Il suo nome è ormai da tempo nel pantheon laico di quanti vollero testimoniare a prezzo della vita il loro impegno contro la mafia, ma ora, a quasi vent’anni dalla morte, per Pino Puglisi arriva pure la beatificazione. Non stupisce che ci sia voluto tutto questo tempo, perché si sa che la Chiesa ha culo di pietra e passo lento. D’altronde, con tutti questi preti che stuprano bambini, riciclano denaro sporco e ai mafiosi non fanno mancare i sacramenti, neanche in latitanza, farne beato uno pulito conviene. Serve a dare una mano di bianco alla facciata, via, e poi è legittimo. Quello che stupisce, invece, è che don Puglisi venga beatificato perché martire «in odio alla fede», formula che rimanda a quel «sarete odiati in mio nome» che si legge in Mt 24, 9, in Mc 13, 13 e in Lc 21, 17. Qui sta il punto: don Puglisi fu ucciso da un non cattolico perché cattolico? Insomma, fu fatto fuori per questioni di fede o perché scassava la minchia ai fratelli Graviano come avrebbe potuto scassargliela un ateo, un musulmano o un confuciano?
Sì, non c’è dubbio che chi l’ha voluto morto non dovesse essere un buon cristiano. Nel suo covo, come quasi tutti i mafiosi, chi l’ha ucciso avrà avuto una Bibbia sul comodino e immagini di santi alle pareti, ma glissiamo sul paradosso, evitiamo di chiederci perché i mafiosi siano tutti così attaccati, se non alla sostanza, almeno alla forma della tradizione cattolica: concediamo che la fede di chi ha ucciso don Puglisi non fosse autentica. Vale anche per la gran parte dei cristiani che quotidianamente cadono in altri peccati altrettanto mortali, ma concediamo che la religiosità di chi ha ucciso don Puglisi sia vuota di ogni genuino senso cristiano, e che cioè chi ruba, fornica e presta falsa testimonianza sia ancora sulla carta un cattolico, seppure peccatore, ma che questo non valga per i fratelli Graviano. Sì, ma questo basta per dire che don Puglisi è stato ammazzato «in odium fidei»? Basta a far di lui un martire della fede?
Via, non regge. I mafiosi non odiano la Chiesa, anzi. Difficile trovarne uno che non sia stato battezzato e che non battezzi i propri figli. Difficilissimo trovarne uno che non si sia sposato con rito religioso. Facilissimo, invece, trovarne di devoti. In generale, diciamo che, se possono, i mafiosi amano avere buoni rapporti col mondo ecclesiastico. Tra i correntisti dello Ior o nei loculi della Basilica di Sant’Apollinare cos’è più facile trovare, un ateo, un musulmano, un confuciano o un mafioso? E allora con quale faccia di culo si promulga che don Puglisi è stato assassinato «in odio alla fede»? Non è stato ucciso perché era un prete, ma nonostante il fatto che lo fosse. Dava fastidio alla mafia, punto.