- "Alto come i Re del passato, si ergeva su tutti i presenti; sembrava anziano e al tempo stesso nel fiore della virilità; e sulla sua fronte vi era saggezza, e nelle sue mani vigore e guarigione, e una luce brillava intorno a lui. E allora Faramir gridò: «Guardate il Re!»"
- —Il Signore degli Anelli, libro VI, cap. V, "Il Sovrintendente e il Re".
Aragorn, noto anche coi nomi Aragorn II, Elessar, Thorongil, Grampasso, Gambelunghe, Piedealato, Estel ( Speranza), Telcontar, fu un uomo appartenente alla stirpe dei Dúnedain della Linea di Isildur , e dunque un diretto discendente di Beren e Luthien, che visse tra la fine della Terza Era e l'inizio della Quarta Era.
Rinomato guerriero e Capitano, portatore dell spada Andúril (riforgiata da Narsil, l'arma di Elendil) durante gli eventi della Guerra dell'Anello fu un importante membro della Compagnia formata per accompagnare l'hobbit Frodo nell'impresa di raggiungere Mordor e distruggere l'Unico Anello, così da sconfiggere una volta per tutte Sauron e liberare i Popoli Liberi della Terra di Mezzo dalla sua minaccia. Durante la il conflitto contro le forze di Sauron e Saruman, Aragorn diede un importante contributo alle vittorie degli eserciti di Rohan e Gondor guidandole in diverse battaglie contro le armate di orchi e uomini malvagi, favorendo con la sua opera il successo dell'impresa di Frodo e Sam.
A seguito della sconfitta dell'Oscuro Signore fu incoronato Re di Gondor e Arnor il 1° Maggio 3019 TE e nello stesso anno prese in moglie Arwen, figlia di Elrond Mezzelfo, dalla quale ebbe tre figli. Il suo fu uno dei regni più lunghi della storia di Gondor, rimanendo assiso sul trono per ben 122 anni; morì a Minas Tirith nell'anno 120 QE all'età di 210 anni, scegliendo volontariamente di addormentarsi accettando con serenità il Dono di Eru.
Gli succedette sul trono il figlio Eldarion.
Etimologia
Il nome Aragorn significa "Re Riverito" dalle parole Sindarin ar ("Re, Sovrano") e ngorn ("Riverito"). Fu il secondo a portare questo nome dopo il suo trisavolo Aragorn I. Durante i suo soggiorno a Imladris egli era chiamato Estel, nome Quenya che significa "Speranza".
Tra le varie genti della Terra di Mezzo era noto con altri nomi: Elessar (nome che assunse una volta incoronato Re), Telcontar (traduzione elfica del nome Grampasso), Thorongil (che significa "Aquila della Stella").
Titoli
Essendo l'ultimo della Casa di Elros Aragorn possedeva una gran quantità di titoli, oltre ad avere uno dei lignaggi più nobili della Terra di Mezzo. Tra questi possono essere annoverati:
- Il Dúnadan,
- XVIII Capitano dei Dúnedain di Arnor,
- Erede di Isildur,
- Gemma Elfica della Linea di Valandil,
- Capitano dell'Ovest,
- Re di tutti i Dúnedain,
- Re dell'Ovesturia,
- Re degli Uomini,
- Envyniatar,
- XXXV Re di Gondor,
- XXVI Re di Arnor,
- III Alto Re del Reame Unito di Arnor e Gondor,
- Signore della Casa di Telcontar.
Descrizione
Aspetto e carattere
- "D'un tratto Frodo notò un individuo dall'aria strana, segnato dalle intemperie, che sedeva in ombra vicino al muro ascoltando attentamente la loro conversazione. Aveva un grosso boccale di metallo davanti a sé e fumava una pipa dal lungo cannello intagliato stranamente. Teneva le gambe distese e portava degli stivali alti di una pelle morbida e di ottima fattura, ma ormai alquanto logori e ricoperti di fango. Un mantello di pesante panno verde scuro scolorito dal tempo lo avviluppava interamente e, malgrado il calore della stanza, egli portava un cappuccio che gli faceva ombra al volto: ma i suoi occhi che osservavano gli Hobbit brillavano nella mezza oscurità."
- —Il Signore degli Anelli, libro I, cap. IX, "All'insegna del Puledro Impennato"
Aragorn viene descritto come un uomo alto (circa 198 cm), dai capelli neri con qualche sfumatura argentea e gli occhi grigi, il che lo identificava come un discendente dell'antica razza di Númenor e rivelava il sangue elfico che scorreva nelle sue vene in quanto diretto discendente di Elros figlio di Eärendil. Possiede uno sguardo severo e una voce imperiosa, i quali concorrono spesso a nascondere la sua indole profondamente gentile e altruista. È un uomo dai gusti semplici e per nulla arrogante e il suo diletto preferito è fumare l'erba-pipa degli hobbit in una pipa dotata di un lungo cannello stranamente intagliato.
Poteri e abilità
In quanto discendente della Casa di Elros, per quanto mortale, Aragorn possiede alcuni poteri innati propri della sua casata: ad un'eccezionale forma fisica, egli possiede dei sensi molto sviluppati, cui vanno ad aggiungersi una profonda saggezza e conoscenza del passato, coltivata negli anni in cui fu ospite di Elrond a Gran Burrone. Conosce praticamente tutte le lingue della Terra di Mezzo (fatta eccezione per il Khuzdul) e addirittura viene accennata la sua conoscenza del Valarin, la lingua degli dei. È un abilissimo cacciatore e cercatore di piste, capace di trovare tracce nei terreni più duri, oltre che a possedere discrete capacità deduttive che da pochi indizi gli permettono di ricostruire i fatti.
Tuttavia le sue capacità più peculiari che lo distinguono dai già eccezionali uomini dell'Ovesturia, e derivanti dal fatto di appartenere alla Stirpe dei Re degli Uomini, sono essenzialmente due: il dono della preveggenza (anche se tale dono non può controllarlo a suo piacimento) e il possesso di poteri taumaturgici che gli permettono di combattere efficacemente la maggior parte delle ferite, anche quelle causate dall'Alito Nero.
Biografia
Nascita e infanzia
Aragorn nacque nel 2931 TE da Arathorn II, Capitano dei Dúnedain, e da Gilraen, figlia di Dírhael. Rimasto orfano di padre ad appena due anni fu portato dalla madre a Gran Burrone, dove venne accolto da Elrond, che era un suo lontano parente in quanto fratello di Elros, il quale lo crebbe come un figlio.
Durante il periodo trascorso ad Imladris il giovane Aragorn, chiamato Estel, fu istruito sulla storia della sua casata e gli vennero inoltre insegnati vari linguaggi, tra cui il Quenya, il Sindarin e, stando al libro Il Signore degli Anelli, anche la lingua Valarin. Strinse amicizia con Elladan ed Elrohir, figli di Elrond, che gli insegnarono a combattere e a seguire le tracce.
La maturità e l'incontro con Arwen
Quando Aragorn compì vent'anni fu convocato da Elrond che gli consegnò i tesori della Casa di Isildur (l'Anello di Barahir e i Frammenti di Narsil) a testimoniare il suo passaggio all'età adulta. Quello stesso giorno mentre passeggiava per i giardini di Imladris cantando un poema sull'amore di Beren e Luthien incontrò Arwen, la figlia del suo tutore, da poco tornata da Lothlórien dove aveva soggiornato presso la nonna Galadriel.
