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sabato 31 luglio 2010

Gli ultimi giorni di Pompei

Festa per il compleanno del ministro Rotondi

Se solo una minima parte delle maledizioni che disoccupati, cassintegrati, precari, ragazze madri, mutuati senza cure, pensionati sotto il minimo (e tutti gli altri che volete aggiungere voi), dicevo se solo una minima parte delle maledizioni che i suddetti hanno lanciato contro quelli che vedete nelle foto (scattate l'altro ieri alla festa di compleanno del ministro Rotondi) avesse avuto un qualche effetto essi sarebbero già ridotti a statue di sale. Loro, tutti i loro amici, e le sanguisughe fameliche che li attorniano.

Ma hanno la coriacea pelle a scaglie dei caimani queste bestie. Anche gli spilloni del vudù fanno fatica. Ci vogliono stregoni aggiornati e di grande esperienza per tramortire definitivamente questi OGM umani. Se succederà danzeremo nelle strade, che saranno ridiventate le nostre. E ricominceremo a vivere.

La morte del Pdl, la festa di compleanno del ministro Rotondi a villa Aurelia. Torce nei vialetti del parco, profumo di luglio sul Gianicolo, bisbigli di potere, schiamazzi mondani, torme di camerieri e di contractors, tartufi giganti destinati a inghirlandare le frittatine cotte sull'erba, ma prima esposti con orgoglio su un tappeto di basilico all'obiettivo del fotografo di Cafonal. Giovedì notte: Satyricon della crisi.
Euforia, risate, abbandono dopo una giornata decisiva, forse. Alla tastiera c'è Peppino di Capri. Dal décolleté del ministro Brambilla, ritratta al tavolo con una lucentissima Santanché, scappa fuori un capezzolo. Dalle parti del buffet trimalcionesco, nei pressi della postazione dei fratelli Ambrogio e Luigi Crespi, provetti spin doctor di parecchi ministri, è stato allestito un maxi schermo e al momento degli antipasti scorrono le immagini di Falcone e Borsellino, "assassinati dalla mafia", come specifica la scritta in sovrimpressione che accompagna l'happy birthday video dedicato alla vita di Rotondi.

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Aggiunta, domenica ore 11,48
A rafforzare il valore del titolo e per descrivere ancora di più il clima da basso impero della festa pubblico queste due foto tratte da Dagospia. Il capezzolo della Brambilla, sia chiaro, non è fuoruscito per un disguido dal vestito ma è proprio lì, in bellavista, ad uso del fotografo Umberto Pizzi, settant'anni suonati, che saluto.

[per favore non appioppate aggettivi o sostantivi da querela alle "signore", perché poi me la devo smazzare io]

Festa per il compleanno del ministro Rotondi
Festa per il compleanno del ministro Rotondi

venerdì 30 luglio 2010

Quale personaggio del passato potrebbe aiutarci a ripartire?

Socrate

L'idea non è mia ma è l'iniziativa estiva del Sole 24 Ore «Lezioni dalla storia: il personaggio che potrebbe aiutarci a ripartire». Vedrà impegnate ogni giorno le firme più autorevoli del giornale che racconteranno un personaggio da loro scelto, del passato o del recente presente, che a loro parere in situazioni complesse è stato in grado di trovare la via d'uscita.

Cosimo de' Medici è stato scelto da Tim Parks. Subito dopo è stata la volta di George Orwell con Andrea Romano, di Giacomo Matteotti con Sergio Luzzatto e del poeta indiano Tagore con Franco La Cecla. Nei prossimi giorni verranno proposte letture su Federico Barbarossa, Caterina da Siena, ma anche personaggi della fantasia come il capitano Achab o Aladino, e molti altri ancora.

Voi avete in mente qualcuno che potrebbe dare un riavvio possente a questa nostro disastrato Paese?

giovedì 29 luglio 2010

Letture in piazza di Tiziano Terzani

Letture in piazza di Tiziano Terzani
Letture in piazza di Tiziano Terzani
Milano, piazza Duomo - Ieri, letture di Tiziano Terzani.

Ieri, sesto anniversario della morte di Tiziano Terzani, numerose piazze d'Italia e anche estere si sono riunite in un abbraccio ideale per ricordarlo, e nella lettura collettiva ad alta voce dei suoi scritti farlo rivivere. Per chi questo scrittore ha tanto amato è bastato poco per risentirselo vicino. Proprio vicino, fisicamente.

Ogni posto è una miniera. Basta lasciarcisi andare, darsi tempo, stare seduti in una casa da tè ad osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l'amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro di umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare.
Tiziano Terzani


QUI, su google maps, le piazze che hanno aderito all'iniziativa. Il sito.

