" Non smettete mai di protestare; non smettete , mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l'autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai". Beltram Russell

lunedì 24 settembre 2018

fascismo moderno strisciante





L'INTERVENTO

Se la città cala le braghe di fronte a una giunta che getta cloroformio sui delitti del fascismo

di Paolo Rumiz
Qualcuno può azzardare un nesso tra ronde di oggi e squadracce di ieri. E questo fa paura a chi preferisce la melassa del “vogliamoci bene”

TRIESTE C’era da aspettarselo, date le premesse. Trieste va a ricordare l'abominio delle leggi razziali con un aborto di manifestazione. Un ritrovo di pochi intimi accanto a una lapide ben nascosta nel sottopasso del Municipio che i triestini conoscono come “el pisadòr”, leggi pisciatoio. Così, tra una festa della sardella e una Barcolana. Conclusione: con l’eccezione della Curia, della parte meno tremebonda della comunità ebraica, di qualche solitario liberale e di pochi uomini d’onore, la città che in una piazza osannante (sette ovazioni oceaniche) ha visto la proclamazione del razzismo come legge di Stato, calerà le braghe di fronte a una giunta che non gradisce la memoria.

Il putiferio è nato da un manifesto, quello del liceo Petrarca, che chiama le cose col loro nome. Ma cosa c’è di forte, di duro, di estremo nella verità storica, e cioè che dei triestini furono complici attivi dei nazisti nell’espulsione e poi nella schedatura degli ebrei in vista dell’annientamento, e non pagarono mai il conto con la scusa dell’italianità da difendere contro gli slavo-comunisti alle frontiere? Meglio non ricordare che una parte della città ha tratto durevoli vantaggi economici e di carriera dal provvedimento fascista. Qualcuno magari potrebbe azzardare un nesso tra le ronde di oggi e le squadracce di ieri. Non sia mai. Il fatto è che quel nesso è svelato non dal manifesto, ma dalla reazione della giunta. Se non ci fosse un legame, non si sarebbe mostrata tanta coda di paglia e si sarebbe commemorato senza problemi l’infausto settembre che ci ha portati alla guerra, alla sconfitta e alla dannazione.

Il Sindaco si illude di poter tenere a bada i più estremi dei suoi compagni di coalizione. Beato lui. Anche mio zio Giorgio Pitacco, irredentista della prima ora e poi podestà di Trieste nel Ventennio, si illuse di controllare l’avanguardismo del manganello e dell’olio di ricino. Fu sconfitto. Sappia anche Dipiazza che i suoi galletti in giunta non hanno niente a che fare con la Destra occidentale, schierata a difesa dello stato di diritto e dei valori democratici. È gente per cui il potere mondiale è ancora “in mano a ebrei e massoni” (parole pronunciate sei anni fa a un comizio leghista dal vicesindaco Polidori, che però in questa occasione ha preso le distanze dal sindaco, definendo quelle inserite nel manifesto contestato delle «semplici foto che testimoniano un momento storico»). È un movimento illiberale, amico di Putin, vicino a post-comunisti come Orbàn. Non italianissimo, ma balcanico nell’anima.

So di rappresentare una minoranza. Vedo già le critiche sul web: il razzista sono io, perché il mio è un discorso che divide, eccetera. Non me ne frega niente. Su temi come questo è sacrosanto fare parte per se stessi e scavare un fossato visibile tra chi è per la libertà e chi è contro. Basta con questa melassa che proclama “vogliamoci bene”, se poi il 3 novembre si accolgono i portatori di odio in piazza per ricordare la fine della Grande Guerra. Non voglio avere nulla a che fare con chi - fosse anche la metà degli italiani - ritiene che blindare i porti sia cosa giusta.

Tra le sparate sui porti chiusi e il cloroformio sulla memoria del fascismo esiste un nesso trasparente. Chiudere le coste non significa solo tradire la nostra storia marinara e il nostro passato di “trasmigratori” (eufemismo mussoliniano). Significa prima di tutto far credere alla gente che i pericoli per il Paese siano tutti esterni. Significa impartire l’ennesima autoassoluzione agli italiani, alimentare in essi sterili vittimismi ed esentarli da ogni esame di coscienza. Come dire: tranquilli ragazzi, il male è fuori di noi. Riguarda stranieri, diversi, omosessuali, streghe, eccetera. Liberatorio.

