FRAGOROSO SILENZIO
domenica 30 dicembre 2012
L’Italia non può cambiare!
Ma si vuole il cambiamento? Chi lo vuole? Chi si
adopera perché questo avvenga?
E l’anno che verrà, sarà un anno di cambiamento?
"Estremamente
breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il passato, trascurano
il presente, temono il futuro; giunti al momento estremo, tardi comprendono di
essere stati occupati tanto tempo senza concludere nulla" Seneca.
L’Italia è un paese strano,è stato detto tante
volte,ma io pensavo che questo lungo periodo di “scarsa” democrazia avesse
insegnato ai più la strada da seguire. Un anno perso.
Nel 1994 si è detto: è finita la prima Repubblica e
inizia la seconda, ma niente è cambiato;oggi si dovrebbe dire finita la
seconda, inizia la terza...e non cambia granchè...
Ogni giorno assistiamo ad un pessimo balletto,uno
spettacolo dei più deprimenti,uno spettacolo che fa impallidire anche i più
coriacei...
Scendo,salgo,scendo,salgo...l’ambiguità come
caratteristica politica,l’ambiguità come potere,l’ambiguità che trattiene i due
politicanti...
Ora però è tutto chiaro,la ritrosia finta di Monti e
il gioco sempre sporco di Berlusconi.
Quando, qualcuno scenderà in politica e basta?
E la chiesa sposa Monti...
Anche perché è stata ricostruita la vecchia DC... e invece
molti credono al rinnovamento...ma il rinnovamento può essere una agenda che
detta regole e percorsi che non rincorrono lavoro,disoccupazione,giovani e
immigrati?
Questo perché cambiano i simboli dei partiti,i nomi,
ma non le persone,le facce sono sempre le stesse...e gli interessi personali
anche...C’è chi capisce e chi non capisce...
Non basta fare un semplice “restauro” per cambiare
le cose.
Dovremo subire una campagna elettorale basata sulla
confusione;la sommatoria dei tanti partiti non fa chiarezza, anzi...e la gente
non comprende chi e cosa si voglia fare per arginare tanta difficoltà economica
e sociale di questo paese...e le disuguaglianze ?
E la vecchia storia si ripete,ma questa volta con un
particolare in più e che non è trascurabile,la scesa in campo di tanti
magistrati...
Magistrati impegnati in diverse inchieste sulla
politica e su politici,oggi cercano di entrare in politica...che gran
confusione di ruoli!!!!!!!!
Perché?
Esempio: Ingroia, nell’intervista
rilasciata a Repubblica,nel 2011, dice una frase sibillina: “Fino a quando potrò fare il
magistrato in autonomia e con serenità non lascerò mai il mio lavoro”
Cosa vuol
dire?Già si capisce la sua discesa?
Questi
magistrati dovrebbero combattere per una giustizia uguale per tutti,così si
spiegava la scesa in politica di Di Pietro che voleva un’azione moralizzante
della politica e invece... di De Magistris...che voleva portare in Europa il
problema della giustizia nel nostro paese,ma anche lui ha dimenticato,in breve
tempo, le promesse fatte ai cittadini...così il problema della giustizia è stato abbandonato da tutti,anche perché
per anni è stato un problema di una persona e il Parlamento ha lavorato per
lui...
E’ vero che
questo tema non ha attrattiva in campagna elettorale,ma è un grosso problema,un
problema che investe la comunità civile “reale”...
Non c’è
giustizia quando si arrestano,si picchiano, si denunciano i dissidenti,gli studenti,
i lavoratori...è vero che in questo paese si scambia la giustizia per l’ordine
pubblico,e a questi signori fa comodo così...si cavalca l’onda della insicurezza,
della paura...ma quando si legittima la maggior importanza di un bancomat
rispetto ad una vita umana,stiamo parlando ancora di giustizia uguale per
tutti?
Quando si lasciano
morire in carcere cittadini che hanno solo giocato male un periodo della loro
vita e si rinchiudono in carceri che umiliano la dignità umana, si sta ancora
parlando di giustizia?
Quando cittadini
devono salire sui tetti,murarsi in miniere,suicidarsi,per il lavoro ,parliamo
ancora di giustizia?
Allora questi
magistrati avrebbero tanto da fare nei loro ruoli,questa confusione non giova al
paese né a noi cittadini.
E’ vero i
magistrati hanno il diritto di candidarsi perché liberi cittadini;è vero anche che in Italia fa più scalpore la candidatura
di un magistrato che di imperterriti mafiosi,ma per gli impegni presi e consoni
al loro ruolo il discorso si fa più complesso per i magistrati, mi sembra...
Anche Grasso
piange...
Il paese delle
finte lacrime...eppure ci sarebbe veramente da piangere...
Intanto per
disquisire su questi temi,la politica,i giornali,i media... non parlano dei problemi pratici delle persone,di
certo l’anno che verrà porterà una valanga di aumenti,questi sì reali, che si
abbatteranno sui cittadini...prepariamoci a questo,il resto è noia...
“guai a quel popolo che fa dei suoi giudici eroi e si affida
a chi confonde giudizio e giustizia e si fida\ guai a quel popolo che fa dei
suoi giudici eroi e si fida di chi nasconde un altro inganno all'inganno mi
sorprendo freddo questa volta ho solo voglia di rivolta e non importa se è il
volo di un sogno o solo il sogno di un volo se solo questo giorno durasse in
eterno se solo questo giorno durasse in eterno”...Sud,Assalti Frontali
Sempre vigili
venerdì 14 dicembre 2012
La mia generazione ha perso...
Mi sembra di vivere dentro un film...
Uno di quei film “scemi”
girati per non farti pensare,per non farti riflettere che ti riportano in un
tempo che non c’è più,in un tempo stantio che puzza di ambiguità e
superficialità...
Un film per perdere tempo...e
noi di tempo non ne abbiamo invece; dobbiamo “muoverci” perché la gente vive
male,anzi sopravvive...abbiamo una società in affanno,una società che annaspa,che
avvilisce i più, dominata da disillusioni e da mugugni incattiviti...ingombra
di malanni, dall’antipolitica al populismo,dalla deriva tecnica allo sbando
politico,spopolata di sani propositi,
una società “mancante”
di prospettive future che preclude un destino ineluttabile...e che cerca nelle
elezioni anticipate,anche se di poco, la panacea dei suoi mali...ma la
frammentazione politica in atto e l’ambiguità delle proposte non la induce a
intravedere alcuna soluzione ai tanti mali,anzi...
In politica domina l’isteria
e il narcisismo,nella società “concreta” il dissenso ( come in alcuni
movimenti) che spesso viene severamente punito,sintomo di “male intesa”
democrazia...
