luglio 25, 2011
giugno 17, 2011
Pubblicità progresso???
questo è il claim finale di una nuova campagna pubblicitaria che presenta il restyling di una utilitaria che si vuol far passare per auto di lusso.
Allora io penso ai miei figli che oggi hanno 26 e (quasi) 24 anni. Il barista vive con 800€/mese, ne spende 350 solo di affitto (riscaldamento escluso). Si veste solo più di magliette comprate nelle catene economiche e pantaloni che diventano ogni giorno più originali unicamente grazie agli squarci nel tessuto ed alla meraviglia che suscitano nell'osservatore occasionale che scommette quanto tempo ci vorrà prima che il ragazzo di sala si trasformi in uno stripper ... Anche le rare volte che si apparecchia in modo più ricercato ha un'aria sdrucita e consunta che mi stringe il cuore (per contro ha anche un'aria sbattuta, un pallore cadaverico ed un sospetto nonchè frequente bisogno di tirar su dal naso ... tranquilla io?????? 'nzomma ..!).
La princi vive ancora in casa, dovrebbe preparare la tesi ma in verità guarda il futuro con l'occhio appallato e si nasconde in un'adolescenza di ritorno. Non lo ammetterebbe neanche sotto tortura ma credo che il senso di vuoto e di inanità di quel che ha fatto/sta facendo sia il demone con cui combatte day in/day out. Poi la princi arrontonda facendo qualche lavoretto: monitore nel centro estivo della scuola di danza con incarico specifico di insegnante di danza: un'ora al giorno/5€. Vabbè, meglio che un calcio sui denti.
Non sto dicendo che siano in trappola, e non sono le pezze al culo il problema principale, claro, io insisto tutti i giorni nel sottolineare loro che a volerle usare carte in mano ne hanno. Loro mi rispondono che per avercele ce le hanno, lo sanno pure loro, ma quel che queste carte implicano è difficile da accettare, in primis andarsene altrove. Concordano che l'alternativa non esiste, quantomeno se sei nato dalla parte sbagliata della rete sociale che pare essere l'unica carta in regola in questo momento.
E allora ripenso a quante suggestioni ho presentato loro da che erano piccoli, convinta che educarli al bello fosse davvero l'unica strada per evitare di vederli preda della grettezza e del qualunquismo. Sarebbe stato meglio educarli alla privazione ....
Che poi bello nel nostro libro non significava caro o esclusivo, eh? Significava andare per musei, per concerti, a teatro, al cinema, all'opera, e poi leggere libri, guardare foto, fotografare, suonare, recitare. Ho sempre pensato che esporli al bello significava in qualche modo instillare nella loro mente la consapevolezza che mainstream non è l'unica scelta possibile, in nessun campo. Che pensare con il proprio cervello, sentire con i propri sensi ed amare con il proprio cuore fosse non solo possibile ma anche doveroso. Che se cerchi al di là dell'immediata prossimità puoi trovare la nicchia che contiene il piccolo, esclusivo piacere, magari ancora più piacevole perchè noto a pochi.
E oggi sono entrambi due giovani adulti che amano lo speciale, l'originale, la scintilla creativa, lo spunto innovativo, la prospettiva diversa, il taglio singolare, il materiale non consueto.
In una società massificata dove il mainstream la fa da padrone e presidia la fascia di ingresso nel mercato, tutto ciò risulta declinato in termini di esclusività, elitarietà e - giustappunto - lusso. I prezzi lievitano di conseguenza arrivando a cifre che la presbite che abita nei miei occhi spesso confonde per allucinazioni.
E allora com'è che per procurarmi il bello dovrei vendere un rene? E, se è un diritto, com'è che io non ce l'ho? E, se è un diritto, chi è che mi sta negando il mio? Cosa sbaglio?
quindi à la guerre comme à la guerre, facciamo quel che si deve per potercelo prendere questo diritto!! E quindi? rubiamo? ci prostituiamo? truffiamo? mentiamo? ....
Davvero mi cadono le braccia, davvero penso che questa sia una nazione decotta che non ha più nulla da offrire, un unico grande mercato da spremere finchè ancora rimarrà una goccia e che si fotta tutto il resto!
aprile 09, 2011
Ma chi fa da sè fa davvero per tre?
Quindi se scelgo di non chiedere non è che poi giro per casa a sventolare che se non fosse per me etc etc etc
Il mio discorso è più sottile. Il mio problema non è nel chiedere di per sè, se ho bisogno che tu faccia questa roba qua, te la spiego (a volte anche troppo) e poi mi aspetto che tu la faccia, e cerco di non andar troppo per il sottile nel giudicare come tu poi la fai.
La cosa che per me rappresenta un problema è proprio il fatto di dover chiedere, di dover delegare, di dover gestire l'ambardan come un generale d'armata. Io infatti mi aspetterei che i miei coinquilini, tutta gente adulta e vaccinata, si facessero carico spontaneamente di qualche responsabilità e la portassero avanti senza che io debba stare prima a chiedere e poi a verificare che sia arrivato tutto in porto.
Vorrei che ci fossero alcune cose alle quali io non debba porre attenzione. Invece qua io non riesco onestamente a pensare ad una singola cosa che procede per i fatti suoi senza che io me ne debba curare, incluse le cose di cui scelgo di non curarmi e che pertanto non procedono affatto. Ecco, possiamo escludere l'impianto tv e frattaglie varie di cui non ne voglio proprio sapere, quello dell'auto - ad esempio - ci è stato rubato ormai due anni fa. Io non mi sono occupata di farlo sostituire ed infatti si viaggia ancora oggi con il buco. Giusto un piccolo esempio ...
Anche per quanto riguarda la princi, io ritengo che il nucleo da cui mi aspetto qualcosa in modo prevalente sia quello della mia coppia. Credo che i figli grandi in casa siano solo di passaggio e fintanto che la loro presenza non diventa fastidiosa per una qualche ragione non mi aspetto da parte loro un particolare contributo. Il giorno in cui dovessi pensare che la cosa non funziona più credo che potrei senza tanti drammi chiedere di levare le tende. Cosa che feci ripetutamente con il barista e francamente baciai i suoi passi che lo portavano a vivere fuori casa, non senza un certo sconcerto da parte sua che avrebbe di gran lunga preferito pensare allo strazio materno di fronte all'abbandono del nido.
Inoltre ho sempre avuto un pò un vezzo di fronte alla figlia femmina, la voglia di coccolarla in qualche modo e di lasciarla al riparo di incombenze che tanto prima o poi le toccheranno di sicuro. Che tutto ciò possa o meno essere condivisibile non mi interessa più di tanto, e francamente penso che dal punto di vista del principio sia abbastanza una fesseria.
Tutto questo però non esclude il fatto che io mi aspetti da parte sua degli atti spontanei di gentilezza ed attenzione e questi da qualche tempo a questa parte sono rari a venire che la ragazza è persa in un mondo di egocentrismo degno di un'adolescente.
Ovviamente lei è convinta che la megera sono io, che io ho il compasso che ha disegnato il mondo piantato sulla testa, che non le dò mai retta, che non mi occupo dei suoi problemi, che penso solo ai cani e che ho lo span di attenzione di una ranocchia.
Insomma, inconciliabilità allo stato puro. Per un rapporto madre figlia di qualità mi sa che bisogna attendere ancora un pò .... :-(
aprile 07, 2011
La mia piccola grande amica
Ha una madre fuori di testa in modo significativo, una vera e propria esaltata per la quale tutto è un problema, qualsiasi ostacolo insormontabile, sempre stanca e stressata. Il padre è un uomo estremamente pratico, un grandissimo lavoratore che assicura ben più del pane quotidiano alla famiglia. Iperattivo, sa sempre tutto e non è mai d'accordo su niente. Se tu hai una roba, lui è sicuramente esperto e ce l'ha migliore, o più naturale o fatta meglio, in ogni caso la sa ben più lunga ma non solo di te, di tutti!. Per contro è di una generosità disarmante, di un'ospitalità persino eccessiva, di una grande disponibilità.