Letture in piazza di Tiziano Terzani

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mercoledì 28 luglio 2010

Cocaina a Milano

Cocaina in corso Como a Milano
Milano, corso Como. Campagna contro la cocaina.

Non c'è molto da dire. Ogni tanto qualcuno (polizia, carabinieri) al mattino si sveglia e scopre una cosa che da un bel po' è di dominio pubblico. In quello e in quel tal altro locale frequentato da bellimbusti, puttane di alto bordo e belle donne generaliste ci si droga. E quello e quel tal altro locale vengono chiusi. Poi passata la buriana vengono riaperti e di nuovo tutti in pista. Così è successo in questi giorni a Milano con l'"Hollywood" e con il "The Club".

Ne parlo perché avevo scattato queste foto in corso Como che di locali chiamiamoli cosi accondiscendenti pullula. Per inciso, in quella occasione un pusher sudamericano aveva trovato modo di offrirmi la sua mercanzia. Ne parlo dunque perché questi tabelloni mi ricordano un po' per la loro inutilità le scritte sui pacchetti di sigarette "Il fumo uccide". A me quelle scritte, quando ero un tossico di nicotina, non hanno mai fatto un baffo, e sono sicuro che quelle che vedete contro la cocaina faranno ancora meno di un baffo a quelli che tirano.

Cocaina in corso Como a Milano

martedì 27 luglio 2010

Il sogno si avvicina

Il sogno si avvicina

Quando qualche settimana fa avevo visto questo 100x150 non vi avevo prestato attenzione più di quel tanto. La solita trovata pubblicitaria per ingenerare curiosità avevo pensato.

E difatti così è, adesso che lo so, ma il prodotto è del tutto particolare. Dite pure. Non si vince niente, solo un link (per chi ha un sito). E prima che mi dimentichi linko Bananas che aveva indovinato il naso.

Se qualche milanese ha già visto bella stampata la soluzione se ne stia zitto, perché così è troppo facile.

Soluzione, ore 23.35
Come vedete era la mostra di Dalì. I primi sono stati Fausto e Il grande marziano. Per mia curiosità Grande marziano si può sapere da che città scrivi?
Il sogno si avvicina

lunedì 26 luglio 2010

Esistono due Pd

Esistono due Pd. Più precisamente, i 'due' convivono. Quello che sta sulla difensiva e che sembra perennemente incerto e quello che spera nel cambiamento. Quello che si è impigrito in tanti, troppi anni di politique politicienne e quello che ancora vuole scommettere su se stesso e sulle cose da fare. Quello che continua a parlare di sé e quello che vorrebbe ospitare tutto il dibattito della parte progressista del Paese. Quello che si chiede dove è stato, in tutti questi anni, e quello che vorrebbe capire dove stare, nei prossimi.



E allora cosa aspettano Vendola, Civati (che ha scritto le parole che avete appena letto sul suo blog) e tutti gli altri come loro a fare un colpo di mano, prendere le redini del partito e dichiararlo al Paese? Cosa aspettano?

domenica 25 luglio 2010

Street Art al Museo della Scienza di Milano

Street Art al Museo della scienza e della tecnologia di Milano
Street Art al Museo della scienza e della tecnologia di Milano
Street Art al Museo della scienza e della tecnologia di Milano

Mi ero perso la maratona di 24 ore che si era svolta il 12 luglio per la realizzazione di un graffito record di 170 metri quadrati nel chiostro cinquecentesco del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, così ieri in mattinata sono andato a documentare questo lavoro.

L’esposizione sarà visitabile fino al 29 agosto, ed è composta da una selezione di circa 40 opere realizzate su supporti di materiale diverso da artisti di strada quali Airone, Atomo, Gatto Nero, Flycat, KayOne, Mambo, Rendo, Senso, Sea Creative, Tawa, El Gato Chimney, Ericsone, Vire, Raptuz, Mr. Wany, Schiavon, Leo, Max Gattoquali.

Le creazioni dei writers entrano quindi in un museo nazionale e sono considerate nella loro natura di opere d’arte. Tema della mostra è il concetto di "rete", fondamentale nella storia e nell’attualità della tecnologia. La rete è una chiave di accesso importante per comprendere la tecnologia e le collezioni del Museo, che ne unisce diverse legate al mondo della comunicazione, dell’energia e dei trasporti. Si tratta di un elemento costitutivo della nostra quotidianità che tuttavia diventa sempre più invisibile: nascosto dall’uomo stesso o reso intangibile dall’evoluzione tecnologica.

