Thorin, conosciuto anche come Thorin Scudodiquercia, fu un nano del popolo dei Lungobarbi appartenente alla Casa di Durin che visse sul finire della Terza Era. Figlio di Thráin II e nipote di Thror, fu fratello maggiore di Frerin e Dís.
Nato a Erebor dovette lasciarla nel 2770 TE a causa dell'attacco di Smaug e andarsene ramingo per la Terra di Mezzo assieme alla sua famiglia e ai superstiti del suo popolo, cercando di sopravvivere. Dopo la Guerra tra i Nani e gli Orchi, durante la quale ottenne il soprannome di Scudodiquercia, Thorin e il padre Thráin II guidarono i superstiti del proprio popolo sugli Ered Luin dove riuscirono in qualche modo a ricostruire la propria fortuna e a diventare abbastanza ricchi, anche se i loro cuori palpitavano per ritornare a Erebor, uccidere Smaug e riprendere quanto gli era stato rubato.
Nel 2941 TE su suggerimento di Gandalf guidò una compagnia di altri dodici Nani, cui si unì anche l'Hobbit Bilbo Baggins, in quella che in seguito fu nota come l'Avvenuta della Montagna Solitaria. L'impresa riuscì e Thorin divenne per breve tempo Re sotto la Montagna, ma morì assieme ai nipoti Fili e Kili nella Battaglia dei Cinque Eserciti. Con la sua morte si estinse la linea principale della Casa di Dúrin e gli succedette sul trono suo cugino Dain II Piediferro.
Etimologia[]
Non si conosce l'esatta origine del nome "Thorin" ma l'interpretazione più comune è che significhi "Nobile Audace". Il nome Thorin deriva da Thorinn, un nano dell'Edda. Inoltre, Eikinskjaldi, reso con "Oakenshield" ("Scudodiquercia") è un personaggio della mitologia nordica.
Descrizione[]
Aspetto e carattere[]
Come gli altri nani de Lo Hobbit, neanche Thorin è descritto in modo approfondito dal punto di vista fisico. Si sa soltanto che aveva una lunghissima barba, tanto da tenerla infilata nella cintura. Inoltre si è a conoscenza del fatto che indossasse un cappuccio azzurro con una nappa d'argento e, intorno al collo, aveva una catenina d'oro. Per quanto riguarda il carattere, Tolkien lo presenta come un nano piuttosto altezzoso. Infatti è l'unico dei tredici nani che, entrato a Casa Baggins, non si esibisce con un al vostro servizio!. Nonostante questo, per il resto del libro Thorin appare un nano abbastanza per bene, salvo poi divenire malvagio, avido ed egoista come Smaug, verso la fine del romanzo.
Abilità[]
Biografia[]
Origini e l'esilio da Erebor[]
Thorin nacque a Erebor nel 2746 TE da Thrain figlio di Thrór, Re Sotto la Montagna. Ebbe un fratello di nome Frerin, di due anni più giovane di lui, e una sorella di nome Dis.
Quando aveva appena ventun anni Smaug attaccò Erebor e lui e la sua gente furono costretti a fuggire, finendo per stabilirsi nel Dunland, in condizioni di quasi indigenza, costretti a fare i lavori più umili per sopravvivere.
La Guerra tra Nani e Orchi[]
Per approfondire, vedi le voci Guerra tra i Nani e gli Orchi e Battaglia di Azanulbizar. |
Dopo che Thrór fu ucciso da Azog nel 2790 i Nani delle Sette Casate dettero il via ad una sanguinosa guerra contro gli orchi per vendicare l'affronto fatto alla Casa di Durin. A questa guerra presero parte anche Thorin, suo fratello Frerin e suo cugino Dain, benché fossero tutti e tre molto giovani per gli standard dei Nani.
