«Perciò ritengo necessario quello che, come ti ho scritto, hanno fatto spesso i grandi uomini; scegliamo alcuni giorni in cui esercitarci, con una finzione di povertà, a tollerare la vera povertà. Ciò è tanto più necessario in quanto ci siamo snervati nei piaceri e ormai giudichiamo tutto duro e difficile. Bisogna, invece, scuotere l'animo dal torpore, stimolarlo e ricordargli che la natura ci ha dato ben poche esigenze. Nessuno nasce ricco: appena viene alla luce, ogni essere umano deve appagarsi del latte e di un panno; ma, dopo questi inizi, neppure un regno basta a saziare i suoi desideri.»
Seneca, Lettere a Lucilio, 20, [13], Edizione BUR, traduzione di Giovanni Monti.
Ai tempi di Seneca non c'erano i reality show e così la classe dominante si divertiva come poteva. Oggi, i più scalcagnati dei pezzi di merda, per fare i loro esercizi di povertà, vanno a Davos. E aprono fondazioni per fare a gara a chi fa più beneficenza. «Nessuno nasce ricco», ricordatevelo uomini, e per uno che lo è diventa ce ne dev'essere almeno qualche milione che muore in povertà, ma mai per finta.