lunedì 29 novembre 2010
IL CAMMINO: Montopoli- Stibbio, dintorni
Finalmente un pomeriggio senza pioggia, dove andare?. Decidiamo: Tosco Romagnola,dopo Ponte A Egola salita e a sinistra bivio Stibbio si parcheggia. Ci mettiamo in cammino in direzione San Romano, pochi metri e giù in via Vaghera, un maestrale freddo ci morde la faccia sino in fondo alla valletta: dove il piccolo torrente scorre, piccolo ma famoso per la battaglia di San Romano resa celebre da il trittico di Paolo Uccello. Terra questa di storia,San Romano e Montopoli, terra nel medioevo di confine e di battaglie fra Pisa, Lucca e Firenze. Montopoli.
Appena giunti sottovento nella lunga valletta che conduce vicino Montopoli il clima è cambiato, è stato piacevole raggiungere e oltrepassare la strada per Montalto agriturismo e prima di incontrare l'asfalto siamo andati a sinistra per duecento metri per poi salire a via Pineta. Da quì ripida e breve salita e siamo in uno dei paesaggi più belli della Toscana: gli spendidi ulivi e la bellezza di Montopoli visto da oriente: l'Arco di Castruccio Castracani con la torre, il poggio della Rocca: la rocca fu distrutta dai tedeschi,poi arrivati in cima a via pineta la marginetta a tre lati, più avanti la chiesetta del soccorso-1700- e poi via Montalto. Ulivi bosco, Parco Vaghera- montalto- meraviglia in tutte le stagioni, e dall'alto la vista di Stibbio un borgo bellissimo. più lontano San Miniato con la rocca che domina il vald' Arno. Siamo discesi nella valle del Vaghera e passando sotto il borgo di Stibbio abbiamo continuato nella valle fino all'altezza di via Costa per ritornare all'auto. Che dire: Anello per noi straconosciuto ma quando si cammina in un territorio così bello basta il cambiare delle stagioni a farlo apparire diverso.
domenica 28 novembre 2010
piove, mondaccio schifo!!!!!!!!
Diceva un contadino affacciato alla finsttra vedendo piovere: meglio che piova ora che quando è beltempo. Sono diversi giorni che trastullo la nipote, o lei trastulla me! piove, che c'è di meglio essere inpegnato nel lavoro più piacevole: fare il nonno a una nipote; è molto difficile perchè devi sbrogliartela con domande difficili, che poi le risposte passano al vaglio dei genitori. Come faccio senza cantare bandiera rossa, o le canzoni anarchiche, quella me le ricanta subito e poi sono brontolii....Io sono restio a cantare canzoncine del tipo tu scendi dalle stelle o giù di lì. Sono contadino Toscano e come dice Margherita Hag ...... se quando ci alziamo non tiriamo un moccolo un ci si alza bene. Mia per offendere cosi per onorare la mia ignoranza.
HOOOO sarà meglio che smetta di scrivere e pensi a quando ritornerà il beltempo e andrò in cammino e fra poco a visitare presepi e chiese. Sono fatto così, con argilla e sputi.
HOOOO sarà meglio che smetta di scrivere e pensi a quando ritornerà il beltempo e andrò in cammino e fra poco a visitare presepi e chiese. Sono fatto così, con argilla e sputi.
sabato 27 novembre 2010
giovedì 25 novembre 2010
Benozzo Gozzoli
Un mese fà mi sono riattraversato il mio paese di origine: Castelfiorentino. Quando si ritorna al paese c'è sempre qualche novità. Sopra al palazzo comunale non vedo Membrino, l'omino che batte le ore e il suo nome dice dove le batte. Già una delusione. scendo la costa, tutto uguale, prendo la traversa che era secondaria e che ti trovo? Il museo a Benozzo Gozzoli nel quale hanno portato gli affreschi che erano nella cappella della Madonna della Tosse. Sono passato dritto, non li voglio più vedere: spiego perchè. Da bambino mia nonna mi portò a benedirmi perchè avevo la pertosse- tosse canina- Mi diceva: vedrai ti faccio benedire da don Giovacchino alla Madonna della Tosse e guarirai. Era un gran freddo, mi tennero a dire rosari due ore risultato: al ritorno mi buscai il broncopolmonite, per un pelo non ci lascio la pelle.