Durante la Battaglia di Azanulbizar Thorin e i suoi compagni furono accerchiati in un bosco di querce, dove suo fratello Frerin trovò la morte; nel corso della battaglia lo scudo di Thorin si ruppe e allora il nano lo gettò e lo sostituì con un grande ramo di quercia, continuando a combattere e incitando i suoi a resistere fino all'arrivo dei rinforzi guidati da Nain; fu così che si guadagnò il soprannome di "Scudodiquercia".
Alla fine la battaglia fu vinta e Azog ucciso da Dáin, ma i nani non festeggiarono in quanto tra le loro i caduti erano stati talmente tanti da oscurare la gioia del trionfo. Nonostante gli incitamenti di Thráin non riconquistarono neppure Moria, a causa del Flagello di Durin che era ancora in agguato. Dopo aver sepolto i caduti, Thráin II e Thorin, con ciò che restava del loro popolo, abbandonarono il Dunland e si recarono a est degli Ered Luin dove fondarono una nuova roccaforte nanica.
Vita sugli Ered Luin[]
Per approfondire, vedi la voce Aule di Thorin. |
Dopo la scomparsa di suo padre Thráin II, avvenuta nel 2841 TE mentre cercava di raggiungere Erebor, Thorin diventò dunque il nuovo Re dei Lungobarbi e pretendente al titolo di Re Sotto la Montagna. Lavorò molto, commerciando e guadagnando grosse ricchezze, e il suo popolo stanziatosi presso le Aule di Thorin crebbe nuovamente grazie alla venuta di molti Nani del Popolo di Durin e delle casate degli Ered Luin.
Il cuore di Thorin tuttavia continuava a pensare a Erebor e negli anni successivi iniziò a meditare un piano per riconquistare il suo regno e vendicarsi di Smaug. Un giorno a Brea, mentre tornava da un viaggio d'affari, si imbatté casualmente in Gandalf il Grigio, un saggio e stravagante stregone il quale, ironia della sorte, era da tempo in cerca del figlio di Thrain che aveva incontrato anni prima nelle segrete di Dol Guldur; tuttavia il nano era talmente in male arnese da non ricordarsi il suo nome e tantomeno quello di suo figlio; l'unica cosa che raccomandò a Gandalf prima di morire fu di consegnare a suo figlio la Mappa e la Chiave in suo possesso.
Dopo aver parlato un po', Thorin chiese a Gandalf un consiglio su come riconquistare Erebor e fu da esso esortato a mobilitarsi per raggiungere la Montagna Solitaria ed affrontare Smaug; Gandalf, infatti, temeva che il drago si potesse alleare con il malvagio Sauron, dunque promise al nano il suo aiuto per riconquistare il suo regno, suggerendogli si radunare una compagnia di nani fidati, mentre lui gli avrebbe procurato uno "scassinatore".
L'Avventura della Montagna Solitaria[]
La Festa Inaspettata e l'inizio del viaggio[]
Per approfondire, vedi le voci Una Festa Inaspettata e Thorin e la sua Compagnia. |
- "Aprì la porta con uno strattone e caddero tutti dentro, uno sopra l'altro. Altri Nani, altri quattro! E dietro c'era Gandalf, che stava appoggiato al bastone e rideva. [...] «Attento! Attento!» disse. «Non è da te far aspettare gli amici sullo zerbino, Bilbo, e poi aprire la porta come un fulmine! Permettimi di presentarti Bifur, Bofur, Bombur e specialmente Thorin!» «Al vostro servizio» dissero Bifur, Bofur e Bombur stando in fila. Poi appesero due cappucci gialli e uno verde pallido, e anche uno azzurro cielo con una lunga nappa d'argento. Quest'ultimo apparteneva a Thorin, un Nano estremamente importante, non altri, anzi, che il grande Thorin Scudodiquercia in persona, che non era stato contento per niente di cadere disteso sullo zerbino di Bilbo con Bifur, Bofur e Bombur sopra di lui. [...] Thorin in realtà era molto altero, e la parola «servizio» non gli uscì affatto di bocca, ma il povero signor Baggins si scusò tante di quelle volte che alla fine egli grugnì un «di grazia, non importa», e spianò il suo cipiglio."
