Post di Anna T.
Dalle mura di un carcere alle bancarelle di un mercato aperto in un grande cortile del centro di Milano: un percorso non facile per far conoscere ai cittadini che cosa vuol dire lavorare nelle carceri e uscire dal carcere per lavorare. L’iniziativa, realizzata grazie all’impegno di Cittadini Solari X Milano e Comitati X Milano negli spazi forniti da La Cordata, intitolata appunto “I frutti del carcere” si è svolta in un bel sabato di inizio autunno. In mostra, e in vendita, il mercato offriva quanto prodotto con il lavoro di detenuti, organizzati e coordinati da una ventina di cooperative sociali dai nomi talvolta suggestivi e significativi, quali Trasgressione o Si salvi chi vuole.
Tra gli oggetti di artigianato e i cibi esposti, c’erano ad esempio articoli di legatoria, quali agende e scatole, prodotti - nell’ambito di un progetto sostenuto da Ghe Pel Ling, Istituto studi di buddhismo tibetano - dai detenuti del carcere di San Vittore. C’erano anche borse fatte nel carcere di Opera vendute in uno stand dal nome ironico Borseggi, e poi bigiotteria, pane, pizze e focacce, dolci e cioccolato, frutta e verdura, salumi e formaggi.