Le reti sono ovunque ma non esiste un occhio per vederle. La stessa essenza della Street Art è formata da una "rete invisibile", quella della comunità dei writers, che aprono il linguaggio dell’arte al confronto diretto con il mondo circostante per comunicare e farsi contaminare dalle diversità. (qualcuno si ricorda i tombini di Street Art che fotografai il giugno dell'anno scorso?)

I piccoli piaceri della vita. La Polly, sollecitata da 1000 Awesome Things, ha affrontato l'argomento in questo post. Per me, ieri mattina mentre mi recavo al museo, i piccoli (mica tanto piccoli) piaceri della vita erano i ventiquattro gradi e un fresco venticello sbarazzino. Questi, il mese di luglio a Milano, sono doni del cielo, che infatti era tersissimo e mi sorrideva.

Street Art al Museo della scienza e della tecnologia di Milano
Street Art al Museo della scienza e della tecnologia di Milano
Street Art al Museo della scienza e della tecnologia di Milano
Street Art al Museo della scienza e della tecnologia di Milano

sabato 24 luglio 2010

La propaganda indecente della Brambilla

La propaganda indecente della Brambilla

Così ha reagito la Federconsumatori alla conferenza stampa del ministro cacciaballe
Il Ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla deve, a questo punto, rivelare esattamente chi le ha fornito i dati sul turismo che ha esposto nella recente conferenza stampa, parlando di un aumento da 25 a 30 milioni di italiani che andranno in vacanza.
“Così finalmente sapremo chi denunciare per pubblicità ingannevole!”

Visto che nella suddetta conferenza stampa si è anche blaterato che "la voglia di vacanza degli italiani è in forte crescita" auguro al ministro di non incontrare qualcuno di quelli, molti purtroppo, che la voglia ce l'avrebbero anche avuta ma in vacanza quest'anno non ci sono potuti andare per mancanza di denari. Chissà quali epiteti troverebbero all'indirizzo suo e della sua giarrettiera.


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venerdì 23 luglio 2010

Sbagliando si impara

Sbagliando si impara

L'unico a dire che non aveva mai sbagliato era HAL 9000, il computer pensante di "2001: Odissea nello spazio". Ma io? Ma voi? Ma noi tutti? Da quando abbiamo cominciato a camminare gattoni ad adesso quanti errori abbiamo lasciato sulla nostra strada?

Alcuni, e ce li ricordiamo ancora adesso, non vorremmo mai averli fatti, altri invece, pensandoci col senno di poi, sono stati salutari, quando al momento ci siamo morsi la lingua.

Ecco quindi che a Parigi si svolge in questi giorni il Festival dell'errore con lo scopo di avvicinare i giovani alla scienza e spezzare il nesso logico fra errori e brutti voti e mostrarne invece la positività. Dei 180 articoli scientifici pubblicati da Einstein, tanto per fare qualche esempio, una quarantina contengono errori significativi e se abbiamo penicillina e vaccini, lo dobbiamo agli sbagli commessi dai loro scopritori, che andavano in cerca di altro.

Fare errori vuol dire uscire, volontariamente o per caso, dalla via già da altri battuta e inoltrarsi in terreni inesplorati, spesso pericolosi, per intraprendere avventure. Fare errori vuol dire mettere a prova la nostra creatività che dall'errore fa sgorgare l'idea vincente. Fare errori è la cartina di tornasole dell'esistenza o meno della nostra intelligenza, che si accorge quando quella scelta sbagliata ci ha portato in un vicolo cieco e ammette la conseguente sconfitta senza possibilità di appello.

È dura per voi, nel pubblico o nel privato, ammettere i vostri errori?

Anche la Zefi ha parlato dell'argomento.

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mercoledì 21 luglio 2010

La Repubblica delle Rose, quando allora l'utopia parve possibile

Repubblica delle rose

Il primo maggio del 1968 da una piattaforma costruita al largo di Rimini, oltre le sei miglia delle acque territoriali, arriva la proclamazione dello Stato indipendente dell'Isola delle Rose. Per la precisione Esperanta Respubliko de la Insulo de Rozoj, perché il Paese che deve sorgere sui 250 metri quadrati ha adottato come lingua ufficiale l'Esperanto.

I padri fondatori varano un governo formato da cinque ministeri, e due ministri sono donne, ma nessun incarico viene assunto dal creatore del progetto, Giorgio Rosa, un ingegnere bolognese di quarantatré anni che era arrivato a tutto ciò mosso da un sogno smisurato di utopia.

L'isola delle Rose, La libertà fa paura (cofanetto dvd+libro, 54 min e pp. 90, Cinematica, euro 19,90) racconta adesso quei 55 giorni e gli anni precedenti che li prepararono, una storia che molti hanno dimenticato.