La moglie lo tira scemo, forse voleva sposare un principe non lo so, lui la sfancula abbastanza disinvoltamente ma ridendo e scherzando sono comunque una bella venticinquina abbondante che stanno insieme e quindi direi che di pazienza ne ha portata abbastanza.
Il padre quindi impegnato a far soldi, la madre pasticciona e di una pigrizia cosmica, E. ha imparato ad aggiustarsi su tutto. Non c'è cosa che non sappia fare ed i genitori volentieri le scaricano addosso di tutto e di più. Vivono in mezzo alla profonda campagna, in un paesetto dove hanno una grande casa con molto giardino intorno e lei ha potuto raccogliere un assortimento di animali degno dell'arca di Noè a partire da 4 cani (di cui due bernesi)
e per continuare con un cavallo, 3 gatti, roba da cortile assortita etc etc etc. Di tutti questi animali si occupa personalmente che se mammà si trova infastidita più di tanto rischia che glieli fa dar via. Aiuta in casa, anzi fa più lei che la madre, frequenta con estrema assiduità la scuola, fa tirocinio al macello della facoltà dove fa turni che iniziano alle quattro del mattino o sono decisamente notturni.
E. stamattina è arrivata alle nove circa, appena smontato il turno al macello, per aiutarmi a trattare Jada e se n'è andata a mezzogiorno. Le lesioni originarie della mia cana nera stanno abbastanza bene ma la dermatite si sta allargando ad altre zone che abbiamo dovuto tosare per metterle allo scoperto e poterla trattare. L'ha fatto E., con le forbici da sarta di mia figlia. Poi, mentre io trattenevo la cana, lei le ha fatto tutto il trattamento. La cana, che sentiva che la presa di E. e mia era ferma e priva di esitazioni pur non essendo 'cattiva', ha cercato di sottrarsi ma solo fino ad un certo punto, tremava ed era abbastanza traumatizzata ma decisamente meno delle altre sere quando io facevo il trattamento ed il batavo reggeva il cane santiando contro di me colpevole di traumatizzargli la bestiola.
Domattina tornerà alle otto, prima di andare in facoltà, e tratteremo di nuovo Jada sebbene un pò alla veloce che a me toccano i miei suoceri e lei ha una lunghissima giornata a scuola che si concluderà con la notte al macello. Sabato torna e toseremo ulteriormente il cane per cercare di trattare anche la pelle sana e fermare l'avanzata della bestia.
In tutto questo il batavo è partito con il fratello per il suo regalo di compleanno e la princi si è vaporizzata impegnata com'è a seguire il progetto su cui dovrà scrivere la tesi. Il batavo santìa contro di me che sono troppo cattiva e la princi sviene se sente puzza, se vede il cane soffrire, se vede le lesioni troppo da vicino, etc etc
Io da quando sono nati ho la sindrome della mutanda più bianca del quartiere, supermum mi fa un baffo, non sono pazza (boh, perlomeno lo credo) e non scarico sugli altri le mie frustrazioni (non più di tanto per lo meno), non mi faccio venire le convulsioni per la qualunque. Quando c'è una situazione problematica prendo le redini in mano e la conduco in porto.
Io cerco di non chiedere perchè quelli che mi danno solo dietro richiesta e magari esattamente quel che ho chiesto senza aggiungerci niente del loro, quelli lì mi fanno venire voglia di mandarli in fanculandia dopo la terza parola. Cerco di non chiedere anche perchè mi scazzo se per ottenere qualcosa debbo dare istruzioni dettagliate per almeno tre volte di fila, chiarimenti esaustivi per almeno un paio di volte e comunque ottenere la cosa sbagliata in tempi letargici, insomma faccio prima a farmelo io.
Insomma io sono una cretina perchè se qualche volta tirassi indietro la mano qua qualcun'altro si sentirebbe in dovere di metterci la sua. Forse. Chissà.
Nel dubbio faccio io che per lo meno so che è fatto. Stupida eh?
marzo 25, 2011
Dei vecchi di famiglia e del dolore arretrato
E' il nostro turno toccare con mano l'arretratezza italiana nell'assistenza alla terza età, ripenso ai nonni del BID ed al minialloggio in apposito edificio dotato di infrastrutture paramediche e non in cui si sono trasferiti quando il Parkinson del nonno non ha più concesso loro di continuare a vivere da soli, nella stessa città in cui vivevano e neanche troppo lontano dalla loro casa di una vita.
E' forse necessario precisare che prendere marito e moglie, 84 e 81 anni, vissuti sempre nella stessa frazione di 300 persone, in casa indipendente con giardino, orto et affini e spostarli a vivere altrove sarebbe come ucciderli? E lasciarli soli a smazzarsi le decine di dubbi e spaventi che, visti da soli, diventano immediatamente insormontabili? Infatti è bastata una settimana di assiduità da parte nostra che le cose sono migliorate sensibilmente.
E adesso? Io domani vado su e porto lei al mercato che sono sette secoli che non ci va più, spero che le faccia piacere oltre che esserle utile ma io posso andare più di una volta la settimana? Mio figlio per un tot ci andrà ad inizio settimana ma ora che inizia la stagione estiva quello dovrebbe lavorare 6gg su 7 (e speriamo!!!!) può passare il settimo a badare ai nonni?
Per il momento la badante non è un'opzione, il loro equilibrio è delicatissimo ma quando c'è stanno bene, non hanno certo bisogno di qualcuno che giri loro per casa. Che poi non si fiderebbero nemanco ed avrebbero pure la grana di badare alla badante, per non parlare del fatto che ci vorrebbe qualcuno con una certa competenza paramedica. L'assistenza domiciliare pubblica pare ci sia, sebbene ridotta ai minimi termini, cercherò di capire se ne hanno diritto per età, patologia, reddito o chissa quale altro parametrillo ci sarà da verificare. Diversamente cercheremo un/a professionista che vada a controllarli un paio di volte al giorno e che dia una reperibilità notturna, automunita. La quale costerà loro come assumere Veronesi in persona. Boh ... vedremo.
E la princi in tutto questo?
E' terrorizzata, non vuole saperne di trovarsi dalle parti del nonno men che meno da sola. Non vuole più andare da loro o perlomeno non vuole farlo da sola. Inizialmente ho pensato che fosse un'altra delle manifestazioni di teatralità della ragazza, venerdì scorso ero pronta a piantarle due belle sberle in mezzo alla faccia non si fosse controllata ma anche dopo ho continuato a parlarne con lei da questo presupposto. Dicendole che capisco quanto grande sia la presenza del nonno nella sua vita ma che la sua morte è un fatto inevitabile presto o tardi e che tanto vale che ci si prepari. Con la morte del padre e dello zio, questo nonno è stato infatti la figura maschile più protettiva che lei abbia avuto, mio padre ha scoperto la nonnità solo dopo la morte di mia madre ed i miei figli erano ormai troppo grandi, la sola ad avercelo come nonno per davvero è la figlia di mio fratello che ha adesso 7 anni. E poi comunque Ortorex è quello che accompagna la nipotina a vedere la metro, in biblioteca o visitare il museo di scienze naturali e poi le spiega il buco nell'ozono ed i cambiamenti climatici.
L'altro nonno è quello che taglia e sbuccia le mela alla princi ancora oggi, che le mette/va il cicatrene sulle sbucciature e li aiutava a nascondere il cane in camera da letto quando dormivano dai nonni. Insomma una figura importantissima sul finir della sua vita ed una princi con l'attitudine naturale a fare tragedie, da parte mia grandi sproni ad affrontare le cose con forza e razionalità.
Un par di balle!!!
Ieri sera la princi ha rotto gli argini ed è venuta fuori una bella fetta di merda che temevo avesse dentro ma di cui si era sempre rifiutata di parlare. Dice che è terrorizzata e che non vuole più tornare in quel posto e che si detesta per questo. Che le stanno ritornando alla mente immagini che pensava di aver dimenticato. Storie che pensava di aver risolto. Dice che vede come una fotografia il posto in cui abbiamo aspettato che iniziasse il funerale di suo padre, che lei quel giorno era terrorizzata di vederlo morto nella bara o la bara nella casa dei nonni.
