L’INDULGENZA

12 06 2010

Ieri Bertolaso è tornato come l’assassino sul luogo del delitto. Anche se, rispetto al famoso detto, c’è da dire che il Guido nazionale ha già abbondantemente superato la sua seconda visita su questi luoghi.

Ma qualcosa, rispetto alle prime volte è cambiato, e val la pena darne notizia a voi che non potete sapere se non tramite chi è sul posto.

Rispetto all’anno trascorso, si sono ripetute più volte le visite a sorpresa, non ve ne sono più di annunciate, e questo almeno da febbraio: Guido non teme le menti fragili, perché allora non erano ancora partorite dalla mente deviata di chi ci governa. Molto più banalmente, teme i contestatori: quelli sani, armati di striscioni e frasi critiche; quelli che se ci fosse stato qualcosa di cui andare orgogliosi nel modo in cui il Dipartimento ha operato a L’Aquila l’avrebbero detto con onestà intellettuale.

Nulla c’entrano le indagini della Procura Aquilana sulla Commissione Grandi Rischi, anche perché Bertolaso, non essendosi seduto attorno a quel tavolo, per una volta è estraneo alla vicenda.

E allora cosa lo spinge a comportarsi così? Una coscienza laica come la mia dovrebbe limitarsi a dire che nel suo comportamento di ieri a Collemaggio, c’è solo l’idiosincrasia dell’uomo per le critiche altrui. Eppure, voglio leggerci un segno di qualcosa di più profondo: io conosco cosa sia quella porta che Bertolaso ieri ha varcato insieme a Gianni Letta. Non è una porta di servizio. E’ una Porta Santa.

La si varca nell’unico Giubileo annuale che il Mondo intero conosca. Roma lo vive ogni 25 anni, L’Aquila tutti gli anni, con il rito della Perdonanza. E’ una concessione ecclesiastica più unica che rara, che dobbiamo a Celestino V, il Papa del Morrone, il Papa del gran rifiuto. Chi la varca, sinceramente pentito, guadagna l’indulgenza plenaria. Dal 1294.

Capita così che ieri, dopo due settimane senza ponteggi ad oscurarla, arrivino due ometti da Roma, a festeggiare la “scoperta” della facciata di Collemaggio. Liberata dalle impalcature che la coprivano dal 2007. Già, dal 2007; nulla c’entra il terremoto. Nessuna ricostruzione. Non ricostruzione della facciata. Bensì una ricostruzione DI facciata. Sono venuti a vendersela alle telecamere come una loro opera a tempo di record, mentre invece come ormai anche voi saprete, la Basilica aveva quell’impalcatura enorme già da tre anni quando s’è verificato il terremoto. E grazie ad essa la facciata è rimasta indenne.

Siccome ormai gli Aquilani (non tutti) hanno imparato a conoscere le loro intenzioni, si erano radunati in gruppo davanti all’ingresso della Basilica per ricordare che l’opera di restauro non poteva essere venduta all’opinione pubblica come intervento di ricostruzione, ché non essendosi danneggiata il 6 Aprile, proprio non c’era nulla da riparare.

E lì, l’imprevisto; forse neppure troppo, perché il gesto una sua utilità ce l’ha anche oltre l’aggiramento di una insostenibile (per i due) contestazione: anziché passare dal davanti della Basilica, Bertolaso e Letta guadagnano un ingresso laterale: si tratta, appunto, della Porta Santa, aperta fuori stagione, in deroga anche al secolare rito ecclesiastico.

Il Vescovo Molinari (boccaccia mia stai zitta), afferma ” che è stato un suggerimento di Celestino V”….

Pare che Bertolaso, all’uscita sembrasse più sollevato, nell’espressione del volto: purificato dal transito sotto la Porta Santa.

Miracoli dell’indulgenza.

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la notizia è stata diffusa ieri qui

il video della contestazione, e dei metodi della Polizia per impedirla, lo trovate qui





IL RUGGITO DEL CONIGLIO

18 05 2010

 

Guarda caso, se ne accorgono proprio ora.

Dopo che siamo andati a rompergli le uova nel paniere, dopo che abbiamo fatto vedere lo scandalo delle costose attrezzature buttate a prendere polvere in un locale dell’ex-ospedale di Collemaggio, mentre l’ospedale (quello vero) tra un rattoppo ed un’inaugurazione in pompa magna fa problemi per rifornire i reparti degli sfigmomanometri.

