venerdì 23 agosto 2019

Dormi, Genna’, non ti svegliare





«... una notte profonda circonda e ricopre tutto
di unombra impenetrabile...»
Vincenzo Cuoco, 1806



Martedì, per seguire il dibattito che si teneva a Palazzo Madama, sono venuto meno allabituale pellegrinaggio che ogni 20 agosto, da due o tre lustri a questa parte, mi porta in Piazza Mercato. Probabilmente pellegrinaggio potrà sembrare termine improprio per un quarto dora dauto e appena due minuti di sosta, il tempo di una sigaretta, col gomito appoggiato al finestrino, senza neppure spegnere il motore, ma solo ad ignorare il significato rituale che hanno quei due colpi di clacson prima di andar via e quel «Genna, mannaggia a te!» mormorato tra me e me imboccando Corso Garibaldi, per poi passare in Via Nuova Marina e tornare a casa.
«Genna» è Gennaro Serra di Cassano, che il 20 agosto del 1799 salì sul patibolo eretto in mezzo a quella piazza e, prima di essere decapitato, se ne uscì con la frase che lo promosse a figura di spicco tra i martiri della Repubblica Partenopea, pur non potendo vantare il genio dun Mario Pagano, né il coraggio dun Francesco Caracciolo, né lardore duna Eleonora Pimentel Fonseca, una frase che rivela la rovina che il genio, il coraggio e lardore devono mettere in conto nella disperata impresa di dare liberté, égalité e fraternité a chi invece ha bisogno di feste, farina e forca: «Ho sempre lottato per il loro bene e ora li vedo festeggiare la mia morte». Zac!
Mannaggia a chi non capisce che ciò che è «bene» per Tizio può non esserlo per Caio. Mannaggia a chi vuol farsi paradosso dellavere interessi di classe, la classe cui appartiene, e tradirli, in nome del generoso sperpero di genio, coraggio e ardore in favore di una classe cui non appartiene, ancor più in favore di una società senza classi. Perché di paradosso si tratta: se sei un nobile, perché ti metti a parodiare una rivoluzione borghese, spendendoti per lemancipazione della plebe? Ben ti sta, Genna, e però meriti rispetto, perché almeno hai saputo morire. E scusa se per questanno non son venuto a renderti omaggio, alla tv davano la diretta di un tumulto di lazzari. Però ti ho pensato, giuro. E ancora penso a te, oggi, perché il Salvini che tra noi spiriti eletti è dato come ridicolo pasticcione, ignobile gradasso, baciatore di crocifissi come il più sanguinario dei briganti a seguito del cardinal Ruffo, è ridato dai sondaggi alla sfaccimma del 38%.
Dormi, Genna, non ti svegliare. Una carezza alle tue ciocche bionde, e un bacio sulla fronte.

martedì 20 agosto 2019

Corrispondenze


[Storia di quello che prometteva d’essere un giallo letterario dai risvolti inquietanti, una di quelle formidabili avventure che...]


27 lug 2019, 05:27
Caro Luigi, ti sottopongo un caso che credo ti interesserà, anche per chiederti consiglio data la tua conoscenza di cose vaticane e di filiere librarie. Laltro giorno è venuto da me un professore di scienze ambientali, anzianotto ma sembra molto in gamba, gioviale, ha fatto consulenza a Obama per tutti gli otto anni etc. e adesso insegna da noi ma credo sia stato assunto per far figura, non risponde a nessun dipartimento ma solo ai capi dellamministrazione. Orbene, questo docente è da anni impegnato in una prova tanto estenuante quanto - fino ad ora - vana: provare a dare un nome o cavare qualche notizia utile su tale Padre Luis Gallet, autore del libro El Padre, storia della sua missione in un villaggio remoto delle lontane aree indigene brasiliane. Il libro è stato scritto negli anni 60, tradotto in varie lingue, da noi edito da Borla, e a detta del docente pur essendo datato è un testo fondamentale per un approccio nuovo alla sostenibilità del mondo globale etc. Ora qui viene il bello: anche se nel libro lui dice di venire dalla diocesi di Nizza - mi sembra - il professore ha fatto ricerche dettagliatissime e di questo Gallet negli archivi della diocesi non cè traccia, così come i nomi delle città francesi nel testo sono tutti inventati di sana pianta. Pare che il libro sia stato fatto sparire, due nuovissime Storie del Brasile non lo nominano, così come altri testi dedicati alla teologia della liberazione, di cui questo libro dovrebbe essere uno dei pilastri fondanti. Insomma, non ci si capisce un cazzo. Questo era uno che è diventato scomodo, troppo preso nella sua missione di prete dassalto? La traduzione in inglese è stata resa come Freedom to starve che diciamo non suona benissimo per una chiesa cattolica impegnata in mille maneggi finanziari e in ancor più numerose intemerate a favore di imprenditori filibustieri sì, ma amici-amici. Io ho suggerito al docente due cose: a) investigare su associazioni cattoliche di sinistra che possono aver avuto a che fare con lui personalmente o con la pubblicazione del libro; b) trovare uno sponsor che gli permetta di avere accesso a qualche informazione nella biblioteca vaticana, magari mettendo sul piatto una certa accondiscendenza verso le posizioni della chiesa nei prossimi interventi del prof che saranno ai massimi livelli - testi che avranno diffusione universale, documenti adottati dalle nazioni unite etc. in un momento in cui la chiesa deve far dimenticare tante brutte situazioni... Tu che dici? Qualsiasi tuo pensiero sarà come sempre prezioso.
***