La micronazione diventa presto un incubo per il governo italiano. Vengono stampati francobolli in esperanto, viene nominato ambasciatore un tedesco, arrivano lettere dai Paesi stranieri indirizzate al Free Territory of Rose Island. Adriatic Sea. La piattaforma diventa anche autosufficiente dal punto di vista idrico sfruttando una falda di acqua potabile a 280 metri sotto il fondale marino. Apre un bar, si lavora a vari negozi, i velisti prendono confidenza, i curiosi si spingono a visite prima improvvise e poi programmate, i pescatori si fermano a mangiare.

A 55 giorni dalla dichiarazione d'indipendenza, martedì 25 giugno 1968 alle sette del mattino, una decina di pilotine salpate da Venezia e Ancona, della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza circondano l'isola e la occupano militarmente con un'azione che cozza contro ogni regola del diritto internazionale, non contestando alcun reato, né alcuna violazione delle leggi di polizia doganale, fiscale, sanitaria o di immigrazione. Il governo della Repubblica Esperantista invia un telegramma al presidente della Repubblica Italiana Giuseppe Saragat per protestare contro «la violazione della sovranità e la ferita inferta al turismo locale dall'occupazione militare». Ma al telegramma non segue alcuna risposta.

Il 22 gennaio del 1969 una nave della Marina Militare Italiana salpa per l'Isola delle Rose: la missione è posare l'esplosivo per la distruzione. L'ultimo atto, il 13 febbraio 1969. Demoliti i manufatti in muratura e segati i raccordi tra i pali della struttura in acciaio, l'Isola delle Rose viene minata con ben 120 kg di esplosivo per ogni palo di sostegno (1.080 kg totali), ma l'esplosione deforma solo la struttura portante dell'isola, che non cede. Sarà solo una burrasca, due settimane dopo, a far inabissare per sempre il sogno dell'Isola delle Rose.

Anche questo erano i favolosi anni Sessanta del secolo passato. E i sogni che li abitavano.

Francobolli della Repubblica delle rose
Repubblica delle rose

Il video trailer del film documentario


martedì 20 luglio 2010

La fedeltà non è più di moda, adesso è il tradimento che paga

Credo che tutti voi possediate un cellulare, e se per caso qualcuno non ce l'ha alzi la mano che lo mettiamo fra le bestie rare in via d'estinzione e da trattare con la massima cura.

Ora io non vado dietro alle continue offerte e ai contratti che privilegiano questo o quel profilo tanto che non mi ricordo nemmeno più che condizioni tariffarie ho, e credo siano rimaste quelle di parecchi anni fa quando comprai la scheda prepagata che adopero tuttora, salvo naturalmente gli aumenti nel frattempo sopravvenuti.

Ma non è per tutti così, e specialmente i ragazzi si altalenano fra i vari gestori perché sfruttano i privilegi temporanei dei nuovi clienti (stesso numero di telefono e per sei mesi tariffe agevolate).

Ora non capisco perché noi invece, clienti di vecchia data, siamo i più cornuti e mazziati. Tariffe piene e niente sconti per la fedeltà. Forse dovremmo telefonare e minacciare di fare armi e bagagli per nuovi e più allettanti lidi nel caso non ci vengano applicate a partire da subito condizioni particolari per noi clienti affezionati.

Sarebbe da lanciare una campagna al grido "Viva la fedeltà, abbasso il tradimento". E poi voglio vedere cosa succede.

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lunedì 19 luglio 2010

Segno grafico

Nemu, Rossese e Vermentino

Luca, figlio di mia cugina Michi, che se l'è spassata qualche annetto a Barcellona è ritornato nella sua terra. E adesso coltiva una bella vigna in regione Arcagna a Dolceacqua che produce dell'ottimo Rossese e dell'altrettanto ottimo Pigato. Si è disegnato da solo l'etichetta, e il gioco sta nell'indovinare cosa rappresenta il segno grafico che vedete.

Prego i saputelli, che lo sanno perché gliel'hanno detto, di astenersi.

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venerdì 16 luglio 2010

Suor perduta

Suor perdutaSuorPerduta Delle Redentrici Umiliate mi ha chiesto l'amicizia su Facebook. Non so naturalmente chi sia il buontempone o la buontempona (maschio o femmina?) che si nasconde dietro questo avatar un tantino trasgressivo. Ma poi mi è venuto un dubbio.

E se dietro ci fosse una suora vera che si maschera da suora finta e ticchetta sulla tastiera da un fresco convento di clausura tra alte montagne e che si vuole rendere conto, per intima curiosità non peccaminosa, del sex appeal che hanno loro, donne apparentemente non acchiappabili?

