Ho un caro amico, Marco Cassini, che ogni tanto mi manda una cartolina. Non le compra dal tabaccaio o da un negozio di souvenir ma le costruisce lui con svariate tecniche, sbizzarrendosi.
L'ultima è questa, e rappresenta il mio paesello, che di nome fa Isolabona, trasformato nell'isola che c'è, come lui mi scrive
Seconda stella a destraAppena l'ho presa dalla buca delle lettere, l'intrigante immagine (e Marco intrigante lo è, e anche un po' brigante) mi ha fatto andare diretto diretto a Le città invisibili di Calvino, che ho regalato più volte e se non l'avete letto non sapete cosa vi siete persi ma siete sempre in tempo.
questo è il cammino
eppoi dritto fino al mattino
poi la strada la trovi da te
porta all'Isola che c'è
Riporto un passo della presentazione al libro scritta dall'autore stesso
Le città invisibili si presenta come una serie di relazioni di viaggio che Marco Polo fa a Kublai Kan imperatore dei Tartari. A questo imperatore melanconico, che ha capito che il suo sterminato potere conta ben poco perché tanto il mondo sta andando in rovina, un viaggiatore visionario racconta di città impossibili. Quello che sta a cuore al mio Marco Polo è scoprire le ragioni segrete che hanno portato gli uomini a vivere nelle città, ragioni che potranno valere al di là di tutte le crisi. Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d'un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, come spiegano tutti i libri di storia dell'economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi.
Italo Calvino
Italo Calvino