Chiediamocelo. Come mai questa Italia taglieggiata dalle camorre e da eserciti di evasori, desertificata dalla grande distribuzione, divorata dall’incuria, governata da idioti talk show, saccheggiata dalle banche, bastonata dalle tasse, massacrata dalla burocrazia, spietata con i deboli e debole con i forti, come mai questa Italia espropriata del senso delle istituzioni e dei diritti del lavoro, derubata del futuro e della memoria nazionale, sedata dagli smartphone, ricattata da servizi deviati, ostaggio di sette innominabili e da inamovibili gerontocrazie, schiacciata da confraternite di fannulloni raccomandati, non pensa che ai gommoni dei disperati?

L’immigrazione senza regole è un problema serio. Siamo tutti un po’ stanchi di società parallele che mettono a rischio i nostri valori. Ma dove sono tutti gli altri problemi? I ponti crollano, il Paese va in tilt per una nevicata e abbandona le sue montagne per un terremoto, la barbarie galoppa sul web, le storie degli onesti sono derise o oscurate dai giornali, l’ignoranza dilaga mentre stimati capifamiglia picchiano gli insegnanti dei loro figli per un cattivo voto, i giovani devono cercare lavoro lontano dalla patria, emigranti anch’essi, ma questo Paese, anziché guardare ai propri difetti, se la prende con gli stranieri.

Il vicesindaco leghista va a farsi fotografare mentre intima a un bivacco di stranieri di sgomberare dalle Rive. Benissimo. Ma dov’è Polidori quando nelle notti triestine si scatena una movida che tiene sveglia mezza città? Dove sono le sue ronde? Vedono la droga, gli schiamazzi, la musica sguaiata fino all’alba, la volgarità, i giovani tramortiti dall’alcol, i tassisti cui tocca recuperare ragazzine schiantate sui marciapiedi? Che esempio diamo ai migranti se la nostra bella città si riduce a un divertimentificio senza radici, senza anima e senza storia?

Mio Dio, è così chiaro. Siamo di fronte a un colossale depistaggio a scopo elettorale. Gli imprenditori della paura urlano su twitter per dirottare sull’uomo nero - il più perfetto dei capri espiatori - la rabbia della gente che altrimenti li colpirebbe. Sparano rancori etnici, come nella vecchia Jugo, per non ammettere la loro incapacità e non dire che domani toccherà a noi emigrare, come i nostri nonni. Indicano colpevoli, anziché soluzioni. Proclami anziché fatti. E il popolo ci casca. Sconfortante. Goebbels aveva ragione.

Pensiamoci. L’Italia è l’unico Paese europeo che ha non uno ma due giorni della memoria. Bene, dirà qualcuno. Peccato che entrambi siano interpretati alla rovescia. Non per chiedere scusa, ma per domandare agli altri di scusarsi con noi. Sì, perché secondo questo teorema la Shoah fu cosa tedesca, così come le Foibe furono cosa slava. Questo è lo schemino assolutorio che circola da un decennio con la connivenza della Sinistra. Italiani innocenti, fascisti e comunisti. Di collaborazionismo guai parlare. Di nuovo l’auto-assoluzione.

È da prima del 1918 che la classe dirigente locale governa smistando rancori. Prima contro gli Austriaci, poi contro gli Sloveni, poi gli Ebrei, poi gli esuli istriani (accolti malissimo, non dimentichiamolo), oggi contro gli Africani o i Siriani esuli di guerra. Domani, fatalmente, aizzerà risentimenti contro quell’Europa che, avendo fatto i conti con la memoria, oserà smarcarsi dalle nostre pericolose amnesie e, avendo fatti i conti col proprio bilancio, oserà chiederci di stringere la cinghia. Anche in quel caso la colpa non sarà nostra ma dell’Unione matrigna.

Nella Comunità ebraica, esattamente come nel ’38 in Italia, c’è chi si illude di poter convivere con questo negazionismo anestetico. Siamo parte della classe dirigente, dicono alcuni ebrei, e nessuno ci potrà toccare. Oggi il nemico non siamo noi ma l’Islam, dicono altri. Il Sindaco è un simpaticone che va d’accordo con tutti, sussurrano in molti. E non comprendono che fatalmente questo indurirsi dei toni indotto dalle rodomontate di Salvini e dei suoi emuli locali finirà per ritorcersi contro di loro.