Vedete un po' dove mi portano le mie peripezie mentali che viaggiano a vele spiegate alimentate dai trentaquattro gradi all'ombra.

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giovedì 15 luglio 2010

Formigoni tace

Le tre scimmiette

A tre giorni dai trecento arresti Roberto Formigoni, governatore (per la quarta volta) della Lombardia, capo indiscusso della congrega cattoaffaristica pigliatutto che va sotto il nome di Cl, lui che parla sempre senza farsi pregare e fa spesso lo spiritoso o almeno così crede, adesso tace.

Fa cioè come una delle tre scimmiette. Quando, e se, parlerà statene certi che dirà esattamente quello che dicono le altre due bertucce.

martedì 13 luglio 2010

La meridiana botanica

Meridiana botanica di Linneo
Le più mattiniere, come le rose, in primavera si aprono alle cinque. Poi, man mano, si svegliano tutte le altre specie: l'erba gatta alle sei, le margherite africane alle otto, le genziane alle nove, i papaveri alle dieci, la lattuga selvatica a mezzogiorno e i garofani alle tredici. Fino ad arrivare alle sedici, quando si sbottona una pianta particolarmente pigra, la bella di notte. Di pomeriggio, comunque, è più frequente che i fiori si richiudano: alle 14 è il momento delle primule rosse, alle 15 dei denti di leone, alle cinque della sera delle ninfee.

Racconta il funzionamento di questa meridiana botanica l'ultimo libro di Giorgio Celli Le piante non sono angeli (B.C. Dalai editore, pp. 230, euro 17,50).

Ma non solo. Il libro spazia dalle patate che cacciano i parassiti a storie di sesso a luci verdi, come quelle di certe orchidee che si travestono al tatto e all'olfatto da femmina di vespa o ape convincendo così gli insetti, che copulano di fiore in fiore, a spargere in giro il polline.

L'orologio vegetale descritto da Celli era stato inventato da Linneo nel Settecento. Il naturalista svedese ne aveva costruito uno da prato, un'aiuola rotonda col quadrante diviso in dodici spicchi colorati da piante diverse.

Le piante hanno un sesso? Teofrasto, successore di Aristotele all'Accademia, osservando le palme e i fichi aveva già avuto qualche sospetto.

I suoi sospetti, tuttavia, rimasero tali e per tutto il Medioevo il sesso delle piante era cosa che emanava un certo odore di zolfo. Finché, in pieno Rinascimento, uno scienziato illustre, il celebre Andrea Cesalpino, che oltre ad essere botanico e anatomista fu anche medico di papa Clemente VIII, si mise a osservare i fiori sul serio e si convinse come quelle splendide creature, con i loro colori d'arcobaleno e i loro squisiti profumi, non fossero altro che dei seducenti organi sessuali.

Ci voleva proprio il medico personale di un papa per affermare una cosa così blasfema. Da allora sappiamo che quando un uomo porta dei fiori alla sua bella, be', le fa, sotto sotto, una spudorata proposta sessuale!


lunedì 12 luglio 2010

A cena da Bruno Vespa

Nessuno è così ingenuo da pensare che i preti siano tutti missionari in Africa o frati francescani. Né così sprovveduto da non sapere che la Chiesa è anche potere, e vive nel secolo, non sulle nuvole. Nonostante questo fa una certa impressione sapere che il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato del Vaticano, fosse tra i pochi eletti che l'altra sera, a casa Vespa, brigavano sulle cose di governo. Non risulta che ci fosse a spezzare il pane e versare il vino, anche l'ambasciatore di Russia o d'America, né il Gran Visir, o rappresentanti di altri poteri istituzionalmente estranei alle faccende politiche italiane. Bertone invece c'era, con la naturalezza di un potere religioso che considera ovvio, e automatico, amministrare la politica di due Stati, quell0 vaticano e quello italiano. Scrivono i cronisti che da Bruno Vespa Bertone è di casa, per quel genere di intimità, da prelato a prelato, che il primo si è conquistato sul campo e il secondo per carriera ecclesiale. Ma in una cena dove eminenti leader di partito, uno dei quali premier, discutono degli affari loro e nostri, stupisce che tanto il padrone di casa quanto l'ospite vaticano non abbiano trovato una scusa educata per evitare l'imbarazzante promiscuità. O almeno stupisce noi. Loro chissà se ancora si stupiscono di qualcosa.
Michele Serra
L'amaca di ieri


Per la cronaca il motivo (o la scusa, fate voi) della cena era la festa per i cinquant'anni di giornalismo di Bruno Vespa. Sempre per la cronaca gli ospiti erano Gianni Letta, Mario Draghi, Cesare Geronzi e Pierferdinando Casini con le rispettive consorti. Silvio Berlusconi con la figlia Marina e il cardinale Tarcisio Bertone senza moglie né figli al seguito.

