sabato 24 maggio 2014
mercoledì 14 maggio 2014
ILPAESAGGIO A ROTOLI
Fate quello che vuole la gente: parcheggi, rotonde, stadi, asili nido, ecc, ma voi, candidati e noi cittadini: ci rendiamo conto di quanta distruzione abbiamo intorno, quanta distruzione facciamo?
Venite in Toscana turisti di altre regioni, vi sembrerà bella, perche nelle vostre regioni è peggio, distruggete più di noi, poi turista ti basta un giardinetto, una piscina e a tavola prodotti meglio dei tuoi, si perchè la Toscana era troppo bella per consumarla tutta. Però ci diamo da fare.
Ieri ho camminato ore in castagneti distrutti, altri giorni ho camminato su colline dove l'abbandonare olivete e diventato quotidiano, ovunque frane, smottamenti. Si deve creare posti di lavoro, urbanizziamo, facciamo altri sterri, altre case. Ma poi giri: ventesi dappertutto case vuote. provate ad entrare in paesi di collina: sembrano morti, per non parlare di paesi di montagna.
Distruggiamo un territorio e facciamo dibattiti su cose stupide come un parcheggio, o una bretella.
Quando si è visto in tanti anni distruggere un ambiente, al quale ho dato anche io il mio contributo, viene da votare quello - CHE FA' MENO!
Fate quello che vuole la gente: parcheggi, rotonde, stadi, asili nido, ecc, ma voi, candidati e noi cittadini: ci rendiamo conto di quanta distruzione abbiamo intorno, quanta distruzione facciamo?
Venite in Toscana turisti di altre regioni, vi sembrerà bella, perche nelle vostre regioni è peggio, distruggete più di noi, poi turista ti basta un giardinetto, una piscina e a tavola prodotti meglio dei tuoi, si perchè la Toscana era troppo bella per consumarla tutta. Però ci diamo da fare.
Ieri ho camminato ore in castagneti distrutti, altri giorni ho camminato su colline dove l'abbandonare olivete e diventato quotidiano, ovunque frane, smottamenti. Si deve creare posti di lavoro, urbanizziamo, facciamo altri sterri, altre case. Ma poi giri: ventesi dappertutto case vuote. provate ad entrare in paesi di collina: sembrano morti, per non parlare di paesi di montagna.
Distruggiamo un territorio e facciamo dibattiti su cose stupide come un parcheggio, o una bretella.
Quando si è visto in tanti anni distruggere un ambiente, al quale ho dato anche io il mio contributo, viene da votare quello - CHE FA' MENO!
lunedì 12 maggio 2014
I RACCONTI
Da bambino ne ho sentiti di racconti, averli ora sarebbero un patrimonio per ricostruire quella distruzione di memorie che è stata l'industrializzazione selvaggia degli anni sessanta settanta.
Si scendeva, per dire, -dal canto del foo.- e ci tuffavamo in un mondo di rumori, di paghe, di distruzione del tempo. Si dal canto del -foo- allo scandire dei minuti, ore, pezzi da sfornare al ritmo scandito da uffici insaziabili.... Questo si è imposto o glie lo hanno imposto alla mia generazione mettendo a tacere un modo di vivere diverso in pochi anni.
Ogni tanto riaffiorano dalla mente ricordi di quei racconti sentiti per ore nelle stalle, alle veglie funebri, sul canto del fuoco nelle lunghe sere in inverno al lume a petrolio, ogni narratore aveva spunti diversi a seconda della famiglia, della provenienza, si perchè da un borgo all'altro si parlava diverso, specie nelle zone - di confine, c'era come una linea invisibile che segnava i dialetti, attraversavi un rio e la cadenza della parlata era diversa.
C'era uno che parlava e qualche altro metteva nel pensiero pronto un altro racconto agganciandolo a quello precedente- ....veniva un'acqua come Cristo la mandava.... E subito l'altro incominciava: E s'era lontani da 'i capanno quando incominciò un balenio improvviso, corremmo con la giacchetta in capo....... e via una lunga descrizione: comincionno certi goccioloni che sembravano cappelli di preti e subito si incominciò a scivolare nella mota.... Si arrivò al capanno si sembrava - pulcini affogati... Belli erano, sempre esagerati i paragoni imparati da detti sentiti negli anni.