Io ricordo benissimo che avevo guidato fino al paese successivo, che eravamo andati in un bar perchè eravamo un pò in anticipo, ed avevo poi fatto in modo di arrivare in paese quando la messa stava finendo, non eravamo passati da casa dei nonni e ci eravamo fatti trovare nella piazzetta antistante la chiesa. Ricordo che li tenevo per mano al mio fianco, uno per parte, e che non li ho lasciati andare neanche per un momento. Però non ricordo se gliel'ho detto che non ci saremmo andati a casa dei nonni e che non lo avremmo fatto perchè io non volevo che quella scena gli rimanesse fotografata nella mente. Non so se gli ho detto che volevo che quel posto restasse un posto bello nonostante tutto. Ricordo che per parecchio tempo non volli che loro si fermassero a dormire dai nonni ma poi successe nuovamente e quando oggi la princi ha detto che lì ci sono i ricordi più belli e più brutti della sua vita mi si sono storte le budella.
Ricordo di essermi interrogata a lungo se invece non fosse il caso di far loro sorbire l'intera faccenda perchè fosse un momento di distacco e di addio. Il loro padre è uscito di scena una sera davanti al centro commerciale e la volta dopo era il suo funerale. Per una settimana ho dovuto dire loro che papà era molto ammalato e poi purtroppo che papà era morto.
Ho provato tutto ciò che son stata capace di pensare per cercare di aiutarli a processare tutto quanto, non ho sensi di colpa perchè so di aver agito al meglio delle mie capacità, ma forse avrei dovuto fare di meglio, parlare di più, erano bambini ma forse pensavano più di quanto io non credessi. E poi mi chiedo cosa avrei dovuto fare perchè si aprissero di più, perchè lasciassero uscire delle cose.
Lei ora dice che non ce la fa a riaffrontare tutti questi fantasmi, che la sera quando chiude gli occhi si vede davanti il nonno come l'ha visto venerdì scorso e non riesce a dormire. Dice che non vuole tornare nella casa dei nonni perchè quel prato ha un odore che solo quel prato ha ed è lo stesso odore che c'era al funerale di Claudio e poi dopo a quello di Fabrizio. Che lei ha il terrore di vedere la gente morta, così come ha avuto quel giorno il terrore di vedere Claudio morto, così è stato con Fabrizio e con la nonna, mia madre.
Io le ho detto che questo è come un brutto ascesso che si è finalmente rotto e la merda sta uscendo fuori e che forse questa è una cosa buona perchè dopo potrà guarire. Ma, per una delle pochissime volte da che ho memoria, francamente ieri sera non avevo più parole.
Quando dissi loro che Claudio era morto, eravamo seduti sul divano, io in mezzo a loro due ed il BID seduto vicino a mio figlio. Quando pronunciai le parole la princi si buttò per terra dibattendosi come se le avessero rovesciato addosso dell'olio bollente, suo fratello rimase immobile, non parlò, non emise un suono. Solo due lunghe lacrime gli solcarono le guance.
Lui non ha mai parlato di niente di tutto ciò. Se tanto mi dà tanto che gli sta passando per la testa in questi giorni?
marzo 10, 2011
Succede ...
Porc di qui, porc di là, mò te la paghi, io sono stufa, etc etc etc ... casualmente il barista butta là che per quella contravvenzione aveva dovuto pagare già la rimozione forzata. La rimozione forzataaaaaaaa??? ma tu lo sai quanto costa???? ariporc qui, ariporc là, è mai possibile che guadagni quattro soldi e li devi buttare in multe???
Lo convonco per la pulizia di garage e cantina ed in cambio gli pago io la multa (diciamo meglio: LE multe e poi stendiamo un pietoso pelo per riguardo al mio fegato).
Succede che un paio di giorni fa arrivi una raccomandata a casa: una richiesta di danni elevata sia a me che alla società assicuratrice (perchè? boh misteri della burocrazia) per interruzione (1h e 40) del servizio autotranviario in relazione alla sosta alla cazzo di quella sera là: 126€ che aggiunti al centinaio della multa ed alle verosimili 150 della rimozione portano alla ragguardevole cifretta di una cinquecentina di pleuri, verosimilmente contati per difetto. Che per uno che ne guadagna 800/mese è un bel botto. Fosse l'unico poi ...
(che poi va da sè che se abiti e lavori in centro e ci giri con la macchina la quota multe la devi mettere in budget perchè i comuni ci svortano su i bilanci su qualsiasi minima infrazione ma santoperiddio ci dovrà ben essere un limite no?)
Mi sono imbestialita. Perchè questo significa non solo che l'idiota ha parcheggiato come gli veniva meglio ma pure che ha cacato lì la macchina senza chiedersi nulla perchè, dico io, se il pulman non riusciva a passare allora anche un qualunque altro mezzo di dimensioni significative non sarebbe passato e quindi corriere, furgoni, camion e quant'altro fa traffico cittadino.
Ma si può essere più idioti, dico io?
Inviperita gli ho telefonato, ovviamente svegliandolo. Erano le 11 del mattino e la sera prima lui non aveva lavorato. Perchè ovviamente ora ha preso il giro che la notte si fa il cazzone in giro ed il giorno si dorme, che si abbia lavorato o meno.
Aveva, come dubitarne?, ragione lui: lì parcheggiano tutti, lui è stato sfigato, non sapeva che di lì passava il pullman (non c'era la palina della fermata, pensa un pò!) e comunque lui me l'aveva detto che per quel'infrazione lì aveva pagato pure la rimozione forzata. E no che non li spreca i soldi che lui in questo periodo sta a casa per non spendere. Pensa tu il sacrificio!
Gli ho mandato una mail in cui ho sputato tutto il veleno che ho dentro: verso una gran testa usata solo per sparar cazzate, verso uno che a 26anni sta a casa per non spendere soldi invece che uscire per guadagnarseli, uno che dice di aver cercato lavoro ma che non si trova niente (nè in bianco, nè in nero, nè a fare il baby sitter, il dog sitter, il pizzaiolo, lo scaricatore di porto, l'imbianchino, l'uomo delle pulizie N.I.E.N.T.E.). Si, come no? In effetti in città non ci sono cartelli con su scritto "Cercasi XY - barista provetto" ... C'è poco lavoro e quello che c'è è a condizioni vergognose, è vero, ma di lì a lavorar tre gg (sere) la settimana e basta secondo me ce ne corre assai. Mi si permetta di dubitarne.
E mi si permetta pure di prendermi ripetutamente a sberle di fronte a tutti gli specchi di casa per non essere in grado di sopportare le 'sofferenze' o le 'privazioni' inflitte ai miei figli che, da sempre, quando mi incazzo sparo ad alzo 0 e poi appena mi passa mi macero al pensiero della loro afflizione.
E quindi, quando so che il sangue del tuo sangue, prende 800€ al mese e ne spende 350 per l'affitto mi piange il cuore a fare spallucce e non pagare le salatissime multe che di quando in spesso arrivano a casa (per non parlare dello spiacevole ma pur possibile side effect che la macchina è intestata a me e se quello non le paga nelle grane ci finisco io).
Ed hanno gli occhi grandi questi figli, pieni di desideri destinati per lo più a non essere esauditi, ed io vorrei dargli tutto e poi ancora un pezzetto. Perchè se io vedo una roba che mi piace un sacco e non la posso comperare mi girano tanticchia le scatole e finisce lì. Invece, secondo il mio bacatissimo cervello, se loro desiderano qualcosa non potendoselo permettere (e questa cosa accade sempre e comunque perchè oggettivamente con 450€ mese tolte le bollette non è che rimanga granchè) ecco che questo procurerà al frutto dei miei lombi una profondissima angoscia esistenziale che io non posso nemmeno pensare di riuscire a sopportare. Pore stelle.