- "«Estel mi chiamavano», egli rispose. «Ma sono Aragorn, figlio di Arathorn, Erede d’Isildur, Sire dei Dùnedain»; eppure mentre parlava sentiva che l'alto lignaggio che aveva reso il suo cuore così felice, valeva ormai ben poco, e non era nulla in confronto con la bellezza e la nobiltà della fanciulla. Ma ella rise allegramente e disse: «Allora siamo lontani parenti. Io infatti sono Arwen, figlia di Elrond, e mi chiamo anche Undómiel». «Accade sovente», disse Aragorn, «che in tempi pericolosi gli uomini celino il loro più prezioso tesoro; eppure mi meraviglio di Elrond e dei tuoi fratelli, perché sebbene io abbia dimorato in questa casa sin dalla mia infanzia, non ho mai udito parlare di te. Per quale motivo non ci siamo mai incontrati prima d’ora? Non credo certo che tuo padre ti abbia tenuta chiusa a chiave fra i suoi tesori!». «No», ella disse, e guardò le Montagne che si ergevano a est. «Ho vissuto a lungo nella terra di mia madre laggiù a Lothlórien. Ma sono tornata da poco per rivedere mio padre. Erano molti anni ormai che non passeggiavo a Imladris». Allora Aragorn si stupì, perché ella non dimostrava più anni di lui, che aveva vissuto non più di vent’anni nella Terra di Mezzo. Ma Arwen lo guardò nel profondo degli occhi e gli disse: «Non ti meravigliare! I figli di Elrond hanno la vita degli Eldar». Allora Aragorn fu turbato perché vide la luce elfica sfavillare nei suoi occhi insieme con la saggezza di molti anni; e da quel momento egli amò Arwen Undómiel figlia di Elrond."
- —Incontro tra Aragorn e Arwen, Il Signore degli Anelli, Appendice A, parte V, "Storia di Aragorn e Arwen".
Aragorn s'innamorò perdutamente di lei e ciò non fece piacere a Elrond il quale lo prese in disparte e gli disse chiaramente che da quest'amore non sarebbe venuta alcuna felicità né per la figlia, che comunque non lo avrebbe mai amato, né per lui. Dello stesso parere fu la madre Gilraen, che tentò di dissuadere il figlio dal proseguire in questo folle amore convinta che Arwen fosse di lignaggio troppo elevato per lui. Nonostante ciò Aragorn non demorse e continuò ad amare la figlia di Elrond.
La vita da Ramingo
Servizio tra Rohan e Gondor
Per approfondire, vedi la voce Incursione nel Porto di Umbar. |
Raggiunti i vent'anni per Aragorn cominciò la vita da Capitano dei Dúnedain e per i trent'anni successivi si spostò per l'intera Terra di Mezzo. Prestò servizio presso Re Thengel di Rohan, combattendo nei ranghi dei Rohirrim.
Trascorse un periodo della propria vita anche a Gondor presso la corte di Ecthelion II, allora Sovrintendente Regnante, sotto il falso nome di Thorongil; in quel periodo il regno dei Dúnedain stava attraversando una gravissima crisi: la provincia dell'Ithilien era stata da poco perduta e i Corsari di Umbar, istigati da Sauron, avevano dato il via ad una grande offensiva contro Gondor saccheggiandone le coste.
Aragorn propose dunque al Sovrintendente un'audace piano che prevedeva un'incursione della flotta di Gondor, da lui guidata, nel porto dei Corsari per ucciderne il Capitano e distruggere la flotta.
- "Thorongil, lo chiamavano gli uomini di Gondor, l'Aquila della Stella, perché era veloce e lungimirante, e portava una stella d’argento sul suo manto; ma nessuno conosceva il suo vero nome né il suo paese di origine. [...] Era un grande condottiero di terra e di mare, ma scomparve nelle ombre dalle quali era giunto prima della fine di Ecthelion. Thorongil ripeteva sovente a Ecthelion che la forza dei ribelli di Umbar era un grosso pericolo che minacciava Gondor [...]. Ricevette quindi finalmente il permesso del Sovrintendente e radunò una piccola flotta con la quale giunse inaspettatamente a Umbar in piena notte, riuscendo a incendiare gran parte delle navi dei Corsari. Egli stesso sconfisse il Capitano del Porto nel corso di una battaglia sui molì, e ritirò la sua flotta con poche perdite. Ma quando tornarono a Pelargir, tutti furono stupefatti e dispiaciuti di apprendere che egli non voleva ritornare a Minas Tirith, ove l'attendevano grandi onori. Egli inviò a Ecthelion un messaggio di addio, dicendo: “Altri compiti mi attendono ora, sire, e dovranno passare molti pericoli e lunghi anni prima che io ritorni a Gondor, se tale è il mio destino”. E benché nessuno potesse indovinare quali fossero questi compiti e chi avesse invocato il suo aiuto, seppero tuttavia dove egli si recava, poiché prese una barca e traversò l'Anduin, là disse addio ai suoi compagni e proseguì da solo; e quando fu visto per l’ultima volta il suo volto, era diretto verso le Montagne dell’Ombra."
- —Il Signore degli Anelli, Appendice A, parte IV, "Gondor e gli Eredi di Anárion".
Inizialmente titubante Ecthelion II alla fine dette il proprio assenso ed Aragorn prese dunque il comando di quella che in seguito sarebbe divenuta nota come l'Incursione nel Porto di Umbar, conclusasi con una travolgente vittoria per Gondor.
Il Sovrintendente, sospettando l'identità del giovane Ramingo del Nord, avrebbe voluto invitarlo a Minas Tirith e offrirgli la corona ma Aragorn, sapendo che il suo momento era ancora ben là di venire, rifiutò e sbarcato a Pelargir ripartì verso il nord, con somma soddisfazione di Denethor II.
Il secondo incontro con Arwen
Nel 2981 TE a Lothlórien, di ritorno da una missione a Bosco Atro, Aragorn ebbe un secondo incontro con Arwen. Ormai egli era pienamente maturo e sicuro di sé e fu così che dichiarò il proprio amore alla Principessa Elfica, la quale dimostrò di ricambiare il sentimenti d'affetto che il giovane Capitano dei Dúnedain provava verso di lei.
- "Ed Arwen disse: «Oscura è l'Ombra, eppure il mio cuore gioisce, perché tu, Estel, sarai fra i grandi il cui coraggio la distruggerà». Ma Aragorn rispose: «Ahimè! Io non posso prevederlo, e come potrà accadere mi è tuttora oscuro. Eppure con la tua speranza anch'io spererò. E respingo per sempre l'Ombra; ma neppure il Crepuscolo è fatto per me, o mia dama; perché io sono mortale, e se tu ti legherai a me, Stella del Vespro, anche tu dovrai rinunciare al Crepuscolo». Ella rimase immobile come un candido albero, con lo sguardo perduto a occidente, e disse finalmente: «Mi legherò a te, Dùnadan, e mi allontanerò dal Crepuscolo. Eppure quella è la terra della mia gente e la dimora di tutta la mia razza»."
- —Aragorn e Arwen, Il Signore degli Anelli, Appendice A, parte V, "Storia di Aragorn e Arwen".