Ben diversi i toni nelle comunità ebraiche di Venezia, Milano o Torino. Lì hanno capito di avere una responsabilità storica nei confronti dell’intera comunità nazionale. Perché se persino gli Ebrei accettano di sorvolare su questo, allora cade anche l’ultimo argine di contenimento a un ritorno di regime autoritario nella Penisola e alla prospettiva, catastrofica, di una balcanizzazione dell’Europa. Perché è questo che potrà accadere, per la felicità di Putin, della Cina o degli Emiri che non vedono l’ora di riempire il nostro vuoto politico e fare di noi una colonia. È triste che tutto questo non si comprenda proprio nella città dove le Leggi della vergogna furono proclamate. —

martedì 18 settembre 2018

martedì 3 ottobre 2017

E' SOLO COLPA MIA….


  • si è solo mia…

forse stanchezza e pigrizia mi hanno allontanato dal blog, senza che lo dimenticassi e non lo rimossi. Oggi riscontro molti blog cancellati e me ne rammarico, non saper che fine hanno fatto le persone vicine anche se lontane con le quali si dialogava mi mette in colpa. Se doveste passare di qui o foste su facebook fatemi sapere privatamente dove vi siete trasferite. CIAO.

martedì 2 maggio 2017

BEL COCON
BELI E BRAVI TUTI


http://www.raiplay.it/video/2017/05/Francesco-Gabbani-5d5f049f-454f-441e-a9e6-47cd54134c36.html



Non è intero come quello sopra ma meglio di niente…

Questo Giovane Uomo grande Artista ama la nostra Città
come solo noi Cararini sappiamo fare

BRAVI FRANCESCO E FILIPPO GABBANI

e tutta la 

BAND

giovedì 1 dicembre 2016

I° DICEMBRE


Dicembre accompagna il Natale per noi è consuetudine svegliarci e ascoltare musica, da vent'anni la scelta cade su un cd con tre canzoni… in ordine. Parole, musica, voce di un genio:








sabato 16 luglio 2016



http://agensir.it/italia/2016/07/14/lo-psichiatra-vittorino-andreoli-livello-di-civilta-disastroso-regrediti-alla-cultura-del-nemico/

giovedì 14 luglio 2016

benvenuta signora


DIDI'

finalmente so che cosa significa

Stamani dopo tanto tempo ho incontrato il mio amico Africano, ha imparato abbastanza bene la nostra lingua così gli ho chiesto perché e cosa significasse il salutarmi con DIDI'. DIDI' viene usato per salutare una persona con il massimo rispetto particolarmente la Mamma. BENVENUTA SIGNORA. Sono veramente felice ora so perché appena venuta al mondo il Buon ALDO mi ha chiamato sempre così e mai Carla. 
GRAZIE BABBO
 sei stato sempre un gran SIGNORE.





venerdì 29 aprile 2016

un apuano

ELIA PEGOLLO


(per leggere l'articolo cliccare e portare sul browser)


http://www.toscanaoggi.it/Rubriche/Storie/Elia-Pegollo-Dalle-Apuane-a-Muhanga

domenica 24 aprile 2016

25 aprile.........

Il Disegno di Pier Giuseppe, Artista Cuorgnatese
" IL PREZZO del SILENZIO "

accompagna una Poesia di 

Tullia De Mayo Poetessa e Resistente PARTIGIANA
tra le fila delle GARIBALDI............





NON FINGETE DI NON VEDERE.........

RIAPPAIONO LE SVASTICHE SUI MURI
TRISTE RETAGGIO DI BIECHI ASSASSINI
IN QUESTO TEMPO CHE E' ANCORA DI MORTE,
NON FINGETE DI NON VEDERE.
UN GIORNO I MURI GRONDERANNO SANGUE
E PER QUEL SANGUE
CAMBIAMMO I NOMI DELLE STRADE.
CONTATE LE PICCOLE TARGHE DI MARMO:
SONO MIGLIAIA DI VITE TRONCATE
CON LA CORDA, LA TORTURA E IL PIOMBO.
SE NON VOLETE CHE SIANO MORTI INVANO
NON FINGETE DI NON VEDERE.

****************

tra sventolii di bandiere Rosse e Tricolore
per noi MASSIMO
sventolerà sempre una

BANDIERA GIALLA

CIAO NINI' BELLO



venerdì 4 marzo 2016

http://www.raistoria.rai.it/articoli-programma/crash-lultimo-respiro-di-michelangelo/24633/default.aspx



martedì 23 febbraio 2016

memoria.....