Io non amo il mommy blogging perchè francamente mi paiono eccessivi e stucchevoli tutti questi birignao di fronte al complesso mondo di come educo la creatura dandogli tutto quanto di più prelibato disponibile sul mercato (sia esso mainstream o controcorrente fa niente sempre la creme de la creme andiamo cercando). Non amo il mommy blogging anche perchè qua abbiamo già dato, grazie, adesso fate pure voi che a me viene da ridere. E comunque rispetto ai birignao di cui sopra io penso di essere stata un caporale d'armata tanto penso di averli fatti rigare dritto le mie creature.
Bene, pur non amando il mommy blogging, sono a volte tentata di intervenire urlando a gran voce "SIGNORE MIE PROVATE PER UN ATTIMO A NON PENSARE ALL'IMPORTANZA DI DARE DISTILLATO DI FIGAGGINE AI VOSTRI PARGOLI MA PRENDETE IN SERIA CONSIDERAZIONE L'ANTICO USO DEI CALCI IN CULO PERCHE' COMINCIO AD AVERE SERIE RAGIONI PER CREDERE CHE A FORZA DI FACCIO TUTTO CIO' CHE POSSO PER TE E POI ANCORA UN PEZZETTO IO ABBIA LORO ROVINATO LA VITA"
Sono così incazzata ma così incazzata che penso di essere dimagrita (taaadaaaaaaaaaaaaaaaaa è successo, ma questo è un'altro par di maniche) perchè mi sono automangiata tutto, dal fegato in poi. Sgruntissimo.
Nella mia incazzatura ieri sera, dopo chiacchierosissima cenetta (altolà! perfettamente rispettosa della dieta, pardonnemuà) con ex-collega che non vedevo da 20 (si legge venti) anni, sono passata sotto casa del nostro ed ho avuto l'impressione che quello che aveva appena svoltato l'angolo fosse lui. Percorrendo la stessa strada sono arrivata in piazza che il figuro era ancora a vista ed in effetti penso proprio che fosse lui.
Non l'ho chiamato.
E stanotte ho sognato male. Anzi, malissimo.
(sottotitolo: che tristezza)
gennaio 17, 2011
Vorrei aver visto meglio
Il barista lavora 3 gg alla settimana ed ortorex aveva da un pò in canna un predicozzo sui temi de "quando alla tua età (e qua il barista è già arrampicato sui muri) cercavo lavoro non ho esistato a mettere da parte il diploma e cercare lavoro come
Ortorex non lo ferma nessuno e quindi ha sfoderato la predica. Che in sintesi voleva dire alcune cose tipo 1) fare niente non è accettabile, 2) qualsiasi cosa è meglio di niente 3) il domani è particolarmente incerto meglio prepararsi
Il barista ha mostrato chiari segni di irritazione di fronte a qualcuno che gli strofinava il nasino sulle cause certe della sua ansia, ovvero quelle cose che lui vede benissimo ma di fronte alle quali preferisce infilare saldamente la testa nella sabbia. Anche lui. Sarà genetico. Un vizio di famiglia ...
Gli ho scritto questa lettera, anche se dubito che servirà.
"... a voi mancano gli strumenti per affrontare questa realtà ed invece sarebbe opportuno, oltre urgente, che ve li faceste questi strumenti.
Io riconosco a me stessa ed alla mia generazione di avervi fatto un grande disservizio, abbiamo pensato che la nostra società occidentale fosse all'interno di una grande parabola ascendente che andava dalla generazione operaia e contadina (i nonni) a quella impiegatizia (i padri) arrivando a noi figli che partivamo da dove i nostri padri erano arrivati. I nostri figli sarebbero stati tutti dottori. Non ci siamo accorti che la musica stava cambiando o forse è cambiata in modo troppo repentino e non vi abbiamo preparati attraverso quelle mille privazioni che nel passato hanno abituato i futuri adulti a tirare la carretta.
Voi non sapete tirarla questa carretta e non vi rendete conto che di carretta si tratterrà nella stragrande maggioranza dei casi e che l'unica alternativa che avete è quella di tirar fuori i denti. Stare lì in attesa che i tempi migliorino NON E' tirar fuori i denti. SOPPORTARE la mancanza dei mille miraggi consumistici che vi ballano davanti agli occhi, anche questo NON E' tirar fuori i denti.
Tirar fuori i denti è non fermarsi davanti a niente. E' non dormire per far passare il tempo. E' non stonarsi per non pensare. E' vivere di giorno perchè è quando vive la maggioranza e quindi quando accadono le cose; vivere di notte significa solo stare nella riserva indiana, sperando che non arrivino i cowboy.
Tirare fuori i denti è apprezzare quel che avete e preservarlo per il futuro, per non dover spendere dei soldi per procurarsene un altro anzitempo. Tirar fuori i denti è mettere in campo quelle strategie che ti consentanto di non buttarli nel cesso i soldi che guadagni.
[...]"
gennaio 15, 2011
Che fare?
Welcome to the club, Emily!! ti assicuro che c'è un sacco di gente! Io ci sono passata a suo tempo e mi ci arrovello ancora oggi su cosa avrei (invece) dovuto fare. Ho scritto un primo commento al suo post e mi è venuta fuori la treccani. L'ho cancellato ed ho pregato gli dei della sintesi di portarmi consiglio. Stamane idem. Quindi ho deciso che ne parlo qui che perlomeno non spreco bytes altrui ;-)))
Insomma Emily ha poi deciso di iscrivere il figliolo al liceo... io non so se è un'ottima decisione, francamente.
Penso piuttosto che sia una decisione abbastanza scontata. Innanzitutto perchè siamo una generazione (vabbè, io sono un pò più vecchia ma non cambia molto) in cui 'anche l'operaio vuole il figlio dottore' come diceva la cara e vecchia canzone ... e poi perchè la scuola tecnica necessita un minimo di interesse ed inclinazione per avere un senso. Questi nostri figli che sembrano non aver voglia di far niente rischiano di passare il tempo ad imparare il modo migliore di far sega piuttosto che qualsiasi altra cosa. Per lo meno il liceo è più aperto ad eventuali e fortemente auspicate maturazioni in corsa.
Che sia la scelta migliore ho i miei serissimi dubbi ma se fossi stata nei suoi panni credo avrei fatto la stessa cosa. Come infatti feci a suo tempo, con la differenza che con il mio di scarrafone non ci si è mai nemmeno posti il dubbio viste le sue caratteristiche la scelta del liceo era davvero l'unica sensata. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e parla di un ragazzo con potenzialità altissime che ha buttato nel cesso per seguire un sogno che oggi si sta rivelando di latta e ci si potrebbe seriamente domandare se mai sia stato di altro.
Quindi il vero punto secondo e è come far uscire allo scoperto le loro potenzialità, quali esse siano, e come far scaturire la scintilla dell'interesse. E per fare questo non è necessariamente la scelta del liceo vs il tecnico che aiuta. Ma alle volte anche si, peraltro. Anche se la scuola come sta combinata oggi, purtroppo non dà grandi speranze.
Ovviamente non ho soluzioni e nemmeno suggerimenti.
Piuttosto ragionerei sui temi soliti, quelli della protezione che diamo nostro malgrado a questi virgulti sostituendoci a loro in molte delle loro scelte o tenendo loro un ombrello aperto sulla testa sempre, anche quando non piove o quando loro vorrebbero bagnarsi.
Per dire, mia sorella ha buttato nel cesso la fantastica intelligenza manuale del suo figlio di mezzo perchè per fare una scuola che la utilizzasse avrebbe dovuto viaggiare ed esporsi a chissà quali sirene incantatrici a 14 anni. I ragionamenti erano i soliti: non sa nemmeno da che parte sta girato figurati prendere treni e bus per andare e venire! è influenzabile come un idiota figurati lasciarlo andare in mezzo a chissà quale marmaglia!!! Morale: tre bocciature. Con la prima (prima liceo) passa dallo scientifico all'artistico e poi ne raccoglie altre due in corsa ma sufficientemente tardi da far sì che ti chiedi mò che faccio? lo mollo a metà del guado e s'arrangi un pò come gli pare o gli faccio finire la scuola in qualsiasi modo? Domanda assolutamente retorica perchè a metà del guado non li si lascia per nessuna ragione al mondo. Anche la più sensata.