E se ci guardiamo
intorno...non v’è dubbio... lo sconforto fa da padrone...
Il lavoro è una chimera
per molti;le carceri sono un dramma nel dramma e si continua a morire nell’indifferenza
totale;le morti sul lavoro sono una realtà che opprime; c’è gente senza casa e
case senza gente;persone che non entrano nei supermercati,si fermano ai
cassonetti fuori;la lista potrebbe continuare...
Alla presentazione di
un libro si decide il destino di un paese?
E continuano a parlare,a
parlare con parole vuote,fanno solo i gargarismi!!!!!
Cosa pensano che
pensiamo? E mi sembra che non si preoccupino!
C’è chi crede a Babbo
Natale?
Sempre vigili
Destra Sinistra,Giorgio Gaber
Tutti noi ce la
prendiamo con la storia
ma io dico che la colpa è nostra
è evidente che la gente è poco seria
quando parla di sinistra o destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Fare il bagno nella vasca è di destra
far la doccia invece è di sinistra
un pacchetto di Marlboro è di destra
di contrabbando è di sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Una bella minestrina è di destra
il minestrone è sempre di sinistra
tutti i films che fanno oggi son di destra
se annoiano son di sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Le scarpette da ginnastica o da tennis
hanno ancora un gusto un po' di destra
ma portarle tutte sporche e un po' slacciate
è da scemi più che di sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
I blue-jeans che sono un segno di sinistra
con la giacca vanno verso destra
il concerto nello stadio è di sinistra
i prezzi sono un po' di destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
I collant son quasi sempre di sinistra
il reggicalze è più che mai di destra
la pisciata in compagnia è di sinistra
il cesso è sempre in fondo a destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
La piscina bella azzurra e trasparente
è evidente che sia un po' di destra
mentre i fiumi, tutti i laghi e anche il mare
sono di merda più che sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
L'ideologia, l'ideologia
malgrado tutto credo ancora che ci sia
è la passione, l'ossessione
della tua diversità
che al momento dove è andata non si sa
dove non si sa, dove non si sa.
Io direi che il culatello è di destra
la mortadella è di sinistra
se la cioccolata svizzera è di destra
la Nutella è ancora di sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Il pensiero liberale è di destra
ora è buono anche per la sinistra
non si sa se la fortuna sia di destra
la sfiga è sempre di sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Il saluto vigoroso a pugno chiuso
è un antico gesto di sinistra
quello un po' degli anni '20, un po' romano
è da stronzi oltre che di destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
L'ideologia, l'ideologia
malgrado tutto credo ancora che ci sia
è il continuare ad affermare
un pensiero e il suo perché
con la scusa di un contrasto che non c'è
se c'è chissà dov'è, se c'é chissà dov'é.
Tutto il vecchio moralismo è di sinistra
la mancanza di morale è a destra
anche il Papa ultimamente
è un po' a sinistra
è il demonio che ora è andato a destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
La risposta delle masse è di sinistra
con un lieve cedimento a destra
son sicuro che il bastardo è di sinistra
il figlio di puttana è a destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Una donna emancipata è di sinistra
riservata è già un po' più di destra
ma un figone resta sempre un'attrazione
che va bene per sinistra e destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Tutti noi ce la prendiamo con la storia
ma io dico che la colpa è nostra
è evidente che la gente è poco seria
quando parla di sinistra o destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
ma io dico che la colpa è nostra
è evidente che la gente è poco seria
quando parla di sinistra o destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Fare il bagno nella vasca è di destra
far la doccia invece è di sinistra
un pacchetto di Marlboro è di destra
di contrabbando è di sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Una bella minestrina è di destra
il minestrone è sempre di sinistra
tutti i films che fanno oggi son di destra
se annoiano son di sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Le scarpette da ginnastica o da tennis
hanno ancora un gusto un po' di destra
ma portarle tutte sporche e un po' slacciate
è da scemi più che di sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
I blue-jeans che sono un segno di sinistra
con la giacca vanno verso destra
il concerto nello stadio è di sinistra
i prezzi sono un po' di destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
I collant son quasi sempre di sinistra
il reggicalze è più che mai di destra
la pisciata in compagnia è di sinistra
il cesso è sempre in fondo a destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
La piscina bella azzurra e trasparente
è evidente che sia un po' di destra
mentre i fiumi, tutti i laghi e anche il mare
sono di merda più che sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
L'ideologia, l'ideologia
malgrado tutto credo ancora che ci sia
è la passione, l'ossessione
della tua diversità
che al momento dove è andata non si sa
dove non si sa, dove non si sa.
Io direi che il culatello è di destra
la mortadella è di sinistra
se la cioccolata svizzera è di destra
la Nutella è ancora di sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Il pensiero liberale è di destra
ora è buono anche per la sinistra
non si sa se la fortuna sia di destra
la sfiga è sempre di sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Il saluto vigoroso a pugno chiuso
è un antico gesto di sinistra
quello un po' degli anni '20, un po' romano
è da stronzi oltre che di destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
L'ideologia, l'ideologia
malgrado tutto credo ancora che ci sia
è il continuare ad affermare
un pensiero e il suo perché
con la scusa di un contrasto che non c'è
se c'è chissà dov'è, se c'é chissà dov'é.
Tutto il vecchio moralismo è di sinistra
la mancanza di morale è a destra
anche il Papa ultimamente
è un po' a sinistra
è il demonio che ora è andato a destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
La risposta delle masse è di sinistra
con un lieve cedimento a destra
son sicuro che il bastardo è di sinistra
il figlio di puttana è a destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Una donna emancipata è di sinistra
riservata è già un po' più di destra
ma un figone resta sempre un'attrazione
che va bene per sinistra e destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Tutti noi ce la prendiamo con la storia
ma io dico che la colpa è nostra
è evidente che la gente è poco seria
quando parla di sinistra o destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
sabato 8 dicembre 2012
Tempori serviendum est...(Bisogna obbedire ai tempi)
Così gli antichi...
Tempori serviendum est...(Bisogna obbedire ai tempi)
Ma è ancora vero?
Non sono un economista né un politico;non sono un
esperto di finanza,ma sono un perfetto conoscitore della mia condizione di
cittadino di un paese allo sbando. E’ un anno o poco più che gran parte degli
italiani parteciparono ai festeggiamenti per l’uscita dalla scena del Cavaliere
oscuro che annaspava tra le tante oscenità compiute; oggi forse gli stessi non
ricordano più. Gli italiani hanno una breve, molto breve memoria,poco
funzionante? Ciò che meraviglia è questo ritorno al passato,questo revival
inutile e dannoso. Nel 2011 tra i fantasmi molto reali di un tracollo generale
avevamo,in sintesi, da una parte Bersani e dall’altra Berlusconi...Cosa
cambierà fra qualche mese? Nulla. Siamo al punto di partenza. Possibile che gli
italiani abbiano dimenticato?
