giovedì 31 dicembre 2020

Così gli dèi sarebbero

Protratto, dunque, lo stato d'emergenza sarà. Quatto, quatto, ratto ratto, protratto protratto a tempo indeterminato... I tecnici dei vari comitati scientifici, gli statistici, gli eccetera, lancia in resta, sul campo - non sul campo di mota pieno e di sangue e di urine e di feci (chi le fa le feci?), ma sul campo mediatico e quindi politico, annunciano che non ci sono cazzi: l'Italia deve stare attenta, attenta!, in guardia (guardie! quello è scappato!), e ferma, fermamente ferma!, in sicurezza protocollare, tanto e tanto tempo ancora perché l'Rt (Rieti?) sale e niente pepe, perapapà perepepè piripipì. L'arrivo del vaccino non significa niente, italiani, nonostante sarete convinti a farlo con le buone o con le superbone (la Arcuri a tetta libera?), non («ahinoi» dicono tante sinistre testedicazzo) costretti perché pare che insomma un po' di libertà occorra concederla ancora in questo belpaese allucinato - voi italiani dovrete sottostare (stare sotto) coprifuochi, non varcare confini nazionali, regionali, provinciali, comunali - dovete stare a casa e fare la spesa (dal dentista ci si può andare a fare una pulizia del tartaro?) liberi di cliccare sui pollici facebookiani o cuoricini twitteriani e riempire carrelli di amazon e zalandon.
E non rompete il cazzo che siamo noi l'autorità.

Ma soprattutto: stasera, durante il discorso, niente rutto libero.

martedì 29 dicembre 2020

Pressione e frizione

«Chissà se una lingua foneticamente caratterizzata da maggiore pressione e frizione possa essere più pericolosa come veicolo di infezione virale. Basti pensare a come siano diverse dal punto di vista meccanico alcune inflessioni o dialetti nel solo nostro territorio nazionale (calabrese aspirato o toscano con la c espirata). Allo stesso modo mi incuriosisco su alcuni difetti di pronuncia — come il sigmatismo, meglio noto come zeppola — forse possano creare un volume di goccioline maggiore a quello che emetterebbe chi non l’ha o ha l’erre moscia». Ilaria Capua

Adesso ho capito la vera ragione per cui Venticello pigliava tanti schiaffi dall'ispettore

***
A parte - e fuori tema.

Da giovane neo patentato, provai - per un certo periodo - la vecchia Fiat 500 di famiglia, a quattro marce (più la retromarcia) che, quando si dovevano "scalare" (esempio, dalla terza alla seconda), bisognava fare la "doppietta" (pressione doppia cadenzata del piede sinistro sulla frizione), altrimenti, al passaggio di marcia, il cambio grattava. Crrr.
All'inizio fu piuttosto complicato; tuttavia, a poco a poco, riuscivo nell'operazione almeno nove volte su dieci. Ero così abituato a fare la doppietta che, quando la 500 fu dismessa e passai alla 127, continuai tale pratica, anche se nella nuova (!) macchina non occorreva più.

***
Sempre a parte - forse meno fuori tema.

In un certo senso - lo dico perché per la prima volta posso dirlo senza non vergarmene, dato che l'ha detto, senza vergognarsene, la Capua -, aldilà della questione infettiva, ascoltare persone che, parlando, spruzzicchiano saliva, o di essa fanno - inconsapevolmente - bolle e/o filamenti impercettibili tra lingua e palato, fa piuttosto schifo; certamente, non si ha mai il coraggio di dirglielo apertamente a costoro del loro difetto (anche se a volte uno è tentato), magari - se proprio si avvicinano per una maggiore confidenza, se ne accorgono dal fatto che torciamo il collo nella direzione opposta al loro eloquio.

Ma in fondo non è solo per coloro che hanno la zeppola, ma per chiunque abbia una semplice fiatella.

Rientrando, in tackle scivolato, nel tema.

