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" [...] Nienna, sorella dei Fëanturi; essa dimora da sola. Le è noto il dolore, e si lamenta d'ogni ferita sofferta da Arda per i guasti di Melkor. Così grande fu la sua pena quando la Musica eruppe, che il suo canto si trasformò in lamento assai prima che terminasse, e il suono luttuoso fu integrato nei temi del Mondo prima che questo avesse inizio. Ma essa non piange per sé; e coloro che la odono, apprendono la pietà e a perseverare nella speranza. Le sue aule si trovano a occidente dell'Occaso, ai confini del mondo; di rado essa viene alla città di Valimar, dove tutto è letizia. Si reca piuttosto alle aule di Mandos, poste vicino alle sue; e tutti coloro che in Mandos attendono, la invocano perché essa arreca forza di spirito e trasforma il dolore in saggezza. Le finestre di casa sua guardano fuori delle pareti del mondo."
Il Silmarillion, Valaquenta, "I Valar".

Nienna, della stirpe degli Ainur, è la terza delle Valier, le Regine dei Valar e settima tra gli Aratar. Nella mente di Ilúvatar è la sorella di Mandos e Irmo pertanto viene considerata come una dei Fëanturi, i Signori degli Spiriti. Non ha alcuno sposo e dimora nelle Aule di Nienna[1].

Etimologia[]

Nienna o Nyenna deriva dai nomi Quenya nië ("lacrima") e nyéna- ("lamento") e significa "Piangente" o "Colei che Piange". Tra gli Elfi è conosciuta anche con l'epiteto Quenya Hui, con il Telerin Fui ("Notte" o "Nebbia") o con il Noldorin Fuil ("Signora dell'Oscurità").

Ella è anche Heskil ("Colei che porta l'Inverno"), Núri ("Colei che Sospira") e Qalmë-Tári ("Signora della Morte").

Descrizione[]

Aspetto e carattere[]

Nienna appartiene alla stirpe degli Ainur, dunque non avrebbe necessità di un corpo fisico ma quando scese in Arda assunse la forma di una donna molto alta dagli occhi grigi e dai capelli chiarissimi. Generalmente indossa un manto grigio e il suo volto è sempre rigato dalle lacrime.

Caratterialmente è estremamente sensibile e incapace di provare rancore e tutti possono essere oggetto della sua pietà; arrivò persino ad implorare clemenza per Melkor quando il Vala Ribelle, dopo la lunga prigionia nelle Aule di Mandos, venne condotto dinnanzi all'Anello del Destino per essere giudicato.

Poteri e attributi[]

Nienna è una degli Aratar, dunque è annoverata tra i più potenti Valar, e assieme ai fratelli Mandos e Irmo è una dei Fëanturi, i "Signori degli Spiriti". Ella è la Signora della Pietà e del Lamento e si addolora per tutte le sofferenze subite da Arda a partire dalla dissonanza causata da Melkor durante la Musica degli Ainur. Il suo lamento fu parte della Musica e così il lutto venne integrato nei temi del Mondo. Essa tuttavia non piange per sé e coloro che la odono apprendono la pietà e a perseverare nella speranza. Raramente si reca a Valmar, preferendo visitare il vicino fratello Mandos e tutti coloro che attendono nella Aule dei Morti, i quali la invocano poiché essa arreca forza di spirito e trasforma il dolore in saggezza[1].

Si narra che Nienna ebbe una parte minore nella Musica degli Ainur e che smise di cantare prima della Fine, non riuscendo a sopportarne le pene. Tuttavia restò ad ascoltarla attentamente per serbarla nella memoria. Ne ebbe in dono una lungimiranza superiore a quella degli altri Valar e l'abilità di predire con buona accuratezza come si sarebbe svolta la Storia di Arda. Questa consapevolezza, tuttavia, fu per lei fonte di eterno dolore e mosse nel suo cuore la compassione per le sorti del mondo e per i suoi abitanti. Per questo motivo non condivide la speranza di Manwë e raramente è allegra[2].

Nelle versioni primitive della mitologia tolkieniana è una dea della morte severa e impassibile, associata alla notte e all'inverno.

Dimora[]

La dimora di Nienna ha caratteristiche diverse ne Il Silmarillion e nei Racconti Perduti. Nel primo viene chiamata "Aule di Nienna", nel secondo "Fui".

Aule di Nienna[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi la voce Aule di Nienna.

Le Aule di Nienna si trovano nella parte più occidentale di Aman e poco a sud delle Sale di Attesa, regno di suo fratello Mandos, dove sovente si reca per cercare di alleviare le sofferenze delle anime che vi si trovano.

Le finestre della sua dimora si affacciano su Ekkaia, il Mare Esterno e guardano verso le Mura del Mondo. Nienna lascia raramente le sue Aule e si reca di rado nella ridente Valmar[1].

Fui[]

Nienna dimora nelle caverne di Fui mentre il fratello Mandos in quelle di . Entrambe si trovano nella regione di Mandos e sono scavate sotto le radici delle gelide montagne settentrionali di Aman.