Umberto Eco
un
NONNO



Caro nipotino mio,
non vorrei che questa lettera natalizia suonasse troppo deamicisiana, ed esibisse consigli circa l’amore per i nostri simili, per la patria, per il mondo, e cose del genere. Non vi daresti ascolto e, al momento di metterla in pratica (tu adulto e io trapassato) il sistema di valori sarà così cambiato che probabilmente le mie raccomandazioni risulterebbero datate.Quindi vorrei soffermarmi su una sola raccomandazione, che sarai in grado di mettere in pratica anche ora, mentre navighi sul tuo iPad, né commetterò l’errore di sconsigliartelo, non tanto perché sembrerei un nonno barbogio ma perché lo faccio anch’io. Al massimo posso raccomandarti, se per caso capiti sulle centinaia di siti porno che mostrano il rapporto tra due esseri umani, o tra un essere umano e un animale, in mille modi, cerca di non credere che il sesso sia quello, tra l’altro abbastanza monotono, perché si tratta di una messa in scena per costringerti a non uscire di casa e guardare le vere ragazze. Parto dal principio che tu sia eterosessuale, altrimenti adatta le mie raccomandazioni al tuo caso: ma guarda le ragazze, a scuola o dove vai a giocare, perché sono meglio quelle vere che quelle televisive e un giorno ti daranno soddisfazioni maggiori di quelle on line. Credi a chi ha più esperienza di te (e se avessi guardato solo il sesso al computer tuo padre non sarebbe mai nato, e tu chissà dove saresti, anzi non saresti per nulla).
Ma non è di questo che volevo parlarti, bensì di una malattia che ha colpito la tua generazione e persino quella dei ragazzi più grandi di te, che magari vanno già all’università: la perdita della memoria.
È vero che se ti viene il desiderio di sapere chi fosse Carlo Magno o dove stia Kuala Lumpur non hai che da premere qualche tasto e Internet te lo dice subito. Fallo quando serve, ma dopo che lo hai fatto cerca di ricordare quanto ti è stato detto per non essere obbligato a cercarlo una seconda volta se per caso te ne venisse il bisogno impellente, magari per una ricerca a scuola. Il rischio è che, siccome pensi che il tuo computer te lo possa dire a ogni istante, tu perda il gusto di mettertelo in testa. Sarebbe un poco come se, avendo imparato che per andare da via Tale a via Talaltra, ci sono l’autobus o il metro che ti permettono di spostarti senza fatica (il che è comodissimo e fallo pure ogni volta che hai fretta) tu pensi che così non hai più bisogno di camminare. Ma se non cammini abbastanza diventi poi “diversamente abile”, come si dice oggi per indicare chi è costretto a muoversi in carrozzella. Va bene, lo so che fai dello sport e quindi sai muovere il tuo corpo, ma torniamo al tuo cervello.
La memoria è un muscolo come quelli delle gambe, se non lo eserciti si avvizzisce e tu diventi (dal punto di vista mentale) diversamente abile e cioè (parliamoci chiaro) un idiota. E inoltre, siccome per tutti c’è il rischio che quando si diventa vecchi ci venga l’Alzheimer, uno dei modi di evitare questo spiacevole incidente è di esercitare sempre la memoria.
Quindi ecco la mia dieta. Ogni mattina impara qualche verso, una breve poesia, o come hanno fatto fare a noi, “La Cavallina Storna” o “Il sabato del villaggio”. E magari fai a gara con gli amici per sapere chi ricorda meglio. Se non piace la poesia fallo con le formazioni dei calciatori, ma attento che non devi solo sapere chi sono i giocatori della Roma di oggi, ma anche quelli di altre squadre, e magari di squadre del passato (figurati che io ricordo la formazione del Torino quando il loro aereo si era schiantato a Superga con tutti i giocatori a bordo: Bacigalupo, Ballarin, Maroso eccetera). Fai gare di memoria, magari sui libri che hai letto (chi era a bordo della Hispaniola alla ricerca dell’isola del tesoro? Lord Trelawney, il capitano Smollet, ildottor Livesey, Long John Silver, Jim…) Vedi se i tuoi amici ricorderanno chi erano i domestici dei tre moschettieri e di D’Artagnan (Grimaud, Bazin, Mousqueton e Planchet)… E se non vorrai leggere “I tre moschettieri” (e non sai che cosa avrai perso) fallo, che so, con una delle storie che hai letto.