In questo anno abbiamo assistito a goffi tentativi
di cambiamento,di rinnovamento,a giochi di partito che offendevano
l’intelligenza dei tanti italiani attenti...uscite di scena,proclami d’amore
per il paese,allontanamenti momentanei miranti a illudere chi di dovere. E il
segretario fedele di Berlusconi aveva accolto tutto ciò come verità,tanto che
si era prodigato a proclamare regole e principi da seguire nelle improbabili,ma
non per lui,primarie...Grave errore di valutazione...
Ma l’assunto del cavaliere:”Qui comando io e questa
è casa mia”, ha spazzato ogni velleità di Alfano riconducendolo al ruolo di
semplice esecutore degli ordini divini...Il PADRONE è tornato!
Il cavaliere, secondo gli esperti, può risvegliare
l’elettorato silente del centro destra,può ricompattare il suo popolo,può
riconquistare il favore di tanti che,stanchi di Monti,gli riconosceranno lo
stato di salvatore...
Ed è uno scenario vecchio e stantio...
Possibile che quegli elettori non si siano indignati
per le condanne avute da questo signore ,le leggi ad personam,le inchieste che
lo vedono pesantemente coinvolto, le porcate fatte in nome del suo potere,del suo
assenso a tutte le manovre e da lui votate,del governo Monti?
Pare di si...
Bersani, l’usato sicuro... ma perché gli altri vi
sembrano nuovi di zecca? Tutti arzilli vecchietti che,in nome dell’esperienza,non
abbandonano il campo...e la storia si ripete...
Gli italiani si aspettavano dal Parlamento almeno
una nuova legge elettorale per ridare un po’ d’ossigeno a questa democrazia
malata,neanche quella...e perché poi? Non potrebbero candidare chi vogliono...
FORSE rischiano un pauroso flop...?
Gli italiani dimenticano in fretta...anche le
ruberie,gli scandali,gli inganni...sono anni che PDL e PD non mostrano
prospettive nuove, idee funzionali, strategie efficaci...
Faticano a rinnovarsi,di fatto sono tutti
tradizionalisti e conservatori,per non dire anti rinnovamento.
Questo atteggiamento offre cibo e forza a
Grillo,potenziale dissacratore della staticità.
Ma quale campagna elettorale ci aspetta?La solita...
Berlusconi cavalcherà l’onda della disperazione di
chi non ce la fa più,diffonderà la paura del tracollo,prometterà lavoro e meno
tasse,sarà contro l’Europa,contro l’Euro...parlerà di nuovo alla pancia degli
italiani...che orfani di ideologie e principi lo seguiranno.
Bersani lo ostacolerà mettendo in risalto le
difficoltà di un paese fuori dell’Europa, punterà sulle cose dette dopo le
primarie...
«Adesso io credo di
sapere qual è il mio compito. A cominciar da domani devo fare due cose: riuscire a dare un forte profilo di governo e di cambiamento
al centrosinistra. E poi devo predisporre i percorsi e gli spazi per dare occasione alla nuova generazione. Sono le due cose
che devo fare, e le farò. Già da domani mi metterò all'opera: partirò per la
Libia, a incontrare il nuovo governo libico, perché l'Italia si riappropri di
un suo ruolo in termini politici, morali, culturali, economici nell'Area del
Mediterraneo. Quella è casa nostra».
«Ma ne avrò un'altra da
proporvi. Noi dobbiamo vincere (contro il centrodestra, ndr), ma non si può vincere a qualsiasi prezzo; non si può vincere
raccontando favole, perché poi non si governa. E siccome in un Paese come
il nostro la mamma del populismo e della demagogia è sempre incinta, noi
dobbiamo vincere senza raccontare
favole. Non sarà semplice, ma il Paese ha bisogno di questo. Non possiamo
ignorare che siamo di fronte alla più grave crisi dal dopoguerra a oggi.
Abbiamo problemi enormi, a cominciare dal lavoro. Non abbiamo tempo di
riposarci, anche se un paio di giorni ve li do... Poi si comincia con la
battaglia vera. Mettiamoci un po' di convinzione, di serenità, di decisione e
di allegria».
Se ha capito il suo
compito non lo so,so di certo che in questo paese occorre fare un’operazione di
modernizzazione radicale, nelle idee,nella formazione,nella trasparenza delle
azioni,nel far progredire la democrazia,nel far alzare un vento di sinistra...per
me che non voglio morire democristiana...
E quindi gli dico...
... mi raccomando..fai
l’abitudine ad amarla la democrazia e dalle,se puoi, una forma concreta... perché
se si ama la democrazia si devono combattere i suoi nemici che spesso sono
quelli che non l’attaccano apertamente ma che diffondono idee sbagliate.
Sempre vigili
domenica 2 dicembre 2012
Prof,ti posso parlare?
Ogni mattina entro in classe e mi manca l’aria...27
banchi ammassati,uno accanto all’altro,una stanza che impietosamente sembra
urlare il peso che sopporta e mi sembra di sentire quei muri che cercano di
spostarsi per fare posto a ragazzi in crescita,a gambe che devono
innaturalmente contorcersi per stare sotto un banco troppo basso...
Fogli di quaderno incollati ai vetri delle finestre
per ripararsi dal sole che, quando picchia forte,rende la stanza un solarium,
ma che non ti fanno vedere il cielo azzurro o le nuvole che si rincorrono in un
pazzo gioco di prendi e fuggi...è negato anche fantasticare con il cielo.
E allora li guardo quei ragazzi adolescenti persi
nel campo dello smarrimento,penso a cosa potrei inventarmi (senza l’assillo dei
programmi),per rendere meno difficile la permanenza in quell’ambiente foriero
di insofferenza fisica e psicologica.
E’ vero, la mia nota “corrispondenza d’amorosi
sensi”con loro va a scontrarsi con il quasi “nulla eterno” gettato sulla scuola,ma
le loro facce,le loro richieste d’aiuto,le loro,nonostante tutto, risate mi
spingono ad essere un attento “facilitatore” della giornata scolastica e del
loro andare oltre...
Oltre quei muri scarni e opachi,quelle finestre
impecettate,quei banchi inadeguati...