Fu così che entrambi si promisero in matrimonio sulla collina di Cerin Amroth e ad Elrond non restò che accettare il fatto compiuto, anche se il pensiero di dover un giorno abbandonare per sempre l'amatissima figlia lo riempì di tristezza.
Nel 3007 TE sua madre Gilraen si spense all'età di cent'anni presso il villaggio di Raminghi dove aveva scelto di ritirarsi dopo aver affidato il figlio all'educazione di Elrond a Imladris. Non si sa se Aragorn fosse presente al capezzale della madre, tuttavia certamente erano riferite a lui le ultime parole che Gilraen pronunciò prima di morire:
- "«Onen i-Estel Edain, ú-chebin estel anim.»"
- —Ultime parole di Gilraen
La Guerra dell'Anello
La caccia a Gollum e l'incontro con Frodo a Brea
Dopo aver trovato la pergamena di Isildur, Gandalf era ormai quasi certo che l'Anello di Frodo fosse in realtà l'Unico Anello che un tempo era appartenuto all'Oscuro Signore; tuttavia necessitava di ulteriori prove per convincersi del tutto, così gli venne in mente di cercare e catturare Gollum per interrogarlo e capire come l'Anello di Sauron fosse giunto a lui. Per questa impresa a Gandalf sarebbe servito un abile cacciatore, che sapesse come seguire anche tracce vecchie di mesi, e Aragorn era indubbiamente il più abile cercatore di piste dell'intera Terra di Mezzo.
Aragorn e Gandalf si misero dunque in cerca di quella disgraziata creatura, dapprima setacciando il sud del Bosco Atro, per poi spingersi verso sud-est fin quasi a Mordor, ma non trovarono quasi nessuna traccia fresca di Gollum e alla fine optarono per dividersi in modo da battere più terreno. Aragorn riuscì ad individuare e a catturare quell'orribile essere nel sud del Bosco Atro, dove giravano voci tra i Boscaioli che un'orribile creatura rapisse i bambini in fasce, e a portarlo da Gandalf più a nord, dove aiutò lo stregone a sottoporre Gollum ad un duro interrogatorio.
Saputo ciò che voleva,Gandalf pregò Aragorn di consegnare Gollum a Thranduil e poi dirigersi subito a Brea, dove avrebbe dovuto attendere Frodo in viaggio verso Imladris al fine di portare l'Anello al sicuro. Per settimane Aragorn attese pazientemente l'arrivo di Frodo, preoccupandosi tuttavia del ritardo dell'hobbit e della mancanza di notizie da parte dello Stregone, non sapendo che nel frattempo era stato catturato da Saruman e tenuto prigioniero nella torre di Orthanc.
Il 29 Settembre 3018 TE, mentre era in perlustrazione nei dintorni di Brea, vide arrivare Frodo e i suoi compagni dalle Tumulilande scortati da Tom Bombadil. Appurato che si trattava degli Hobbit che stava aspettando, Aragorn li precedette al Puledro Impennato scavalcando non visto il muro che circondava il villaggio di Brea e lì attese senza farsi notare, anche se venne comunque intravisto da Frodo che chiese informazioni su di lui a Omorzo.
Accortosi che Pipino stava parlando troppo, Aragorn si avvicinò a Frodo esortandolo a fare qualcosa per deviare l'attenzione dagli improvvidi discorsi del cugino; allora l'Hobbit intonò una canzone coinvolgendo gli altri avventori e iniziando a ballare su un tavolo della locanda. Tuttavia forse il rimedio fu peggiore del male, poiché Frodo cadde dal tavolo su cui era salito e nel ruzzolone s'infilò inavvertitamente l'Anello svanendo, gettando gli altri avventori della locanda nello scompiglio.
Alla fine Aragorn riuscì a condurre gli Hobbit in una camera e a rivelarsi come amico di Gandalf: inizialmente Sam e gli altri hobbit non si fidarono di lui, ma alla fine i dubbi furono dissolti dalla lettera di Gandalf, che Omorzo si era dimenticato di spedire a Frodo, dove lo Stregone raccomandava l'hobbit di fidarsi ciecamente del Ramingo.
Viaggio da Brea a Imladris e il ferimento di Frodo a Amon Sûl
Aragorn e gli hobbit passarono dunque la notte nella locanda, anche se per precauzione il Ramingo fece cambiare la camera temendo un'incursione degli agenti del nemico. In effetti le preoccupazioni di Aragorn trovarono conferma in quanto, durante la notte, i Nazgûl s'introdussero nella camera dove avrebbero dovuto esserci gli hobbit mentre Billy Felci e Enrico Lanicardo fecero fuggire tutti i cavalli dalle stalle della locanda.
Nonostante la fuga dei cavalli Aragorn non rinunciò a partire e così, dopo aver acquistato per un prezzo assai esoso il pony di Billy Felci, con gli hobbit si incamminò per la strada maestra verso nord per ingannare eventuali inseguitori. Una volta assicuratosi che nessuno li stava seguendo, Aragorn e i suoi compagni hobbit abbandonarono il sentiero e, passando per i boschi, imboccarono la via verso Imladris.
Dopo sei giorni di duro viaggio attraverso paludi e boscaglie. alla fine Aragorn e gli Hobbit giunsero a Colle Vento, un'antica torre fortificata dove spesso i raminghi si fermavano a bivaccare. Una volta esplorata la torre Aragorn e i suoi compagni rinvennero dei segni di battaglia e la runa "G" che stava a significare che Gandalf era passato di lì ma probabilmente era stato costretto ad andarsene a seguito di uno scontro con dei nemici. Per questo motivo Aragorn non volle accamparsi nella torre, ritenuta troppo in vista, ma preferì una piccola conca sottostante. Durante la notte però i Nazgûl, guidati dal Re Stregone, giunsero all'accampamento dei viandanti e lo attaccarono riuscendo a ferire Frodo con una Lama Morgul.
Cominciò dunque una corsa contro il tempo per portare Frodo da Elrond, affinché potesse estrarre la scheggia della lama e salvare Frodo dal diventare uno spettro. Per oltre dieci giorni Aragorn, Sam, Merry e Pipino (con Frodo sulla groppa di Bill) marciarono a tappe forzate verso Imladris con la paura di vedersi piombare addosso i Nazgûl da un momento all'altro.
Durante una sosta si accorsero della presenza di tre troll, cosa che aumentò ulteriormente la loro angoscia, ma Aragorn scacciò i loro timori spezzando un ramo sulla schiena di uno di essi rivelando che si trattava di Guglielmo, Berto e Maso, i tre troll pietrificati da Gandalf quasi ottant'anni prima durante l'avventura di Bilbo. Dopo aver fatto una breve pausa, durante la quale Sam recitò la sua Poesia del Vagabondo, i cinque compagni ripartirono ormai convinti di essere sulla strada giusta per Imladris.
Il 13 Ottobre attraversarono il Ponte sul Mitheithel, dove rinvennero una gemma elfica lasciata probabilmente da un alleato per avvisarli che la strada era sicura. Cinque giorni dopo infatti, al crepuscolo incontrarono l'elfo Glorfindel, uno dei più potenti signori elfici di Imladris inviati loro incontro da Elrond su suggerimento di Gandalf.
