Quante altre lettere come queste dobbiamo ancora leggere?
Quante altre volte dobbiamo lottare contro l’abuso di uno Stato che pratica la violenza?
Possibile che non ci sia un politico con senso di responsabilità civile che si interessi veramente,e non solo a Ferragosto, di tutte queste morti in carcere e smantelli tutto questo orrore?
Perché non si indaga seriamente? Dobbiamo veramente credere che lo Stato sia un criminale?
Dalla realtà di questi giorni e di altri e altri,dalle notizie di morte e violenza che leggiamo tutti i giorni,dalle denunce di tante famiglie a cui lo Stato ha tolto un figlio,un fratello,un marito,un papà....si dobbiamo crederlo…. lo Stato e i suoi rappresentanti….perpetrano continuamente delitti!!!!!!!!!!!
Queste lettere sono di due genitori che cercano verità e giustizia per i loro figli…
La prima è tratta dalla lettera che la madre di Niki Aprile Gatti ha scritto alla redazione di: Caffè News Magazine!!
E’ solo uno stralcio….perchè è lunghissima e dolorissima,ma potete leggerla integralmente su:http://caffenews.wordpress.com/
L’altra è del papà di Bianzino,pubblicata oggi da Grillo
http://www.beppegrillo.it/2009/11/gentilissimo_be.html?s=n2009-11-20
Cosa c’è da dire?Tutte e due le lettere accusano lo Stato…e come potrebbe essere diversamente?
Lo Stato ha preso i loro figli sani,in ottima salute…li ha riconsegnati a pezzi!!!!!!!!!!!!!!!!
Dico solo che….è ora di gridare BASTA! E' ora che la smettano di uccidere!!!!!!!!!I responsabili di queste atrocità devono essere severamente puniti e non trasferiti o allontanati momentaneamente...perchè questa gente è gente disturbata mentalmente e non può ricoprire posti pubblici...
Io dico...
Mi vergogno di essere un cittadino di questo Stato!!!!!!!!!!!!!
Sempre vigili
Ancora oggi penso sia un incubo e presto mi sveglierò e non è vero niente…
Sono Ornella Gemini, la mamma di Niki Aprile Gatti, di soli 26 anni, brevemente Vi racconto ciò che come uno tsunami ha colpito l’esistenza di Niki e la mia. Per saperne di più Vi invito a leggere il blog che ho aperto per combattere questa durissima battaglia…(http://nikiaprilegatti.blogspot.com)
Niki era incensurato, mai avuto problemi con la Giustizia, MAI, non beveva, non fumava ed era vegetariano da 7 anni… Un ragazzo davvero pulito, mi facevano tutti i clienti i complimenti quando lo lasciavo in negozio, per la sua educazione e gentilizza!!..............................
Niki è stato arrestato a Cattolica, in quanto la mattina viene chiamato dalla madre del suo titolare che lo avvisa che la sera precedente era stato arrestato il figlio, e lo prega di recarsi presso lo studio dell’avvocato di famiglia (oltre che aziendale) per avere notizie. In perfetta buona fede e senza alcun timore, Niki si reca nello studio dell’Avv. Marcolini, resta a parlare con lui e quando esce dal portone, viene arrestato proprio lì. Vi sembra una persona che aveva paura di essere arrestato anche lui? E’ scappato quando la madre del titolare lo ha chiamato?...........................
Comunque il titolare e un altro tecnico di San Marino, arrestato anche lui lo stesso giorno, vengono introdotti nel carcere di Rimini, Niki portato a Firenze……………………
Il lunedì mattina arriva il blindato della polizia penitenziaria e riesco solo a intravedere fra sbarre e gabbie lì dentro il mio Niki, mi si stringe il cuore… il mio prezioso, adorato Niki… Il blindato entra nel retro del tribunale, io lì, non mi fanno salire in aula, riservato solo agli avvocati… e come posso vederlo????