Le immagini affrescate erano di Benozzo Gozzoli e io agli affreschi presi fresco. Da allora non credo più ai miracoli.
Le immagini affrescate erano di Benozzo Gozzoli e io agli affreschi presi fresco. Da allora non credo più ai miracoli.
letture
Ho finito di leggere il libro: STABAT MATER di TIZIANO SCARPA, MI è PIACIUTO MOLTO. Il libro fà parte della lettura di questo mese della biblioteca di San Miniato.
lunedì 22 novembre 2010
IL FUNERALE memorie.
Sono seduto davanti al televisore quando d' un tratto trilla il telefono, vado a rispondere: pronto? Sono Giuliano,un mio cugino di Castelfiorentino,c'è una brutta notizia, è morto Mario il cugino delle nostre madri, io non lo conosco, mi hanno detto di telefonarti, il funerale c'è domani pomeriggio alle 15 partendo dall'ospedale di Castelfiorentino dove è morto.
Mario! io sì me lo ricordo bene. Come non ricordarsi di una persona così affettuosa con tutti e con mè in particolare.
Quando ero ragazzo venne a trovarci e mi propose di andare per qualche settimana da loro a Tresanti, grande fattoria nel comune di Montespertoli, fù per mè come uscire da un incubo dopo un anno molto difficile per la mia famiglia. Salii sulla canna della bicicletta e da loro conobbi mesi di serenità.Rimasi tre mesi circa, fui coccolato, nutrito bene e nello stesso tempo ho imparato da lui e da i suoi fratelli il mestiere di contadino.
Ci siamo visti, dopo negli anni,sempre più raramente, di recente sapevo da parenti dove abitava, come stava, ma non ho preso mai il tempo di andarlo a trovare. Non ci sono scuse: abbiamo perso con gli anni quella umanità che un tempo avevamo, per rincorrere-il progresso fatto: di macchina,televisore,,telefono, mobili e altro. abbiamo avuto il moderno per comunicare rapido,ma siamo diventati con l'animo più distanti di quando andavamo a piedi o in bicicletta.
Molte volte fra parenti ed amici ci sappiamo vivi solo perchè ci troviamo al funerale di qualcuno. Allora in quelle poche ore riaffiorano i ricordi,i rimorsi,ci commoviamo e ci proponiamo di vederci più spesso.Poi riprendiamo il nostro rincorrere la vita fatta di necessità del momento.
Eccomi entrare nell'obitorio dell'ospedale di Castelfiorentino: Lo vedo nella bara, è sempre uguale, con il viso sereno anche da morto, cerco di trattenere le lacrime non riesco! Intorno gente a mè sconosciuta, i figli le nuore, i nipoti. Mi vengono attorno, mi ringraziano di essere venuto a rendergli l'ultimo saluto. Tu saresti Maresco, mi dicono i figli, ti rammentava spesso, specie dopo che aveva letto il tuo libro. Già il libro,i ricordi di una vita, tanti brevi racconti, anche quello che descrivevo i tre mesi trascorsi con loro.Una vita passata a rincorrere il moderno rimanendo travolto e restando ancora attaccato al mondo contadino come si starebbe sopra un ciglio per non cadere aggrappati ad un ciuffo di erba.
Conosco in pochi istanti i familiari di Mario e i passaggi tristi che lo hanno portato alla morte.
Parte il mesto corteo di macchine verso Montespertoli dove a Montagnana ci sarà la cerimonia in chiesa e la sepoltura.