Oggi sta rifacendo lo stesso errore incastrando il più piccolo in un ruolo in cui lui non vuole stare per non esporlo ai rischi di frequentare la solita marmaglia della scuola professionale ... quello già è delinquente di suo e non necessita altri input, dice lei.
Ed io con il mio? Come dicevo liceo scientifico perchè ha una testa brillantissima, peccato che non l'abbia mai usata a fini leciti, o per lo meno a fare quello che supponeva dovesse fare. Poi, per carità!, l'ha usata eh!! anche troppo .... Morale: liceo scientifico sperimentale fino in terza con ampia raccolta di debiti, sterzata verso stesso liceo ma sezione standard dopo la bocciatura. I professori ai quali chiedo perchè non è stato fermato prima mi rispondono 'Signora nella nostra scuola uno con la testa di suo figlio va avanti per forza'. Esattamente quel che gli serviva, penso.
Rifà la terza con scarsi meriti, va in quarta e lo stangano di nuovo. Quarta e quinta nel liceo privato severissimo, di fatto un diplomificio con pretese di serietà.
E qui accade il miracolo! Non che lui sia maturato, peccaritànonesageriamo, ma scopro che sembra anelare ad una guida ferma che lo aiuti a non cadere in tentazione!! Quindi la preside matrona che accoglie i ragazzi sulla porta della scuola, li conosce uno per uno e li appella per nome e cognome chiedendo all'uno di posare il giornale, all'altro di togliersi il cappello ed intimando al terzo di non ripresentarsi più con le mutande di fuori ed i calzoni stracciati, insomma questo vice padre, madre e cane da guardia, sembra dargli sicurezza e chiari limiti all'iterno dei quali muoversi. Studia (non esageriamo eh), riga dritto e prende sta caspita di maturità scientifica facendo due anni in uno e con un voto anche ragionevole (e comunque al di là di ogni più rosea aspettativa). Nota bene: il liceo privato se lo paga lui con i soldi che i nonni gli hanno messo da parte fino a quel punto. Noi risparmiamo un sacco di soldi ma lui se ne frega tanto la consapevolezza che con quei soldi ci poteva fare qualcosa di più interessante non ce l'ha o non sembra fregargliene niente.
L'anno dopo, manco a dirlo, si perde nei meandri incasinati e destrutturati della facoltà umanistica ritrovando tutta l'anarchia da cui evidentemente non si sa difendere e buttando il suo tempo in tutti i bar della zona. Il nostro time-out l'anno successivo dichiara la fine della sua esperienza universitaria.
OK, è il mio scarrafone e pertanto bello a prescindere, ma non credo di sbagliare quando dico che ha una gran bella testa. Un gran peccato non averla usata, almeno per il momento (che del diman non v'è certezza e quindi noi qua si spera sempre).
Di cosa avrebbe avuto bisogno? forse di una guida più ferma di quella che io sono stata in grado di dargli. Qualcosa che lo aiutasse a non deragliare visto che di suo non ci riusciva. Oggi ne sono abbastanza convinta e quindi mi dico che, a prescindere dal tipo di scuola, avrebbe avuto bisogno di un contesto scolastico differente.
Mio nipote avrebbe avuto bisogno di poter usare le mani invece che la testa. Il mio nipotino piccolo forse avrebbe bisogno di essere lasciato vivere invece di averci quattro persone che a diverso titolo gli stanno seduti sul collo.
Di cosa avrebbe bisogno il figlio di Emily? io non lo posso dire di certo ma forse la soluzione non sta nel liceo vs professionali quanto in una soluzione out-of-the-box. E qua viene il bello perchè siamo umani e più di tanto non possiamo inventarci l'ininventabile e poi perchè abbiamo comunque la possibilità di pensare al posto loro, di dargli tutto ciò che desiderano prima che sappiano di desiderarlo, di proteggerli dai nostri personali fantasmi. Ma questo è il mio maggior rimpianto e debbo averlo già espresso in tutti i modi possibili.
Coraggio, Emily, tanto poi un'analista darà la colpa a te!!! ;-)))
gennaio 11, 2011
Rabbia, tanta
(e qua sottolineiamo riconoscenti il fatto che dopo alcuni anni di lavoro il nostro ha finalmente un contratto, limitato, furbetto - e vedremo più avanti come - ma comunque un contratto!! il che per inciso gli dovrebbe consentire quest'anno di ottenere il rimborso di un credito d'imposta risalente ad ormai qualche anno fa e che la commercialista - santa donna! - continua a mandare avanti di anno in anno nella speranza di poter finalmente fare un 730 e consentire al nostro pupo di mettere le mani su questa sommetta)
Il nostro barista percepisce uno stipendio mensile totale di 800€ e solo di affitto ne paga 350€, così, giusto per dar due numeri che servano da parametro di riferimento.
E come sono costruiti questi 800€? da due componenti variabili, una in chiaro (con relativo cedolino) ed una in nero (uguale ad 800-parte in chiaro di quel mese lì). La parte in chiaro varia in virtù del fatto che ci sia stata uno straordinario di qualsivoglia genere e tipo, ergo se fa un servizio in più o se fa dello straordinario festivo il totale fa sempre 800€, semplicemente la parte in nero 'dimagrisce' (lo avevo detto no che era furbetto sto contratto??!!!). E mi sembra evidente che questa sia già una ciulata di per sè, da ringraziarne il titolare che pur possedendo l'iraddiddio si direbbe che non ne abbia abbastanza e rintenga necessario speculare su quei quattro soldi.
**ripeto che c'è da essere contenti della situazione così com'è visto che nel posto di prima speculavano anche sul servizio domenicale che essendo meno faticoso veniva remunerato 15€ in meno di quello degli altri giorni della settimana. E lì chiaramente contratto era parola sconosciuta**
Ora, questi nostri figli sembrano tanto agguerriti ma poi - fortunatamente? - sono ancora piuttosto ingenui perchè dopo in una telefonata successiva il mio barista preferito mi dice di aver realizzato che questo mese la parte in nero non gliel'hanno semplicemente data.
Dopo le opportune richieste di chiarimento la risposta è stata che
visto che ad 800€ (anzi, ben di più) lui ci è arrivato per meccanismi altri e già nella parte in chiaro, loro non ritengono necessario dargli il fuori busta.
Strano che non abbiano pensato di trattenergli l'esubero.
E poi una dice che si incazza. Altro che lupi, almeno quelli poveretti fanno il loro mestiere. Questi sono tali che se li chiami sciacalli, gli sciacalli hanno diritto ad incazzarsi
Chi fosse arrivato fino a qua e volesse continuare a farsi del male legga anche questa lettera alla Befana
gennaio 07, 2011
Ma non passa mai???
O per lo meno quella che sembrerebbe essere una sindrome adolescenziale protratta ... o una ricaduta, nun zò.
La princi. Gioia e dolori.
Fino a qualche tempo fa era 'fidanzata'. Con un'idiota, IMHO naturalmente. Un rapporto balengo, nato sui 'banchi' universitari, il mito della coppia di creativi, lui rintanato nella profonda campagna, lei qua ad aspettarlo, quando non a scuola, ovvio. Un rapporto da semi-grandi, insieme tutto il giorno presi in progettazioni assortite ma insieme la sera pochissimo che una quarantina di km non sono roba da poco per tenere insieme amicizie ed interessi. Soprattutto se si è già passato insieme tante ore, è sera, si è stanchi, si deve ancora lavorare a qualche cosa (e giù di telefono). Ore su ore su ore passate a fare e rifare progetti, grafiche, render, simulazioni 3D e chi più ne ha più ne metta.
Ma anche litigate feroci, una combinazione di caratteri che assieme davano il peggio di sè. Teatralizzando qualsiasi cosa, partendo per la tangente per la qualunque, urla, strilli, insulti ... ancora al telefono che di uscire non se ne parlava granchè.
