Protratto, dunque, lo stato d'emergenza sarà. Quatto, quatto, ratto ratto, protratto protratto a tempo indeterminato... I tecnici dei vari comitati scientifici, gli statistici, gli eccetera, lancia in resta, sul campo - non sul campo di mota pieno e di sangue e di urine e di feci (chi le fa le feci?), ma sul campo mediatico e quindi politico, annunciano che non ci sono cazzi: l'Italia deve stare attenta, attenta!, in guardia (guardie! quello è scappato!), e ferma, fermamente ferma!, in sicurezza protocollare, tanto e tanto tempo ancora perché l'Rt (Rieti?) sale e niente pepe, perapapà perepepè piripipì. L'arrivo del vaccino non significa niente, italiani, nonostante sarete convinti a farlo con le buone o con le superbone (la Arcuri a tetta libera?), non («ahinoi» dicono tante sinistre testedicazzo) costretti perché pare che insomma un po' di libertà occorra concederla ancora in questo belpaese allucinato - voi italiani dovrete sottostare (stare sotto) coprifuochi, non varcare confini nazionali, regionali, provinciali, comunali - dovete stare a casa e fare la spesa (dal dentista ci si può andare a fare una pulizia del tartaro?) liberi di cliccare sui pollici facebookiani o cuoricini twitteriani e riempire carrelli di amazon e zalandon.
E non rompete il cazzo che siamo noi l'autorità.
Ma soprattutto: stasera, durante il discorso, niente rutto libero.