FRAGOROSO SILENZIO

sabato 24 gennaio 2015

Bella ciao : un inno di protesta







Da:

Giacomo Talignani 

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La nuova vita di Bella Ciao: da canzone della Resistenza a inno di protesta e libertà. Da Gezi Park sino a Tsipras

"Una mattina mi son svegliato e ho trovato l'invasor". Che si presenti sotto forma di austerity finanziaria, sotto quella della crisi, del terrorismo, dei "draghi" di Wall Street, sotto forma di Erdogan, Berlusconi o Sarkozy, del governo cinese o di quello spagnolo, la figura dell'"oppressore" e dello spirito di rivolta ha sempre lo stesso filo conduttore. Ed è per questo che "Bella Ciao" ha trovato una nuova vita: da canzone della Resistenza a inno di protesta e libertà.

La sua nascita è ancora oggi argomento di dibattito e la paternità, oltre che essere dichiarata a più riprese da diversi soggetti, non è chiara. Ovunque però viene, o perlomeno veniva, associata ai partigiani, all'antifascismo e alla Resistenza (qui la storia raccontata dall'Anpi).

Come canzone superò in forza e potenza Fischia il Vento diventando simbolo numero uno della Resistenza e oggi, che spira un altro vento, è emblema della ribellione globale e lotta alle ingiustizie.

E' diventata mondiale. Per ultimo l'ha cantata Alexis Tsipras - paladino dell'Europa anti austerity - durante la chiusura della sua campagna elettorale per le elezioni greche. In piazza gli ellenici intonavano scandito "Bella Ciao", ma non il resto della canzone. Gli unici a conoscerne le parole per filo e per segno erano gli italiani della brigata Kalimera, giunti ad Atene per sostenere Syriza. "Non ci aspettavamo che chiudesse con questa canzone. E' stata una sorpresa, una gioia immensa" dicono ancora eccitati. Significa "vento di novità non dimenticando le tradizioni. Ed è internazionale" spiegano dal comitato greco.

Eppure quel testo, e in particolare musicato con le note dei Modena City Ramblers nel 1994 (oggi pronti a cantarla anche in greco se Tzipras vincerà), negli ultimi anni risuona nelle piazze di tutto il mondo. Quasi sempre intonato da movimenti o gruppi di sinistra, ma non solo.

Negli ultimi 4 anni ha avuto un'escalation mondiale: fra i primi, a Zuccotti Park, furono quelli di Occupy Wall Street a cantarla. Era il 2011, amministrazione Obama: centinaia di indignados l'inneggiarono contro l'iniquità economica e sociale davanti alla sede della Borsa di New York. In quello stesso anno in Italia fu vietato dalla Rai di cantarla, durante il festival di Sanremo, a Gianni Morandi. L'"eterno ragazzo" fu sorpreso che "una canzone simbolo delle mondine divenisse poi elemento di polemica politica".

Lo era stato già 12 anni prima a Genova durante i cortei del G8. Suonato dalla tromba di Roy Paci, celebrato da Manu Chao, poi divenentato titolo di un documentario sui tragici fatti della Diaz e di Carlo Giuliani, Bella Ciao incarnava lo spirito di rivolta e cambiamento. Di chi non sta zitto. Tanto che nella stessa Genova nel 2013, ai funerali di Don Gallo (era la sua canzone preferita), fu intonato così forte che l'arcivescovo Bagnasco non riuscì a finire l'omelia.

Un altro prete, Franco Mella, la cantò durante la rivoluzione degli ombrelli di Hong Kong e la folla lo seguì. Da solo e in tv, invece, Michele Santoro la intonò in aperturadi un'edizione straordinaria del programma Sciuscià in polemica con l'Editto bulgaro di Berlusconi. L'ha cantata persino Matteo Salvini - come sberleffo - per protestare contro "l'invasione degli immigrati".

Ma è anche una canzone contro il terrore. Che replica agli attacchi terroristi, che connota valori anarchici, che fa ballare e sorridere: così l'hanno suonata - in italiano -durante i funerali dei vignettisti Charb e Tignous ammazzati a Parigi nella strage di Charlie Hebdo. A voler dire che oggi è una melodia di libertà diventata più internazionale de l'Internazionale.




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