Su Il Sole 24 Ore di oggi si può leggere, a pag. 13, un articolo di Gideon Rachman, giornalista del Financial Times, «Il business più bello? È la beneficenza. Bill Gates racconta i suoi progetti suoi e di sua moglie per debellare l'Aids, la malaria e la poliomelite». Titolo originale dell'articolo: «Lunch with FT: Bill Gates». Senza questo titolo non si capirebbe, poi, l'epilogo dell'articolo. Eccone alcuni stralci, nella traduzione di Lidia Filippone.
«Sono seduto su uno sgabello da bar. Dall'altra parte di un tavolo rotondo di metallo, il secondo uomo più ricco del mondo sorseggia una Diet Coke, mangia patatine fritte con le dita e mi spiega la storia del vaccino antipolio. Bill Gates sarebbe ancora l'uomo più ricco del mondo, se non continuasse a regalare i suoi soldi. Adesso, dopo aver donato 28 miliardi di dollari alla Bill & Melinda Gates Foundation – che finanzia cause umanitarie nel campo della salute, dello sviluppo e dell'istruzione – è rimasto con gli ultimi 54 miliardi di dollari […] Avvistiamo una cameriera e Gates ordina una clam chowder e un cheesburger. Prendo anch'io un cheesburger, con una salsa al granchio, e ci mettiamo a parlare della vita a Seattle».
Prima cosa rilevare: una dieta simile fare rizzare tutti i capelli in testa a un Ceronetti o a un Pietrini (per es.). D'accordo, però questa mi sembra una considerevole prova che ciò che si mangia non determina ciò che si è. Proseguiamo ancora un po' la lettura.
Gates «Mi racconta che guida ancora personalmente la macchina per la città. Incuriosito dalla sua mancanza di ostentazione, gli chiedo se ha degli hobby costosi. Non proprio, il suo gioco preferito è il bridge e “per quello basta un mazzo di carte”. Allora è un asceta? Gates si schernisce: “No... Ho un bell'ufficio. Ho una bella casa... Non mi nego molte cose stupende. È solo che non ho un hobby costoso”».
E soprattutto: non compromettente, ehm ehm...
«A qualche chilometro di distanza, però, sorge la villa hi-tech di Gates, che si dice valga 125 milioni di dollari, completa di biblioteca con una citazione da Il grande Gatsby sul soffitto».
A villa san Martino, o a palazzo Grazioli, sul soffitto delle biblioteche, cosa vi sarà scritto? Amo la vita e le belle donne? Oppure vi sono lucernari ove, sul far dell'estate (e non solo) brillano la sera, verso mezzanotte, splendide lucciole?
Digressioni a parte, l'incontro con Gates prosegue in modo molto interessante e simpatico.
Mi piace, di Gates, la sua “voglia di sapere” e il suo essere disposto a “imparare” di nuovo.
Mi piace la sua posizione politica, very liberal. Leggete quello che pensa a proposito della Cina e del pericolo cinese e vi renderete conto. Divertente il finale, che riporto:
«Bevo il mio caffè e chiedo il conto. Mentre estraggo la carta di credito, Gates ha un'aria leggermente divertita. “Sicuro di voler pagare lei? – chiede – Ho molti soldi”.
Non ne dubito. Ma la regola prevede che sia il Financial Times a pagare il pranzo. Non vogliamo chiedere la carità di Bill Gates. Ci sono molti altri disposti ad accettarla».
Berlusconi, uomo generoso, di cuore, che aiuta chi ha bisogno, spero che qualcuno gli abbia messo sotto gli occhi questo articolo la sera prima di andare a dormire. Ci sono molti altri, con e senza tette, con e senza culi, da diciotto a novantotto anni a chiedere la carità e disposti ad accettarla.
A parte. Leggere questo post di Federica, mi raccomando.