…………….Gli agenti iniziano ad urlare di allontanarmi, dovevo stare almeno a 20 metri di distanza… avrebbero arrestato anche me, se non mi fossi tenuta a tale distanza, e io piangevo come una disperata e cercavo il piu’ possibile di avvicinarmi, mi sembrava essere entrata in un vortice di follia e di folli. Comunque lo vedo e mi vede, ma un agente gli gira con le mani la testa dal lato opposto…
Niki aveva voluto parlare perché doveva spiegare il suo lavoro e che per lui era importante spiegare ed uscire di lì. Chiedo di vederlo anche in loro presenza, anche per pochi minuti, ERA IMPORTANTE , l’Avvocato si attiva per questo ma tutto inutile, la prassi da rispettare sono le 48 ore successive all’interrogatorio…
Non sono state sufficienti le 48 ore… dopo appena 20 ore era tutto FINITO, finiti i sogni Finita la tua e la mia vita!
Il giorno 24 giugno 2008 alle ore 13,15 mi arriva una telefonata sul cellulare, e ripeto CELLULARE con tono freddo mi dice: “Lei è la mamma di Aprile Gatti Niki?”. Ed io: “Si!” – e la voce metallica: “E’ il carcere di Sollicciano, una brutta notizia, suo figlio si è SUICIDATO!”.
Non ho mai assolutamente creduto al Suicidio, Niki era un ragazzo pieno di sogni e di aspettative, non si sarebbe mai suicidato, Niki era consapevole della sua genialita’ e mai per una” ipotesi di reato” avrebbe messo fine alla sua vita!.....................
C’è il verbale di un Agente che dichiara che Niki verso le ore 10 discorreva con lui circa il processo, dice che era tranquillo, …autopsia ora del decesso ore 10 (dove hanno parlato? Non è specificato.)
Abbiamo fatto opposizione all’archiviazione per suicidio, e mi opporrò fino alla fine dei miei giorni, Niki aveva una famiglia che lo adorava e che adorava e Mai Mai avrebbe messo fine ai suoi giorni per una ipotesi di reato………………….Erano stati arrestati in 18, fra questi nomi anche “noti” ha subito detto ai Pm di voler dire quello che sapeva, il suo lavoro, ma dopo 15 ore non ne aveva piu’ la possibilità….
Noi eravamo una tranquillissima famiglia di provincia, sani principi e tanto lavoro per vivere… poi un giorno sono arrivate… le mani dello Stato… e tutto è finito!
Niki non era un delinquente, non aveva neanche mai rubato una caramella, era un ragazzo stimato da tutti e tutti gli volevano bene per il suo carattere solare, socievole e sempre pronto alle battute… Mi hanno rovinato la Vita per sempre a me e alla mia famiglia per una “ipotesi di reato” se quando chiuderanno le indagini il reato non c’è, me lo ridaranno mio figlio? Lo rivoglio Vivo e in piedi come lo hanno preso!
Non a pezzi come me lo hanno fatto rivedere dopo appena 5 giorni…
Ornella Gemini
"Gentilissimo Beppe Grillo,
Il caso recente di Stefano Cucchi e, quello ancor più recente, di Giuseppe Saladino a Parma (Il Manifesto dell'11 novembre), hanno richiamato l'attenzione sui casi di Marcello Lonzi e di mio figlio Aldo Bianzino, anch'essi morti in carcere in circostanze tutte da chiarire (chissà quando e soprattutto se). Ora, volendo esaminare il caso di Aldo, bisogna precisare alcune cose.