Era realtà? fantasia?, invenzione?: Un poco tutto l'insieme che col tempo formava generazioni.
-Pigiato il bottone- della - macchina industriale tutto il pensiero era li a contare a fare veloce e bene- Chi si ricorda più i lunghi racconti di Alfredino sulla ritirata russa, di trebbiature, sposalizzi, vendemmie ed altre memorie..... a volte incolpo la mia generazione di non aver raccontato, ma uscire da un campo ed entrare in una fabbrica chiusi tutto il giorno col rumore, la puzza, e la velocità del produrre è stato terribile
Da bambino ne ho sentiti di racconti, averli ora sarebbero un patrimonio per ricostruire quella distruzione di memorie che è stata l'industrializzazione selvaggia degli anni sessanta settanta.
Si scendeva, per dire, -dal canto del foo.- e ci tuffavamo in un mondo di rumori, di paghe, di distruzione del tempo. Si dal canto del -foo- allo scandire dei minuti, ore, pezzi da sfornare al ritmo scandito da uffici insaziabili.... Questo si è imposto o glie lo hanno imposto alla mia generazione mettendo a tacere un modo di vivere diverso in pochi anni.
Ogni tanto riaffiorano dalla mente ricordi di quei racconti sentiti per ore nelle stalle, alle veglie funebri, sul canto del fuoco nelle lunghe sere in inverno al lume a petrolio, ogni narratore aveva spunti diversi a seconda della famiglia, della provenienza, si perchè da un borgo all'altro si parlava diverso, specie nelle zone - di confine, c'era come una linea invisibile che segnava i dialetti, attraversavi un rio e la cadenza della parlata era diversa.
C'era uno che parlava e qualche altro metteva nel pensiero pronto un altro racconto agganciandolo a quello precedente- ....veniva un'acqua come Cristo la mandava.... E subito l'altro incominciava: E s'era lontani da 'i capanno quando incominciò un balenio improvviso, corremmo con la giacchetta in capo....... e via una lunga descrizione: comincionno certi goccioloni che sembravano cappelli di preti e subito si incominciò a scivolare nella mota.... Si arrivò al capanno si sembrava - pulcini affogati... Belli erano, sempre esagerati i paragoni imparati da detti sentiti negli anni.
Era realtà? fantasia?, invenzione?: Un poco tutto l'insieme che col tempo formava generazioni.
-Pigiato il bottone- della - macchina industriale tutto il pensiero era li a contare a fare veloce e bene- Chi si ricorda più i lunghi racconti di Alfredino sulla ritirata russa, di trebbiature, sposalizzi, vendemmie ed altre memorie..... a volte incolpo la mia generazione di non aver raccontato, ma uscire da un campo ed entrare in una fabbrica chiusi tutto il giorno col rumore, la puzza, e la velocità del produrre è stato terribile
domenica 11 maggio 2014
FIORITURA E RICORDI
Chi guardava le fioriture a Maggio quando ero giovane?
Andavi a letto dopo un giorno di vanga, zappa o con la pompa del verderame
Ti addormentavi appena toccavi il letto e ti risvegliavi al mattino tutto indolenzito dal lavoro del giorno precedente e subito c'era da affrontare unaltra giornata lunga e faticosa.
E chi ti diceva: quarda come sono fiorite le ginestre! macchè, ci interessavamo se sfiorivano e mettevano il seme perchè quando la ginestra era - assemata- si poteva tagliare e con i fili ormai resistenti si - allacciavano- le vigne.
E ieri mentre scattavo foto mi sono detto: ma se ti avessero detto quando avevi sedici anni che a Maggio invece di faticare saresti andato a far - giratine- e a scattare foto invece di vangare, zappare o dare il verderame non ci avresti creduto, si perchè nei miei sogni adolescenziali non era conpreso che avessi abbandonato la terra.