Vedo seguendo il mesto corteo scorrere davanti a mè le belle colline dove Mario insieme a migliaia di contadini hanno lavorato e fatto belle queste colline ricavando scarsa ricompensa a tanta fatica.
Dopo la sepoltura saluto i parenti col solito proposito di sempre:vediamoci più spesso.
Salgo in macchina e parto. Ora sono solo, posso piangere una persona tanto cara lasciata nel dimenticatoio per rincorrere il fumo del vivere convulso.
Ci rivredremo più spesso fra parenti o amici lontani?Chissa! Ho forse un giorno riceveranno una telefonata: è morto Maresco. Qualcuno forse verrà al mio funerale e dirà le stesse parole di circostanza: bisogna vederci più spesso.
La macchina corre veloce,sono ormai a Ginestra, entro in superstrada, accelero, poi accendo la radio per sentire i risultati del calcio.
Ci commoviamo con facilità,scordiamo con più facilita.
Un dubbio?: noi si sarebbe gli umani???????
Mario! io sì me lo ricordo bene. Come non ricordarsi di una persona così affettuosa con tutti e con mè in particolare.
Quando ero ragazzo venne a trovarci e mi propose di andare per qualche settimana da loro a Tresanti, grande fattoria nel comune di Montespertoli, fù per mè come uscire da un incubo dopo un anno molto difficile per la mia famiglia. Salii sulla canna della bicicletta e da loro conobbi mesi di serenità.Rimasi tre mesi circa, fui coccolato, nutrito bene e nello stesso tempo ho imparato da lui e da i suoi fratelli il mestiere di contadino.
Ci siamo visti, dopo negli anni,sempre più raramente, di recente sapevo da parenti dove abitava, come stava, ma non ho preso mai il tempo di andarlo a trovare. Non ci sono scuse: abbiamo perso con gli anni quella umanità che un tempo avevamo, per rincorrere-il progresso fatto: di macchina,televisore,,telefono, mobili e altro. abbiamo avuto il moderno per comunicare rapido,ma siamo diventati con l'animo più distanti di quando andavamo a piedi o in bicicletta.
Molte volte fra parenti ed amici ci sappiamo vivi solo perchè ci troviamo al funerale di qualcuno. Allora in quelle poche ore riaffiorano i ricordi,i rimorsi,ci commoviamo e ci proponiamo di vederci più spesso.Poi riprendiamo il nostro rincorrere la vita fatta di necessità del momento.
Eccomi entrare nell'obitorio dell'ospedale di Castelfiorentino: Lo vedo nella bara, è sempre uguale, con il viso sereno anche da morto, cerco di trattenere le lacrime non riesco! Intorno gente a mè sconosciuta, i figli le nuore, i nipoti. Mi vengono attorno, mi ringraziano di essere venuto a rendergli l'ultimo saluto. Tu saresti Maresco, mi dicono i figli, ti rammentava spesso, specie dopo che aveva letto il tuo libro. Già il libro,i ricordi di una vita, tanti brevi racconti, anche quello che descrivevo i tre mesi trascorsi con loro.Una vita passata a rincorrere il moderno rimanendo travolto e restando ancora attaccato al mondo contadino come si starebbe sopra un ciglio per non cadere aggrappati ad un ciuffo di erba.
Conosco in pochi istanti i familiari di Mario e i passaggi tristi che lo hanno portato alla morte.
Parte il mesto corteo di macchine verso Montespertoli dove a Montagnana ci sarà la cerimonia in chiesa e la sepoltura.
Vedo seguendo il mesto corteo scorrere davanti a mè le belle colline dove Mario insieme a migliaia di contadini hanno lavorato e fatto belle queste colline ricavando scarsa ricompensa a tanta fatica.
Dopo la sepoltura saluto i parenti col solito proposito di sempre:vediamoci più spesso.