Il P.M. dott. Giuseppe Petrazzini, che aveva fatto arrestare Aldo e la sua compagna la sera del venerdì 12 ottobre 2007, è lo stesso magistrato che ha in carico le indagini sul suo successivo decesso avvenuto nella notte tra il 13 e il 14, Aldo era stato messo in cella di isolamento nel carcere "Capanne" di Perugia. Era stato visto da un medico, che l'aveva riscontrato sano e da un avvocato d'ufficio, col quale aveva parlato verso le 17 di sabato. Non sono disponibili registrazioni di telecamere su ciò che è avvenuto successivamente, né, dopo il decesso, la cella risulta sia stata isolata e sigillata, né che siano stati chiamati per un intervento i reparti speciali di indagine dei Carabinieri. A detta degli altri detenuti del reparto, durante la notte Aldo aveva suonato più volte il campanello d'allarme ed aveva invocato l'assistenza di un medico, sentendosi anche, pare, mandare al diavolo dall'assistente del corridoio, la guardia carceraria Gian Luca Cantore, attualmente indagato. Fatto sta che verso le 8 del mattino di domenica le due dottoresse di turno, arrivate a svolgere il loro turno di servizio, trovarono il corpo di Aldo, con indosso solo un indumento intimo (e siamo a metà ottobre, non ad agosto). I suoi vestiti si trovavano nella cella, accuratamente ripiegati (cosa che Aldo, in 44 anni, non aveva fatto mai). Le due dottoresse provarono di tutto per rianimarlo, ma alla fine dovettero desistere: Aldo era morto. L'autopsia, svoltasi il giorno dopo, diede risultati controversi: si parlò prima di due vertebre poi di due costole, rotte, poi tutto fu negato. Di certo ci fu un'emorragia celebrale e un'altra di 200 ml. al fegato. Segni esterni di percosse o violenze, nessuno (i professionisti sanno come si fa C.I.A. insegna). Ora, l'emorragia cerebrale è stata imputata ad un aneurisma, quella epatica ad un maldestro tentativo di respirazione artificiale, che le due dottoresse respingono nel modo più assoluto (e ci mancherebbe, si tratta di medici, mica di personale non qualificato), ma nessun altro ha affermato d'aver fatto tentativi in tal senso. Ora, può accadere quando si è nelle mani delle "forze dell'ordine", lo abbiamo purtroppo visto in molti casi, basterebbe pensare al G8 di Genova, e magari al colloquio recentemente intercettato nel carcere di Teramo (i detenuti non si massacrano in reparto, ma sotto!). L'emorragia cerebrale potrebbe benissimo essere stata la conseguenza di uno stress per colpi ricevuti in altre parti del corpo, immaginatevi l'angoscia e il terrore di una persona in quelle condizioni. In ogni caso credo proprio di poter dire in tutta coscienza che Aldo è stato assassinato in un ambiente violento e omertoso, del quale non si riesce neppure a sapere i nomi del personale presente quella notte nel carcere. Quanto al dott. Petrazzini, mi sembra che dignità gli imporrebbe di passare ad altri il suo incarico, date le omissioni, invece di insistere come sta facendo, per ottenere l'archiviazione del caso.
Ma i veri assassini sono coloro che hanno voluto ed ottenuto una legge sulle "droghe" come l'attuale, persone che nella loro profonda ignoranza, considerano in modo globale, senza distinzioni. Una legge fascista e clericale, da Stato etico e peggio, da Stato che manda in galera (con le conseguenze che si sono viste) il poveraccio che coltiva per uso personale qualche pianta di cannabis, mentre, se la droga (quella pesante, cocaina o altre sostanze) circola nei festini dei potenti, non succede nulla. Vorrei dire comunque che un Paese che considera delitto la detenzione e l'uso di droghe, magari solo marijuana, o l'essere "clandestino", pur non avendo colpe e quasi sempre per sfuggire a condizioni di vita impossibili, uno Stato che avendo preso in custodia delle persone, è responsabile a tutti gli effetti delle loro vite e della loro salute, uno Stato che non riconosce come reato gravissimo la tortura, uno Stato che difende i forti e i potenti e non i deboli, è uno Stato che non può ritenersi civile e non può chiedere ai suoi cittadini (o sudditi?) di amare la propria patria." In fede Giuseppe Bianzino, Vercelli, 16 novembre 2009