Da queste parti c'è un'associazione di persone ipo e non vedenti che da qualche tempo ha iniziato ad organizzare happening al buio. Hanno organizzato installazioni teatrali e/o vere e proprie piece così come cene. L'idea è quella di trasmettere alle persone normodotate alcuni vissuti tipici delle persone non vedenti e lo scopo è quello di condividere una situazione sul loro terreno per meglio comprenderle.
Tempo addietro io avrei voluto andare ad un'installazione teatrale ma poi, mettici qualche rogna dell'ultimo momento che ora non ricordo, mettici un pò di inerzia .. insomma non ci andai. E mi rimase 'sto tarlo nella testa. Oggi mi telefona un'amica e mi propone una cena al buio. Io ci penso un attimo (anche perchè non dovrebbe essere periodo di cene questo, no?) e poi mi dico perchè no? e mi accordo per andare.
Stasera ci troviamo di fronte al posto, incontriamo là una comune amica che ha il marito ipovedente membro dell'associazione e via di chiacchiere e risate.
Intanto l'organizzazione va avanti, i partecipanti alla cena sono riuniti di fronte al locale. Ognuno è venuto perchè legato in qualche modo ad un membro dell'associazione quindi le persone sono tutte divise a gruppi e disposte nei relativi tavoli. Viene chiamato il gruppo 1 e poi il 2 e via andare. Fino al nostro.
Le persone chiamate si riuniscono di fronte alla porta di ingresso, chiusa, quando questa si apre una persona dell'associazione si fa avanti ed accompagna il gruppetto all'interno. Che è buio. Si entra in una specie di vestibolo e la porta si chiude, a questo punto il buio è già più che sufficiente ma un sottilissimo baluginare ancora trapela dall'esterno quindi l'accesso alla sala vera e propria è protetto da una pesante tenda che fa si che il posto sia immerso nell'oscurità più totale.
Io sono lì davanti che rido e scherzo quando la porta si apre per fare entrare il gruppo prima del mio. L'accompagnatrice ha una malformazione agli occhi e non è esattamente un bel vedere, metti questo, metti lo scorcio di vestibolo, metti tutta questa cerimonia per entrare sta di fatto che
di colpo realizzo che io ho una vera e propria fobia del buio.
Io non posso stare al buio per nessuna ragione!!! E mi rendo conto improvvisamente che per quanto io avessi ovviamente compreso
razionalmente la faccenda del buio ed i suoi perchè e per come,
non l'avevo minimamente presa in considerazione a livello emotivo!!! Per la semplice ragione (credo) che la mia fobia è tale e tanta che non esiste ragione una al mondo per cui io mi possa volontariamente mettere al buio!! Mi rendo conto in quel momento che avevo visualizzato me stessa a questa cena immersa comunque in una specie di vaga penombra.
Vado in panico e comincio a iperventilare, le gambe mi tremano e dico alle mie amiche che non si può fare: non posso entrare. Agitazione generale e loro cercano di convincermi, mi dicono che è un'esperienza fortissima, che forse è giunto il momento di affrontare e distruggere le mie paure, che al buio è tutto diverso, che le relazioni con le persone acquistano una densità che alla luce non hanno etc etc
OK, dico, ci provo ma tu amica P. che sei del giro e che di te mi fido, mi tieni per mano e mi giuri che come vado in panico mi aiuti a precipitarmi fuori. Va bene. E decidiamo che entreremo per ultime e ci fermeremo appena oltre la tenda perchè io possa acclimatarmi sentendola dietro di me. Attendiamo che tutti entrino e nel frattempo una donna entrata poc'anzi esce in preda ad un vero e proprio attacco di ansia. Il che, ammetterete, non aiuta. Insomma, entro anche io, la porta si chiude e siamo al buio. Mi sembra di intravedere un vago baluginio in effetti ma sant'iddio è proprio buio. Mi rincuorano, mi dicono questo e quello. Francamente non me ne frega un tubo, stento a controllare le mie emozioni ma forse ce la faccio.
Poi superiamo la tenda.
E percepisco un ambiente in cui si mangia, fa caldo, c'è umidità e c'è odore di cibo. Un umido, forse uno stufato o uno spezzatino. Una cosa che se ci fosse stata la luce avrei guardato con attenzione per decidere se mangiarlo o meno. Sento le voci delle altre persone. Sento l'odore della sala, un odore che se ci fosse stata la luce avrei guardato in giro per capire se potevo fidarmi a mangiare e toccare o se mi faceva schifo. Sento l'odore delle altre persone, un odore che se ci fosse stata la luce avrei controllato di essere a distanza di sicurezza da questi estranei. Sento il calore e l'umidità io che in questo periodo potrei andare in giro nuda e non avrei freddo, che quando mi vengono le vampate mi sembra di soffocare, che mi ricopro di sudore se solo mi emoziono per una cosa qualsiasi, da un imprevisto qualsiasi al rispondere al telefono ad una risata.
E mi prende un attacco di ansia royal con braccia e gambe tremanti e iperventilazione. Mi scuso e mi precipito fuori, ad un passo dal panico incontrollabile. Cammino spedita nella notte, l'aria fresca mi aiuta a camminare, ansimo e mi chiedo che ne è di quei sacchetti di carta che nei film sembrano essere un toccasana (già, non ho mai capito il perchè). Arrivo finalmente alla vettura, mi siedo e per un pò non riesco a mettere in moto. In qualche modo mi calmo tanto da poter guidare e arrivo a casa.
Lo racconto al batavo, lo telefono alla princi, ho bisogno di buttar fuori. Loro ridacchiano e mi dicono che sono pazza. Direi che non hanno tutti i torti.
A casa faccio cena. No, mi ingozzo. Non riesco a smettere di mangiare e non ho ancora smesso. Fortuna che non tengo mai troppe schifezze in casa ma stai sicura che quelle che c'erano le ho spazzate via tutte. Mando ripetutamente messaggi alle mie amiche scusandomi con loro e con le persone dell'associazione. Mi dispiace moltissimo per loro, per l'implicito insulto che ho loro rivolto.
Ma mi dispiace anche per me perchè avrei davvero voluto riuscire a dominarmi, avrei voluto essere in grado di affrontare questa cosa, di scendere dentro di me e mettere pace con quel demone che mi fa avere tutta questa paura. Sento che non è solo il buio. Sento che c'è altro, vorrei guardarlo negli occhi e vincerlo ma non so da che parte cominciare e questa poteva essere una porta. Credo che l'associazione buio-caldo-umido-cibo sia stata invincibile per me. Vorrei riprovare se ne avrò l'occasione, magari con qualcosa di più facile. Qualcosa che non c'entri con il cibo, qualcosa di più asettico?
Sono passate più di tre ore ma non mi sono ancora calmata. Adesso scrivendo queste righe e battendo furiosamente sui tasti sembra che io stia trovando un qualche sfogo.
Cessù.
Monica, Barbara? mi sa che mi servite voi ....