Intestazione



Le mie citazioni preferite

C'è gente che possiede una biblioteca come un eunuco un harem (Victor Hugo)
Il mediocre imita, il genio ruba (Oscar Wilde)
Amicus Plato, sed magis amica veritas – Mi è amico Platone, ma ancora più amica la verità (Aristotele)
Se devi parlare, fa' che le tue parole siano migliori del silenzio (Antico detto cinese)
Contro la stupidità neppure gli dei possono nulla (Friedrich Schiller)
Disapprovo le tue opinioni, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di esprimerle (Voltaire)
Lo stolto ha solo certezze; il sapiente non ha che dubbi (Socrate)
Sognatore è un uomo con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole (Ennio Flaiano)

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martedì 13 novembre 2012

Classica

Nel mio notturno aggirarmi oziosamente su YouTube mi sono imbattuto in una cosina simpatica che mi piace condividere con voi. Un po' perché di musica classica tutti noi ne presentiamo troppo poca sulle nostre pagine, un po' perché proprio oggi ricorre l'anniversario della morte di Gioacchino Rossini (Pesaro, 29 Febbraio 1792 – Parigi, 13 Novembre 1868); ma soprattutto per un fatto curioso che accade nel video.
Va in scena un'esecuzione all'aperto dell'overture del Guglielmo Tell di Rossini: proprio nel momento preciso in cui comincia la celebre tempesta rossiniana... sul pubblico comincia a piovere davvero (si sentono distintamente in sottofondo le prime gocce di pioggia sul pianissimo che conclude il primo movimento) e tra gli spettatori è tutto un concitato aprirsi di ombrelli.
Claudio Abbado, che dirige i Berliner Philarmoniker, se ne accorge e gli scappa da ridere...


Buon ascolto e buona visione dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

sabato 29 settembre 2012

Il ciclista Felice

Non sono mai stato un grande appassionato di sport: non ho mai vista una partita allo stadio, il tifo calcistico era solo un'occasione per prendere (e farsi in prendere) in giro compagni di scuola e colleghi di lavoro il lunedì, a seconda di quale squadra avesse vinto o perso la domenica. Anche gli altri sport li ho sempre seguiti piuttosto tiepidamente.
Ma per il ciclismo ho sempre avuta una particolare affezione: mi affascinarono fin da piccolo queste competizioni strane, che durano una giornata intera, in condizioni ambientali spesso estreme, in mezzo a bufere di neve o sotto un sole cocente.
Tra i tanti campioni sportivi che ho visti correre, ad uno sono rimasto particolarmente affezionato: un  bergamasco dal sorriso timido e dal profilo tagliente, che proprio oggi compie settant'anni.
Felice Gimondi, nato a Sedrina il 29 Settembre 1942, è stato uno dei più grandi ciclisti della storia; più di centoquaranta successi in carriera (e sarebbero stati il doppio, se non si fosse trovato a competere con quello che è considerato da molti il più grande di tutti i tempi, il cannibale Eddy Merckx), uno degli appena cinque ciclisti a vincere tutti e tre i principali giri nazionali europei (Francia, Italia, Spagna), l'unico assieme a Merckx a vincere anche tutte le principali classiche monumento (Milano-Sanremo, Parigi-Roubaix, Giro di Lombardia e Campionato del mondo).
Alle sue battaglie col rivale belga il cantautore Enrico Ruggeri dedicò anni fa una bella canzone, Gimondi e il cannibile; avendola già pubblicata in un post tempo addietro, mi limito adesso a riportare un LINK.
Vi propongo invece un racconto che a mia volta dedicai alla sua figura, e che trovate, in forma di e-book sfogliabile, cliccando sulla copertina qui sotto.

Il ciclista Felice

Buona lettura e un saluto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

martedì 21 agosto 2012

Intervallo (Revival XXXV)

Ricorrono oggi sette anni dalla morte di Robert Arthur Moog, ingegnere statunitense considerato l'inventore (o in ogni caso il perfezionatore) del sintetizzatore musicale a tastiera che da lui prese il nome.
Sulla base di questa ricorrenza, avevo intenzione di fare un post – piuttosto ambizioso – sulla storia della musica e della strumentazione elettromeccanica/elettronica, dall'organo Hammond ai campionatori al Theremin al Mellotron... fino al Moog, per l'appunto.
Poi non me la sono sentita: siamo reduci da due post davvero impegnativi (per me e per i miei ospiti), avrei mandati tutti in apnea in quella ridda di termini tecnici e in quella selva di link che avevo in mente; e in più avevo poco tempo; e poi fa un caldo... ma lasciar passare una ricorrenza interessante mi spiaceva.
E allora mi limito a regalarvi un po' di musica (ovviamente sul tema): un intervallo leggero e sorridente da ascoltare magari mentre si gira su altre pagine in rete.