Occorre proprio una specializzazione in virologia per arrivare a queste conclusioni?

domenica 27 dicembre 2020

Pacchi

Se la retorica salvifica del vaccino disponibile (e, si spera, realmente efficace), iniettato sotto la luce dei proiettori, prenderà il posto di quella mortifera (la retorica del bollettino e delle foto delle terapie intensive), non potremo che rallegrarcene.
E, contrariamente a un investment manager nella vita reale e commentatore economico in quella virtuale, il quale scambia sovente cispe per sassi, la "sceneggiata" dei politici non mi scandalizza; anzi, bene che essi diano prova di speranza e ottimismo e volontà di smetterla di rompere il cazzo con norme e ordinanze che limitano la libertà personale, sociale ed economica. Quindi, al che i politici si facciano fotografare o riprendere mentre portano le prime dosi di vaccino destinate là dove previsto (ospedali ed rsa), non ho niente da obiettare. Niente, o quasi niente se non avessi visto queste due foto scattate oggi:




Ammesso e concesso (concedo, concedo) che il contenuto, dentro la scatola, sia conservato a norma con del ghiaccio secco (come mi è stato fatto notare), è assai deprecabile vedere utilizzato un contenitore del genere per delle fiale di vaccino. Un imballaggio che se, in un supermercato, contenesse degli alimenti, dopo pochi minuti sarebbero chiamati i Nas. 
Nastro adesivo marrone e trasparente appiccicato a bell'e meglio, la busta trasparente contenente una bolla di accompagnamento con l'indirizzo probabilmente illeggibile dato che i trasportatori hanno dovuto rimediare scrivendo con un pennarello indelebile (di quelli la cui puzza trapassa la pelle) "Toscana" (sennò dove sarebbe arrivato il pacco? In Molise?).
Infine, dei personaggi presenti in posa, solo il militare (della Folgore?), aveva i guanti. E Nardella, il sindaco Nardella con la manina a toccare la scatola, come una reliquia.


sabato 26 dicembre 2020

Santo Stefano

Auguri a tutti gli Stefano. Oggi si celebra, infatti, il primo martire della storia cristiana (anche se, in realtà, fu il secondo, giacché il primo fu Giovanni il Battista, decollato da Erode). Stefano morì lapidato da una folla che lo giudicò "eretico" perché predicava il messaggio evangelico (tra la folla, c'era anche Paolo di Tarso, colui che poi diventerà San Paolo). A proposito di lapidazione - pratica di omicidio rituale molto in voga nei millenni passati - è universalmente noto l'episodio evangelico dell'adultera che stava per essere lapidata dalla folla (una volta, la gente si poteva assembrare sotto le feste) e che, in extremis, fu salvata da Gesù con la celebre frase «Chi è senza peccato scagli la prima pietra». Ebbene, le cose non andarono proprio a questo modo... Infatti:
«Gesù sta camminando per strada quando s'imbatte in una folla di persone che sta per lapidare un'adultera. Gesù dice: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. All'improvviso un sasso sibila nell'aria. Gesù si volta e dice: “Mamma?”».¹

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¹Cathcart-Klein, Platone e l'ornitorinco, Rizzoli 2007

 
 

 

 

mercoledì 23 dicembre 2020

Cash Bacco

Stasera, prima del coprifava, sono entrato in una enoteca e ho fatto cash Bacco: ora voglio vedere se davvero mi ammortizzano la goduria.

In precedenza, ho fatto un po' di spesa generale, durante la quale ho notato che, contrariamente alla politica, i "bolliti" erano presi di mira. Che bei capponi eviscerati! Che bei pezzi di manzo sanguinolenti! Tutti rigorosamente allevati, gli ultimi tre mesi prima della pena capitale, senza l'uso di antibiotici. Non so se sia vero, ma ho sentito parlare di alcune razze di suino evolute che, per ritardare la macellazione, sottraggono gli antibiotici ai porcelli più giovani. Si vocifera che ci sia un certo traffico illegale, alimentato sotto banco dalle grandi case farmaceutiche...

Infine, strano ma vero: ieri l'altro, solstizio d'inverno, poco prima della congiunzione tra Giove e Saturno (che non ho visto dal vivo, ché era nuvoloso), mentre prendevo pezzi di legna da ardere dalla legnaia, ho sentito una puntura dolorosa a una coscia. Sono corso in casa a togliermi i pantaloni della tuta e, pzifer!, una vespa (che forse ho inavvertitamente svegliato dal suo letargo dentro la legnaia) m'era entrata dentro non so come, ed è uscita dirigendosi verso la finestra. L'ho catturata e bruciata senza chiederle se, negli ultimi tre mesi, aveva fatto uso di antibiotici o meno.

lunedì 21 dicembre 2020

E

 La congiunzione tra Giove e Saturno.