- —Lo Hobbit, cap. I, "Una festa inaspettatata".
Thorin dunque seguì le indicazioni di Gandalf e radunò una compagnia di Nani, della quale facevano parte anche i suoi nipoti Fili e Kili, per riconquistare Erebor e vendicarsi di Smaug.
Alla festa inaspettata a Casa Baggins giunse assieme all'ultimo gruppo di Nani e ingaggiò ufficialmente Bilbo proponendogli un contratto "standard" da scassinatore, secondo le cui clausole all'hobbit sarebbe spettata la tredicesima parte del tesoro in caso di successo dell'impresa. Dopo un'iniziale titubanza, alla fine Bilbo decise di sottoscrivere il contratto e lasciò dunque la Contea diretto a Gran Burrone: i Nani infatti necessitavano della conoscenza del Signore Elfico per aiutarli a tradurre la Mappa di Thrór, poiché Gandalf non era addentro a tali segreti.
Mentre erano in cammino per raggiungere la dimora di Elrond, Gandalf lasciò brevemente la compagnia per recarsi in avanscoperta ma accadde che i Nani, anche a causa dell'imperizia di Bilbo, vennero catturati dai troll Guglielmo, Berto e Maso: Thorin fu l'ultimo dei Nani ad essere catturato, riuscendo ad opporre una discreta resistenza e a dare delle discrete botte ai troll servendosi di un robusto ramo. Questi li avrebbero certamente mangiati se Gandalf, camuffando la voce, non fosse intervenuto riuscendo a far litigare le orrende creature tra di loro e a fargli perdere tempo fino al sorgere del sole, i cui raggi li tramutarono in pietra. Una volta liberati dai sacchi in cui li avevano rinchiusi i troll, Thorin e i suoi compagni si misero in cerca della loro tana, che trovarono poco lontano dall'accampamento: qui rinvennero un discreto tesoro (frutto probabilmente delle ruberie dei troll ai danni degli abitanti della regione), ma anche delle lame elfiche; Thorin e Gandalf tennero per sé le spade più lunghe, mentre Bilbo ottenne una corta daga elfica.
Una volta sepolto il tesoro dei Troll per spartirselo al ritorno dell'avventura, la Compagnia riprese il viaggio giungendo a Gran Burrone alcuni giorni dopo. Elrond accolse benevolmente la compagnia di Thorin nella sua casa, rifocillandoli e rivelando loro che le spade ritrovate nel covo dei troll erano state forgiate a Gondolin durante la Prima Era e che i loro nomi erano Orcrist (la "Fendiorchi", spada di Ecthelion della Fonte) e Glamdring (la "Martella Nemici", spada di Re Turgon); Thorin tenne per sé la prima, giurando di renderle onore. Passarono poi ad analizzare la Mappa di Thrór e l'occhio esperto di Elrond individuò subito che, nascoste nella carta, vi erano alcune scritte in Ithildin (scrittura lunare segreta usata dai Nani servendosi dell'Argento di Moria), le quali una volta esposte alla luce della luna rivelarono l'esistenza di un passaggio che sarebbe stato visibile il "Giorno di Durin", ovverosia il 19 ottobre. Considerato che si trovavano già a maggio, la Compagnia di Thorin decise di partire il prima possibile
L'Attraversamento delle Montagne Nebbiose e l'incontro con Beorn[]
Una volta organizzata la spedizione, Thorin e i suoi compagni lasciarono Gran Burrone assieme a Gandalf e a Bilbo. Poiché il tempo era poco, i viaggiatori decisero di non passare la Breccia di Rohan (cosa che li avrebbe costretti ad un giro troppo lungo) ma intrapresero la via dell'Alto Passo sebbene Gandalf fosse conscio dei pericoli che li aspettavano. Fu un viaggio orribile, con un tempo freddo e inclemente che rovesciava su di loro un sacco di acqua e venti freddi, in più ad un certo punto ci si misero anche i Giganti che, approfittando del tempo, erano usciti dai loro rifugi per divertirsi tirando pietre contro i fianchi delle montagne.