Terra di ginestre e rose canine! ti guardo con ammirazione e terrore: penso a quando a fine Maggio il sole cominciava a bruciare tutto, anche noi mettevamo una nerastra scorza, mi rivedo nel pensiero donne sdentate a trentanni ricurve sotto un fascio di sulla avanzare a fatica in salita mentre lontano un canto fioco: fior di gaggia..... Campagne di argille! ho tanto amore per voi e tanto odio a seconda delle stagioni
Chi guardava le fioriture a Maggio quando ero giovane?
Andavi a letto dopo un giorno di vanga, zappa o con la pompa del verderame
Ti addormentavi appena toccavi il letto e ti risvegliavi al mattino tutto indolenzito dal lavoro del giorno precedente e subito c'era da affrontare unaltra giornata lunga e faticosa.
E chi ti diceva: quarda come sono fiorite le ginestre! macchè, ci interessavamo se sfiorivano e mettevano il seme perchè quando la ginestra era - assemata- si poteva tagliare e con i fili ormai resistenti si - allacciavano- le vigne.
E ieri mentre scattavo foto mi sono detto: ma se ti avessero detto quando avevi sedici anni che a Maggio invece di faticare saresti andato a far - giratine- e a scattare foto invece di vangare, zappare o dare il verderame non ci avresti creduto, si perchè nei miei sogni adolescenziali non era conpreso che avessi abbandonato la terra.
Terra di ginestre e rose canine! ti guardo con ammirazione e terrore: penso a quando a fine Maggio il sole cominciava a bruciare tutto, anche noi mettevamo una nerastra scorza, mi rivedo nel pensiero donne sdentate a trentanni ricurve sotto un fascio di sulla avanzare a fatica in salita mentre lontano un canto fioco: fior di gaggia..... Campagne di argille! ho tanto amore per voi e tanto odio a seconda delle stagioni
mercoledì 7 maggio 2014
IO DIFRONTE AL MARE
MARESCO DIFRONTE AL MARE:
Sarà che da bambino, o chi ti portava al mare? poi da grandicello: in Estate c'era tanto lavoro nei campi che si rimandava sempre.
Ma come? un hai visto il mare? Al cinema! rispondevo. seeeeee a vederlo, poi voi mette un bagno in mare!!
Elo vidi da piazza Mazzini a Viareggio, ero gia grandicello, un mi disse un granchè....
Poi si fa esperienze di spiaggia, di piccoli viaggi in nave, ma quando ho potuto le sono rimasto distante. La gente sdraiata al sole.... mi fà pena, non l'ho mai detto per non suscitare cori di disapprovazione, camminare in spiaggia lungo l'acqua, che bello dice Chiara, ma cammini e sempre la stessa cosa: sabbia e acqua.
Vuoi mette! mi dico nel pensiero, una camminata a Montaione, ad ogni angolo cose diverse, poi le sorprese anche in un percorso noto...Credo che ci si innamori di una cosa se la si vive nell'infanzia, dopo la approvi, non la poi amare. Cosi è per mè.
Sarà che da bambino, o chi ti portava al mare? poi da grandicello: in Estate c'era tanto lavoro nei campi che si rimandava sempre.
Ma come? un hai visto il mare? Al cinema! rispondevo. seeeeee a vederlo, poi voi mette un bagno in mare!!
Elo vidi da piazza Mazzini a Viareggio, ero gia grandicello, un mi disse un granchè....
Poi si fa esperienze di spiaggia, di piccoli viaggi in nave, ma quando ho potuto le sono rimasto distante. La gente sdraiata al sole.... mi fà pena, non l'ho mai detto per non suscitare cori di disapprovazione, camminare in spiaggia lungo l'acqua, che bello dice Chiara, ma cammini e sempre la stessa cosa: sabbia e acqua.
Vuoi mette! mi dico nel pensiero, una camminata a Montaione, ad ogni angolo cose diverse, poi le sorprese anche in un percorso noto...Credo che ci si innamori di una cosa se la si vive nell'infanzia, dopo la approvi, non la poi amare. Cosi è per mè.
domenica 4 maggio 2014
PRESENTE E NOSTALGIE
A vederti da via Salaiola Fontanella, non sei cambiato , forse un poco ingrandito dalle case costruite vicino alla cappella. ma non dispiacciono ti fanno più raccolto.