N.B.
Date le nuvole, noi astrofili ci s'arrangia come si può



domenica 20 dicembre 2020

Una bella ideologia

Per ritornare ancora su Massimo D'Alema: «perché non mettiamo due o tre princìpi insieme e costruiamo una bella ideologia?»
 
«Che cosa significa essere “persona”? Essere liberi, uguali, avere proprietà, avere capacità di decidere che cosa fare. Ma qual è la condizione strutturale perché questi individui/persone possano fare queste cose? Nel mondo della produzione e circolazione di merci la condizione strutturale è che essi abbiano dei soldi; avere un reddito è la condizione materiale della pratica della personalità. Essere libero nel mercato capitalistico vuol dire poter comprare quello che si vuole; ma se non si hanno i soldi non si può comprare un bel niente. Essere uguali vuol dire poter fare quello che fanno tutti gli altri, ma se non si hanno soldi non si può praticare questa uguaglianza, perché mancano le condizioni materiali. La carenza di lavoro e di reddito mette in crisi materialmente il concetto di persona, in quanto, se la pratica della personalità passa attraverso la disposizione di reddito, il non avere reddito crea la condizione materiale affinché non si possa essere persone. 

Nella prospettiva del singolo individuo che cosa si può fare per essere persone? Avere un reddito. Come si può avere un reddito se non esistono le condizioni di impiego? Qui inizia strutturalmente una dinamica per cui molti individui sono propensi ad avere un reddito in maniera illegale; illegale non vuol dire semplicemente lavorare in nero, ma vuol dire anche raccomandazione, avere una pensione grazie al cugino del ministro ecc. ecc.; tutte dinamiche che permettono di essere persone avendo un reddito; ma - e questo è il punto decisivo - per avere questo reddito ed essere persone si viola il concetto stesso di persona perché non si rispetta, nemmeno a livello formale, la libertà ed eguaglianza delle altre persone. Per avere un reddito e praticare la propria libertà ed eguaglianza si attuano delle pratiche che violano libertà ed eguaglianza. Ciò è necessario perché lo stesso sistema che crea l’ideologia della persona, determina condizioni materiali per cui sia strutturalmente impossibile che tutti diventino persone. Diventa dunque una pratica di massa la violazione della personalità per essere una persona. È una dinamica contraddittoria che culmina nella distruzione ideologica del concetto di persona o quanto meno della sua universalità

Roberto Fineschi, Violenza, classi e persone nel capitalismo crepuscolare.

 
 
 

Colpo di fulmine

 4.
 
Quanto t'innamori, disse mia sorella,
è come essere colpiti da un fulmine.
 
Parlava augurandoselo,
per attirare l'attenzione del fulmine.
 
Le ricordai che stava ripetendo esattamente
la formula di nostra madre, che lei e io
 
avevamo discusso da piccole, perché tutte e due sentivamo
che quello che vedevamo negli adulti
 
erano gli effetti non di un fulmine
ma della sedia elettrica.
 
 
4.
 
When you fall in love, my sister said,
it's like being struck by lightning.
 
I reminded her that she was repeating exactly
our mother's formula, which she and I
 
had discussed in childhood, because we both felt
that what we were looking at in the adults
 
were the effects not of lightning
but of the electric chair.
 
______________
 
 
Louise Glück, da Prism, in Averno, Il Saggiatore, Milano 2020 (traduzione di Massimo Bacigalupo). 

sabato 19 dicembre 2020

A Sinistra c'era vita

Sinceramente, ascolto o leggo quasi sempre volentieri D'Alema: non mi sta antipatico, piuttosto il contrario, perché lo ritengo - forse a torto - una persona intelligente. 
Viceversa, la sua storia politica mi sta antipatica eccome, sebbene salutai con favore la parabola ascendente che lo portò a diventare presidente del consiglio e, poi, qualche anno dopo, anche ministro degli esteri del Prodi bis.
Venuto meno lo scandalo Berlusconi (che mi faceva da paraocchi, lo confesso) e finita l'illusione riformista e la possibilità di dare qualsiasi credito al Pd (più o meno, dal governo Monti in poi), il credito politico che avevo concesso a D'Alema si è esaurito e non c'è stato verso di concedergli un centesimo in più, anche in funzione anti-renziana (sebbene il vacuo e svilente discorso di Renzi sulla rottamazione stava per farmi riaprire il portamonete).

