FRAGOROSO SILENZIO
venerdì 2 novembre 2012
E la felicità Prof?
Tratto da: “E la felicità Prof?”
Di Giancarlo
Vistilli,Einaudi
...e se provassimo a scrivere una lettera di buon inizio d’anno
scolastico alla nostra ministra? La chiamo
per nome, come una persona di famiglia. I ragazzi fingono di non capire.
“Professò, e chi è? Una insegnante? Una preside? Neanche. Un’esperta
di scuola? Tantomeno.
Questo è stato il risultato:
Gentilissimo ministro della Scuola,
abbiamo scritto con la maiuscola il nome “scuola” perché mai
come in questo momento avvertiamo l’urgenza di riporre, nell’istituzione che
solitamente odiamo, tanto affetto.
Siamo in un momento in cui gli alunni solidarizzano
addirittura con i professori.
E’ triste veder cambiare di continuo gli insegnanti ,anche
se per noi studenti può avere i suoi vantaggi: i genitori non si fidano del
supplente e quindi se prendiamo un brutto voto è colpa sua. I precari nella
scuola sono ammalati che si curano per soli
dieci mesi( sempre se sono fortunati e rimangono un anno intero). Il
problema è che la cura avviene sulla nostra pelle. La scuola italiana ha 85.000
ammalati gravi,ci ha detto il nostro prof, che rischiano di diventare
incurabili. Come il cancro. La scuola del nostro paese ha il cancro per tanti
motivi. Noi studenti abbiamo bisogno di attenzione, di rispetto, di ritornare a
una scuola in cui si possano trovare tante persone capaci di ascoltarci,di
dedicarsi a noi, di farci piangere e ridere. Insomma, di farci stare bene. Noi,
come i nostri professori, al Nord come al Sud, non stiamo bene. Dell’autorità,
della gerarchia, della formazione professionale abbiamo tante agenzie che si
occupano già: la politica,la Chiesa, i centri sociali e i corsi di avviamento
al lavoro. La scuola è altro. Almeno la scuola che frequentiamo noi,quella
che,nonostante sia statale, i nostri genitori si spaccano anima e corpo per
mantenere.
Gentile ministro,ha mai letto gli scritti di don Milani o
dei maestri di Barbiana? Sicuramente si sarà accorto che in quei libri,dove manca
la pubblicità che invece si vorrebbe inserire nei nostri ( altra barbarie di
cui abbiamo saputo dagli insegnanti), non c’è neanche una parola che non sia necessaria ancora oggi
alla nostra scuola. Per favore, non occupi gli insegnanti precari nel turismo,altrimenti
non riusciremo più a lavorare d’estate nei villaggi come cubiste,baristi e
animatori. Lasci a noi un altro po’ di tempo per fare gli scemi. Quei poveracci
hanno studiato una vita per laurearsi!
Ci permettiamo di chiudere con un pensiero importante. Non
sono parole nostre,ma di quel “ministro” della scuola che fu Lorenzo Milani : “
La scuola deve tendere tutto nell’attesa di quel giorno glorioso in cui lo
scolaro migliore le dice:” Povera vecchia,non ti intendi più di nulla”, e la scuola
risponde con la rinuncia a conoscere i segreti del suo figliolo, felice solo
che il suo figliolo sia vivo e ribelle”.
Il libro di Vistilli ci fa conoscere adolescenti che non si
arrendono ad una vita difficile e incasinata; adolescenti che chiedono,ad adulti ed insegnanti, di crederci
ancora, di alimentare la fiamma della conoscenza, di non abbandonare il campo e
vincere le sfide che, a volte, appaiono impossibili. E in nome dell’aiuto reciproco,ci implorano di non distruggere il loro sogno e di aiutarli
a cercare la felicità.Lo sappiamo fare?
Sempre vigili
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