Salgo in macchina e parto. Ora sono solo, posso piangere una persona tanto cara lasciata nel dimenticatoio per rincorrere il fumo del vivere convulso.
Ci rivredremo più spesso fra parenti o amici lontani?Chissa! Ho forse un giorno riceveranno una telefonata: è morto Maresco. Qualcuno forse verrà al mio funerale e dirà le stesse parole di circostanza: bisogna vederci più spesso.
La macchina corre veloce,sono ormai a Ginestra, entro in superstrada, accelero, poi accendo la radio per sentire i risultati del calcio.
Ci commoviamo con facilità,scordiamo con più facilita.
Un dubbio?: noi si sarebbe gli umani???????
domenica 21 novembre 2010
IO, LA NOTTE E I RICORDI
Eccomi affacciato alla finestra a scrutare nel buio della sera, una notte di Luglio, calda. Vedo nel buio immagini in movimento, i fari di una macchina, un aereo con i suoi lampeggianti, una luce che si accende nella casa della valle e su in cielo poche stelle offuscate dalla luce, laggiù in basso,sempre più luci che illuminano la pianura, dove a dismisura crescono appartamenti e capannoni industriali.
Ma la sera affacciato alla finestra, mentre una leggera fresca brezza mi da sollievo,io solo,si accendono i proiettori della mia memoria, vedo chiaro lo scorrere dei miei ricordi.
Eccomi bambino sull'aia a spannocchiare il granturco. Ora mi rivedo a scuola, il maestro che legge agli altri alunni il mio tema sul primo Maggio.
E ritorna alla mente il mio Primo Maggio a Castelfiorentino, le bandiere rosse, il canto della gente finalmente libera:
Vieni o Maggio
ti aspettan le genti
ti salutano i liberi cuor......
Vedo poi il camion per il trasloco una parola che dice tutto: lontano dalla tua valle, via da amici e parenti e da affetti.
Vedo le tante lotte sindacali, politiche per una vita migliore, per la pace.
La sconfitta e l'abbandono del mondo contadino, vedo la mia famiglia.
Vedo mia madre, sempre vigile,sempre in angoscia per la precarietà del portafoglio, quel rincorrere i bisogni della famiglia.
E mio padre umile contadino, ma animato da un grande senzo di libertà, da padroni,da persone, e nello stesso tempo rispettoso verso la gente.
Ecco,mi rivedo zio Torquato, sempre attivo, sempre al lavoro, in silenzio, un silenzio che gridava di quanta ingiustizia fosse stato vittima in gioventù. Lui grande lavoratore ha subito la più grande ingiustizia che un padrone agrario potesse fare ad un giovane mezzadro: la disdetta dal podere il giorno del funerale del padre, e lui ancora 17 enne era il maggiore dei figli.
E ricordo la sua morte, la morte di un uomo solo dentro una famiglia che le voleva bene. Ricordo il suo ultimo respiro, colpito nel dolore più profondo non volli che lo toccassero mani estranee,lo vestii a festa, lui che non aveva mai fatto feste sempre occupato nel podere o nella stalla; lavorare era la sua festa.
E mia nonna, grande cuoca, sempre presa dalla necessità di riempire bocche, con la poca disponibilità della mensa.
E Renzo, mio fratello: molti mi rimproverano, hai scritto un libro di ricordi e non parli mai di Renzo, eppure è stato oltre che per voi Martini una guida, un riferimento per tanta gente. Come facciamo a descrivere la vita di un familiare, e come può un contadino che oltre all'affetto ha condiviso lavoro insieme,compagnia,pensiero, difficoltà di ogni genere....Io posso scrivere del vuoto, del vuoto immenso che mi è rimasto alla sua scomparsa;e mi accorgo, giorno dopo giorno, che non potrò avere più consigli, discussioni,a volte scontri verbali.Ma sempre lo trovavi lì sotto la vettrice in Estate o alla stufa in inverno, a parlare con la sua pacatezza e competenza.