Ad un certo punto però Thorin e gli altri Nani capirono che non avrebbero potuto più proseguire così e che era necessario che trovassero un riparo dove trascorrere una notte all'asciutto e recuperare le forze. Si considerarono estremamente fortunati quando Fili e Kili, i quali erano stati inviati in avanscoperta, individuarono una grotta asciutta e piuttosto spaziosa dove trovare riparo, anche se Gandalf era dubbioso e non del tutto convinto dalle parole dei due Nani, i quali assicuravano di averla esplorata attentamente. Infatti la notte stessa, mentre dormivano, i membri della Compagnia ebbero la brutta sorpresa di essere catturati da una tribù di Orchi che viveva nella Montagne Nebbiose, che li tradusse davanti al Grande Goblin, il quale li sottopose ad un interrogatorio. Thorin rispose in modo vago, non volendo rivelare lo scopo del loro viaggio a degli Orchi, ma la situazione degnerò quando tra i loro bagagli venne ritrovata Orcrist, cosa che fece impazzire di rabbia il Capo Orco, il quale ordinò ai suoi scherani di lanciarsi su di loro e picchiarli a morte. A salvare la situazione intervenne Gandalf, il quale era riuscito a non farsi catturare, che accecò i nemici con una magia di luce e uccise il Grande Goblin servendosi di Glamdring, creando così ai suoi compagni l'occasione per fuggire dalla Città dei Goblin.
Bosco Atro e la cattura da parte degli Elfi[]
L'arrivo a Esgaroth e il raggiungimento della meta[]
La Battaglia dei Cinque Eserciti[]
Per approfondire, vedi la voce Battaglia dei Cinque Eserciti. |
Dopo la morte di Smaug, i Nani reclamanoro la loro patria, ma Thorin contrasse "la malattia del drago" e, colto da una bramosia insaziabile, decise di non dividere il gigantesco bottino del suo popolo né con gli uomini di Pontelagolungo, comandati da Bard l'Arciere, e né con gli Elfi guidati da Thranduil. Per difenderlo, inoltre, invocò tramite l'invio di Corvi Imperiali l'aiuto di suo cugino Dáin II Piediferro e del suo esercito; è in questa occasione che Thorin donò a Bilbo la Cotta di Mithril, poiché non vi erano corazze della sua misura.
L'Hobbit tuttavia, per evitare lo scoppio di una guerra, servendosi dell'Anello portò l'Arkengemma, l'oggetto più prezioso del tesoro appartenente alla famiglia di Thorin, a Thranduil e Bard, in modo che potessero scambiarla con la loro parte di tesoro. Thorin, scoperto il gesto di Bilbo, furibondo si avventò sul povero hobbit e solo l'intervento di Gandalf impedì al nano di scaraventare Bilbo dai bastioni di Erebor.
- "Ma lo stupore lo sopraffece ed egli aggiunse: « Ma come avete fatto a impadronirvi di questo cimelio della mia famiglia? ammesso che ci sia bisogno di fare una domanda simile a dei ladri... ». « Noi non siamo ladri » rispose Bard. « Quello che ti spetta ti verrà restituito in cambio di quello che spetta a noi ». « Come avete fatto a impadronirvene? » urlò Thorin in un crescendo di collera. « Gliel'ho data io! » squittì Bilbo, che faceva capolino da sopra il muro, ormai spaventato da morire. « Tu! Tu! » gridò Thorin, voltandosi verso di lui e afferrandolo con entrambe le mani. « Miserabile hobbit! Sottosviluppato! Scassinatore! » egli gridò mancandogli le parole, e scosse il povero Bilbo come un coniglio. « Per la barba di Durin! Come vorrei che Gandalf fosse qui! Che sia maledetto, lui che ti ha scelto! Che gli caschi la barba! Per quanto riguarda te, ti scaraventerò giù dalle rocce! » gridò, e sollevò Bilbo colle braccia."