L'elfo, dopo aver salutato gioiosamente Aragorn e alleviato con la sua magia le sofferenze di Frodo, caricò l'hobbit ferito sul suo cavallo Asfaloth e percorse la strada con Aragorn e gli altri hobbit. Il 20 Ottobre vennero però attaccati dai Nazgûl, allora Glorfindel scese da cavallo per trattenere gli spettri mentre ordinò alla bestia di correre e portare in salvo Frodo.
Il Concilio di Elrond e la formazione della Compagnia
Per approfondire, vedi le voci Consiglio di Elrond e Compagnia dell'Anello. |
Mentre Frodo recuperava le forze, Aragorn rimase a Imladris dove informò Elrond e Gandalf dei movimenti del Nemico e ascoltò preoccupato i rapporti che Elladan e Elrohir fecero delle loro esplorazioni. Quando l'hobbit potè finalmente alzarsi dal letto, trovò il ramingo nel salone della Casa di Elrond dove aveva dismesso i vestiti da viaggio e indossato dei magnifici abiti elfici. Durante lo spettacolo musicale offerto dal Signore di Gran Burrone, Frodo potè notare che Aragorn sedeva vicino a Elrond e a sua figlia Arwen.
Il ramingo prese parte al Consiglio di Elrond dove si rivelò a Boromir come erede di Isildur e legittimo pretendente al trono di Gondor. Dapprima l'uomo di Gondor fu dubbioso, per poi ammettere che forse l'aiuto della "spada che fu rotta" sarebbe stato utile a Minas Tirith anche se rimase scettico all'idea che il ramingo diventasse Re.
Aragorn fu inoltre tra coloro che si opposero all'idea di utilizzare l'Anello contro Sauron, temendo l'effetto che esso provocava nei cuori degli uomini. Venne dunque deciso che sarebbe stata formata una Compagnia dell'Anello di nove viandanti che avrebbe accompagnato Frodo a Mordor, così da distruggere l'Anello; ad essa si unì Aragorn che assunse il ruolo di secondo in comando, mentre la guida della compagnia fu assunta da Gandalf.
- "Aragorn il figlio di Arathorn partiva per combattere sulle soglie di Mordor. Splendente era la spada di nuovo intera: la luce del sole vi risplendeva rossa, e quella della luna vi brillava fredda, ed il filo vivo era duro e acuminato. Aragorn le diede un nuovo nome e la chiamò Andúril: Fiamma dell'Occidente."
- —Il Signore degli Anelli, libro II, cap. III, "L'Anello va a Sud"
Inoltre la spada Narsil, della quale Aragorn conservava i frammenti, venne riforgiata e l'erede di Isildur le dette un nuovo nome ovverosia Andúril "Fiamma dell'Occidente".
Il viaggio da Imladris a Lothlórien
Per approfondire, vedi la voce Scontro sulla Tomba di Balin. |
I Nove Viandanti lasciarono Imladris il 25 Dicembre 3018 TE diretti a sud. Poiché la Breccia di Rohan li avrebbe portati troppo vicini a Isengard, Gandalf scelse di prendere il Passo del Caradhras, ma lo spirito maligno che aleggiava sulla montagna li respinse con una violenta bufera di neve, costringendoli a tornare indietro. La Compagnia si ritirò dunque ai piedi delle montagne dove pose un accampamento e discusse il da farsi: mentre analizzavano le varie opzioni (compresa quella di percorrere comunque la Breccia di Rohan), vennero attaccati da un branco di feroci warg, che Gandalf respinse utilizzando la propria magia.
L'attacco convinse Gandalf e Aragorn che ormai il nemico sapeva dov'erano e che la via a sud era ormai impraticabile. Decisero così a malincuore di percorrere la via che passava sotto le Montagne Nebbiose, ovverosia attraversare Moria entrando dai Cancelli Occidentali dell'antico reame nanico.
Una volta superato il cancello ed essere sopravvissuti all'attacco dell'Osservatore nell'Acqua, i membri della Compagnia si addentrarono nelle gallerie di Khazad-dûm e dopo tre giorni di viaggio giunsero infine alla Camera di Mazarbul. Qui ritrovarono i resti della Spedizione di Balin, oltre alla tomba del vecchio compagno di Bilbo e al Libro di Mazarbul.
Mentre erano intenti a leggere le ultime parole dei Nani vennero attaccati da una feroce truppa di Orchi dando il via ad una vera e propria battaglia, durante la quale Frodo viene colpito dalla lancia di un orco, ma la sua Cotta di Mithril impedì all'arma della bestia di trapassarlo. Il clamore dello scontro tuttavia attirò un nemico ben più pericoloso degli orchi: il Flagello di Durin infatti attaccò la Compagnia e Gandalf, per dare tempo ai suoi compagni di fuggire, lo affrontò sul Ponte di Khazad-dûm cadendo però nell'abisso assieme alla creatura.
Aragorn assunse dunque il comando della Compagnia e guidò i suoi amici in una precipitosa fuga verso la valle nella speranza di mettere la maggiore distanza possibile tra loro e gli orchi prima che facesse notte.
Dopo una corsa frenetica Aragorn e compagni attraversarono il fiume Nimrodel entrando nel regno di Lothlórien. Grazie alla canzone cantata da Legolas le guardie del confine non li attaccarono, ma gli fornirono riparo impedendo che gli orchi al loro inseguimento li trovassero. Vennero poi scortati da Haldir a Caras Galadhon, dove furono ricevuti da Celeborn e sua moglie Galadriel i quali furono molto addolorati nell'apprendere della caduta di Gandalf da Aragorn.
Alla fine la Compagnia rimase ospite della Dama del Bosco d'Oro per quasi un mese, per poi ripartire da Lothlórien il 16 febbraio. Al momento del commiato Galadriel volle omaggiare ogni membro della Compagnia con un dono e ad ognuno di essi vennero forniti mantelli elfici e un regalo pesonale. Una volta arrivata ad Aragorn ella gli donò un fodero forgiato per Andúril e gli consegnò l'Elessar accompagnando questi doni da parole di saggezza:
- "«La lama tratta da codesto fodero non verrà macchiata né spezzata neanche nella sconfitta», disse la Dama. «Dimmi però se vi è qualcos'altro che desideri da me all’ora della separazione! Ahimè, l’oscurità sempre più cupa sarà d’ora in poi fra di noi, e forse mai più c'incontreremo, prima del giorno in cui percorreremo una strada molto lontana e senza ritorno». Aragorn rispose: «Dama, tu conosci il mio unico desiderio, ed hai custodito a lungo il solo tesoro chiio cerchi. Eppur anche volendolo, tu non potresti darmelo; sono io che lo raggiungerò al di là delle tenebre». «Tuttavia ho qui qualcosa che forse porterà conforto al tuo cuore», disse Galadriel; «mi fu consegnata affinché te la dessi, qualora tu fossi passato dalle nostre terre». Tolse dal grembo una grande pietra verde e limpida, incastonata in una spilla d’argento a forma d’aquila con le ali distese; la tenne alla luce, e la gemma sfavillava come il sole tra le foglie della primavera. «Questa gemma io diedi a Celebrian, mia figlia, ed ella a sua volta la donò alla sua; giunge ora nelle tue mani in segno di speranza. In questo momento prendi il nome a te predestinato, Elessar, gemma elfica della casa di Elendil!». Aragorn prese la spilla e se l’appuntò al petto, e coloro che lo guardavano furono colti da meraviglia; mai infatti avevano notato il suo portamento eretto e regale, e parve loro che le spalle del capo della Compagnia si fossero alleggerite di molti anni logoranti."