Castelnuovo, paese nativo:.
guardo questa foto e mi ritorna alla mente quello che non trovo più a camminare ora nelle tue vie: lo zoccolare dei muli, dei ciui, dei cavalli, il parlare forte dei casternovini, le donne in fila alla pompa di san Rocco, il passaggio delle pecore di Laurindo, del Bello verso le terre, i lunghi racconti di Beppe della Biba alla fornace mentre faceva fuoco....
E mi fermo: Stamattina suo figlio Marino arriva ai cipressini,così si diceva ai miei tempi del cimitero
, uno degli ultimi collegamenti con te. Era il mio idolo, figlio di un uomo forte, forte lui stesso, Lo trovavo alla casa del popolo mi veniva incontro, era un piacere intimo parlare a tu per tu con lui Volontario della libertà, non parlava con me volentieri di quella cosa, solo un giorno mi disse: sono cose brutte le guerre, .....
Ti guardo Castelnuovo piccolo paese della valle ma abitato da uomini fieri, sono dovuto andare via, un contadno mezzadro aveva - il letto con le ruote, non gli era permesso di essere stanziale, si doveva affezionare alla terra che le dava sopravvivenza e seguire la famiglia, ma il pensiero conserva ricordi, emozioni, che non ti lasciano
venerdì 2 maggio 2014
LA TAVOLA DELLE VIVANDACCE! storie familiari lontane....
La patria chiama! 1915: alla già traballante dalla miseria famiglia Martini due uomini vengono richiamati alle armi: mio nonno Giuseppe e Sisto figlio maggiore del fratello di mio nonno Orazio.
Lavoravano un podere a mezzadria della fattoria del nobile Torregiani a Castelnuovo d'Elsa ma guerra o non guerra il podere se il 31 Luglio non avevi zappato le prode e ricavato le fosse ti mandavano la disdetta. Così la famiglia Martini doveva ricorrere ad operai, ma che operai si trovava se gli abili erano in guerra?
Ricorrevano a vecchi o disabili che per un pasto e quelche genere alimentare lavoravano a vanga e zappa tutto il giorno.
Ma disperati avevano - un datore di lavoro- più disperati di loro.
A mezzogiorno il pranzo consisteva in una minestraccia di cavolo nero e per secondo fichi secchi, o uva secca, o olive salate, niente vino ma - l'acquetta, un troiaio un poco frizzantino da giovane, poi un liquido giallastro che spellava lo stomaco.
Però mettevano la tovaglia, anche perchè la tavola era malandata.
Fù un giorno che ripartiti gli -operai- per il campo mia nonna levando la tovaglia sulla tavola trovò una scritta in carbone: TAVOLA DELLE VIVANDACCE!
La patria chiama! 1915: alla già traballante dalla miseria famiglia Martini due uomini vengono richiamati alle armi: mio nonno Giuseppe e Sisto figlio maggiore del fratello di mio nonno Orazio.
Lavoravano un podere a mezzadria della fattoria del nobile Torregiani a Castelnuovo d'Elsa ma guerra o non guerra il podere se il 31 Luglio non avevi zappato le prode e ricavato le fosse ti mandavano la disdetta. Così la famiglia Martini doveva ricorrere ad operai, ma che operai si trovava se gli abili erano in guerra?
Ricorrevano a vecchi o disabili che per un pasto e quelche genere alimentare lavoravano a vanga e zappa tutto il giorno.
Ma disperati avevano - un datore di lavoro- più disperati di loro.
A mezzogiorno il pranzo consisteva in una minestraccia di cavolo nero e per secondo fichi secchi, o uva secca, o olive salate, niente vino ma - l'acquetta, un troiaio un poco frizzantino da giovane, poi un liquido giallastro che spellava lo stomaco.
Però mettevano la tovaglia, anche perchè la tavola era malandata.
Fù un giorno che ripartiti gli -operai- per il campo mia nonna levando la tovaglia sulla tavola trovò una scritta in carbone: TAVOLA DELLE VIVANDACCE!
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