- —Lo Hobbit, cap. XVII, "Scoppia il temporale".
Proprio quando lo scontro tra l'esercito dei Nani, giunti a marce forzate dai Colli Ferrosi, e gli Elfi e gli Uomini sembrava inevitabile, gli Orchi e Lupi Mannari guidati da Bolg, figlio di Azog intenzionato a vendicare la morte del padre, attaccarono di sorpresa i contendenti.
Nani, Elfi e Uomini furono quindi costretti a combattere insieme contro il nemico comune unendo le proprie forze nella Battaglia dei Cinque Eserciti. Inizialmente la battaglia apparve favorire le forze del male, ma di fronte allo scontro Thorin rinsavì e uscì allo scoperto, guidando i suoi compagni in battaglia e risollevando così le loro sorti. L'erede di Durin decise di mirare alle guardie del corpo di Bolg, ma il suo attacco non andò a buon fine. Ben presto, infatti, si ritrovò circondato dai nemici e venne gravemente ferito, mentre i suoi nipoti Fili e Kili si sacrificarono per proteggerlo.
In suo soccorso giunse però Beorn che, trasformatosi in orso, riuscì ad uccidere Bolg e a trasportare il morente re dei nani fuori dal campo di battaglia. Dopo lo scontro, conclusosi con la vittoria sugli Orchi, Thorin venne curato ma le ferite erano troppo gravi e, prima di morire decise di rappacificarsi con Bilbo:
- "«Addio, buon ladro» egli disse. «Io vado ora nelle sale di attesa a sedermi accanto ai miei padri, finché il mondo non sia rinnovato. Poiché ora l'oro e l'argento abbandono, e mi reco là dove essi non hanno valore, desidero separarmi da te in amicizia, e ritrattare quello che ho detto e fatto alla Porta». Bilbo piegò un ginocchio a terra, con il cuore carico di dolore. «Addio, Re sotto la Montagna!» disse. «Amara è stata la nostra avventura, se doveva finire così; e nemmeno una montagna d'oro può essere un adeguato compenso. Tuttavia sono felice di avere condiviso i tuoi pericoli: questo è stato più di quanto un Baggins possa meritare». «No!» disse Thorin. « In te c'è più di quanto tu non sappia, figlio dell'Occidente cortese. Coraggio e saggezza, in giusta misura mischiati. Se un maggior numero di noi stimasse cibo, allegria e canzoni al di sopra dei tesori d'oro, questo sarebbe un mondo più lieto. Ma triste o lieto, ora debbo lasciarlo. Addio!»"
- —Lo Hobbit, cap. XVIII, "Il viaggio di ritorno".
Thorin venne dunque sepolto sotto la Montagna Solitaria assieme a Orcrist e all'Arkengemma; con lui si estinse la linea primogenita di Durin e gli successe il cugino Dáin II Piediferro, che divenne Re Sotto la Montagna e Re del Popolo di Durin.
Adattamenti[]
Lo Hobbit (1977)[]
Nel film d'animazione per la televisione Lo Hobbit del 1977, Thorin viene rappresentato abbastanza fedelmente rispetto al libro di Tolkien: i disegnatori lo disegnarono come un nano dal grosso naso e dalla barba grigia, altezzoso e arrogante ma capace di azioni generose e di affezionarsi a Bilbo.
Trilogia de Lo Hobbit (2012-2014)[]
Nella trilogia di Peter Jackson il personaggio di Thorin viene interpretato dall'attore Richard Armitage.
Benché abbastanza fedele per certi aspetti al personaggio del libro, il regista ha apportato delle vistose modifiche: innanzitutto Thorin viene rappresentato più giovane di quanto in realtà non sia (all'epoca dell'avventura con Bilbo aveva già 195 anni, un'età considerevole per un nano), quando si parla della Battaglia di Azanuiblzar nei flashback è Thorin, e non Dain, ad affrontare Azog ed in quell'occasione si limita a ferirlo non ad ucciderlo.