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giovedì 18 giugno 2009

Cultura e potere

«Il problema della cultura e del potere è, oggi, come sempre, quello dei rapporti tra uomini di cultura e uomini al potere. Supponiamo di scegliere i cento uomini più potenti d'America* (presi da ogni settore del potere) e di metterli tutti in fila; supponiamo poi di scegliere i cento uomini più colti (presi da ogni settore della cultura) e di metterli tutti in fila anche loro. Quanti dovrebbero stare tanto in un gruppo quanto in un altro? Naturalmente la nostra scelta dipenderebbe da ciò che intendiamo noi per potere e per cultura (soprattutto da quel che intendiamo per cultura). Ma se ci atteniamo al significato più o meno comune delle parole, non c'è dubbio che nell'America di oggi si trovano pochissime persone che dovrebbero stare tanto in un gruppo quanto nell'altro, e certamente se ne sarebbero trovate molte di più al tempo in cui furono fondati gli Stati Uniti: nel XVIII secolo, in quella che pure era una zona coloniale periferica, gli uomini al potere si preoccupavano della loro cultura, e spesso uomini di cultura salivano al potere. A questo riguardo io credo noi si sia avuto un grave declino».

Charles Wright Mills, Le élite del potere, (New York, 1956), Feltrinelli, Milano 1959 (pag. 330)

*Ero tentato di sostituire "America" con "Italia" e "Stati Uniti" con "Repubblica Italiana", ma il parallelo salta in mente senza nemmeno questa forzatura.

martedì 24 febbraio 2009

Discorsi a sega



Le argomentazioni di Alessandro Baricco su come finanziare la Cultura in Italia potranno anche essere condivisibili. Tuttavia, per favore, qualcuno mi spieghi questo discorso a sega, altrimenti domani dovrò recarmi dal mio falegname di fiducia.

«Riassunto. L'idea di avvitare viti nel legno per rendere il tavolo più robusto è buona: ma il fatto è che avvitiamo a martellate, o con forbicine da unghie. Avvitiamo col pelapatate. Fra un po' avviteremo con le dita, quando finiranno i soldi.»

sabato 21 febbraio 2009

A come Agricultura



Nel suo discorso di commiato, Veltroni ha sostenuto che una delle cause del suo fallimento è dovuta al fatto che in Italia Berlusconi «ha vinto una battaglia di egemonia culturale».
Questo è uno dei tristi effetti dell'alfabetizzazione di massa (o analfabetismo di ritorno), della cultura pubblicitaria di cui parlavo qui, e di quanto benissimo argomentato nei commenti da Weissbach.
Ricordarsi: mai gettare le perle ai porci.