27 lug 2019, 06:21
Sono a Ischia, dammi il tempo di tornare a Napoli, martedì, per frugare nei miei scaffali, e al massimo entro giovedì ti faccio sapere. Ti abbraccio,
L.


27 lug 2019, 15:21
Grazie, carissimo, un abbraccio anche a te.
***


4 ago 2019, 17:15
Non mi sono dimenticato di te, ma ho avuto imprevisti. Provvederò appena possibile. Ciao.
L.


4 ago 2019, 19:38
Tranquillissimo, nessun problema. Spero imprevisti non sgradevoli. Alla prossima.
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5 ago 2019, 21:58
Cominciamo col dire che non si tratta di padre Luis Gallet, ma di padre Paul Gallet, e che non è mai esistito per la semplice ragione che è uno pseudonimo, molto probabilmente dello Jean-Marie Perret che si presentò come curatore delledizione di El Padre in Francia. Non avevo il libro, ma ce nera ancora una copia su eBay, mi arriverà venerdì 9. Lo porterò con me a Berlino dove starò per 4 o 5 giorni, solo dalla lettura potrò dirti qualcosa. Il Consolato del Brasile a Napoli, che peraltro ho scoperto essere a meno di 100 metri da casa mia, è chiuso dal 1 agosto al 19 settembre, ma ho inoltrato via email una richiesta di incontro col console accennando, pur vagamente, alla questione. Ti farò sapere. Ciao.
L.


5 ago 2019, 22:22
Allora subito grazie per l’interessamento, ho già girato le informazioni al collega, il quale si starà fregando le mani. Sul nome del missionario sotto pseudonimo ho fatto una cappella io e ti chiedo scusa, dovendo compattare molto materiale in una sola mail mi sono incartato. Per cui grazie ancora e se il collega scopre qualcosa - sarà presto in italia per ricerche - ti tengo informato.
***


8 ago 2019, 21:17
Caro ***, il volume di Paul Gallet mi è arrivato con un giorno di anticipo e mi sono fiondato a leggerlo preso dalla curiosità instillatami dalla tua prima email di questo scambio. Per darti la misura della mia delusione, riporto alcuni brani della tua email. «Questo docente è da anni impegnato in una prova tanto estenuante quanto - fino ad ora - vana: provare a dare un nome o cavare qualche notizia utile su tale Padre Luis Gallet, autore del libro El Padre, storia della sua missione in un villaggio remoto delle lontane aree indigene brasiliane». Mi chiedo se «questo docente» abbia almeno letto El Padre: fin dalla presentazione del curatore, Michel Quoist, e dalla introduzione dello stesso, si fa presente che Paul Gallet è uno pseudonimo, e che dunque ricerche su quel nome non possono materialmente dare notizie significative; altra cosa è cercare di capire chi ci sia dietro quel nome, e qui - con le riserve del caso - io credo di poter avanzare un’ipotesi, ancorché con l’azzardo dato dal non avere a disposizione il testo in lingua originale: Paul Gallet non è altri che lo stesso Michel Quoist, che ha probabilmente elaborato in forma di epistolario le chiacchierate con un (o più probabilmente più d’un) presbitero volontario in Brasile: estremamente indicative in tal senso le consonanze lessicali tra alcuni passaggi delle lettere (per esempio, la circolare n. 4 di pag. 38 et segg.) e il testo dell’introduzione (ma potrebbe trattarsi di un artefatto dato da un’omogeneizzazione lessicale voluta dalla traduttrice, Piera Zamaglino). «Ora qui viene il bello: anche se nel libro lui dice di venire dalla diocesi di Nizza - mi sembra - il professore ha fatto ricerche dettagliatissime e di questo Gallet negli archivi della diocesi non c'è traccia, così come i nomi delle città francesi nel testo sono tutti inventati di sana pianta». Ma è ovvio: è chiaramente affermato dal Quoist che i nomi delle città sarebbero stati «inventati di sana pianta [per] rispettare l’incognito di questa testimonianza» (pag. 9). «Ricerche dettagliatissime»? A che pro con queste premesse? «Pare che il libro sia stato fatto sparire». Ma proprio per nulla: difficile trovarlo in italiano (ti ho detto che su eBay c’era un’unica copia, ora mia), ma in Francia e altrove (soprattutto in lingua inglese) si trova, eccome. «Due nuovissime Storie del Brasile non lo nominano, così come altri testi dedicati alla teologia della liberazione, di cui questo libro dovrebbe essere uno dei pilastri fondanti». Perché dovrebbero nominarlo? Non ha alcun valore documentale sul piano della ricerca storica o di quella sociologica. E perché, poi, dovrebbe essere un pilastro fondante della teologia della liberazione, visto che è privo di ogni elaborazione teologica, sia sul piano della dottrina morale, sia su quello della dottrina sociale? Insomma, caro ***, un falso problema. Purtroppo.
L.