Aggiornamento ore 12.47
La dimora di Bruno Vespa appartiene a Propaganda Fide, credo sappiate cos'è.

Aggiornamento ore 19.37
Portos sta superando se stesso. Grazie.
Vignetta cena Bruno Vespa


domenica 11 luglio 2010

Letizia Moratti e il Monopoli

Monopoli
In queste torride giornate milanesi Letizia Moratti, la signora sindaco della città, ha un cruccio. È più che un cruccio, tanto che, come ha dichiarato senza alcun imbarazzo, per due giorni questo rovello le ha riempito in maniera esclusiva la mente («Tra ieri e oggi mi sono occupata solo di questo»).

Che sarà mai questo problema così impellente? I progetti per l'Expo che fanno acqua da tutte le parti? La sua immagine appannata da rilucidare per la prossima campagna elettorale? Oppure il figlio Gabriele che non vuole saldare i debiti?

Niente di tutto ciò. Ma l'ansiosa preoccupazione che Milano non rientri tra le 22 città che saranno rappresentate nella nuova versione del Monopoli, il notissimo gioco da tavolo che presto uscirà in una nuova edizione riveduta.

E così ha fatto un accorato «appello ai cittadini perché votino la loro città sul sito» dell'azienda produttrice, scadenza 28 luglio. Questione risibile rispetto a tutte le patate bollenti che dentro palazzo Marino devono essere pelate. Ma irrinunciabile questione di immagine. Il rischio è che una metropoli che sarà sede dell'Esposizione universale nel 2015 venga sopravanzata da Chieti, Catanzaro, Cuneo, Messina e perfino da Andria e Barletta. E allora saranno pernacchie senza pietà per i poveri bauscia. E anche un addio a Moratti sindaco.

Aaah il Monopoli. Chi non ha ricordi legati a questo gioco?

Aggiunta, ore 19.47
Il bravo Portos dopo aver visto il post si è messo al tavolo e in un baleno ha disegnato la vignetta. Grazie.
Vignetta sulla Moratti e il Monopoli

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sabato 10 luglio 2010

Cristina Campo

Pubblico qui sotto una delle lettere inedite che Vittoria Guerrini, prima di prendere lo pseudonimo Cristina Campo, scrive al suo amico poeta Remo Fasani, che viveva a Mesocco, in Svizzera. La raccolta in uscita per Marsilio s'intitola "Un ramo già fiorito" (pagg. 160, euro 12,50, a cura di Maria Pertile) e riunisce trentatré lettere scritte durante gli anni fiorentini, dal 1951 al 1954, prima del trasferimento della poetessa a Roma. Cristina Campo e Remo Fasani si erano conosciuti a Firenze nel 1950. Fasani era allora un giovane appena laureato con alle spalle un libro di poesie, “Senso dell'esilio”. Vittoria era una ventottenne affamata di letteratura, che stava lavorando al "Libro delle ottanta poetesse", un'antologia di versi al femminile il cui manoscritto andrà perduto. Finora inedite, rimaste per anni depositate presso la Biblioteca Cantonale di Lugano, queste lettere testimoniano una vocazione che già si nutre delle passioni di una vita: Simone Weil, Maurice Scève, poeta "delicatissimo e inquietante", la poetessa tedesca Karoline von Günderode e poi Hofmannsthal, Emily Dickinson, Shakespeare.


Mercoledì 13.2.52

Caro R.,
a me sembra che la primavera abbia tutti gli attributi del poema perfetto; ritmo e controritmo, sapore massimo di ogni istante, capovolgersi continuo di tempo e di spazio - Non prova lei, in questi giorni, una sensazione come di bocci che si distacchino con dolore dai rami mentre le foglie cadute vi ritornano in volo? Non le accade di attendere pallido, col cuore in gola il suo passato, di piangere rabbiosamente il suo futuro? Non la prende l'impulso di dare tutto il suo sangue a ciò che ama e insieme quello di fuggire nel più lontano chissàdove, solo come il primo uomo, in un'aria di schiuma e di buona ventura? E una voglia di vivere tale da desiderare d'esser già morto (...).
A presto, caro amico.
Molto affettuosamente
Vittoria


Cristina Campo

Cristina Campo
Bologna 1923
Roma 1977


venerdì 9 luglio 2010

E se oggi i giornali fossero usciti cosi?