- —Il Signore degli Anelli, libro II, cap. VIII, "Addio a Lórien".
La divisione della Compagnia e la morte di Boromir
Per approfondire, vedi la voce Battaglia di Amon Hen. |
Dopo aver lasciato qualche giorno a Lothlórien, la Compagnia partì nuovamente discendendo lungo il corso dell'Anduin, a bordo di piccole imbarcazioni elfiche donate da Celeborn e Galadriel. Raggiunto il Sarn Gebir, i compagni rischiarono di cadere in un'imboscata degli Orchi di Mordor, guidati da uno dei Nazgul la cui bestia alata venne abbattuta da Legolas. Inoltre, erano costantemente pedinati da Gollum, il quale li stava ora seguendo lungo il fiume aggrappato ad un tronco. Sia Aragorn che Boromir cercarono di catturare la creatura, sospettando a ragione che gli avrebbe sguinzagliato dietro i servi del Nemico, ma senza successo.
Oltrepassati gli Argonath, la Compagnia si accampò sulla sponda occidentale dell'Anduin presso il Parth Galen, appena prima delle Cascate di Rauros. Dopo una breve discussione sul da farsi, furono tutti, ad eccezione di Boromir, d'accordo nel proseguire con la missione. L'intenzione di quest'ultimo era infatti quella di portare l'Anello a Minas Tirith dove, secondo lui, sarebbe stato più utile nella guerra contro Sauron. Per evitare dissidi Aragorn, che rimpiangeva la saggia guida di Gandalf, disse che la scelta sulla strada da prendere sarebbe spettata a Frodo in quanto Portatore dell'Anello.
L'hobbit chiese di stare da solo per riflettere ed Aragorn glielo concesse, ma quasi nessuno si accorse che anche Boromir aveva lasciato il campo per seguirlo. Dopo un po' la prolungata assenza di Frodo cominciò a preoccupare i membri della Compagnia, preoccupazione che venne amplificata quando Boromir tornò da solo stravolto: Aragorn, sospettando quello che poteva essere accaduto, interrogò l'uomo ma questi non disse altro che Frodo era fuggito infilandosi l'Anello dopo un alterco. Merry e Pipino preoccupati si lanciarono nella foresta prima che Aragorn potesse fermarli per organizzare dei gruppi di ricerca costringendo il ramingo ad improvvisare e poi andare con Sam alla ricerca di Frodo, anche se non prima di aver ordinato a Boromir di correre dietro a Merry e Pipino per proteggerli.
Aragorn corse dunque su per la collina, fermandosi di tanto in tanto per cercare delle tracce, e giunse in cima ad Amon Hen ripercorrendo i passi di Frodo. Mentre stava facendo delle congetture su dove l'hobbit potesse essere andato, la sua attenzione fu attirata da rumori di battaglia che provenivano dal bosco e poi dal suono del Corno di Boromir.
Compreso che qualcosa di terribile stava accadendo, Aragorn sguainò la spada e corse verso l'origine del suono del corno, accorgendosi solo in quel momento che Sam non lo aveva seguito. Arrivò tuttavia troppo tardi per prestare aiuto a Boromir, trovandolo morente e facendo appena in tempo a raccoglierne le ultime parole:
- "Seduto con la schiena appoggiata a un grande albero, pareva dormire. Ma Aragorn vide che era trafitto da molte frecce dalle piume nere; stringeva ancora in mano la spada, rotta presso l'impugnatura; l'elmo, spaccato in due, giaceva al suo fianco. Tutt'intorno a lui, e ai suoi piedi, erano ammucchiati i corpi di molti Orchi. Aragorn gli si inginocchiò accanto. Boromir aprì gli occhi, sforzandosi di parlare. Infine, lente, gli uscirono di bocca queste parole: «Ho cercato di togliere a Frodo l'Anello. Chiedo perdono. Ho pagato». Il suo sguardo si posò sui nemici caduti: ve n'erano almeno venti. «Non ci sono più, i Mezzuomini: gli Orchi li hanno portati via. Credo che non siano morti. Gli Orchi li hanno legati». S'interruppe, e gli occhi, già spenti, si chiusero. Dopo qualche attimo parlò nuovamente: «Addio, Aragorn! Va' tu a Minas Tirith e salva la mia gente! Io ho fallito». «No!», disse Aragorn, prendendogli la mano e posando un bacio sulla sua fronte. «Hai vinto. Pochi hanno conosciuto un simile trionfo. Rasserenati! Minas Tirith non soccomberà!». Boromir sorrise."
- —Il Signore degli Anelli, libro III, cap. I, "L'Addio di Boromir"
I Tre Cacciatori e la Guerra a Rohan
Per approfondire, vedi la voce Battaglia del Fosso di Helm. |
Dopo aver reso gli onori funebri a Boromir, affidandone il corpo alle acque dell'Anduin, ad Aragorn, Legolas e Gimli si pose il dilemma: mettersi all'inseguimento degli Uruk-hai per tentare di salvare Merry e Pipino, oppure cercare di raggiungere Frodo e portare a termine l'impresa dell'Anello? Alla fine i tre optarono per dare la caccia agli Uruk-hai, in quanto i cugini di Frodo erano quelli più immediatamente esposti al pericolo. Dopo aver occultato tutto ciò che non avrebbero potuto portare con loro i Tre Cacciatori si misero all'inseguimento degli orchi, correndo giorno e notte e riposando lo stretto indispensabile per recuperare quanto più possibile lo svantaggio tra loro e i rapitori degli Hobbit.
La Grigia Compagnia e l'Esercito dei Morti
Per approfondire, vedi le voci Grigia Compagnia e Esercito dei Morti. |
Mentre Théoden, Gandalf, Éomer, Aragorn, Gimli, Legolas, Merry e Pipino stavano lasciando Isengard a poca distanza dalla fortezza furono raggiunti da Elladan e Elrohir e dalla Grigia Compagnia, giunti dal nord per unirsi ad Aragorn portandogli messaggi da parte di Elrond e Galadriel e lo stendardo cucito per lui da Arwen. Il Signore di Gran Burrone consigliava a Aragorn di raggiungere Dunclivo e ottenere l'aiuto dell'Esercito dei Morti.
Aragorn quindi, accompagnato dalla Grigia Compagnia e da Legolas e Gimli, partì alla volta di Dunclivo giungendovi ben prima di Théoden e Éomer, e qui ebbe un toccante incontro con Éowyn che avrebbe voluto seguirlo in quanto infatuata di lui. Tuttavia Aragorn le impedì di seguirlo, rattristando di molto la dama di Rohan, e s'incamminò nel Sentiero dei Morti.
Mentre percorrevano la via, Aragorn e i suoi compagni trovarono il cadavere di Baldor lo Sventurato, il figlio di Re Brego che cinquecento anni prima aveva deciso temerariamente di incamminarsi per il sentiero e non ne aveva più fatto ritorno.