8 ago, 21:48
Mi dispiace moltissimo che tutta questa aspettativa si risolva in una panna montata anche un po’ rancida. Inoltrerò tutto al collega, forse uno dei problemi è che un filino di preparazione storico-letterario-filologica gli sarebbe servita per non darsi così facilmente a tali entusiasmi. Che poi, per rafforzare gli stereotipi, è anche una cosa straordinariamente americana. In ogni caso grazie ancora.
***

[Macché giallo, macché avventura.]

L’argomento invalido è ormai d’uso corrente


L’argomento invalido è ormai d’uso corrente, né uno scrupolo lo segue, né un indugio lo precede.
Si prenda il caso della polemica scoppiata attorno al tweet di Matteo Salvini che, a commento dell’appello di Luciana Littizzetto in favore della Open Arms, recitava: «Secondo voi quanti ne ospiterà a casa sua?». In buona evidenza si trattava di un argomento invalido, del tipo noto come «ad hominem tu quoque». Come tale andava segnalato, dunque, e respinto. E invece?
Invece è capitato che chi voleva – a piacere – difendere il principio umanitario del soccorso al naufrago, ribadire il dovere civile dell’accoglienza del migrante, in subordine all’uno, all’altro o a entrambi sostenere l’appellante, o in subordine a tale sostegno smerdare Salvini, ha pensato di avere avuto una gran botta di culo nel poter replicare che la Littizzetto accoglie, accoglie eccome, e aiuta i bisognosi, non lesina in elemosina e, insomma, è un fulgido esempio di solidarietà umana.
Salvini smerdato? Smerdatissimo, senza dubbio, ma solo in virtù del fatto di aver accolto e rilanciato il suo argomento invalido. Poco male per lui, dunque, che potrà rifarsi, e a buon diritto, su chiunque condivida le opinioni della Littizzetto senza però poter vantare di ospitare una famigliola eritrea o di passare il tempo libero a imboccare focomelici: se la buona ragione si fa forte anche una sola volta del cattivo argomento, condiziona per sempre la sua forza alla possibilità di riavvalersene. Questo, però, al momento, sembra non avere alcun peso, l’importante, per oggi, è aver smerdato Salvini, domani si vedrà.
Poi, però, non manca chi è previdente e mette le mani avanti, caso mai domani un tweet di Salvini dovesse molestargli il «quoque»: sappia, il Merda, che un dì Sofri senior salvò un bimbo dall’inferno dei Balcani, e Sofri junior fece la sua parte, andando a prenderlo a Spalato per portarlo a Pisa. Con la qual cosa la ragione umanitaria, almeno sui suoi account, sta in una botte di ferro.
A margine: sul retro del cartello sul quale era scritto «Ama il prossimo tuo» (Mc 12, 31), issato in piazza contro il Merda, di certo non cera «Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati» (Mt 6, 1); uso del Vangelo in tutto simile a quello del rosario. 


mercoledì 14 agosto 2019

Può un mostro essere un cretino?