L'idea m'è venuta qualche minuto fa mentre il caffè gorgogliava nella moka. Oggi dunque niente giornali per protesta contro la legge bavaglio che ormai sta tenendo banco da un bel po' di dì, dentro e fuori il parlamento, dentro e fuori le redazioni, dentro e fuori i palazzi tutti.

E se, ho pensato, al posto di non far uscire i giornali si fosse provato a farli uscire con tutte le pagine bianche, tolta la pubblicità, che questa sarebbe rimasta a garantire le spese? Pubblicità quindi più visibile in mezzo all'assenza dello scritto e magari venduta a caro prezzo dopo trattative tra account convincenti e manager perplessi.

Numeri storici di cui avrebbe parlato tutto il mondo tanto da amplificare la protesta a livello planetario. Numeri a tutti gli effetti surrealisti. Come si diceva più in quei tempi là, alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso? Ah, già, la fantasia al potere. Ma non siamo più a quei tempi là. E manca anche il coraggio. Manca adesso soprattutto il coraggio, che qualche ideuzza ogni tanto ci sarebbe.

giovedì 8 luglio 2010

Magic Italy



La voce suadente, nelle velleitarie intenzioni, è rivolta agli italiani perché rimangano nel Belpaese a fare le vacanze. Per parecchi invece sarà il motivo scatenante che li farà scappare all'estero a cambiare aria almeno per qualche settimana. Così adesso aspettiamo con trepidazione le altre lingue per attirare gli stranieri. Prima l'inglese, poi il tedesco e via via tutte le altre. Il "Presidente poliglotta" mancava ancora alla lunga collezione e già mi immagino le risate di mezzo mondo, come se non avessero già riso abbastanza in seguito a tutte le pagliacciate del premier. Altroché magic Italy.

mercoledì 7 luglio 2010

Zhang Huan, arte in cenere. Al Pac di Milano

Nel cielo, nuvole azzurre,
in terra fogliame d'incendio.
Il colore d'autunno si fonde
col colore di onde nascenti.
E in alto galleggiano isole
di vapore turchino.

Fan Tchong-Yen, Tsu


Zhang Huan, arte in cenere
Costruisce grandi statue destinate a sgretolarsi poco a poco, espressione della sua visione della precarietà umana. La star cinese era ieri al Pac di Milano per la presentazione della mostra che apre oggi al pubblico (7 luglio - 12 settembre).

Zhang Huan - Mostra al PAC di Milano
[clic sopra per ingrandire, ve lo consiglio]


Zhang Huan - Mostra al PAC di Milano
Zhang Huan - Mostra al PAC di Milano
Zhang Huan - Mostra al PAC di Milano


Zhang Huan - Mostra al PAC di MilanoZhang Huan, classe 1965, famoso in tutto il mondo per le sue performance cariche di rimandi alla spiritualità orientale, ha realizzato il suo ultimo progetto scultoreo (prima e seconda foto) raccogliendo secchi di cenere d'incenso nei templi di Shanghai, per impastare un'effige del Buddha monumentale, fragile come i sogni, le preghiere e le speranze, usando la stessa cura con cui i bambini sollevano i loro secchielli dai castelli di sabbia sulla battigia.

Adesso questa statua la vedete come era ieri, quando l'ho fotografata, bella, lineamenti del volto definiti con precisione e panneggi armonici del manto. Ma giorno dopo giorno, visitatori distratti, cambiamenti repentini di umidità atmosferica, un colpo di tosse non trattenuto la deterioreranno in maniera irreversibile. E starà proprio lì a urlare senza ritegno la caducità nella sua accezione più ampia, la caducità nostra ma anche del nostro vivere collettivo che genera memoria sempre più stretta, memoria incenerita e squagliata.

Ritornerò ai primi di settembre. Allora sarà un'altra cosa e farò un aggiornamento a questo post.

nella foto Zhang Huan

sito dell'artista


Zhang Huan - Mostra al PAC di Milano
Zhang Huan - Mostra al PAC di Milano
Zhang Huan - Mostra al PAC di Milano

lunedì 5 luglio 2010

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto

La finzione
[spot che imperversa in questi mesi su tutte le reti televisive]
Campagna pubblicità Ferrarelle

Qualcuno potrebbe accusarmi di fare del populismo spicciolo mettendo a confronto queste due foto. Può anche aver ragione, dal suo punto di vista.

Ecco, proprio il punto di vista. La ragazza sopra, nella finzione, riesce a cogliere la propria unicità e vede il bicchiere mezzo pieno. La ragazza sotto non so. Non so se anche riuscendo a cogliere la propria unicità il bicchiere lo veda mezzo pieno e non so nemmeno cosa le passi nella mente quando vede "la collega" dal teleschermo sorridere radiosa di felicità.