- "Ciò nonostante si avvicinò e vide Aragorn in ginocchio mentre Elladan reggeva ambedue le fiaccole. Innanzi a lui erano le ossa di un uomo imponente. [...] Era caduto bocconi accanto a uno dei muri della caverna, come poterono constatare, ed innanzi a lui si ergeva una porta rocciosa fermamente chiusa: le ossa delle sue dita erano ancora avvinghiate alle fessure. Una spada rotta e scalfita gli giaceva accanto, come se colto dalla disperazione avesse vibrato contro la roccia un violento colpo. Aragorn non lo toccò, ma dopo averlo osservato in silenzio per qualche tempo si levò in piedi sospirando. «Non cresceranno mai in questo luogo i fiori di simbelmynë», mormorò. «Vi sono ora ben nove e sette tumuli coperti dall'erba verde, e durante tutti questi lunghi anni egli è rimasto in terra davanti alla porta che non riuscì ad aprire. Dove conduce? Perché voleva passare? Nessuno mai lo saprà! «Non è questo infatti il mio compito!», gridò voltandosi, rivolto all’oscurità sussurrante alle sue spalle. «Tenete nascosti i vostri segreti ed i vostri tesori degli Anni Maledetti! Rispondete solo alle nostre domande! Lasciateci passare e poi seguiteci! Vi convoco alla Roccia di Erech!»"
- —Il Signore degli Anelli, libro V, cap. II, "Il Passaggio della Grigia Compagnia".
Qui Aragorn convocò i morti alla Roccia di Erech a Morthond e s'incamminò verso di essa, e i membri del suo seguito ebbero la sensazione di essere seguiti da un grande esercito in marcia. Giunti che furono alla Roccia di Erech Aragorn si fece passare da Elrohir un corno d'argento e lo suonò per convocare gli spiriti dei morti.
- "A coloro che si trovavano nelle vicinanze parve di udire il suono di altri corni rispondere, come un eco in profonde e lontane caverne. Non udirono però altri rumori , pur essendo consci della presenza di un grande esercito radunato intorno al colle. Un vento gelido come il respiro di fantasmi veniva dalle montagne. Allora Aragorn smontò e in piedi, accanto alla Roccia, gridò con voce possente: «Fedifraghi, perché siete venuti?» Si udì una voce rispondergli nella notte come da molto lontano: «Per mantenere il nostro giuramento e avere pace». Allora Aragorn disse: «É giunta infine l'ora. Io vado a Pelargir sull'Anduin, e voi mi seguirete. E quando da questa terra saranno spazzati via i servitori di Sauron, considererò mantenuto il giuramento ed avrete pace e riposo eterno. Perché io sono Elessar, l'erede di Isildur di Gondor»."
- —Il Signore degli Anelli, libro V, cap. II, "Il Passaggio della Grigia Compagnia".
Dopo aver arringato i morti Aragorn e il suo seguito si diressero verso sud per portare soccorso ai feudi meridionali di Gondor, in quel momento sotto attacco da parte dei Corsari di Umbar.
La liberazione di Gondor e la sconfitta di Sauron
La vittoria di Pelargir e la Battaglia dei Campi del Pelennor
Per approfondire, vedi le voci Battaglia di Pelargir e Battaglia dei Campi del Pelennor. |
Prima di giungere a Pelargir Aragorn e l'Esercito dei Morti liberarono la città di Linhir dall'assedio dei corsari: sia gli assediati e gli assedianti furono colti da immenso terrore alla vista dell'armata dei morti e fuggirono. L'unico a rimanere fu Angbor, Signore del Lamedon, che attese Aragorn ed ebbe un breve colloquio con lui impegnandosi a radunare i suoi uomini e a raggiungerlo il prima possibile a Pelargir o, se non avesse fatto in tempo, a marciare verso Minas Tirith.
Rafforzato da alcune centinaia di uomini Aragorn li guidò verso Pelargir che in quel momento stava subendo un duro assalto da parte dei Corsari. Questi inizialmente non si preoccuparono di Aragorn e le sue truppe, reputandole poca cosa, ma quando scesero in campo gli spettri dell'Esercito dei Morti il terrore e la confusione dilagarono nell'esercito del male; di questo approfittarono gli schiavi ai remi per ribellarsi ed impadronirsi delle navi, mentre i corsari che non si erano gettati in mare dalla paura venivano debellati dalle forze di Aragorn e Pelargir. Una volta ottenuta la vittoria Aragorn liberò gli spettri dalla maledizione di Isildur e poi arringò i cittadini e i soldati di Pelargir presentandosi come l'erede di Isildur giunto per aiutare Gondor nell'ora più buia e annunciando la propria intenzione di risalire l'Anduin per portare aiuto a Minas Tirith assediata.
Galvanizzati dalla presenza di Aragorn i soldati dei feudi del sud si radunarono attorno a lui e, dopo aver riassestato la flotta catturata ai corsari, cominciarono a risalire il fiume Anduin. Alla fine dopo una navigazione favorita da un benigno vento dal mare, Aragorn e i suoi uomini raggiunsero l'approdo di Harlond e sbarcarono mentre la battaglia era ancora in corso. Dapprincipio vennero scambiati per i Corsari sia dai difensori della città che dai servi di Sauron, ma l'equivoco durò poco poiché Aragorn dispiegò il proprio vessillo e guidò una feroce carica da tergo contro le forze di Mordor sbaragliandole.
- "Sulla prima nave si aprì un grande stendardo e il vento lo spiegò mentre essa si avvicinava al porto di Harlond. Tutti videro l'Albero Bianco, simbolo di Gondor, ma esso era circondato da Sette Stelle e sormontato da una corona, lo stemma di Elendil che nessuno ormai portava da innumerevoli anni. E le stelle sfavillavano alla luce del sole, perché erano gemme incastonate da Arwen figlia di Elrond, e la corona riluceva nel mattino, poiché era fatta di mithril e d'oro. Così giunse Aragorn figlio di Arathorn, erede d'Isildur, dai Sentieri dei Morti, sospinto dal vento del Mare sino al regno di Gondor; la felicità dei Rohirrim fu come un torrente di parole e di risa, e la gioia e lo stupore della Città si tradussero in una musica di trombe e uno squillare di campane. E gli eserciti di Mordor furono colti da stupore, e parve loro un'incredibile stregoneria che le loro navi fossero piene di nemici; un nero terrore li invase, sapendo che il vento del fato soffiava ora contro di loro e che la loro ora era vicina. [..] Davanti a tutti marciava Aragorn con la Fiamma dell'Ovest, Anduril, che sfavillava come fuoco appena acceso, Narsil forgiata di nuovo e micidiale come in passato. Sulla sua fronte brillava la Stella di Elendil."
- —Il Signore degli Anelli, libro V, cap. VI, "La battaglia dei campi del Pelennor".
Le case di Guarigione
- "«Se almeno Gondor avesse dei re come quelli che pare regnassero in passato! Perché le antiche saghe dicono: Le mani del re sono mani di guaritore. E in tal modo si poteva sempre riconoscere il vero re»"
- —Ioreth, Il Signore degli Anelli, libro V, cap. VIII, "Le Case di Guarigione".
La Battaglia del Morannon e la vittoria su Sauron
Per approfondire, vedi la voce Battaglia del Morannon. |
Incoronazione e regno
Per approfondire, vedi la voce Incoronazione di Re Elessar. |
Una volta sconfitto Sauron un'immensa gioia si propagò per le strade della città e l'intera popolazione riservò grandi festeggiamenti all'esercito che ritornava vittorioso a Minas Tirith. Tuttavia Aragorn non entrò in città e pose la sua tenda nei Campi del Pelennor perché, come voleva la tradizione, il compito di recarsi dal Re ed invitarlo all'interno della città per essere incoronato spettava al Sovrintendente. Quando tutti i preparativi per l'incoronazione furono pronti, Faramir uscì dalla città accompagnato da Hurin delle Chiavi e quattro soldati della Guardia della Cittadella.