Furono costruite da Aulë e dai servitori di Nienna e Mandos su loro richiesta in quanto non riuscivano a sopportare l'intensa luce che emanavano le dimore di molti altri Valar[3]. Sono descritte come caverne molto vaste, tanto che si estendevano perfino al di sotto dei Mare Ombroso, labirintiche, oscure ed echeggianti.

Il grande salone di Fui, ove risiedeva Nienna, era ancor più grande e oscuro di quello di Vê. Davanti ad un nero trono, all'interno di un braciere, bruciava un singolo carbone ardente emettendo una luce tremolante, il tetto era ricoperto da ali di pipistrello e le colonne e i muri che lo sorreggevano erano di basalto. In questo salone si riunivano tutti gli Uomini defunti e Nienna li giudicava dopo aver letto i loro cuori, indirizzandola ad una di tre possibili sorti[4].

Fui e Vê possono essere raggiunte dalle terre mortali tramite Qalvanda, la Strada della Morte, realizzata da Mandos e Nienna. Delle tre vie che collegano Palisor a Valinor (le altre due sono Olórë Mallë e Ilweran) essa è la più breve e rapida ma è anche buia e ardua da percorrere. È in realtà costituita da due cunicoli sempre separati: uno è destinato agli Elfi e termina a Vê, l'altro agli Uomini e conduce a Fui[5].

Nienna esce molto raramente da Fui, tanto che, insieme al marito, fu l'unica a non essere presente alla grande festa di Samírien. Proprio per la presenza di Nienna, Mandos e dei loro servitori, che dimoravano nelle montagne e nelle vallate circostanti, Melkor abbandonò l'idea di valicarne i passi al fine di uccidere gli Alberi, decidendo invece di aggirarle[6].

Biografia[]

Nienna nel Silmarillion[]

Durante la Musica degli Ainur, la sua pena fu così grande che il suo canto si trasformò in lamento assai prima che terminasse e il suono luttuoso fu integrato nei temi del Mondo prima che questo avesse inizio. Dopo che i Valar lasciarono l'isola di Almaren, Nienna bagnò con le sue lacrime il verde colle di Ezellohar mentre Yavanna cantava, contribuendo alla nascita dei Due Alberi[7].

La pietà di Nienna si estese anche a Melkor stesso. Quando infatti egli fu condotto di fronte ai Valar dopo la sua cattività, Nienna parlò a suo favore e Manwë lo perdonò[8].

Dopo la distruzione degli Alberi ad opera di Melkor e Ungoliant, Nienna si recò su Ezellohar e, toltasi il grigio cappuccio, pianse su ciò che ne rimaneva, lavando via le contaminazioni prodotte da Ungoliant ma senza riuscire a farvi tornare la vita; poi cantò il dolore del mondo e la Rovina di Arda[9]. In seguito Manwë chiese a Yavanna e a Nienna di utilizzare tutti i loro poteri connessi alla crescita e alla guarigione per salvare gli Alberi: gli incantesimi di Kementári e le sue lacrime riuscirono in parte a sanare le ferite inferte di Melkor e contribuirono a far nascere un ultimo frutto d'oro da Laurelin e un ultimo fiore d'argento da Telperion, che sarebbero poi diventati rispettivamente il Sole e la Luna[10]

Nienna nel The History of Middle Earth[]

Nelle prime versioni della mitologia tolkieniana Fui-Nienna era destinata ad essere la moglie di Vefántur (Mandos). Vi appare come una Valier terribile e severa, dalla personalità affine al marito e senza alcuna associazione con la pietà, la compassione e il dolore che la caratterizzeranno ne Il Silmarillion[11].

Il giudizio degli Uomini[]

Nienna è la Signora della Morte e mentre il marito ospita nelle sue aule gli spiriti degli Elfi, lei giudica quelli degli Uomini leggendo nei loro cuori. A seconda della condotta tenuta in vita, tali spiriti possono andare incontro a tre sorti. La maggior parte di loro deve percorrere un arduo sentiero che si inerpica tra le montagne di Araman per poi scendere in una baia riparata non lontana dallo Helcaraxë[12]. Qui vengono fatti salire a bordo di una grande e tetra nave chiamata Mornië ("Oscurità"), ancorata in un porto nelle vicinanze di Fui. Una volta carica, salpa spiegando le nere vele senza che vi sia alcun marinaio o timoniere e viene trasportata dal vento a sud sino alle pianure della desolata regione di Arvalin (Avathar) dove essi si accamperanno nel crepuscolo aspettando la fine del mondo in una sorta di Purgatorio[13].

Prima di raggiungerla, la nave attraversa la Baia di Eldamar passando sotto Taniquetil; allora, per breve tempo, i defunti possono mirare i verdi colli di Valinor. I più meritevoli tra loro, una volta raggiunta Avathar, possono essere reclamati da Nornorë, l'Araldo degli Dei, seguendolo a Valmar su carri trainati da cavalli per dimorare e banchettare felici insieme ai Valar. A parte di coloro che non intraprendono questo viaggio viene permesso di restare nelle sue aule di Fui. I malvagi vengono invece condotti oltre le montagne di Araman per essere consegnati a Melkor che li tormenterà nella sua fortezza di Angamandi (Angband)[14].