Così eccoci a parlare di “illusioni”, di sentimenti
ed emozioni che raccontano l’iniziazione alla vita; di poesie che narrano un
mondo interiore d’amore e trasformano,a volte, il dolore in un compagno di ore
passate in camera a messaggiare a chi non ti guarda.
E parliamo,quotidiano alla mano,di ciò che accade
fuori quell’aula, di ciò che racconta il mondo che stenta a farsi comprendere
da questi ragazzi che sono lontani da giochi di potere, da ambiguità tutte
adulte,da prevaricazioni e abusi contestabili dalla loro schiacciante logica. Non
so spiegare perché l’uomo sia così violento,così profittatore e ingiusto,così
poco attento all’altro. Basterebbe dire che la “vita”ti cambia negativamente?
No, non ci credo io,come potrei dirlo a loro? Si accorgerebbero della mia
incoerenza,mi conoscono.
Così faccio ricorso a tutta la mia eloquenza,alla
mia esperienza perché voglio che quando suona la campana il loro “grande
sentire” sia appagato e rasserenato e siano forti per affrontare ciò che sta
fuori.
Sempre mi domando: quanti tentennamenti, quante
perplessità albergano nelle loro giovani menti? Quale bagaglio caricano sulle
spalle insieme a quello zaino colorato e abbellito da un’infinità di pupazzi
che fanno loro compagnia? Così penso che il problema di uno spesso è “solo” di
quell’uno ed è difficile ascoltarlo e comprenderlo...
Hanno tutti bisogno di ascolto,di attenzione,di
comprensione...di rispetto per quel mondo che stanno “consumando” e che è
difficile da capire.
Sono convinta che la scuola sia il “luogo” dove si impara ad amare,a vivere...
Sono convinta che la scuola sia il “luogo” dove si impara ad amare,a vivere...
Questa vita però ,per loro, spesso è cattiva,è
ingiusta,è sofferenza.
Così quando vedo nascosta tra i giubbotti una faccia
rigata dalle lacrime, mi si stringe il cuore e vorrei trasformare quelle
lacrime in luminosi brillanti, e risanare, con certezze, quel cuore incerto.
Le lacrime però continuano a scendere e quando,in
punta di piedi, mi avvicino non per sminuire o aggravare il pianto, con voce
rotta mi dice: Prof, ti posso parlare?
Ed eccoci fuori,in corridoio,quel corridoio freddo
più del freddo che mi sento dentro,ma ho altro da fare che “sentire” il mio
freddo. Mi dispiace,vorrei offrirle un angolo confortevole,un angolo accogliente
dove la sua disperazione possa lasciare il posto alla serenità...Quale
serenità?
Così scopro che ci sono problemi di lavoro in
famiglia...
Una storia come tante nel nostro paese...cassa
integrazione,tanti figli,mancanza di denaro,paura per il futuro,incertezza sul
da farsi,paura per il domani che è già oggi...
Allora sento la rabbia crescere come un fiume in
piena verso un paese bugiardo e iniquo che continua a massacrare i lavoratori e
a premiare i fannulloni.
Ma il mio disincanto e la mia rabbia devono
nascondersi di fronte a quei singhiozzi disperati,di fronte agli occhi “indagatori”
di questa ragazza che sembra schiacciata da un peso che non si è procurata,ma
che deve portare per altrui responsabilità,responsabilità di chi ci governa?
A scuola non si fa politica, non ci si schiera da
una parte o dall’altra,ma io mi schiero con chi è disperato e cerco di
sconfiggerla questa disperazione...ma l’impresa si mostra sempre più ardua...
Cosa devo dire a lei che non riesce a capire perché la
sua realtà sia stata così stravolta?
La mia mente ascolta,il mio cuore impreca...
E
ripenso ai nostri vecchi che hanno lottato per avere un lavoro,per
migliorarlo,per l’uguaglianza e la libertà di pensiero e azione...e mi viene in
mente Battiato con la sua
“Povera patria!
Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore... “
Ma le lacrime continuano a scendere e le parole dette sembrano mal ritmate
come un motore rotto...Penso che le sue lacrime e le sue parole sono così
simili a quelle dette dai lavoratori in
mobilitazione che per gridare il loro dissenso sono stati
malmenati,denunciati,arrestati...ma lei è quasi una bambina...e si trova a
soffrire come un adulto per qualcosa che comprende molto bene: povertà.
Tante parole si affollano nella mia mente, come scegliere quelle giuste?
Molte sono parole intrappolate in vecchi schemi, sono ovvie e lei ha bisogno di
parole piene,di parole capaci di alleviare la sofferenza. Io dovrei parlar loro
per stimolarli alla ricerca della felicità, della gioia,del futuro,oggi devo
parlare per allontanare la sofferenza...
E come si fa?
Mi vengono in mente parolacce colorite ed efficaci...tutte rivolte ad una
realtà che annienta,che annichilisce ma queste le devo “ricacciare” in un
piccolo angolo della mia anima già troppo ingombra di dolore...
E mi sento responsabile di fronte a lei,io adulta non ho parole “grandi”
per colmare quel vuoto che si è impossessato del suo cuore,e forse sono
responsabile anch’io di questa società...Siamo tutti responsabili di
tutto,anche se non vogliamo,possiamo girare la testa dall’altra parte e far
finta di non vedere, ma sappiamo bene che stiamo sbagliando...
Ascolto e la mia mente abbandona il cuore che prepotentemente mi trascina
sulla strada della ribellione,devo essere lucida e razionale per portarmi
accanto a questa ragazza che ha bisogno di me e di ciò ho da dire.
Le parole si mescolano, si scontrano,si combattono, si incontrano e mi sembrano
giuste,ma poi si perdono perché tutto sembra inutile, sembra “poco” di fronte a
lei. Allora abbandono la mente e dò spazio al mio cuore...
Non mi vergogno, non c’è distanza,c’è solo amore...
L’abbraccio stretta e sento il suo cuore tumultuoso e forte; colgo la sua inquietudine, le dico solo: sono con te, ci sarò sempre, non avere paura,non ti allontanare,resta aggrappata ai tuoi sogni, alle tue speranze anche se ora ti sembrano inutili e lontane. Non perdere i colori,ti aiuteranno a muoverti nel buio. Tendi la mano a chi ti è vicino con amore, insieme si supera la difficoltà e apri il tuo cuore sempre imparerai a riconoscere la tua grande capacità di farcela. Credici, abbandona l’incertezza e credi in giorni nuovi, in giorni in cui il pensare non ti farà male.