Oppure potrebbe parlarsi dei 15 mesi d’attesa per una risonanza dell’encefalo, mentre si ciancia di liste d’attesa regionali. Casa brucia, intanto pisciamoci su. Meglio che niente, vero?

A L’Aquila, mentre nell’ospedale dove vado a lavorare due o tre volte la settimana per preparare la tesi manca di tutto (a cominciare dalle sedie a rotelle), e sono sempre più rare quelle cui non manchi un pezzo, a Collemaggio nei locali dell’ex-falegnameria dell’ospedale psichiatrico di sedie a rotelle ne ho contate diverse insieme a strumenti di riabilitazione che sono sicuro farebbero comodo alla Fisiatria del San Salvatore.

Se l’azione delle carriole ha squarciato un altro velo di silenzio sulla realtà aquilana, se c’è qualche decina di aquilani che ha detto basta, e dice no alla vendita di quei locali, di quel parco, c’è una ASL che ruggisce e minaccia.

E’ notizia di oggi che è stata inviata dalla Asl un’informativa alle autorità competenti circa un fatto arcinoto. Il comitato 3e32 occupa un pezzo del parco di Collemaggio con una casetta di legno autocostruita, poggiata su un’ aiuola. E anche una baracchetta che un tempo fungeva da bar, e che loro hanno rimesso in piedi, usandola per iniziative pubbliche e di socializzazione.

Domenica abbiamo pestato qualche piede, con le carriole?

Perché se ne accorgono ora, che il 3e32 è lì?

Mi risulta poi che l’area di Collemaggio sia forse l’unica dove finora non si sono segnalati furti. Diversamente da quanto si possa dire per tutto il centro storico dell’Aquila, benché presidiato da militari. Che tengono fuori dalla città solo noi aquilani, ma evidentemente non i ladri.

Andate a dare uno sguardo nelle case del centro storico. Vedete cosa è rimasto. Vedete le porte aperte, i resti di pasti consumati (da chi?) sulle tavole che qualcuno avrà per anni spolverato e curato. Chi abita oggi il centro storico? Chi lo vive la notte, indisturbato?

E a Collemaggio, niente di tutto questo. Forse la presenza di cittadini respinge malintenzionati meglio di militari assonnati, a presidiare una città non loro?

Di questo, però, nessuno sembra prendere nota.

Collemaggio è il simbolo degli sprechi, del pressappochismo che ci governa, quando si gestisce una massa di denaro e un patrimonio che nessuno sembra essersi sudato. Quel degrado, non è un’incidente di percorso, il terremoto non c’entra nulla. Quel degrado è prodotto dal metodo di non-gestione del patrimonio pubblico.

Al momento opportuno, quando si esagera e si dice cosa fa la ASL di quel patrimonio, dei nostri soldi, di come gestisce il nostro futuro, le nostre possibilità di migliorarci, di ricostruirci ecco che arriva l’intimidazione. Si denuncia l’occupazione affinché si prendano provvedimenti.

La ricostruzione è una chimera, l’esenzione dai tributi un miraggio, ma il problema dei ben pensanti è un tendone da rimuovere in Piazza Duomo. Perché quelle cose, è solo lì che le si dice.

Allo stesso modo, la Regione che vuol fare quattrini violando la legge e impedendoci di vedere recuperato un patrimonio da sempre sottovalutato, più che vergognarsi di come non si sia curata di questo patrimonio, minaccia chi lo tutela e lo abita. Perché è solo stando lì che lo si controlla.

 

E chi ci crede,è un ruggito di coniglio. Tanto per non fare brutta figura? No, per farla fino in fondo.


 

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CARRIOLE A COLLEMAGGIO

17 05 2010

Collemaggio è una grossa area verde. Ma non solo. E’ davanti l’omonima Basilica, simbolo dell’Aquila. Ed è stata un’area che per moltissimi anni ha ospitato l’ospedale psichiatrico.

In quel luogo si è sofferto moltissimo.

Da sempre, nel fare un giro in quel parco, con tanti edifici (ben 27) dei primi del ‘900, si aveva l’impressione di un luogo lasciato lì a decantare, quasi che piogge decennali, ed edere cresciute sui vialetti potessero ripulirlo delle sue storie, da quelle che ha ospitato, nel disinteresse della società. Leggi il seguito di questo post »








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