Per venire all'oggi: sul Corriere, D'Alema ha rilasciato un'intervista ad Antonio Polito, nella quale dice - come quasi sempre gli capita - cose sensate. Purtuttavia, questa volta, certe considerazioni mi hanno dapprima disorientato e poi hanno fatto girare le palle. Vediamo perché:
Di recente ha detto che «a sinistra c’è vita». Gli chiedo dove l’abbia vista, ora che sono chiusi i bar per gli apericena. Risponde che c’è poco da scherzare, alle regionali la sinistra ha retto grazie alla tenuta del Pd, e sta affrontando bene la prova del governo in condizioni terribili. Ma il problema è: come si va avanti? Secondo D’Alema bisogna fare «un partito nuovo». Il ragionamento è questo: «Il Pd era nato con la vocazione maggioritaria; ma non solo non ha raggiunto il 50%, è anche lontano da quel 30% di italiani che si riconoscono nella sinistra. Le formazioni che se ne sono staccate, compresa quella che per ragioni morali ho contribuito a fondare, hanno anch’esse fallito il loro obiettivo politico. Serve una forza nuova, una vera e propria associazione politica. Che abbia degli iscritti, non dico i milioni di un tempo, ma cento, duecentomila persone che possano volersi iscrivere a un partito, abbiano il potere di decidere e non deleghino ai meccanismi casuali delle primarie la selezione della classe dirigente. In più dovrebbe avere una ideologia».
Una ideologia? Nel 2020? «Certo. Una visione del mondo, un insieme di valori e un’idea del futuro. La destra mondiale è rinata su basi ideologiche: la terra, i confini, la nazione, la religione, l’identità. Come può vivere la sinistra senza idee-guida? Non bastano i programmi per appassionare le persone. E senza partiti non c’è classe dirigente. In Francia la produce lo Stato; ma l’Italia, dopo la morte dei partiti, la famigerata casta, si è afflosciata come un corpo senza più ossatura. Oggi gli strati alti della società si tengono lontani dalla politica, e quelli popolari ne sono esclusi e respinti. Rischiamo di regalarne il monopolio a una classe di déraciné».
Ecco, la cosa che mi fa incazzare, molto incazzare (e forse è anche colpa di Polito che si è guardato bene dal chiedergli spiegazioni) è: come sarebbe, compagno D'Alema («e la parola compagno non so chi te l'ha data, ma in fondo ti sta bene, tanto è ormai squalificata»), tu sbandieri il bisogno di ideologia, di visione del mondo, di valori e idee del futuro e le uniche che elenchi, come esempio da dare al giornalista, sono ideologia, visione, valori e idee della destra e non dici niente, non offri neanche un accenno su quale sarebbe l'ideologia che dovrebbe avere il (l'ennesimo) nuovo partito di sinistra? Ma chi pensi di prendere per il culo?

O, forse, è stata la decenza a farti tacere? Giacché per uno che «presiede l'Advisory Board di Ernst Young, società di consulenza globale, pezzo da 90 del capitalismo anglosassone», per uno che «è anche consulente dei think thank organizzati intorno alla Silk Road Initiative del governo cinese», dire qualcosa di sinistra è diventata cosa praticamente impossibile?

O, magari, sulla rivista Italianieuropei hai lasciato che lo dicessero, nei loro articoli, la Meloni e Giorgetti?



Lavoro poco

«Qualche tempo fa il mio editore mi chiese¹»...

... ma ci sei mai andato a fare in culo?




venerdì 18 dicembre 2020

Le tavole

Aspettando Mosé con i dieci (mila) dpcm


- Ho una questione in sospeso.
- A che altezza?
- Non saprei. Ho perso il filo ed è volata in su, come un palloncino.
- L'avevi gonfiata di parole?
- Sì, di imprecazioni.
- Erano rivolte a qualcuno?
- Sì, agli alti profili istituzionali.
- Perché sei così esacerbato?
- Perché sono maturo al punto giusto per giudicare chi è una ostinata testicazzo, senza timore di essere, poi, smentito.
- Non ti sembra di peccare di supponenza?
- No, mi preoccupa di più la non desiderata chiaroveggenza.
- Che cosa chiarovedi?
- Che chi comanda può alzarsi e decidere cosa cazzo gli pare sulla vita degli altri perché farà credere - e tanti (tanti quanti? quasi tutti) crederanno - che sia fatto per il bene degli altri. 






martedì 15 dicembre 2020

Cerchi che si allargano

Mio fratello precipizio, mia sorella acqua di torrente,
mia madre canne per una capanna, mio padre
muffa su rocce rossobrune, suo padre parente dei pesci,
figura acquatica con polmoni, come te.