- "Faramir s'incontrò con Aragorn al centro dello spiazzo, s'inginocchio e disse:«L'ultimo Sovrintendente di Gondor chiede il permesso di dimettersi dal suo incarico». Egli porse un bastone bianco; ma Aragorn prese il bastone e lo restituì, dicendo: «L'incarico non è finito, e sarà tuo e dei tuoi eredi finché durerà la mia stirpe. Fa' ora ciò che compete al tuo incarico!». Allora Faramir si levò in piedi e parlò con voce chiara: «Uomini di Gondor, ascoltate ora il Sovrintendente di questo Reame! Mirate! Finalmente è giunto colui che rivendica il titolo di Re. Ecco Aragorn figlio di Arathorn, Capitano dei Dúnedain di Arnor, Capitano dell'esercito dell'Ovest, portatore della Stella del Nord, possessore della Spada Riforgiata, vittorioso in battaglia, mani di guaritore, Gemma Elfica, Elessar della Linea di Valandil, figlio di Isildur, figlio di Elendil di Númenor. Volete che sia Re ed entri nella città e vi dimori?». E tutto l'esercito e l'intera popolazione gridarono Sì, all'unisono."
- —Il Signore degli Anelli, libro VI, cap. V, "Il Sovrintendente e il Re".
I soldati della Guardia che accompagnavano Faramir fecero dunque un passo avanti e il Sovrintendente aprì una cassetta e prese la Corona di Gondor e la offrì ad Aragorn, che la prese in mano e pronunciò il giuramento di Elendil. Tuttavia, invece di porla sul proprio capo, la restituì a Faramir affinché fosse Frodo a consegnargliela.
- "«Uomini di Gondor, gli eruditi dicono che era consuetudine che il Re ricevesse la corona dal padre prima che questi morisse; ma se ciò non era possibile, egli doveva recarsi alla tomba del padre e prenderla dalle sue mani. Ma poiché adesso è necessario procedere diversamente, con la mia autorità di Sovrintendente ho qui portato da Rath Dínen la corona di Eärnur l'ultimo Re, i cui giorni passarono al tempo dei nostri avi». Allora le guardie fecero un passo avanti e Faramir aprì la cassetta e mostrò un'antica corona. [...] Allora Aragorn prese la corona e la tenne in alto, e disse: «Et Eärello Endorenna utúlien. Sinome maruvan ar Hildinyar tenn' Ambar-metta!». [...] Allora molti si stupirono perché Aragorn non pose sul proprio capo la corona, ma la restituì a Faramir dicendo: «È grazie all'opera e al valore di molti che sono giunto in possesso della mia eredità. In pegno di riconoscenza vorrei che il Portatore dell'Anello recasse a me la corona, e che Mithrandir la ponesse sul mio capo, se accetta; poiché è stato lui il fautore di tutto ciò che è stato compiuto, e questa vittoria è sua»."
- —Il Signore degli Anelli, libro VI, cap. V, "Il Sovrintendente e il Re".
Allora Frodo si fece avanti, prese la corona dalle mani di Faramir e la porse a Gandalf; Aragorn si inginocchiò e Gandalf posò sul suo capo la corona.
- " [...] e Gandalf posò sul suo capo la Bianca Corona e disse: «Vengono ora i giorni del Re, e siano benedetti finché dureranno i troni dei Valar!» Ma quando Aragorn si alzò tutti coloro che lo videro lo osservarono in silenzio, perché parve loro che si rivelasse ora per la prima volta. Alto come i Re del passato, si ergeva su tutti i presenti; sembrava anziano e al tempo stesso nel fiore della virilità; e sulla sua fronte vi era saggezza, e nelle sue mani vigore e guarigione, e una luce brillava intorno a lui. E allora Faramir gridò: «Guardate il Re!»"
- —Il Signore degli Anelli, libro VI, cap. V, "Il Sovrintendente e il Re".
Dunque tutte le campane di Minas Tirith presero a suonare a festa, e tutte le trombe squillarono, mentre Aragorn avanzava solennemente verso la città.
Una volta giunto al cancello Húrin delle Chiavi l'aprì, e Aragorn attraversò a piedi tutta la città, fino a raggiungere la Cittadella dove, sulla torre più alta, fu issato il suo vessillo. Così ebbe inizio il glorioso regno di Re Elessar e a lungo le storie cantarono di questo giorno.
Il matrimonio con Arwen e il viaggio nel nord
Il 25 giugno 3019 TE Gandalf e Aragorn ascesero al monte Mindolluin e qui lo Stregone aiutò il Re a trovare un germoglio dell'Albero Bianco di Gondor, il quale andò a sostituire il vecchio albero posto davanti al giardino della Torre di Ecthelion; questo tuttavia non venne bruciato ma posto nelle Case dei Re in una sorta di cerimonia funebre, con tutti gli onori che ci si sarebbe aspettati per un vecchio sovrano passato a miglior vita.
Lo stesso giorno Arwen giunse a Minas Tirith da Imladris, accompagnata dal padre Elrond e dai fratelli Elladan e Elrohir; il Giorno di Mezzo anno, i due convolarono a nozze in una fastosa cerimonia alla quale parteciparono i membri superstiti della Compagnia dell'Anello, tutti i nobili di Gondor e Re Éomer di Rohan, giunto appositamente a Minas Tirith assieme alla sorella Éowyn. Così la promessa che i due amati si scambiarono oltre cinquant'anni prima sul colle di Cerin Amroth ebbe compimento, Gondor ebbe finalmente la propria Regina e una gioia incontenibile si propagò in ogni angolo del Regno.
Dopo i festeggiamenti, che durarono diverse settimane, Aragorn partì dalla Città Bianca assieme a Re Éomer e un grande corteo formato da Rohirrim e Uomini di Gondor (al quale sia aggiunsero tutti i membri della Compagnia dell'Anello e molti nobili di Gondor, tra i quali Faramir e Imrahil di Dol Amroth). Il nuovo Re di Gondor volle infatti personalmente omaggiare Éomer accompagnando a Edoras la salma di Théoden (che da dopo la Battaglia dei Campi del Pelennor era conservata presso le Case dei Re) e approfittare così per compiere un viaggio nel nord del suo regno. Una volta giunto ad Edoras Aragorn assistette alla cerimonia di inumazione di Théoden nell'ultimo tumulo della Seconda Linea della Casa di Eorl, dopodiché partecipò al banchetto funebre; durante tale festa Faramir e Éowyn annunciarono il proprio fidanzamento e le prossime nozze, benedette sia da Re Éomer che da Re Elessar.
Il regno la Quarta Era
Dopo l'incoronazione a Re di Gondor, Aragorn, acclamato dalle genti di Minas Tirith come Elessar, ovvero gemma elfica, regnerà sul trono di Gondor per 123 anni, assieme alla sua consorte Arwen, dalla quale avrà anche due figlie e un figlio, il cui nome sarà Eldarion, assicurando così la continuazione della Casa di Telcontar. Durante il suo regno, Gondor si riunificherà all'Arnor, ed ingloberà anche Imladris, Umbar e l'Harondor, e tuttavia la Contea sarà dal re in persona ceduta del tutto agli hobbit, assieme al divieto per qualsiasi umano di varcare i confini del paese dei mezzuomini.