Lei a casa, sempre. Pochi altri interessi a parte la scuola, totalizzante, e la danza, con alti e bassi e rapporti conflittuali pure lì. Noi via praticamente tutti i we, quando non per settimane intere come la scorsa estate, lei qua da sola o con il moroso, che non gli pareva il vero di infilarsi a casa non appena usciti noi. Di incontrarci mai che lui diceva che io sono feroce, impietosa ...
In tutto questo il nostro rapporto andava via via migliorando, uscendo dalla conflittualità tipica dell'adolescenza per diventare quello tra due donne che si vogliono bene, che si capiscono. Lei che capisce i miei tempi, i miei ritmi, le mie priorità. Noi che si parla, quasi di tutto, poche tensioni, poche aree off-limits e spesso una grossa sintonia, nessun bisogno di dirle questo o quello che ci arrivava lei prima che io lo dicessi. Uscire insieme per fare acquisti che lei pare non ami comprare cose da sola o con le amiche, mai capito benissimo se è una faccenda di attrazione verso il mio portafoglio o bisogno della mia approvazione o timore del mio scontento. Probabilmente tutt'e tre.
Poi si lascia con l'idiota con grandi drammi e gran dolore. La capisco, neh ... sia chiaro! Riprende i rapporti con due amiche che - come spesso accade tra ragazze, ahimè - sentiva pochino durante il 'fidanzamento'. Con le due amiche riprende a frequentare un giro di ragazzi e ragazze dai tempi del liceo, non della sua scuola però, che lei è sempre stata troppo conflittuale e passionale per conservare rapporti a lungo. Si è sempre 'innamorata' di un ristretto gruppo di amici (più spesso amiche) vivendo il rapporto in modo totalizzante e - imho, sempre - bruciandone le ali come farfalla che si avvicini troppo al fuoco.
E ci risiamo. Esistono solo loro, le due amiche, gli amici a loro collegati ed i mille impegni relativi. In casa siamo di nuovo ai tempi del fastidio, del silenzio, del che ci sto a fare qua, delle telefonate chiusa in camera sua o sul balcone. La mia (nostra) sensazione di essere l'ostacolo tra lei e la libertà (ma chi le impedisce niente, tra l'altro?). Il nervosismo malamente dissimulato. Le rispostacce di fronte ad ogni richiesta, anche solo di informazioni. Zero disponibilità a collaborare, richieste continue. IO. IO. IO. IO. Iooooooooo ... e parallelamente la profonda convinzione di subire torti in continuazione. Non le hai fatto questo, non le hai dato quello, sicuramente pensi che lei abbia sbagliato qua, lì e là ...
Lo studio fermo o poco più, lo sguardo sul futuro piuttosto miope, ogni difficoltà è insormontabile e a nulla valgono i tentativi di dimostrarle che sta prendendo la mucca per le palle.
Déjà vu.
Mi pare di essere tornata ai tempi del liceo o ai primi anni di università.
E allora mi dico che la separazione da quel tordo è stata un boccone duro da buttar giù. E poi mi dico che la crisi verso il percorso universitario ci può pure stare, mi dicono che accade a tutti o giù di lì. E pure rifletto sul fatto che questo modo così totalizzante di vivere la scuola era strettamente connesso a questo fidanzamento bislacco, finito il fidanzamento quel che resta sono gli studi da terminare (e che me ne faccio mò?). E che si è scelta un ambito dove se non ti motivi tu da sola non trovi certo nessuno che lo fa per te ... E che ha la coda di paglia perchè è fuori corso, ha due esami da dare, la tesi da preparare e non sembra riuscire a trovare la motivazione per nulla di tutto ciò. Adesso va a studiare in biblioteca con le amiche di cui sopra ... vediamo che combinerà con gli esami ma uno dei due non mi sembra lo stia toccando nemmeno con la punta di un bastone ed è materia difficilissima per lei ... E la scuola sta passando un momentaccio, i riferimenti sono tutti cambiati, il suo stesso corso di laurea è stato - se non ho capito male - reimpastato in qualche modo. Nessuno ha interesse ad accenderti la luce se non te l'accendi da sola ...
E lei detesta non avere riferimenti precisi.
Capisco che è in crisi, capisco che ci si sfoga dove si sa che si verrà comunque accettati, capisco che sa di non rischiare di perdere nulla se manda a hahare me, non si fida certo di fare altrettanto con altri, rischiando di resta da sola ...
Capisco tutto (o quasi) ma .......
dicembre 03, 2010
Paciencia mia paciencia famm' santaaaaa ...
Mi viene sempre in mente quando sta per scapparmi la pazienza, che sono lì che conto fino ad unmiliardoemezzo per non dar fuori di matto.
Questo solo per dire che sopportare una figlia in depressione da fine amore è
ottobre 12, 2010
Mi spiego meglio
Mio nonno era un operaio Fiat e mia nonna una casalinga. La famiglia di mia nonna aveva una 'piola' ovvero uno di quei posti molto piemontesi dove si andava principalmente a bere vino e giocare a carte ma poi un piatto di qualchecosa magari si poteva pure mangiare, ed il nonno finito il turno ricominciava lì (e, spaccone com'era, raccontava delle storie che nemanco Bud Spencer). Quando poi non aveva proprio niente altro da fare, faceva il pompiere, ancora per Fiat. Vivevano in due stanze, in affitto, di ringhiera e con il cesso sul balcone, con i loro due figli: mio padre futuro diplomato e mia zia destinata alle commerciali. Soldi pochi tendente al niente. Vacanze? non pervenuto. Un lusso: un motorino per andare a lavorare. Rosso. Ed un giaccone di pelle, che di pelle aveva anche i bottoni!, ma questo glielo aveva dato la Fiat perchè faceva il camionista.
I miei nonni materni erano meridionali, venuti al Nord a spizzichi e bocconi durante la guerra, con mezza famiglia sopra la linea gotica e mezza sotto. Comunicazioni zero. Chissà se sono vivi, si saranno chiesti gli uni e gli altri. Quando finalmente sono stati tutti insieme vivevano in tre stanze delle case popolari, bagno in casa!, peccato che loro fossero 10: nonna, nonno, mia mamma ed altri 7 tra fratelli e sorelle. Al paese non erano nemmeno contadini: nonna faceva la bracciate e spigolava, nonno faceva il falegname. Finiti i soldi (altrui) non sempre finiva il lavoro perchè magari gli commissionavano qualcosa ma poi pagare? e chi ce li ha i soldi?
Mio padre era un perito elettronico, impiegato prima e poi via via fino alla pensione come quadro intermedio.. niente di che, ma grazie ad un'inveterata abitudine a tirar la cinghia sua e di mia madre - casalinga - vivevamo, in cinque, in un alloggio di proprietà, due stanze da letto, salotto, soggiorno e cucinino, doppi servizi, garage e giardino condominiale. Molto molto civile davvero ;-). E le vacanze non sono mai state in dubbio. E la macchina si comprava solo per contanti. E l'unico debito ammissibile era il mutuo per la casa. E comunque senza mutuo si son poi comprati due stanze in montagna ed un monolocale al mare. E tutto ciò oggi fa la differenza perchè è pur vero che è rimasto solo e la malinconia ancora non gli passa nonostante siano ormai 8 anni ma un colpo ai monti ed uno al mare, in città ha un alloggetto nuovo di pacca e molto molto molto carino ... insomma la qualità della vita non è solo materiale ma la vita materialmente comoda aiuta molto tutto il resto.
Io? sono partita da dove è arrivato mio padre. Il lavoro è iniziato subito bene, la casa di proprietà ce l'ho avuta a trentanni, viaggi e vacanze non si discute etc etc etc. Il mutuo inizia che è un peso ma dopo qualche anno non te ne accorgi più.
Cos'era questa se non una tranquilla parabola ascendente generazionale in cui ci si trovava con estrema naturalezza? Mio padre stava meglio di suo padre ed io stavo meglio di mio padre. E noi, marito ed io, stavamo meglio cinque anni dopo rispetto a cinque anni prima. Era sempre stato così e sempre sarebbe stato, no?