Nessuno ci ha inventato, eravamo nella polvere
già nel primo istante, esistiamo fin
dall'inizio. Solo più tardi abbiamo avuto anime e ci è stato
permesso di scrivere. Nostre sono le parole

di pietra e d'acqua. Mai abbiamo rinnegato
la nostra origine, siamo quel che c'è,
numeri con un nulla alla fine. Una volta qualcuno
lanciò un sasso nell'acqua, quei cerchi che si allargano

ancora, siamo noi

_____________
Cees Nooteboom, L'occhio del monaco, traduzione di Fulvio Ferrari, Einaudi, Torino 2019

***
Mijn broer afgrond, mijn zuster bergstroom,
mijn moeder riet voor een hut, mijn vader schimmel
op roestbruine rotsen, zijn vader familie van vissen,
watergedaante met longen, net als jij.

Niemand had ons bedacht, wij zaten in het gruis
van de eerste seconde, wij zijn er vanaf
het begin. Pas later kregen wij zielen en mochten
we schrijven. Van ons zijn de woorden

van steen en van water. Nooit hebben wij
onze afkomst verloochend, wij zijn wat er is,
getallen met een niets aan hun einde. Ooit gooide iemand
een steen in het water, die steeds verdere kringen,

nog altijd, zijn wij.

Cees Nooteboom (1933)
uit: Monniksoog (2016)

domenica 13 dicembre 2020

Equivoci morti

Quando i bar erano aperti, era bello la domenica mattina, ogni tanto, andare al bar ad ascoltare dal vivo vox populi, soprattutto per parlare di morti, gli altri, le voci del popolo morto, del tizio, del caio e della sempronia, di tumore, d'incidente, di droga, di trombosi, d'infarto, di suicidio, di umilissima indefinibile vecchiaia. Si ricordavano per alcuni minuti quei vivi che, prima, erano appunto vivi, la loro storia, famiglia, vicissitudine ed essi, per un attimo, si reincarnavano nei nostri ricordi, soprattutto se a qualcuno veniva in mente un aneddoto o una semplice battuta. 

Invece, adesso che i bar sono chiusi, i morti si contano, persino coloro i quali speravamo avessero in animo di dargli un nome sparano cifre:
«L’Italia è un Paese superficiale perché abbiamo centinaia di morti e non credo che questo venga considerato con il giusto rispetto».
Io non rispetto i numeri. Rispetto i nomi.

«Cassiodoro Vicinetti
Olindo Brodi, Ugo Strappi...»



giovedì 10 dicembre 2020

Rarefare

Rarefacendomi
vado
e cambio di stato:
quel poco che sono
si muta
nell'ombra del bambino
che fui, nell'uomo
distratto che ero, 
nel giunco piegato che sono.

Ma non ti perdono:
non mi serve il perdono
se non ti serve quell'uomo
che ero, quel bambino che sono.

Le parole, le nostre parole
quella parte di noi che, aeriforme,
si è espansa fuori di noi
per cercare di definire -
inutilmente - chi eravamo
si è persa.

Mi manchi: ma più che altro
mi manca la tua mente
mi manca quello che tu
riuscivi a specchiare di me
nella tua faccia ridente.

Non è vero: mi manchi per niente.

In questi giorni che sterilizzati
se ne vanno via senza abbracci
io penso allo sforzo degli inceneritori
alla parte di noi inutile
di ricordi che saranno
fumo, diossina.

martedì 8 dicembre 2020

Sproni

Sii delicato:
usa parole come carezza;
e, anziché 
mandarla/o a fare in culo
come merita,
inviale/gli un cuoricino,
segno d'affetto affettato.

La nobiltà d'animo va coltivata
come le ortensie dei giardini d'Europa
che vanno innaffiate con regolarità.
Lo sputo riservalo
al prossimo tuo che ripete
gli slogan della serva.

