Si comincia in un'atmosfera di romanzo sudamericano, tipo
Scorza per intenderci, si continua in un altro scenario, quasi in un
Matrix antelitteram nei rutilanti all'apparenza anni Ottanta, si finisce con la soluzione del thriller che accompagna tutta la vicenda, e si saprà così che fine hanno fatto i killer argentini dei soldati inglesi che vogliono vendicare l'onta delle Malvinas (chi si ricorda più di quella guerra, assurda fra tutte le assurde guerre?).
Descritta in questa maniera è riduttiva al massimo la storia che si dipana nell'ultimo libro di
Marino Magliani "
La spiaggia dei cani romantici". Dall'Argentina della pampa, alla costa spagnola delle discoteche, alla mie terre di Liguria, proprio mie mie, la mia vallata, la val Nervia, il mio paese, Isolabona, e l'altro di paese, Bastieto, che non esiste ma esiste, forse un luogo dello spirito però fatto di pietre, e poi l'Olanda con la sorpresa finale che dà il botto conclusivo, penso prevedibile da un attento lettore. Tutti luoghi che lo scrittore conosce bene per averli giramondati in gioventù. E in quanto all'Olanda ci vive adesso, lassù al Nord, dove solo lì scrive, e chissà poi perché quando è da noi non riesce a mettere giù una riga. Chissà poi perché, e forse me l'ha anche già detto ma non mi ricordo più.
Per me era semplicemente negrita, e la cominciai a chiamarla così ancora prima di impalmarla. Questa parola che sentirete parecchio da qui in avanti non significa mica sposarla, da noi si impalma quando a una donna le si conosce il cuoio, e si scende al presepe.
[...]
Prima di morire il nonno ha fatto in tempo a menarmela qualche anno con gli ulivi che i Dronero possedevano in Liguria, le terrazze da cui vedevi tutto il mare (faceva un gesto con la mano come a indicare la pampa), la siccità cronica e le mosche, insetti minuscoli che rovinavano il frutto depositandoci un uovo e l'oliva crollava, e la gente ridotta alla fame emigrava in Francia, in Brasile, negli Stati Uniti e qui in Argentina.
[...]
È una settimana che sono a Lloret. Cerco lavoro dove mi mandano a chiedere i chicos piola, e anche dove mi capita di passare, davanti a un bar o nella cucina di un ristorante, ogni giorno. A fare il propaganda per le discoteche non mi prendono, subito pensavo fosse per l'abbigliamento, non posseggo un guardaroba adatto, mi sono fatto persino prestare dei pantaloni di pelle, rossi, e una camicia da puto da Santafesino. Ma non mi prendono, e i chicos me l'avevano detto. Bisogna parlare almeno inglese per lavorare in discoteca, io parlo castigliano e quel po' di italiano che ho imparato con i muratori grassi, qualche parola muta in dialetto ligure.
[...]
A volte mi chiedo ma cosa farà questa gente, queste stelle da strada, il giorno in cui il loro breve firmamento si spegnerà, i chicos piola e il tano, e la cinquantina d'altri ragazzi che stilano la classifica dei chiavatori? Quando tutto questo finirà, perché finirà, prima o poi, come è finito agosto. Quando resteranno i luoghi e le stelle cadranno a pezzi e altri prenderanno il loro posto. A volte glielo vorrei chiedere al tano Gregorio, se ci pensa a queste cose, ma non c'è tempo, c'è la pelìcula ora... Ora non ci si ferma a capire nulla.
Marino Magliani
La spiaggia dei cani romantici
Instar LIbri