L’abbraccio stretta e sento il suo cuore tumultuoso e forte; colgo la sua inquietudine, le dico solo: sono con te, ci sarò sempre, non avere paura,non ti allontanare,resta aggrappata ai tuoi sogni, alle tue speranze anche se ora ti sembrano inutili e lontane. Non perdere i colori,ti aiuteranno a muoverti nel buio. Tendi la mano a chi ti è vicino con amore, insieme si supera la difficoltà e apri il tuo cuore sempre imparerai a riconoscere la tua grande capacità di farcela. Credici, abbandona l’incertezza e credi in giorni nuovi, in giorni in cui il pensare non ti farà male.
Le faccio una carezza sul viso bagnato, una carezza che sa di complicità,
di condivisione...e dal mio bracciale si
sgancia un piccolo cuore che avevo trovato tempo fa... un messaggio da qualcuno
che non c’è più...così mi era piaciuto interpretarlo...L’ho raccolto e messo
nelle sue mani...lo ha stretto
e : Prof, ti voglio bene!
Il mio cuore fa le capriole...
E’ suonata la campana...cambio insegnante... disciplina...ma per lei è
cambiato qualcosa?
Sono uscita, seduta sulle scale ho acceso una sigaretta e in quelle nuvole
di fumo ho visto la precarietà della vita, una sensazione di vuoto mi ha “avvolto...
Quanto male ci sta facendo questa società?Quanta sofferenza? Siamo
diventati tutti solisti...L’umanità invece dovrebbe essere una grande orchestra
che suona insieme!!!!!!!!!!
Ripenso ai ragazzi che sono lì,in classe, e li vedo ...e poi li immagino
grandi,disillusi,preoccupati a gridare nelle piazze contro un mondo crudele,e
poi vedo quelle teste rotte dai manganelli, a quelle violenze perpetrate
gratuitamente,volute da chi da anni gli sta togliendo tutto,anche la bellezza e
la spensieratezza dell’adolescenza...
Devo cercare di capire, di riflettere,ho tanto da riflettere...
E mi vengono in mente le bellissime riflessioni di Mariapia Veladiano in “Il
tempo è un Dio breve”...
Sempre vigili
mercoledì 28 novembre 2012
Cara dignità quanto vogliono distruggerti...e se è lo Stato a farlo chi lo condanna?
Leggo e pubblico...è il caso di leggere attentamente e riflettere...
Quando si impara dai giovani ...
Da:http://www.unicommon.org/
Si parte e si torna insieme - Racconti
dal carcere
TUESDAY, 27 NOVEMBER 2012 18:56 NATASCIA GRBIC
Ci ho messo un po’ a
decidere di buttare giù queste righe. Ripercorrere con la mente certi momenti
non è facile, soprattutto se sei stato vittima di quello che uno a volte anche
astrattamente chiama “repressione dello Stato”. Mi sono detta però, che certe
cose non devono passare sotto silenzio anzi, bisogna urlarle al mondo intero.
Questo è per tutti quelli che il 14 novembre sono scesi in piazza e non hanno
avuto paura. È per tutti quelli che l’hanno avuta.
È per tutti quelli che
l’hanno ancora, ma sono determinati a sconfiggerla e riprendersi le strade. È
per tutte le detenute e i detenuti, che oltre a essere privati della libertà,
“vivono” in condizioni pessime e degradanti, ma mi hanno mostrato cos’è la
solidarietà. È per la mia famiglia che non ha mai smesso di sostenermi. È per i
miei compagni e le mie compagne che in quel momento ho sentito ancora più vicino.
È solo grazie a voi che non sono crollata.
Sono una degli
arrestati del 14 novembre. Sono tra quelli che quel giorno sono scesi in piazza
insieme a tutta l’Europa per dire che non ci stanno al ricatto dei mercati e
della finanza. Sono tra quelli cui è stato impedito nella maniera più brutale
di manifestare il proprio dissenso sotto i palazzi del potere. Sono tra quelli
che sono stati picchiati, umiliati e trattati come bestie su quella maledetta
camionetta.
Questo racconto non
vuole spaventare, ma dare forza a tutti gli studenti, i precari, i disoccupati,
i lavoratori e i pensionati determinati a tornare in piazza per riprendersi il
proprio futuro. Vuole far capire che, anche se ci proveranno in tutti i modi,
non si è mai soli, specialmente quando si hanno dei compagni. Perché non
esistono sbarre o manganelli che possano fermare un’intera Europa che si
ribella.
Sul 14 novembre è già
stato detto e scritto tanto quindi, per evitare di essere petulante (nonostante
sia una delle mie caratteristiche principali), mi soffermerò più che altro
sulla piccola vacanza in carcere gentilmente concessami dallo Stato italiano.
Dopo i primi convenevoli della celere sul Lungotevere (calci sui reni, sulla
faccia, e le immancabili manganellate sulla testa le quali, anche se vietate
dalla legge perché banalmente potrebbero ucciderti, le forze dell’ordine
proprio non riescono a fartele mancare), siamo stati trasportati sulla
camionetta. Lì, ovviamente, i poliziotti hanno fatto gli onori di casa: e giù a
calci nelle palle, insulti, minacce di morte e vessazioni di ogni tipo. Persone
con la testa aperta, mani rotte e il sangue che scivolava copioso sono state
costrette a sedersi per terra, senza potersi reggere, sbattendo così il proprio
corpo già martoriato sui lati del camioncino. Siccome però le forze dell’ordine
non sono bestie ma esseri umani, sei ore dopo averci portato in questura hanno
chiamato un’ambulanza. “Alla buon’ora”, avremmo voluto dire. Abbiamo però
evitato, sia per non urtare la loro sensibilità, sia perché la bava che avevano
alla bocca faceva un po’ schifo e non volevamo esserne investiti in caso si
fossero rimessi a urlare. Dopo dieci ore e manco un cracker nello stomaco,
arriva il verdetto: carcere. Paura, panico, ansia e terrore iniziano a
trasudare dal corpo per quell’unico pensiero: “E mo chi da’ da mangiare al
gatto?”. Il poliziotto, che notavo avere un certo piacere nel comunicarmi la
notizia, pregustandosi già una scenata isterica secondo lui tipicamente
femminile, ha avuto un immediato calo della mascella nell’assistere alla
telefonata tra me e mia madre in cui la istruivo sulle quantità di cibo da dare
al felino. Colpo di chioma e testa alta, me ne torno dagli altri fermati
insieme a me, comunicandogli la notizia. Quando passi dieci ore in stato di
fermo insieme ad altre persone, solo perché avete un’idea di società diversa da
quella che ti vogliono imporre, non puoi sentirti solo. L’affetto, la
complicità e il sostegno che si hanno quando si condividono gli stessi ideali
sono una cosa che non si può capire quando passi la tua vita a eseguire degli
ordini. La forza che si tira fuori in certi momenti non deriva solo da te, ma
anche da quelle mani che hai stretto durante i cortei, da quegli occhi che hai
visto tutti i giorni nei percorsi che crei all’università, dai sorrisi stanchi
ma felici che ti rivolgi alle tre di notte quando hai occupato la facoltà.