Sorvola sulle consorterie,
sulle strizzate d'occhio accademiche,
sui frantoi che frangono sansa
sulla gente che aspetta gli anniversari
per ricordare chi era vivo
e si affretta a contare i morti
per sentirsi viva.

Fai finta di essere in tinta tanto,
quando tutto è grigio,
i colori non si riconoscono.

domenica 6 dicembre 2020

Deriva, o cara

Leggo che
«Donald Trump ha invitato i suoi sostenitori ad andare a votare al ballottaggio del 5 gennaio perché "il controllo del Senato significa il controllo del Paese" ammonendo che se vinceranno i dem l'America rischia una deriva socialista.»
Esagerato. Neanche fosse il Berlusconi d'antan. Epperò, se il contenzioso presidenziale (tra lui che non se vuole andare e Biden che vorrebbe entrare alla Casa Bianca) portasse a una bella guerra civile e da essa scaturisse una siffatta deriva, non mi dispiacerebbe affatto. Anche se ci sono più probabilità di mandare degli astronauti su Marte, non chiudiamo le porte all'immaginazione. 

giovedì 3 dicembre 2020

Facciamo la conta

«Scoprire che il medico non è un Dio fa soffrire, perché non riusciamo ad abbandonare l'idea di un Dio guaritore sopra di noi».


- Buonasera Dio.
- Buonasera uomo. Era tanto che non ti sentivo.
- Era tanto che non credevo.
- E stasera credi?
- Un po' di più. Quel tanto che basta per telefonarti.
- Che fortunato che sei: trovi sempre libero.
- Già. Anche se pensavo che disturbarti nelle settimane, anzi: nei mesi più duri dell'epidemia non sarebbe stato opportuno.
- Sono settimane ostiche anche le presenti, per questo.
- È vero. Ma non ho resistito.
- Dimmi, dunque. Cosa c'è che non va?
- Non sono diventato uno scrittore affermato.
- Dove?
- Tiburtina.
- Allora scendi a Chiusi e prendi un taxi per Cetona, come faceva Ceronetti.
- Chissà che cosa avrebbe detto lui, di questi tempi.
- «Durante la grande pestilenza del 1665, a Londra era caduto l'uso della parrucca, per timore che i capelli caduti provenissero dagli appestati». 
- Durante l'attuale pestilenza, in Europa (e in Italia, soprattutto) è caduto l'uso del buon senso, per il timore reverenziale nei confronti dei dati del dio Bollettino.
- Dio bollettino... nessuno mi aveva chiamato così.
- È colpa degli sbandieratori: verso sera, col rullo di tamburi, fanno sventolare alte le bandiere dei numeri per dimostrare le loro ragioni.
- Anche oggi un numero cospicuo di morti.
- Ma Dio morto (cantava Guccini), i morti ci sono sempre stati... e ci saranno, solo che erano contati (e speriamo tornino a essere contati) con una certa misura.
- E quale sarebbe, la misura giusta?
- Lasciarli al dolore dei loro cari, amici, conoscenti, tifosi. Non accomunarli. Non accumularli, farne cumulo, usarli per seppellire le ragioni di chi non pensa come gli sbandieratori. 
- Ti spaventano i numeri?
- No, mi spaventa il loro uso a fini di controllo, persuasione e terrore.
- Quanti anni pensi che io abbia?
- Quanti siamo nell'universo a pensarti?
- Un numero imprecisato.
- Allora, secondo me, sei vecchio tanto quanto il primo essere che ti ha nominato.
- Magari, sarei così giovane... Premesso che molti (ma non tu) pensano che io sarei il Creatore, avrei un'età anche di un solo secondo maggiore del Big Bang.
- Miliardi di anni, dunque.
- Già. Come vedi: numeri. Puoi nominarli, riempirtene la bocca, ma sai davvero contarli o anche solo immaginarli?
- In che senso?
- Sai quanto tempo ci vorrebbe a contare da uno a un miliardo, contando tutti i numeri, nessuno escluso, e concedendoti anche facoltà di dire ogni numero in un secondo?
- Dovrei fare un calcolo.
- Lascia stare, te lo dico io: ti ci vorrebbero più di trent'anni.
- Una vita di numeri.
- E tu la vuoi passare a contare?

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¹ Le citazioni sono tratte da G. Ceronetti, Il silenzio del Corpo, Adelphi 1979 (ed. 1987)