La invidia o la manda a quel paese?

La realtà

[foto scattata giovedì mentre andavo qui]
Milano - Ragazza che suona l'arpa in piazza Mercanti

Aggiunta
Visti alcuni commenti pubblico il primo piano della ragazza così si vede meglio la sua espressione.
Milano - Ragazza che suona l'arpa in piazza Mercanti

domenica 4 luglio 2010

Enzo, il mare, il confine

Grimaldi
Per evitare che il postino percorra i 200 metri di sentiero (in basso a destra della foto) che dalla piazzetta di Grimaldi Superiore portano a casa mia, il giornale me lo faccio lasciare su un banco della chiesetta del paesello di frontiera in cui ho la fortuna di abitare. Ed è lì che tutte le mattine vado a ritirarlo. In questa stagione me lo porto in spiaggia (la più vicina si trova in Francia) e, tra un bagno e l'altro, lo sfoglio indignandomi per quanto avviene in Italia, tentato di chiedere l'asilo politico ai nostri vicini. Trovo anche il tempo di organizzare a Grimaldi incontri culturali estivi, chiamati "Non solo spiaggia", ai quali invito cordialmente i lettori del Fatto che si trovassero da queste parti.
Enzo Barnabà
www.enzobarnaba.it


Sotto Serge Latouche che fotografai a Grimaldi sulla terrazza della SOMS (Società operaia di mutuo soccorso) in questa occasione. Enzo e Serge pubblicarono poi assieme Sortilegi. Racconti africani edito da Bollati Boringhieri.

serge latouche[clic sopra]

venerdì 2 luglio 2010

Facce di merda

La scorsa settimana al paesello ero con l'amico d'infanzia Ivano Orrao nel dehors del bar Piombo. Cosa si fa in un dehors? Si cazzeggia. E dunque cazzeggio dopo cazzeggio ci è venuto fuori un gioco.

Erano i giorni caldi di quel ministro fresco di nomina che prima ancora di mettere il culo sulla poltrona aveva mandato a dire ai giudici che non aveva tempo per essere processato perché aveva da fare. Cosa non lo sapeva nemmeno lui. E non l'ha mai saputo nessuno.

E così, e sia ben chiaro il riferimento non è a questo omuncolo, ci è venuta in mente una lunga serie di facce di merda. Nella politica e nel giornalismo. Il gioco è un nuovo tipo di morra. Si butta giù il pugno sul tavolo e si esclama ad alta voce, anche con rabbia se si vuole, il nome di una faccia di merda. L'altro deve fare altrettanto e via di seguito. Vince chi ha l'ultima parola. Si può giocare anche in più di due, il terzo entra nel gioco quando manca il nome di una faccia di merda a uno dei due giocatori che hanno iniziato.

È chiaro che non si può giocare tutti i giorni, ma dopo un po' si può fare un altro giro perché di questi tempi la lista delle facce di merda è in continuo aggiornamento e viene rimpolpata dai nuovi arrivati che vanno ad ingrossare la puzzolente compagnia.

Adesso vi prego di non scrivere nei commenti nome e cognome delle facce di merda che vi sono subito venute in mente, perché essendo appunto facce di merda hanno la querela facile, e non vorrei essere costretto a pagare penali a delle facce di merda proprio perché le avete chiamate col loro vero nome. Sarebbe il colmo.

Mi piacerebbe assistere a un simile gioco fatto da gente di destra. Ohibò, dimenticavo. Loro, loro del partito dell'amore non fanno simili bassezze. Siamo solo noi del partito dell'odio.

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giovedì 1 luglio 2010

No Bavaglio Day - 1° luglio 2010 - Milano, foto

No Bavaglio Day - 1° luglio 2010 - Milano, foto
No Bavaglio Day - 1° luglio 2010 - Milano, foto
No Bavaglio Day - 1° luglio 2010 - Milano, foto
No Bavaglio Day - 1° luglio 2010 - Milano, foto
No Bavaglio Day - 1° luglio 2010 - Milano, foto
Qui qualcuno ha avuto la mia stessa idea, solo che al posto della macchina fotografica ha imbavagliato la telecamera, e che bavaglio: una frase di Albert Camus.

No Bavaglio Day - 1° luglio 2010 - Milano, foto
Questa immagine è un particolare di una bandiera che non c'entra direttamente col bavaglio. Cosa rappresenta? Poi magari pubblico la bandiera intera.

Ho incontrato Mao, che mi ha anche fotografato e che saluto. Ciao anche a Viviana che è un'altra da questa.

Aggiunta
Metto la bandiera intera. E' proprio lui, "il Trota" arpionato.
Bandiera del trota