Oltre a giudicare gli Uomini, Nienna distilla le lacrime per conservarne gli umori salini e intesse nuvole nere che si depositano metaforicamente sul mondo sotto forma di disperazione, dolore, lutto e tristezza[3].

Quando fu giunto il tempo per l'avvento degli Elfi, alcuni Valar, tra cui Varda, Yavanna e Vána, innamoratisi delle loro sembianze e delle loro voci, proposero a Manwë di invitarli a dimorare a Valinor, altri invece si opposero. Mandos e Nienna, pur accogliendo freddamente la proposta (come qualsiasi altra cosa), restarono neutrali[15].

La disputa con Varda[]

In seguito alla creazione del Sole da parte di Aulë e al suo affidamento ad Arien, Nienna e Mandos si infuriarono contro Varda accusandola di alterare l'ordine del mondo, in quanto Valinor si trovò immersa in un eterno e fulgido giorno che non lasciava più alcuno spazio alla quiete delle ombre. Quando altri Valar, come Vána ed Irmo, si aggiunsero alle lamentele, si decise la creazione della Luna e si alterò il corso del Sole nel cielo, allontanandolo da Arda[16].

Intercessione per Míriel[]

Nienna difese Finwë e Míriel, considerandoli incolpevoli di aver portato la morte in Aman e rinfacciando ai Valar che li accusavano, di non poter comprendere, a causa della loro natura, le sofferenze del parto subite da Míriel e il cordoglio di Finwë. Chiese poi a Manwë di intercedere per lei nei confronti di Mandos affinché concedesse a Míriel di potersi reincarnare nel suo corpo, che era rimasto incorrotto nei Giardini di Lórien poiché se ne erano prese cura le ancelle di Estë. Mandos però si oppose dicendo che la reincarnazione di Míriel avrebbe violato il suo Statuto e la Sorte dei Noldor, inoltre, se ciò fosse avvenuto, Finwë si sarebbe trovato nella condizione di avere due mogli, il che era proibito. Nienna pregò allora Mandos di farla uscire dalle sue Aule affinché potesse esercitare l'arte che amava, la tessitura, insieme a Vairë e alle sue ancelle ma egli rimase impassibile. Dopo la morte di Finwë il suo fëa si ricongiunse con quello della moglie ed ella si pentì per la sua decisione di abbandonare la vita, affermando che se fosse restata al suo fianco forse Fëanor ne avrebbe guadagnato in saggezza. Allora Finwë, appoggiato da Míriel, convinse Vairë ad abbracciare il consiglio di Nienna e in cambio si disse pronto a rifiutare la reincarnazione e a restare in eterno nelle Aule di Mandos. Quando Nienna tornò a pregare Mandos di rilasciare il fea di Míriel, questi accettò, rispondendo che del bene sarebbe derivato dal sacrificio di Finwë[17].

Nienna e Túrin[]

Tra gli Elfi di Kôr si racconta che Túrin, dopo la sua morte, seguì lo spirito di Niënor lungo tetri sentieri sino alle porte di Fui ma che né Nienna né Mandos gli aprirono le porte. Allora Úrin (Húrin) e Mavwin (Mórwen) pregarono Manwë e i Valar, avendo pietà per la loro tragica sorte, concessero a i figli di entrare nel Faskala-númen, la Vasca di Fuoco, ove si erano immersi Arien e i suoi servitori per poter condurre il Sole; furono così mondi dai loro peccati e dal loro dolore e rinacquero come Valar, dimorando a Valinor in attesa della Dagor Dagorath[18].

Maiar di Nienna[]

Note[]

  1. 1,0 1,1 1,2 Il Silmarillion, Valaquenta: I Valar, p. 8
  2. The History of Middle Earth, Vol. X: Morgoth's Ring, pp. 68-69
  3. 3,0 3,1 The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. III, pp. 94-96
  4. The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. III, pp. 77-79
  5. The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. IX, p. 240
  6. The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. VI, pp. 159-160
  7. Il Silmarillion, Cap. VI, p. 14
  8. Il Silmarillion, Cap. I, p. 29
  9. Il Silmarillion, Cap. IX, p. 35
  10. Il Silmarillion, Cap. XI, p. 45
  11. The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. III, pp. 66, 81
  12. The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. VII, p. 186
  13. The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. III, p. 97
  14. The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. III, pp. 77-80
  15. The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. V, p. 125
  16. The History of Middle Earth, Vol. I: The Book of Lost Tales Part One, cap. VIII, p. 212
  17. The History of Middle Earth, Vol. X: Morgoth's Ring, cap. IX, pp. 221-222, 226-228
  18. The History of Middle Earth, Vol. II: The Book of Lost Tales Part Two, cap. II, p. 115
  19. Racconti Incompiuti, Part IV: The Istari, p. 393
  20. Il Silmarillion, Valaquenta: I Maiar, p. 9


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