I nostri figli? Avvicinamento alla musica a 4 anni. Gli sci ai piedi che la princi non aveva ancora 6 anni. Il computer a 7. Non avevano ancora 10 anni e sapevano chi era il convitato di pietra. Giocattoli a iosa. Attività ludico-didattico-culturali come se piovesse. Sono nati nella casa di proprietà. Al cambio di stagione borsate di abiti troppo piccoli da dar via. A 15 anni il motorino, a 18 la patente e poi la macchina. Il liceo per entrambi, scientifico l'uno, artistico l'altra. Danza classica. Musica assortita e strumenti vari e via elencando.
La parabola ascendente, no?
E con loro tutti i loro amici, sia chiaro che qua non è che si partecipava al concorso 'spoil your kids', eh?
Il punto è che sta cacchio di parabola, se c'è mai stata, s'è interrotta e tutto sto teatro si è sciolto come neve al sole. Ma noi non ce ne siamo accorti se non quando ormai ci eravamo dentro fino al collo e non gli abbiamo dato gli strumenti per viverci dentro, se li stanno costruendo da soli piano piano e nel frattempo perdono questi anni preziosi aspettando qualcosa che difficilmente verrà ed incapaci di adattarsi a quel che hanno in mano senza soffrire, con il cuore e gli occhi pieni di desideri più grandi di loro ma che non capiscono nemmeno da che parte iniziare per conquistare.
E via di lavoro che non si trova. Oppure lavoro che quando si trova è pagato una scemenza e magari neanche tutte le ore. Contratto? cos'è? nero più nero del nero. E se ti piace bene, diversamente la porta è quella, che fuori c'è la fila.
Il bartender ha finalmente un contratto: 4 mesi! Gli scade a fine ottobre, oggi finalmente il padrone si è degnato di dargli un appuntamento per fargli sapere cosa accadrà. Questa la ns conversazione a colpi di sms
"e allora?"
"non bene, venerdì il verdetto economico, comunque non bene"
"mi spiace davvero"
"figurati a me. Ho dato tutto ed ho ottenuto poco più di niente"
Sarà sicuramente perchè lui è incompetente. Sicuramente non sa fare il suo lavoro. Sicuramente è antipatico. O magari gli puzza l'ascella .... Ed è sicuramente un trascurabile dettaglio quello che l'estate è finita, che il dehor pieno fino alle ore piccole se lo possono scordare fino alla prox primavera. E ovviamente le ore extra regolarmente non pagate sono tutto tempo buttato via. Avrebbe avuto un senso se d'estate si dà il tutto per tutto ma poi d'inverno si recupera, no? Certo che un senso ce l'ha ma solo per il titolare. E mi diceva il bartender che la chiusura di cassa year-to-date a fine agosto superava i quattro-milioni-di-euro. E questo signore con la sua società, o più probabilmente le sue scatole cinesi di società possiede tra l'altro anche un grande albergo 4*, nonchè una palazzina in piena zona storica con alcune suite da togliere il fiato e tralascio il resto. E questo signore è un fighetto di una quarantina scarsa di anni, una roba tipo radical-chic dei giorni nostri, mica un brutto bauscia milanese nè tanto meno un sciur padrun da li beli braghi bianchi.
Sta di fatto che lo scarrafone immaginava già che sarebbe finita così e si era illuso di poter chiedere almeno la disoccupazione part-time: ci vuole un certo monte giornate lavorate in chiaro negli ultimi due anni, se non sbaglio sono una settantina. Lui vive da solo e si mantiene lavorando da ormai tre anni ma non ha un numero sufficiente di giornate lavorate in chiaro perchè con un meraviglioso contratto a chiamata, facevano figurare che lui lavorasse due o tre giorni al mese al massimo ed i CUD degli ultimi anni hanno valori di meno di 500€.
Sul versante della princi invece ... che dire se non che con la sua laurea è verosimile che ci si pulirà le terga e sarà già fortunata se riuscirà ad andare a lavorare in un negozio di mobili di design? a meno che non voglia prendere baracche e burattini ed andare a studiare per la specialistica in qualche altro paese. Ed al momento i suoi obiettivi sono Olanda oppure Svezia, che per una meteopatica e bisognosa di luce e caldo come lei è una dura condanna (ma per carità! non sono certo queste le disgrazie, però ...)
Potrei continuare ad libitum e smetto qua che è meglio.
Quando F. parla di cittadelle fortificate io vedo i mille modi di darsi sicurezza che questa generazione di 20-25-30enni si inventa tutti i giorni, per non guardare oltre le mura, per non vedere il vuoto. Infinite immagini di noi stessi e mi sembra di sentire i miei figli che se la menano e rimenano sempre sulle stesse cose, commettono sempre gli stessi errori, rifanno sempre gli stessi passi, hanno sempre le stesse delusioni. E come loro, i loro amici fanno e dicono le stesse cose.
Imbrigliati in storie scritte da altri e congelati dalla paura di vivere, lasciandoci sfuggire la vita dalle mani dipinge esattamente come sono, i miei figli ed i loro amici.
Non gli abbiamo fatto un bel servizio ai nostri figli: gli stiamo consegnando un sistema politico corrotto da fine impero che non ha saputo far fronte alla crisi economica perchè troppo impegnato nei personalismi di vario genere e tipo; una corruttela a qualsiasi livello che impedisce a chiunque non sia figlio di ... di andare da qualsiasi parte o quasi; un sistema congelato in mano ad una cricca di vecchi che non mollano la presa a nessun costo; una diffusa disonestà da parte di gente che ha tutto ma ancora non gli basta, gente che vive l'azienda come un modo per diventare sempre più ricchi; un contesto sociale in cui il merito è l'ultimo dei valori premiati; una società divisa in due grandi fasce economiche: una di gente che ha tutto ed un'altra, molto più grossa, che lo desidera. Abbiamo permesso che percepissero come importanti e necessarie tutta una serie di oggetti e/o di modi di essere e/o di simboli che ora faticano a conquistarsi con la frustrante conseguenza di sentirsi dei falliti. Gli abbiamo scavato sotto i piedi con la scusa del lavoro autonomo, dandoli in pasto ad un mercato che ha fatto flop.
Io lo dico sempre
ottobre 07, 2010
C'era ...
La luce di questo ragazzo un anno fa si è spenta contro un albero in un dei nostri grandi viali, la moto da una parte e lui da un'altra, alle otto di mattina mentre sobrio e regolare stava andando a lavorare, il che considerando quel che la pora madre aveva a suo tempo intuito sembrava essere per lo meno poco consueto.
"Gli eroi son tutti giovani e forti. Bello è ricordarli perché è un amore che non finisce mai e che si alimenta con le parole" (cit.) e di parole è piena ancora oggi la sua pagina su fb: parole di amici che lo ricordano, che lo piangono, che ridono con e per lui, postano video e canzoni. Ogni tanto ci vado, sempre di straforo come di straforo osservavo quel poco che mio figlio lasciava trapelare o da quei pochi buchi che lui lasciava aperti. Ogni volta è una stretta al cuore perchè quel figlio altrui potrebbe essere mio figlio e mi si spezza il fiato in gola, mi si riempiono gli occhi di lacrime, solo a pensarlo. E non penso a quella madre, penso proprio a lui, a ciò che ha perso, ed ai suoi amici, a ciò che loro hanno perso.
Ci sono andata stasera perchè qualcuno ha pubblicato le foto della festa che qualche giorno fa per la seconda volta i suoi amici più stretti, tra cui il bartender, hanno organizzato per ricordarlo e per raccogliere dei fondi a suo nome per un'associazione di volontariato locale.
Sulla sua pagina fb ho letto queste parole scritte da una ragazza, le voglio riportare qui anche se non so se è corretto, anzi forse non lo è ma non credo di far nulla di male. Mi sono sembrate sincere e non più retoriche di tanto, e mi sembra dicano chiaro e forte lo sperdimento esistenziale di questa generazione di figli che abbiamo esageratamente protetto ma al tempo stesso non abbiamo preparato ad affrontare quella che poi si è rivelata essere la realtà.