Sembra un gioco (ed è un gioco) ma vedrai come la tua testa si popolerà di personaggi, storie, ricordi di ogni tipo. Ti sarai chiesto perché i computer si chiamavano un tempo cervelli elettronici: è perché sono stati concepiti sul modello del tuo (del nostro) cervello, ma il nostro cervello ha più connessioni di un computer, è una specie di computer che ti porti dietro e che cresce e s’irrobustisce con l’esercizio, mentre il computer che hai sul tavolo più lo usi e più perde velocità e dopo qualche anno lo devi cambiare. Invece il tuo cervello può oggi durare sino a novant’anni e a novant’anni (se lo avrai tenuto in esercizio) ricorderà più cose di quelle che ricordi adesso. E gratis.
C’è poi la memoria storica, quella che non riguarda i fatti della tua vita o le cose che hai letto, ma quello che è accaduto prima che tu nascessi.
Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene – a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove.
Ora la scuola (oltre alle tue letture personali) dovrebbe insegnarti a memorizzare quello che è accaduto prima della tua nascita, ma si vede che non lo fa bene, perché varie inchieste ci dicono che i ragazzi di oggi, anche quelli grandi che vanno già all’università, se sono nati per caso nel 1990 non sanno (e forse non vogliono sapere) che cosa era accaduto nel 1980 (e non parliamo di quello che è accaduto cinquant’anni fa). Ci dicono le statistiche che se chiedi ad alcuni chi era Aldo Moro rispondono che era il capo delle Brigate Rosse – e invece è stato ucciso dalle Brigate Rosse.
Non parliamo delle Brigate Rosse, rimangono qualcosa di misterioso per molti, eppure erano il presente poco più di trent’anni fa. Io sono nato nel 1932, dieci anni dopo l’ascesa al potere del fascismo ma sapevo persino chi era il primo ministro ai tempi dalla Marcia su Roma (che cos’è?). Forse la scuola fascista me lo aveva insegnato per spiegarmi come era stupido e cattivo quel ministro (“l’imbelle Facta”) che i fascisti avevano sostituito. Va bene, ma almeno lo sapevo. E poi, scuola a parte, un ragazzo d’oggi non sa chi erano le attrici del cinema di venti anni fa mentre io sapevo chi era Francesca Bertini, che recitava nei film muti venti anni prima della mia nascita. Forse perché sfogliavo vecchie riviste ammassate nello sgabuzzino di casa nostra, ma appunto ti invito a sfogliare anche vecchie riviste perché è un modo di imparare che cosa accadeva prima che tu nascessi.
Ma perché è così importante sapere che cosa è accaduto prima? Perché molte volte quello che è accaduto prima ti spiega perché certe cose accadono oggi e in ogni caso, come per le formazioni dei calciatori, è un modo di arricchire la nostra memoria.
Bada bene che questo non lo puoi fare solo su libri e riviste, lo si fa benissimo anche su Internet. Che è da usare non solo per chattare con i tuoi amici ma anche per chattare (per così dire) con la storia del mondo. Chi erano gli ittiti? E i camisardi? E come si chiamavano le tre caravelle di Colombo? Quando sono scomparsi i dinosauri? L’arca di Noè poteva avere un timone? Come si chiamava l’antenato del bue? Esistevano più tigri cent’anni fa di oggi? Cos’era l’impero del Mali? E chi invece parlava dell’Impero del Male? Chi è stato il secondo papa della storia? Quando è apparso Topolino?
Potrei continuare all’infinito, e sarebbero tutte belle avventure di ricerca. E tutto da ricordare. Verrà il giorno in cui sarai anziano e ti sentirai come se avessi vissuto mille vite, perché sarà come se tu fossi stato presente alla battaglia di Waterloo, avessi assistito all’assassinio di Giulio Cesare e fossi a poca distanza dal luogo in cui Bertoldo il Nero, mescolando sostanze in un mortaio per trovare il modo di fabbricare l’oro, ha scoperto per sbaglio la polvere da sparo, ed è saltato in aria (e ben gli stava). Altri tuoi amici, che non avranno coltivato la loro memoria, avranno vissuto invece una sola vita, la loro, che dovrebbe essere stata assai malinconica e povera di grandi emozioni.
Coltiva la memoria, dunque, e da domani impara a memoria “La Vispa Teresa”.”

sabato 13 febbraio 2016

venerdì 29 gennaio 2016

la smemoria

27 gennaio 2016

Una data in cui ho sofferto più del solito.
Gira e rigira esce molta ipocrisia voluta o interpretata.
Resta il fatto che l'Europa non ha mantenuto e
 coltivato alcuna memoria.
Un oltraggio all'Olocausto

VERGOGNA