Nella vita di ognuno ci sono delle linee temporali di spartizione. Un prima e un dopo, determinati da qualche fatto, da noi deciso o accaduto al di fuori della nostra volontà. Può essere un matrimonio, la nascita di un figlio, la perdita di una persona cara, un tracollo economico, un divorzio. Avvenimenti miliari questi che reinstradano l'esistenza, nel bene o nel male .
Ci sono però anche piccoli fatti che determinano cambiamenti non epocali e che però hanno la loro importanza nel vivere quotidiano di un individuo. Fra questi lo smettere di fumare.
Quando il 3 di aprile, sei mesi fa,
decisi che era arriva l'ora di smettere, non sapevo sinceramente a cosa sarei andato incontro. E, a essere franchi, non avrei scommesso su di me un baiocco. Non ho adoperato niente, non ho letto il libro di Allen Carr molto citato nel
post, eppure da allora quei due pacchetti di sigarette sono così come li ho lasciati.
Si, è chiaro, ci ho messo la volontà di farcela, e ho avuto incoraggiamenti, non solo formali (grazie Viviana), ma forse quello che ha determinato il tutto è l'inconscio mio, mio ma sempre inconscio, che ha deciso di dire basta a un vizio che ormai non mi dava più quasi nessun piacere. Roba da tossici insomma.
Ribadisco comunque qui che non romperò mai i coglioni a quelli che fumano, e come potrei io che ho fumato una vita?, e non farò l'evangelista dello smettere di fumare. I fumatori pentiti integralisti non li ho mai potuto sopportare, volete forse che diventi uno di loro? Ognuno faccia quello che crede.
Intanto a casa gli innumerevoli posacenere sono stati messi da parte, e gli accendini, anch'essi innumerevoli, anche perché avevo il vizio di rubarli agli amici, sono in una bella scatola dipinta a mano.
Non sono fuori, lo so, il rischio di ricascarci è sempre dietro l'angolo, e quando sarà trascorso un anno e faremo la festa, ne riparleremo. Almeno un anno devo resistere.
A un anno ho fatto un altro post.