Si dice anche che, durante il regno di Aragorn, sia stata ricostruita, parzialmente o totalmente, l'antica capitale del regno del Sud Osgiliath e che anche la città di Fornost, antica capitale di Arnor, sia stata rioccupata dai Dúnedain.
La morte
- "Allora Aragorn disse ad Arwen: «Ormai, Dama Stella del Vespro, la più splendida di questo mondo e la più amata, il mio mondo sta svanendo. Abbiamo raccolto, abbiamo speso, e ora si avvicina il momento di pagare». Arwen comprese ciò che voleva dire, e lo prevedeva da tempo; tuttavia, fu sconvolta dal dolore. «Vuoi dunque, sire, lasciare prima del tempo la tua gente che vive per la tua parola », ella disse. «Non prima del tempo», egli rispose. «Se non vado adesso, sarò presto costretto a partire per forza. Eldarion nostro figlio è pienamente maturo per divenire re»."
- —Il Signore degli Anelli, Appendice A, parte V, "Storia di Aragorn e Arwen".
Dopo 120 anni di regno Aragorn, che aveva ormai 210 anni, il più longevo della Linea di Isildur da almeno 1200 anni, sentì il peso della sua lunga vita e quindi decise di recarsi nelle Case dei Re accompagnato dalla moglie Arwen e dal figlio Eldarion, e lì attese la morte scegliendo volontariamente di addormentarsi:
- "Aragorn si recò nella Casa dei Re in fondo alla Via Silente, e si distese sul lungo letto che era stato preparato per lui. Disse addio a Eldarion e gli porse la corona alata di Gondor e lo scettro di Arnor; poi tutti lo lasciarono, all’infuori di Arwen, la quale rimase in piedi, sola, accanto al letto. [...] «Dama Undómiel», disse Aragorn, «dura è invero l'ora, eppure fu decisa nel momento in cui ci incontrammo sotto le bianche betulle nel giardino di Elrond, ove nessuno più passeggia. E sul colle di Cerin Amroth, quando abbandonammo sia l’Ombra che il Crepuscolo, accettammo il nostro destino. Rifletti, mia adorata, e domandati se preferiresti vedermi appassire e cadere dal mio alto trono, impotente e irragionevole. [...] A me fu data non soltanto una vita tre volte più lunga di quella degli Uomini della Terra di Mezzo, ma anche la grazia di partire volontariamente, restituendo il dono ricevuto. Ora, quindi, dormirò». «Non ti dirò parole di conforto, perché per simili dolori non vi è conforto entro i confini del mondo. Ti attende un'ultima scelta: pentirti e recarti ai Rifugi, portando con te al'Ovest il ricordo dei giorni trascorsi insieme [...]; o, altrimenti, attendere la Sorte degli Uomini». «No, mio amato sire», ella rispose, «quella scelta è stata fatta ormai da molto tempo. Non vi sono più navi che mi porteranno sin là, e devo attendere la Sorte degli Uomini, volente o nolente: la perdita e il silenzio. Ma voglio dirti, Re dei Numenoreani, che sinora non avevo compreso la storia della tua gente e la loro caduta. Li deridevo come se fossero stupidi e cattivi, ma ora finalmente li compiango. Perché se questo è, in verità, il dono dell'Uno agli Uomini, è assai amaro da ricevere». «Così sembra», egli disse. «[...] In tristezza dobbiamo lasciarci, ma non nella disperazione. Guarda! Non siamo vincolati per sempre a ciò che si trova entro i confini del mondo, e al di là di essi vi è più dei ricordi. Addio!». «Estel, Estel!», ella gridò, e mentre gli prendeva la mano e la baciava egli si addormentò. Allora in lui si rivelò una grande bellezza, e tutti coloro che vennero a guardarlo l’osservarono con meraviglia, perché videro che la grazia della sua gioventù, il coraggio della virilità e la saggezza e maestà della vecchiaia erano fusi in uno. Egli giacque a lungo là, immagine dello splendore dei Re degli Uomini immersa nella gloria raggiante precedente al crollo del mondo."
- —Il Signore degli Anelli, Appendice A, parte V, "Storia di Aragorn e Arwen".
Curiosità
- All'epoca della Guerra dell'Anello, Aragorn ha 87 anni ed è il quarto membro della Compagnia dell'Anello più anziano dopo Gandalf, Legolas e Gimli.
- Aragorn e Elrond sono lontanamente imparentati: infatti Elrond è il fratello di Elros Tar-Myniatur, capostipite della Casa di Elros da cui discese Elendil, dunque il sire elfico è il pro-pro-pro-pro-zio di Aragorn; inoltre Arwen e Aragorn sono cugini di 63° grado.
- Il suo avo Arvedui sposò Fíriel di Gondor, figlia di Re Ondoher, dunque Aragorn riunisce in sé sia la Linea di Isildur che la Linea di Anárion e ciò gli permette dunque di poter pretendere sia al trono di Gondor che di Arnor.
- Aragorn al momento della sua morte aveva 210 anni, e dunque fu il primo della Linea di Isildur a superare i duecento anni di età da oltre milletrecento anni. L'ultimo a superare tale soglia fu il suo avo Malvegil che morì all'età di 205 anni nel 1349 TE.
- Nelle prima versione de Il Signore degli Anelli il personaggio di Aragorn avrebbe dovuto chiamarsi Trotter e, anziché essere un uomo, avrebbe dovuto essere un hobbit dai piedi di legno avendoli persi a Mordor per le torture subite.
Adattamenti
Il Signore degli Anelli (1978)
Nell'adattamento animato di Bakshi del 1978 il Capitano dei Dúnedain è doppiato da John Hurt.
Questa resa non è stata molto apprezzata dalla critica e dai fan, che hanno accusato la produzione di aver costruito il personaggio basandosi sugli stereotipi del nativo americano.
Il Ritorno del Re (1980)
Nel lavoro di Rankin/Bass' il personaggio di Aragorn è doppiato da Theodore Bikel.
La resa è piuttosto fedele al personaggio di Tolkien, tuttavia il film non è stato molto apprezzato né dalla critica né dai fan.
Trilogia de Il Signore degli Anelli (2001 - 2003)
Nella trilogia di Peter Jackson il personaggio di Aragorn è interpretato dall'attore statunitense Viggo Mortensen. Inizialmente Jackson aveva scritturato l'attore irlandese Stuart Townsend, ma in seguito il regista optò per Mortensen in quanto Townsend era troppo giovane per interpretare un ruolo maturo come quello di Aragorn.
Pare che inizialmente, Viggo Mortensen fosse restio ad accettare il ruolo, in quanto avrebbe comportato una prolungata lontananza dal figlio; tuttavia fu proprio il figlio Henry, grande fan di Tolkien e delle sue opere, ad implorare il padre di accettare il ruolo di Aragorn, cosa che alla fine Mortensen fece.
Molti hanno criticato la scelta di Peter Jackson di trasporre l'Aragorn interpretato da Mortensen come pieno di dubbi e insicuro, a differenza di quanto accade nel libro, ma il regista neozelandese l'ha giustificata con la necessità di rendere in maniera diversa lo sviluppo narrativo del personaggio.