FRAGOROSO SILENZIO
martedì 28 giugno 2016
Altro che bonus...
di Rosaria Gasparro*
Sono un’insegnante, non inseguo carriere,
seguo gli esseri umani. Non ambisco ad avere altri ruoli. Conosco
il disvalore dei premi e delle punizioni nella crescita personale e nella
tenuta di un sistema, che una volta chiamavamo comunità. La
dignità del mio lavoro è nella mia aula, con i “miei” bambini,
con le loro famiglie, con quei colleghi che continuano a credere nel valore del
confronto e della collaborazione; e poi a casa nel chiuso del mio studio, a
fare la cosa più ovvia e naturale per un’insegnante, tutto ciò che non è
riconosciuto da chi detiene il potere e che poi ti rende credibile o meno nel
lavoro che fai: studiare, preparare, elaborare materiali e
percorsi, affinare i propri metodi, correggersi, migliorarsi.
Qui trovate il mio merito, il mio tempo e la
mia passione, la mia ricerca e la mia innovazione, il mio successo e la mia
sconfitta, la mia fatica e la mia gioia, la mia capacità di costruire un noi
che dura, che non si rompe quando la porta si apre. Qui c’è la mia
rendicontazione quotidiana, quel senso di appagamento interiore per aver fatto
al meglio il mio dovere, per aver contribuito con onestà a far crescere un piccolo angolo
di mondo. Qui c’è tutto l’imponderabile di un lavoro intellettuale, di
fiato, corpo e anima, che non traspare, che resta invisibile alla logica dei
risultati. L’imponderabile di un lavoro emozionale, fatto di eros ed ethos, che
conosce la radice affettiva e corporea di ogni apprendimento.
Per questo, valutatori riuniti, io non vi
riconosco. Tenetevi pure il bonus. Distribuitelo a chi vi pare, mandatelo
indietro, fatene materia di ricatto o di contratto, fatene pure strumento di
potere, di discriminazione, di servitù volontaria, di valorizzazione di chi vi
aggrada. Io non mi curo di voi, vi guardo e passo.
È da tempo che il re è
nudo o è pallido. E voi avete deciso che non volete conoscere il valore
dell’antieroe, quello che non si vede. Il suo rumore sottile, la sua solitudine
mentre coltiva l’umano, l’eccedenza dell’ordinario, il senso profondo della sua
cura.Vi siete schierati per i meriti
tecnici, per i titoli, gli attestati, i master acquistabili sul mercato e siete
incapaci di cogliere i meriti relazionali e qualitativi, frutto di scelte e
investimenti lunghi e costosi, che nessun mercato può vendere (Luigino Bruni , “Attenti al merito”, Avvenire, 12 gennaio
2013).
Uno scenario inquietante
quello del bonus scolastico in cui giocherà la sua parte un’altra sindrome. La
chiamano effetto Dunning-Kruger, quella che spinge a ritenersi più competenti
degli altri, una specie di distorsione cognitiva a causa della quale individui
inesperti tendono a sopravvalutarsi, giudicando, a torto, le proprie abilità
come superiori alla media (Wikipedia). Un complesso d’intelligenza, il
complesso di chi si ritiene migliore, e ricorro a
Shakespeare per descriverlo:
“Il
saggio sa di essere stupido, è lo stupido invece che crede di essere saggio”.
Ai colleghi antieroi del quotidiano, la mia
stima.
«Signori,
benvenuti nel mondo della realtà: non c’è pubblico. Nessuno che applauda, che
ammiri. Nessuno che vi veda. Capite? Ecco la verità: il vero eroismo non riceve
ovazioni, non intrattiene nessuno. Nessuno fa la fila per vederlo. Nessuno se
ne interessa».
«Gli
eroi veri siete voi, da soli in un luogo di lavoro designato. Il vero eroismo
sono i minuti, le ore, le settimane, anno dopo anno, di silenzioso, preciso,
giudizioso esercizio di probità e cura – senza nessuno lì con voi a incitarvi o
ad applaudire».
(David
Foster Wallace – Il re pallido)
Sempre vigili
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