Arrivata in carcere,
sono privata di ogni cosa che potrebbe aiutarmi al suicidio: elastico dei
pantaloni, lacci delle scarpe (“scusi, così mi stanno larghe, casco ogni tre
passi” – “questioni di sicurezza” – “ma ho le lenzuola in cella, posso
impiccarmi anche con quelle” – “eeeeehhhhhh”), reggiseno (“scusi come ci si
ammazza col reggiseno?” “eeeeeeeeeeeeeeeeehhhhhhhh”), piercing (“io questi non
li levo, non l’ho mai fatto, non so’ capace” -“fa come te pare” – “allora tengo
anche quest’altri” – “no, se ci riesci, li devi levare” – “ma perché?” –
“eeeeeeehhhhhh”), accendino (“si può avere solo quello con la rotella, no con
lo scatto” – “perché, che cambia?” – “che quello lo compri qui” – “ah ecco”).
Rimango in magliettina, in un clima paragonabile solo a quello dell’Alaska, e
chiedo una felpa: “Adesso non si può”. Sfidando le intemperie quindi, mi
avventuro nel reparto dell’isolamento cui sono stata destinata e lì scopro
l’amara verità: ho la finestra della cella mezza aperta. Mai ‘na gioia davvero.
Nessuno mi dice come chiuderla e, avendo io la praticità e la razionalità di un
bradipo monco, mi costringo a dormire.
Le celle vengono
aperte alle otto del mattino e richiuse la sera alle venti. “Rebibbia è un
carcere aperto”, dicono. Infatti, si poteva liberamente camminare avanti e
indietro in un corridoio lungo dieci metri dove il massimo del divertimento era
guardare la simpatica porta blindata che si apriva e chiudeva ogni tanto.
Arriva la detenuta che porta le colazioni. Le chiedo quanto la pagano, lei
schifata dice: “Ottanta euro al mese, per lavorare tutti i giorni dodici ore.
Domani però vogliamo scioperare, non è possibile che qui ci sfruttino in questo
modo e fuori non si sa nulla”. Si potrebbe obiettare che in carcere c’è vitto e
alloggio pagato dallo Stato, ma non è proprio così: qualunque cosa, anche
quella più stupida che parenti e amici potrebbero mandarti da fuori, deve
essere comprata all’interno della struttura. Con un sovrapprezzo chiaramente.
Quindi, o hai alle spalle una famiglia che mensilmente versa dei soldi sulla
tua “Jail – Card”, oppure te la prendi allegramente in saccoccia e ti adatti a
una vita che, oltre a essere già dura di per sé, diventa ancora più degradante.
Decido di farmi una
doccia. Acqua calda neanche a parlarne. Ai piani superiori riescono a scaldarla
nei pentoloni, ma all’isolamento non l’abbiamo, quindi dobbiamo adattarci. Poco
male, alle brutte mi prenderà una polmonite. Cerco il phon per i capelli. Aria
fredda. Polmonite assicurata. Chiedo un cambio alle guardie carcerarie perché,
essendo vestita da due giorni allo stesso modo e avendo anche dormito con
quella roba, oltre alla mia vita anche le mie condizioni igieniche iniziano a
diventare abbastanza precarie. Mi spiegano che il loro guardaroba è molto
disorganizzato e quindi non possono darmi nulla. Chiedo allora di poter
chiamare mia madre, così da farmi avere dei cambi. Non ne ho diritto. Chiedo a
loro di chiamarla. Non possono. “Quindi rimango così?”, chiedo iniziandomi ad
alterare. “Signorina guardi che non è mica in villeggiatura”. Gli spiego che i
detenuti non sono delle bestie e che hanno dei diritti, vengo immediatamente
bollata come “scocciatrice” e rispedita nella mia sezione. Dopo aver smosso
almeno tre piani e stalkerato diversi secondini, riesco a rimediare una felpa e
due mutande.
All’isolamento siamo
in cinque. A un certo punto sentiamo sbattere da dentro una cella e andiamo a
vedere: c’è una ragazza messa in punizione. Non può uscire da lì per dieci
giorni. Chiusa 24 ore su 24. Inorridiamo a questa scoperta. Già noi ci sentiamo
come animali in gabbia, chiuse in un corridoio, figuriamoci se si è costretti
per dieci giorni, senza uscire, in una cella di due metri per uno. La guardia
ci intima di allontanarci, non possiamo parlarle, altrimenti ci viene fatto
rapporto e ci vengono dati quarantacinque giorni di carcere in più.
Chiaramente, appena si gira, andiamo dalla ragazza, le portiamo l’acqua, il
caffè, le allunghiamo una sigaretta. Se c’è una cosa che t’insegna il carcere,
è questa: lì dentro non ci si lascia sole. Non importa quello che hai fatto al
di fuori: lì, ci si aiuta l’un l’altra nei momenti di sconforto, di paura e di
solitudine. La galera ti taglia fuori dal mondo, i contatti con l’esterno per
molti sono nulli e rischi d’impazzire. Non c’è ordine dall’alto che tenga
quando c’è in gioco il pericolo di una solitudine più grande di quella che già
si ha. Fanculo l’isolamento, fanculo gli ordini, fanculo le regole che ti
vogliono annullare. Nessuno deve rimanere solo.
Mi arriva la spesa che
ho fatto. Ho una bottiglia d’acqua naturale, la bevo e sento che è allungata
con quella frizzante. E l’ho pure pagata. Impreco e vado dalla guardia a
reclamare l’ora d’aria. Mi dice che non è possibile, non c’è l’assistente che
può controllarci all’esterno e che quindi non usciremo. Inizio a scalpitare
sempre di più e la mancanza di contatto con l’esterno inizia a devastarmi.
Chiedo se i miei genitori hanno cercato di vedermi, se sono venuti i miei amici
e i miei compagni. Non possono dirmi nulla. Inizio a incazzarmi veramente.