Un minuto dopo averla fatta, la mossa di Salvini già rivela gli estremi della grandissima puttanata. Provocare una crisi di governo, infatti, non gli dà alcuna garanzia di un voto a ottobre, come desidererebbe, anzi, dun botto, lo ridimensiona a capo di un partito che in Parlamento conta solo il 17%, troppo poco per impedire che chi non vuole le elezioni possa avvalersi di strumenti, peraltro costituzionalmente ineccepibili visto che la nostra è una democrazia parlamentare, per procrastinarle anche di molto: così accade che lormai ex alleato di governo riacquisti una centralità persa da tempo, e che le opposizioni, da tempo condannate allirrilevanza, riprendano un senso, e che lo riprenda perfino il Berlusconi che la Lega ha a lungo scansato come un appestato. Né devessere sottovalutato il rischio che la mossa possa portare, anche a breve termine, ancor più col passare dei mesi, a una consistente perdita di consenso da parte di quellelettorato dallestrema fluidità, incline a premiare un leader, e anche subito dopo a punirlo, per ragioni tutte umorali, prima tra tutte la percezione del suo cinismo, che qui, con la dichiarata intenzione di capitalizzare quanto gli è attribuito dai sondaggi, trova ragione della sanzione morale che la plebe non risparmia mai quando si sente usata: la plebe tollera che un demagogo la usi, ma solo a patto che egli sappia illuderla di esserne solo lo strumento, legittimato a decisioni autonome solo quando coincidenti, ma a posteriori, con quelle in grado di dare una risposta a domande a priori inespresse.
Naturale chiedersi: tutto questo non era prevedibile? Per meglio dire: una mossa così gravida di rischi – e di rischi prevedibilissimi – può esser maturata solo sulla spinta del popolo leghista, come sembra suggerire il proprietario del Papeete? «Matteo ha ascoltato tanta gente in spiaggia. E ha avuto la conferma che questo stava diventando il governo dei “No”. Al contrario, noi siamo gente abituata a fare, a concludere, e invece i 5 Stelle ci stavano facendo perdere troppo tempo» (la Repubblica, 13.8.2019): può essere spiegata a questo modo la decisione di stracciare il contratto di governo coi grillini? Stando ai retroscena diffusi a piene mani dalla stampa in questi ultimi mesi, questo tipo di pressione era in atto da parte di molti degli uomini più vicini a Salvini, tutti espressione di quel profondo radicamento territoriale che fa della Lega una micidiale macchina bellica: dovremmo credere che linvito a rompere venuto da Zaia o da Giorgetti, da Fedriga o da Fontana, sia caduto nel vuoto, quando tempi e circostanze lo rendevano sennato, per essere infine recepito, ma in pieno agosto, quando reiterato dal popolo del Papeete? Nulla si può escludere quando la politica si riduce a peristasi e a borborigmi, ma è credibile un Salvini tutto viscerale? In altri termini: non cè un motivo più serio a spiegare un azzardo tanto temerario?
La brevitas imposta da Twitter rende talvolta involontariamente criptici commenti che andrebbero meglio articolati e argomentati, eccomi allora a dover dare un senso al «fossero in arrivo novità sul Russiagate, si potrebbe dire che questa sia una crisi di governo a orologeria per poter dire che le novità sul Russiagate sono a orologeria»: intendevo dire che Salvini potrebbe essersi deciso alla crisi di governo per affrontare guai in arrivo dal fronte della giustizia nella posizione che meglio si attaglia al vittimismo aggressivo che in lui è insieme strategia e tattica. Ma occorre entrare nel merito, che è di scenario a medio e a breve termine.
Siri, Arata, Rixi, ma poi anche Solinas, Fratus e Romeo, e Garavaglia, Molinari e Tiramani. E soldi, i maledetti soldi: i 49 milioni di Bossi e Belsito, i 65 milioni di Savoini, i 480mila euro che non si sa bene a che titolo finiscano nelle mani di una barista, cognata del commercialista della Lega. E, su tutto questo, larrivo della riforma sulla prescrizione: la crisi di governo allenta il cappio che si sarebbe fatto sempre più stretto attorno al collo di troppi leghisti, e tutti troppo vicini a Salvini. Poi cè la poco nota vicenda dellautorizzazione al sequesto dei pc di Siri e di Perini avanzata dalla Procura di Milano, sulla quale la Commissione parlamentare per le immunità ha discusso appena 48 ore prima che fosse presentata la mozione di sfiducia, rimandando al 30 agosto il termine ultimo per le memorie difensive, che presumibilmente non avrebbero incontrato numeri favorevoli. E parliamo di pc i cui contenuti chiarirebbero la natura dei rapporti con Bannon di là dalla mera affinità di amorosi sensi. Com’è evidente, si tratta di congetture, e congetture prossime all’arzigogolo. Personalmente mi ci sento costretto in ossequio alla vulgata che vuole Salvini, oltre che Merda, astutissimo giocatore, pericolosissimo delinquente, spregiudicato opportunista. Non ci fossero urgenze gravi, gravissime, che nel suo caso non riesco a immaginarmi altrimenti che giudiziarie, tentare una spallata al governo Conte, e adesso, sarebbe stato da cretino. E può un mostro essere un cretino?