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lunedì 6 gennaio 2014
Tutto, nel settantasettenne
mercoledì 23 giugno 2010
Rapporti religiosi 2.
Honoré de Balzac, Nefandezze di Colombe, in I piccoli borghesi cap. XX, Einaudi, Torino
martedì 22 giugno 2010
Rapporti religiosi
«La fanciulla [...] era davvero pia; faceva parte del gregge autentico dei fedeli e, in lei, il cattolicesimo integrale, temperato dal misticismo che tanto piace alle anime giovani, era come una poesia intima, una vita nella vita. Di qui partono le ragazze per diventare o donne molto frivole o sante [...]
Céleste aveva notato non l'irreligiosità bensì l'indifferenza di Félix in fatto di religione. Come la maggior parte dei geometri, dei chimici, dei matematici e dei grandi naturalisti egli aveva subordinato la religione al raziocinio: e lo giudicava un problema insolubile come la quadratura del cerchio. Deista in petto [sic] restava attaccato alla fede della maggioranza dei francesi senza attribuirle maggior significato che alla nuova legge nata dal Luglio. Dio era necessario in cielo come il busto del re su un basamento in municipio. Félix Phellion, degno figlio del padre, non aveva ricoperto col più lieve velo la coscienza; lasciava che Céleste vi leggesse dentro col candore e la distrazione d'un ricercatore: e la fanciulla mescolava le questioni religiose con quelle laiche; professava un profondo orrore per l'ateismo e il confessore le diceva che il deista è parente stretto dell'ateo».
[continua]
Honoré de Balzac, Nefandezze di Colombe, in I piccoli borghesi cap. XX, Einaudi, Torino