Arrivano le venti e mi chiudono in cella. Le altre detenute accendono il
televisore e sento il rumore delle camionette. Si parla della manifestazione
del giorno prima. Mi tappo le orecchie per non sentirle, ma la rabbia monta lo
stesso per quello che è stato fatto al corteo, a me e ai miei compagni e decido
di mettermi a dormire. Tanto non ho nulla da fare. Mi addormento, stavolta un
po’ in preda al magone. E a un certo punto eccoli: i miei compagni, i miei
amici, i miei genitori e i miei fratelli sono lì fuori a urlare che non sono
sola, a lanciare fuochi d’artificio e a cantare che “Si parte e si torna
insieme”. Lì ho iniziato a ridere, la prima risata della giornata. Sento le
altre detenute che urlano felici, che sbattono con le pentole sulle sbarre. Io
non posso, quelle dell’isolamento sono più grosse e non riesco ad arrivarci,
neanche salendo sullo sgabello. Arriva una guardia, ha capito che sono la fuori
per me. Un po’ infastidita mi dice che deve controllarmi e se va tutto bene.
Non potrebbe andare meglio, le rispondo. Mi addormento con le voci dei miei
fratelli che, dopo essere stati al freddo per un’ora, se ne vanno. Stavolta non
mi addormento col magone, ma felice e piena di una forza che avevo paura di
aver perso.
Il giorno dopo va
molto meglio. Sono arrivate delle nuove ragazze e una di queste è terrorizzata
e piange di continuo. Stavolta è il mio turno di aiutare le altre e la
consapevolezza di avere questo compito mi da’ forza e tranquillità. Io non sono
sola ma tante altre la dentro sì: è compito di chi ha questa fortuna far
sentire parte di una comunità gli altri che invece lo Stato vuole esclusi. La
giornata va avanti tra risate e un po’ di lacrime quindi, ma quasi ci
dimentichiamo di quelle sbarre che ci opprimono.
Dopo un po’ succede
quello che più mi aspettavo e temevo: mi vengono le mestruazioni. Cari
maschietti che leggete, non sentitevi in difficoltà e non distogliete lo sguardo
che questa è una cosa tanto naturale quanto rognosa. Specie se ti trovi in
carcere. Premetto che mia sorella aveva tentato di mandarmi degli assorbenti,
ma niente: le guardie all’ingresso non glieli hanno fatti passare. “Li devi
comprare, arrivano mercoledì”. Certo, e nel frattempo che si fa? Cara dignità,
quanto vogliono distruggerti. Quindi eccomi lì, in palese difficoltà, ad andare
a elemosinare tampax dalle assistenti del piano. Dopo un’ora, sette richieste,
e tanto disagio, sento una poliziotta che urla il mio nome. Convinta che mi
stesse finalmente dando ciò che richiedevo da tempo, mi sento dire: “O esci mo
a fatte l’ora d’aria o te tappo dentro”. Inutile dire che lo charme e la buona
educazione impartitami da mia madre sono andati a farsi benedire in tre
secondi, permettendo al lato di chi ha fatto le scuole al Tufello di uscire
indisturbato. Anche lì, a cavarmi d’impaccio dalla situazione, è arrivata una
detenuta che, in tre secondi, da cosa facile qual era, mi ha allungato il tanto
agognato assorbente salvando così quel poco di presentabilità che mi era
rimasta. Tra l’altro, l’ora d’aria era peggio del corridoio: si è svolta in un
quadrato di cemento minuscolo, con delle mura altissime, separato dalle altre
detenute. Quel minuscolo pezzo di cielo che s’intravedeva è stato peggio della
porta blindata della sezione che si apriva e chiudeva a intermittenza.
Finalmente la sera la
buona notizia: esco. Scatto dal letto, correndo su quelle scarpe senza lacci.
“Li rimetti ora?”. No, voglio uscire subito. Dalla cella più isolata sento una
preghiera “Non ti scordare di me per favore”. Non lo farò. La ragazza in lacrime
arrivata la mattina mi saluta. Chissà se ce la farà. Respiro. Gli abbracci, i
baci, la felicità, i festeggiamenti poi, li abbiamo vissuti insieme. Questo
invece è quello che vi posso raccontare nei tre giorni che ho passato solo
fisicamente lontana da voi. Di come hanno provato a privarci della libertà, ma
non ci sono riusciti. Di come non ci si sente soli quando si ha qualcuno fuori
che urla e combatte con te. Della solitudine che può essere sconfitta quando si
ha la consapevolezza di avere dei compagni al tuo fianco. Di come i detenuti ti
accolgano e ti accudiscano con un amore enorme. Quando si ha tutto questo,
niente può buttarti giù. “Si parte e si torna insieme”, questo mi sono ripetuta
nei momenti di sconforto. Non ho mai smesso di dubitarne. Hanno provato a
piegarci, a spezzarci, a romperci, a metterci paura. Noi invece torniamo
più forti di prima. Non ci hanno nemmeno scalfito.
Sempre vigili
lunedì 26 novembre 2012
A buon intenditor poche parole...ma giuste!
Avevano detto che si sarebbero ripreso le piazze,
avevano detto di non avere paura,
avevano detto che sarebbero
andati nei luoghi proibiti,
avevano detto che le scemenze dette su di loro dalle
TV e dai giornali non li toccavano,
avevano detto che il messaggio dato dalle
forze dell’ordine il 14 novembre lo avevano ben capito,spaventare i più giovani
con le violentissime cariche e i meno giovani perché il carcere e le denunce
sono pesanti da sopportare...e lo hanno fatto, si sono ripresi le piazze e la passata
violenza brutale e gratuita non li ha fermati. Armati di libro-scudo e
colapasta in testa hanno marciato pacificamente...
Studenti, insegnanti precari, lavoratori,insieme per le
strade delle nostre città...
I problemi da risolvere sono tanti...e la situazione diviene
sempre più complessa.
Intanto ascoltate il video di questa giovane studentessa che
fotografa con precisione la realtà dell’università e della scuola pubblica...
Cari ministri se avete coraggio rispondetele...
Sempre vigili
Sempre vigili
venerdì 23 novembre 2012
...e ’l modo ancor m’offende
“Viviamo in una fase di bassa qualità
della democrazia...
La democrazia non mantiene le sue
promesse,la democrazia può deludere
quando non produce buona politica e buon governo...” Zagrebelsky
Ma chi è il guardiano della democrazia?
Chi la deve nutrire? Chi deve difenderla?
NOI!!! Tutti insieme,tutti affiancati in
file strette e compatte!
I giovani stanno facendo la loro parte
...quando glielo consentono,quando non li picchiano, quando non li arrestano,
quando non li deridono, quando non li umiliano facendoli lavorare per cinque
euro l’ora,se fortunati...
Li hanno chiamati bamboccioni,sfigati,generazione
perduta e tanto altro ancora...ma sono i nostri giovani...giovani che tentano
disperatamente di riappropriarsi di ciò che noi gli abbiamo tolto:il futuro!