Primo video: una rivisitazione del classico Amazing grace (chi voglia saperne di più su questa antichissima canzone legga QUI) incisa nel 1972 da Federico Monti Arduini – alias Il guardiano del faro – col titolo Il gabbiano infelice. Il brano che più d'ogni altro ha contribuito a far conoscere il moog in Italia.



E due: l'indimenticabile Impressioni di settembre della Premiata Forneria Marconi (un'interessante cover di Franco Battiato è stata recentemente citata sul blog di Linda).



Per finire: un altro leggendario assolo di moog, in The final Countdown degli svedesi Europe.



Ce ne sarebbero ancora, ma appesantirei troppo la pagina... e allora vi lascio un altro paio di link, per chi ne avesse ancora voglia (e me ne aspetto altri dai commenti, sono sincero!):
Emerson Lake & Palmer in Quadri di un'esposizione di Modest Musorgskij
Oxygene IV di Jean Michel Jarre

Buon ascolto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò

giovedì 9 agosto 2012

Nina, oh Nina! (Coppie tragiche V)

Nina Giustiniani
Ricorre oggi l'anniversario della nascita di un'importante figura del risorgimento italiano, forse non da tutti conosciuta al pari di altri protagonisti del periodo (eh, sì, anche la storia d'Italia è un filino maschilista, tocca ammetterlo).
La marchesa Anna Schiaffino Giustiniani, detta Nina, nacque a Parigi il 9 Agosto 1807 dal barone Giuseppe Schiaffino di Recco; andò sposa a diciannove anni al marchese Stefano Giustiniani, dal quale ebbe tre figli.
Sono note le sue simpatie per i movimenti patriottici dell'epoca, in particolare per la Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. Il suo salotto genovese fu frequentato da figure di spicco del risorgimento; vi si tennero attività di propaganda e di raccolta fondi a favore dei rivoluzionari italiani; all'interno di esso, nel 1830, Nina Giustiniani conobbe (e se ne innamorò) il futuro artefice, anni dopo, della definitiva unità d'Italia, Camillo Benso conte di Cavour, a quei tempi ventenne ufficiale del genio militare.
Cavour, figura conosciutissima del risorgimento, ebbe rapporti ambigui con varie donne, sempre tra il sentimentale e il politico, sui quali la storia ufficiale generalmente sorvola; in un precedente post già parlai di Virginia Oldoini, contessa di Castiglione, detta la vulva d'oro del risorgimento italiano, forse amante del conte, forse solamente suo strumento nel favorire, seducendo l'imperatore Napoleone III, l'alleanza tra Francia e Regno di Sardegna.
Cavour a vent'anni
Nina Giustiniani (sembra sia stato proprio Cavour ad attribuirle per primo il diminutivo col quale passerà alla storia) era già morta da tempo quando il conte tesseva i suoi intrighi con Virginia; ma la relazione tra Nina e Camillo appare di gran lunga più sincera e disinteressata dell'altra.
Di sicuro lo fu da parte di lei: il suo copioso epistolario (più di centocinquanta lettere in un solo anno, e a quei tempi non c'era la posta elettronica, e neppure quella prioritaria) testimonia un amore appassionato ed esclusivo, che si tinge di disperazione quando sente il suo amante allontanarsi da lei: Cavour, che pure in certi periodi corrispose con passione, era troppo volubile e troppo preso dalla politica, dal gioco e dalla vita mondana, per ricambiarla con pari intensità.
L'ultimo incontro tra i due avvenne a Voltri nell'autunno del 1834; da allora Nina continuerà a scrivere lettere appassionate a Camillo (alcune addirittura in genovese) ricevendone risposte sempre più tiepide e sprofondando sempre più nella depressione e nell'instabilità mentale.
Il 30 Aprile 1841, all'età di trentatré anni e dopo altri due tentativi di suicidio andati a vuoto, Nina Giustiniani trovò alfine la sospirata morte gettandosi dalla finestra di palazzo Lercari a Genova, allora sua residenza. Nella sua ultima lettera a Cavour scrisse:
“La donna che ti amava è morta. Ella non era bella, aveva sofferto troppo. Quel che le mancava lo sapeva meglio di te. È morta, dico, e in questo dominio della morte ha incontrato antiche rivali. Se essa ha ceduto loro la palma della bellezza nel mondo ove i sensi vogliono essere sedotti, qui ella le supera tutte: nessuna ti ha amato come lei. Nessuna!”.

Un saluto dal vostro
Cosimo Piovasco di Rondò