Eravamo un sacco ieri, tutti per te!Chi ti conosceva appena, chi forse con te aveva bevuto un paio di drink e chi, perdendo te, ha perso un pezzo di se stesso. Tra la gente, mi guardavo intorno e mi ...rendevo conto di quanto tu fossi li a cercare ancora una volta di dirci qualcosa, con tutte le tue forze. Ho rivisto persone che non vedevo da anni, persone che hanno rappresentato tantissimo e persone che, ammettiamolo, non hanno senso di esistere. E' in quel momento che mi hai spiegato quanto tutto sia dannatamente effimero. Ci hai urlato di smetterla di perderci in mille stronzate, perchè il nostro piccolo problematico mondo ci fa dimenticare che al dilà delle nostre cittadelle fortificate, lastricare di infinite immagini si noi stessi, c'è molto di più. Ci hai visto imbrigliati in storie scritte da altri e congelati dalla paura di vivere, lasciandoci sfuggire la vita dalle mani, un po' come le saponette nelle docce di un carcere, sappiamo tutti come va a finire!!
Poi ti sei acceso una siga e te ne sei andato sperando che imparassimo a goderci ogni respiro..
buonanottebruttagente
settembre 30, 2010
Co-sleeping
In questi giorni, con il batavo piazzato stabile in turnè europea, la ventitreenne princispessa mi si infila nel letto accompagnata dai suoi feticci: il suo cuscino e leone, fedele compagno di mille battaglie da quando era più grosso lui di lei. Segue documentazione fotografica (notare lo stato di prostazione del poveretto)
agosto 29, 2010
figli (pelosi e non)
Morale, ricomincia con i problemi digestivi, i pianti, gli strilli e questo bell'herpes qua
dice che l'unica cosa che può salvarla è l'università tanto amata dal nostro premier ....
E giù a cercar di consolarla, spronarla, e incredibile farla ragionare sul fatto che la media fa niente se si compromette e fa ancora niente se invece di laurearsi a gennaio lo farà a marzo oppure a luglio. Davvero non avrei mai pensato di dire questo ad un figlio/a mantenuto agli studi ... che scherzi che fa la vita, eh?
Il bartender per conto suo lavora, pure assai pare, ed ha dimenticato (ovvio, no?) i saggi ragionamenti attorno all'esperienza americana. Di come sia opportuno non spendere tutta la notte svegli per poi dormir di giorno. Di come sia possibile riuscire a combinar qualcosa quando anche gli altri sono svegli e di come - ahilui - i negozi non aprano la notte. Quindi non sono bene cosa faccia ma so che di giorno dorme lunghe ore, pertanto fino ad oggi non è andato avanti con i lavori per sistemarsi la casa e continua a fare l'esule in giro per le case di amici e morosa. Che di venire a casa non ce n'è ovviamente e francamente va bene così. Ora, negli ultimi giorni, sembra che si stia dando un giro ed abbia iniziato ad imbiancare .. vedremo. Si lamenta del suo essere apolide, dice che è stufo di non avere una casa. E' sempre spiantato e senza un soldo e dice che la ragione sta proprio nell'essere così ramingo. Sta di fatto che lo stipendio di agosto non è bastato, e non ha ancora iniziato a pagar l'affitto!
Dice che va tutto bene e sono sicura che a me non racconta se non la versione purgata della sua vita, del resto l'ho visto e fatto accadere quando stavo dalla sua parte della barricata e me lo ricordo troppo bene per non riconoscerne i segni. Dopodichè lascia frasette oscure ed inquietanti su fb e core di mammà si preoccupa. Poi decido pure che di preoccuparmi dei fantasmi non ne ho voglia ma intanto il 'chissà che caspita combina' continua a ronzarmi nelle orecchie.
Le mie due pelose non sanno ancora che qua la musica è finita e da domani si ricomincia con la pisciatina d'ordinanza e - ben che vada - l'area cani del parco. Dopo praticamente tre mesi di natura selvaggia e corse a perdifiato non so che ne farò di loro. La cana piccola, dopo la gastroenterite, adesso ha ... tracheite, laringite, faringite? boh non so bene, sta di fatto che tossisce come se stesse per perdere i pezzi. Per non parlar di quando, nei nostri giri in montagna, mangia e raccoglie di tutto per poi vomitarlo in macchina, al rientro. Come ieri, per esempio.
Mah ....
agosto 09, 2010
Sarà mica malata?????
e l'ha fatto diventare così
per cui la terrazza adesso ha questa faccia qui
che dite, mi preoccupo????? :-)))
luglio 18, 2010
Andale e camminare!!!
luglio 05, 2010
E so' soddisfazioni ....
giugno 02, 2010
Ritratti
*glomp*
marzo 24, 2010
E' un periodo un pò così (che fosse Alzheimer?)
boh. Sarà che manco il cielo ci si mette di impegno: per una giornata di sole ne fa tre di grigie e umide. Sarà che se rimesto nelle mie cose almeno non mi incazzo. Sarà che sono stata troppo tempo nei mesi scorsi attaccata alle mille storie della rete ...
boh
Filippo oggi mi ha scritto un lungo messaggio in cui si sente lo sperdimento di uno che guarda un posto come Frisco con l'occhio di chi vorrebbe/dovrebbe viverci, con l'inquietudine di uno che sta facendo il turista sapendo che dovrebbe fare altro, aspettando di riuscire a fare altro, uno che sta maturando la consapevolezza che c'è un soffitto di cristallo per (quasi) tutto/i.
Dice che si sta rendendo conto di come la società americana sia divisa a caste, o ghetti se preferiamo: gli italiani con gli italiani, i neri con i neri, i messicani con i messicani eccetera. Dice che comincia a pensare che per raggiungere il lavoro che vuole occorrerebbe almeno un Social Security Number se non addirittura un passaporto americano.
Tutto questo però affogato nell'entusiasmo di uno che sta comunque vivendo un'esperienza importante.
Prima che partisse gli ho regalato la mia copia de l'ultimo libro di Mario Calabresi, figlio di un tal Luigi, commissario, ed attuale direttore de La Stampa. Si intitola La fortuna non esiste. Storie di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di rialzarsi e, secondo me, ha due possibili chiavi di lettura: la cronaca di n casi disastrosi che raccontano cosa questa lunga crisi economica ha significato per l'America oppure la testimonianza di una qualità della società americana che una citazione nella prefazione del libro definisce resiliency, ovvero la capacità di rialzarsi dopo una sconfitta, di reinventarsi un futuro, di non credere che una caduta debba necessariamente rappresentare la fine, di credere che ci sia sempre un'altra possibilità e di farlo pure con una certa allegria e con una grossa determinazione.
Io l'ho letto in questa seconda accezione e in questi termini gliene ho parlato, ho voluto dargli la mia copia (anche se non ho fatto in tempo a finire il libro) perchè avesse anche le mie sottolineature e le mie note (mi sono citata addosso probabilmente).
Oggi lui mi scriveva che leggerlo là gli fa venire il magone, da quanto capisco lui vede più l'elenco di fallimenti che lo sprone a non mollare mai.
Comunque, giuro che non è per il bartender che ho l'animo un pò in carpione, anche se stasera in centro guardavo i locali e relativi baristi e mi chiedevo perchè poi lui non poteva stare al posto di uno di quei ragazzi. Ma non per saperlo vicino che non è di questo che mi preoccupo piuttosto perchè mi fa paura l'idea della sua frustrazione, della sofferenza di fronte ad un percorso che non riesce ad imboccare, vorrei che fosse contento di quello che sta facendo, che si sentisse apprezzato, che fosse in un ruolo che gli piace ... Vabbè
E così sto nel mio buco, non frequento la blogsfera, non aggiorno il mio pensatoio, non cucino, non esco. Sono in un tardivo letargo. Sono in un bozzolo da cui spero di uscir farfalla, magari una di quelle farfallone notturne con il culone grosso e pesante ...
Diciamo che è la primavera, và!!!, che, come tutti gli anni, mi destabilizza. Ma diciamolo và!!