Dopo il 14 novembre sono state dette
tante assurdità dai rappresentanti delle istituzioni e visto scene
di violenza inaudita perpetrata da uno
stato che non ha più credibilità e autorevolezza, ma dire che ai giovani
manifestanti si applicherà il daspo e l’arresto differito mi sembra l’apoteosi
della irrazionalità e il disconoscimento della Costituzione che,nonostante
tutto, continua ad essere la nostra Carta che tenta di sopravvivere agli
attacchi barbari dei politicanti beceri e ignoranti.
Minacce che diventeranno realtà perché lo
stato non fa sconti a chi dissente,non fa sconti a chi non si allinea al suo
modo di pensare e agire...
E domani ci sarà ancora una
manifestazione e i giovani hanno dichiarato di voler arrivare sotto i palazzi
del potere...in strada ci saranno migliaia e migliaia di agenti...I giovani... Con l'ombrello aperto sotto le finestre del ministero della Giustizia in via Arenula
"per paura cadano lacrimogeni".
Intanto si vedono altri video del 14 novembre che fanno riflettere...
Da Repubblica.it
Agenti: manganellate e calci sui ragazzi
Un altro video che documenta
gli scontri di mercoledì 14 novembre durante la manifestazione degli
studenti a Roma: una nostra lettrice, ferma su un autobus in via di Porta
Portese, davanti a Ponte Sublicio, riprende con la telecamera la scena: un
gruppo di ragazzi si sta allontanando dal teatro degli scontri. Quando,
all'improvviso, parte una carica di una decina di poliziotti che sorprende alle
spalle alcuni giovani colpiti con manganellate e calci
ROMA - "Dialogo con gli studenti, ma i palazzi della
democrazia devono rimanere inviolabili". E ancora: "Chi indosserà un
casco, verrà identificato". Il prefetto della capitale Giuseppe Pecoraro
annuncia fermezza nel gestire la manifestazione della scuola, che domani
attraverserà la capitale. Alla vigilia della protesta dice: Vogliamo che
"ci sia la possibilità di manifestare il proprio dissenso e far conoscere
i motivi delle proteste, ma deve avvenire conformemente alle regole e alla
legge". "Sappiamo che qualcuno non ha presentato un preavviso per la
manifestazione: è ovvio che i luoghi sacri della democrazia saranno
inviolabili", ha detto Pecoraro. "Se ci saranno problemi di ordine
pubblico è ovvio che le forze dell'ordine non potranno non intervenire". E
poi puntualizza: Chi indosserà il casco "è punibile". E dunque chi
indosserà caschi durante i cortei di domani "sarà invitato a toglierlo
altrimenti sarà identificato e denunciato".
Vogliamo fare un secondo 14
novembre????????????????
“Polizia, chi stai difendendo? Chi è colui che
colpisci a terra? Un ragazzo, uno studente, un operaio? E' quello il tuo
compito? Ne sei certo? Non ti ho mai visto colpire un politico corrotto, un
mafioso, un colluso con la stessa violenza. Ti ho visto invece scortare al
supermercato una senatrice o sfrecciare in moto affiancato ad auto blu nel
traffico, a protezione di condannati in
giacca e cravatta, di cosiddetti onorevoli, dei responsabili dello sfascio sociale
giacca e cravatta, di cosiddetti onorevoli, dei responsabili dello sfascio sociale
che invece di occuparsi dello Stato si trastullano con la nuova legge
elettorale per salvarsi il culo e passano le serate nei talk show. Di
improbabili leader a cui non affideresti neppure la gestione di un condominio
che partecipano a grotteschi confronti televisivi per le primarie. Loro
"non tengono" vergogna, tu forse sì. Lo spero. Soldato blu, tu...
...hai il dovere di proteggere i cittadini, non il Potere. Non puoi farlo a qualunque costo, non scagliando il manganello sulla testa di un ragazzino o di un padre di famiglia. Non con fumogeni ad altezza d'uomo. Chi ti paga è colui che protesta, e paga anche coloro che ti ordinano di caricarlo. Paga per tutti, animale da macello che nessuno considera e la cui protesta, ultimo atto di disobbedienza civile, scatena una repressione esagerata. Soldato blu, ci hanno messi uno contro l'altro, non lo capisci? I nostri ragazzi non hanno più alcuna speranza, dovranno emigrare o fare i polli di allevamento in un call center. Tu che hai spesso la loro età e difendi la tua posizione sotto pagata dovresti saperlo. E' una guerra, non ancora dichiarata, tra le giovani generazioni, una in divisa e una in maglietta, mentre i responsabili stanno a guardare sorseggiando il tè, carichi di mega pensioni, prebende, gettoni di presenza, benefit. Soldato blu non ti senti preso per i fondelli a difendere l'indifendibile, a non schierarti con i cittadini? Togliti il casco e abbraccia chi protesta, cammina al suo fianco. E' un italiano, un'italiana come te, è tuo fratello. è tua sorella, qualche volta, come ieri per gli operai del Sulcis, un padre che ha sputato sangue per farti studiare. Sarà un atto rivoluzionario.
Parole di un amico di Alberto Salvucci
...hai il dovere di proteggere i cittadini, non il Potere. Non puoi farlo a qualunque costo, non scagliando il manganello sulla testa di un ragazzino o di un padre di famiglia. Non con fumogeni ad altezza d'uomo. Chi ti paga è colui che protesta, e paga anche coloro che ti ordinano di caricarlo. Paga per tutti, animale da macello che nessuno considera e la cui protesta, ultimo atto di disobbedienza civile, scatena una repressione esagerata. Soldato blu, ci hanno messi uno contro l'altro, non lo capisci? I nostri ragazzi non hanno più alcuna speranza, dovranno emigrare o fare i polli di allevamento in un call center. Tu che hai spesso la loro età e difendi la tua posizione sotto pagata dovresti saperlo. E' una guerra, non ancora dichiarata, tra le giovani generazioni, una in divisa e una in maglietta, mentre i responsabili stanno a guardare sorseggiando il tè, carichi di mega pensioni, prebende, gettoni di presenza, benefit. Soldato blu non ti senti preso per i fondelli a difendere l'indifendibile, a non schierarti con i cittadini? Togliti il casco e abbraccia chi protesta, cammina al suo fianco. E' un italiano, un'italiana come te, è tuo fratello. è tua sorella, qualche volta, come ieri per gli operai del Sulcis, un padre che ha sputato sangue per farti studiare. Sarà un atto rivoluzionario.
Parole di un amico di Alberto Salvucci
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