vuole.


giovedì 20 novembre 2014

Eternit, giustizia sommaria ci vorrebbe

Ieri sera tardi ero su un treno che da Torino mi riportava a Milano e scorrevo sui vari siti la notizia della sentenza del processo Eternit. Non esistono aggettivi qualificativi per inquadrarla, tanto è infinitamente ingiusta. Il maggior responsabile di 3000 morti, il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, viene dichiarato non perseguibile perché il reato, lo ripeto, 3000 assassini, è andato in prescrizione. E allora, sarà stato che provenivo dalle atmosfere di una città un po' sulfurea, sarà stata la notte che mi scorreva con le sue ombre dal finestrino, mi sono immaginato un commando che dopo aver sequestrato mister Schmidheiny e avergli fatto firmare un documento che devolveva tutti i suoi averi ai parenti delle vittime, veniva eliminato subito dopo e il corpo non più ritrovato.

La realtà è che questo signore si gode i miliardi che ha fatto letteralmente sulla pelle di tutti questi lavoratori-vittime (e purtroppo ogni settimana c'è un nuovo funerale) e che con questi soldi ha anche pagato il manipolo mercenario di azzeccagarbugli che gli hanno salvato il culo.

Quando "La legge è uguale per tutti" diventa una barzelletta uno Stato come il nostro adesso cosa è più, ancora uno Stato?

mercoledì 24 settembre 2014

Ali Ağca, monsignore Jozef Wesolowski e Gesù Cristo

Ali Ağca che aveva tentato di far fuori papa Woitila fu messo al gabbio in un carcere dello Stato Italiano pur avendo commesso il reato nello Stato del Vaticano.

Adesso questo schifoso monsignore Jozef Wesolowski, dietro l'assenso del papa, è stato arrestato e messo agli arresti domiciliari in Vaticano. Pongo due domande. In caso, direi certo, di condanna dove lo mettono a espiare la pena? E se per caso Santo Domingo, là dove ha commesso i reati, ne chiedesse l'estradizione?

Ci sarebbe una anche una terza ipotesi. Quella consigliata nientemeno che da Gesù Cristo «Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare».
Marco (9,42)

 

giovedì 13 febbraio 2014

La legge Fini-Giovanardi e i privilegi dei giudici costituzionali

corte costituzionale

La Corte costituzionale

Che la giustizia italiana sia di una lentezza angosciante si sa. Quello che proprio non mi va giù —  nessuno per favore salti su a dire "questa è la procedura" — che i giudici della Consulta hanno impiegato otto anni a dichiarare incostituzionale la legge Fini-Giovanardi dopo tutti i danni e le tragedie che ha provocato. Otto anni a fronte dello stipendio annuo di 403.840 euro che ognuno dei 15 giudici della Corte Costituzionale si becca, più l'auto blu,  più 3 assistenti e 3 segretari, e gratis cellulare, treno, aereo. Senz'altro mi dimentico qualcosa.

Adesso datemi pure del populista.