Siamo sotto assedio.
Tutto normale. I "pargoli" hanno sempre ragione.
I Prof sono stronzi,insensibili,incompetenti.
E non importa se hanno sulle spalle 20,30 anni di "onorata" carriera,oggi sono rifiutati,attaccati e maltrattati.
Nessuno si assume la responsabilità di questo sfacelo,il Ministro parla di "ruolo sociale degli insegnanti",ma tutti i ministri e tutti i governi degli ultimi 20 anni hanno lavorato perchè ciò accadesse.
Tutti hanno voluto che quel ruolo fosse calpestato,umiliato e svilito!
Gli insegnanti sono pericolosi,lavorano per la formazione di menti critiche e libere, di teste pensanti...ma è proprio questo che non si vuole!
Sempre vigili
Bullismo in gita, 14 sospesi. Le mamme: scuola esagerata, il castigo è
eccessivo
A Cuneo il caso in un liceo: ragazzo denudato, deriso e “addobbato con
delle caramelle. I genitori: perderanno l’anno. La preside replica: “Non era
uno scherzo, l’episodio è grave”
Bullismo, in un liceo di Cuneo sospesi 14 ragazzi
LORENZO BORATTO, GIANNI MARTINI
Gita scolastica a Roma. È notte. Quindici studenti si danno appuntamento in
una delle stanze d’albergo all’insaputa dei professori. Ci sono maschi e
femmine, hanno 15 e 16 anni. Giocano, discutono, ridono. Uno di loro viene
preso di mira: battute, vestiti che volano e, quando è nudo, la rasatura dei
peli. Spuntano le caramelle, i marshmallow, utilizzati come addobbo indecoroso
sul ragazzo che è sdraiato sul letto. Lui è stanco, forse hanno bevuto, vuole
essere lasciato in pace. Uno dei compagni utilizza il cellulare della vittima e
inizia a filmare. La scena non dura molto ma, al ritorno a Cuneo, la ripresa
inizia a circolare in tante classi del liceo, finisce tra le mani di un
professore e dei genitori del ragazzo.
“Per le mamme l’educazione non esiste e la scuola è solo un bene di
consumo”
Il pedagogista Benedetto Vertecchi interviene sul caso del liceo di Cuneo:
“La maggior parte dei genitori è interessata all’oggi, a non perdere l’anno. E
se poi tirano su un selvaggio, che sarà mai?”
«Altro che difendermi! Ai tempi miei mio
padre mi avrebbe preso a calci». Di fronte a ragazzi colti in fallo e a mamme
indulgenti e arroccate sulla difensiva, la reazione degli adulti è –
immancabilmente – questa. Come testimonia, peraltro, il nostro sondaggio che
vede la quasi totalità del campione schierato con la scuola contro le mamme
mammone.
Benedetto Vertecchi, professore di
pedagogia nella terza università di Roma, ci aiuta a capire questo mammismo
iperprotettivo?
«Mi viene da pensare al film ”I nostri
ragazzi” di Ivano de Matteo. Lo conosceranno le mamme di Cuneo? E’ la storia di
due ragazzi che commettono un omicidio e l’atteggiamento dei genitori non è
quello di difenderli con una tutela legale, come sarebbe giusto e
comprensibile, ma di negare, insabbiare, rimuovere. Ma senza ricorrere per
forza ad una fiction, basta pensare a cosa accade quando un figlio viene
bocciato: la prima cosa a cui si pensa non è se il figlio ha studiato o no, ma
il ricorso al Tar».
Il figlio non va punito, insomma ?
«Il figlio. Solo il figlio, però. Gli
altri, invece, vanno puniti eccome. Siamo tutti irremovibili, consideriamo
tutti la legge infrangibile, eccetto che nel caso del figlio».
Non è stato sempre così, professore. Che
cosa è successo?
«E’ successo che c’è stata una perdita
della finalità dell’educazione. Mi spiego: l’educazione, e la scuola in questo
ambito, avevano una valenza di prospettiva. Io ti educo affinché tu possa avere
gli strumenti per affrontare la vita nel bene ma anche nelle contrarietà, nei
sacrifici, nelle asprezze di cui consta. A un certo punto – lo vogliamo datare?
Direi dalla fine degli anni Ottanta in poi – tutto questo si è perso. La scuola
non è stata più sentita come parte di un processo educativo orientato
all’esistenza, ma come un pacchetto di conoscenze che servivano a imparare
qualche cosa per trovare un lavoro e – magari – fare i soldi».
La scuola come bene di consumo?
«Esattamente. Io ho un figlio, gli compro
il motorino, il telefonino, la settimana bianca e anche quel prodotto
immateriale che si chiama scuola e che magari gli può servire, ma solo in una
logica utilitaristica e a breve. L’educazione per l’esistenza, e con essa la
responsabilità, sono scomparse. La scuola è un genere di consumo in più. Punto
e basta. E se utilizzando il giocattolo-scuola ci scappa un incidente, si
possono al massimo pagare i cocci. Ma la responsabilità no. Quella è troppo».
La vita però non funziona così. Questi
ragazzi un domani potrebbero essere chiamati ad assumersi delle responsabilità...
«Se l’educazione non serve alla vita ma solo per essere promossi quest’anno
e trovare un lavoretto l’anno prossimo, capisce bene che questo ragionamento
non ha senso. Per le mamme conta l’oggi. Il non perdere l’anno. E se poi tirano
su un selvaggio … che sarà mai?»
Studenti contro professori: così le nostre classi diventano
un ring
Da Modena a Catania, un’escalation
di aggressioni ai docenti. Qualcuno reagisce, altri gettano la spugna: “Nessuno
ci difende”