E il trascorrere la vita,ogni tanto lieta, molte volte amara, sempre vissuta con tanta passionalità,molte volte ingenuamente, ma mai con rinuncie preventive. la vita e una battaglia, dove non arrivi tù arriverà un tuo compagno, un amico, un tuo simile.
E' ora di chiudere la finestra e i ricordi, domani sarà un altro giorno e se ci sarò, sarà un altro regalo alla mia vita
Dal libro: radici Contadine maresco martini
Ma la sera affacciato alla finestra, mentre una leggera fresca brezza mi da sollievo,io solo,si accendono i proiettori della mia memoria, vedo chiaro lo scorrere dei miei ricordi.
Eccomi bambino sull'aia a spannocchiare il granturco. Ora mi rivedo a scuola, il maestro che legge agli altri alunni il mio tema sul primo Maggio.
E ritorna alla mente il mio Primo Maggio a Castelfiorentino, le bandiere rosse, il canto della gente finalmente libera:
Vieni o Maggio
ti aspettan le genti
ti salutano i liberi cuor......
Vedo poi il camion per il trasloco una parola che dice tutto: lontano dalla tua valle, via da amici e parenti e da affetti.
Vedo le tante lotte sindacali, politiche per una vita migliore, per la pace.
La sconfitta e l'abbandono del mondo contadino, vedo la mia famiglia.
Vedo mia madre, sempre vigile,sempre in angoscia per la precarietà del portafoglio, quel rincorrere i bisogni della famiglia.
E mio padre umile contadino, ma animato da un grande senzo di libertà, da padroni,da persone, e nello stesso tempo rispettoso verso la gente.
Ecco,mi rivedo zio Torquato, sempre attivo, sempre al lavoro, in silenzio, un silenzio che gridava di quanta ingiustizia fosse stato vittima in gioventù. Lui grande lavoratore ha subito la più grande ingiustizia che un padrone agrario potesse fare ad un giovane mezzadro: la disdetta dal podere il giorno del funerale del padre, e lui ancora 17 enne era il maggiore dei figli.
E ricordo la sua morte, la morte di un uomo solo dentro una famiglia che le voleva bene. Ricordo il suo ultimo respiro, colpito nel dolore più profondo non volli che lo toccassero mani estranee,lo vestii a festa, lui che non aveva mai fatto feste sempre occupato nel podere o nella stalla; lavorare era la sua festa.
E mia nonna, grande cuoca, sempre presa dalla necessità di riempire bocche, con la poca disponibilità della mensa.
E Renzo, mio fratello: molti mi rimproverano, hai scritto un libro di ricordi e non parli mai di Renzo, eppure è stato oltre che per voi Martini una guida, un riferimento per tanta gente. Come facciamo a descrivere la vita di un familiare, e come può un contadino che oltre all'affetto ha condiviso lavoro insieme,compagnia,pensiero, difficoltà di ogni genere....Io posso scrivere del vuoto, del vuoto immenso che mi è rimasto alla sua scomparsa;e mi accorgo, giorno dopo giorno, che non potrò avere più consigli, discussioni,a volte scontri verbali.Ma sempre lo trovavi lì sotto la vettrice in Estate o alla stufa in inverno, a parlare con la sua pacatezza e competenza.
E il trascorrere la vita,ogni tanto lieta, molte volte amara, sempre vissuta con tanta passionalità,molte volte ingenuamente, ma mai con rinuncie preventive. la vita e una battaglia, dove non arrivi tù arriverà un tuo compagno, un amico, un tuo simile.
E' ora di chiudere la finestra e i ricordi, domani sarà un altro giorno e se ci sarò, sarà un altro regalo alla mia vita
Dal libro: radici Contadine maresco martini
venerdì 19 novembre 2010
ARRESTI DOMICILIARI E MANGANELLI
Come fà uno come mè che per tutta la vita ha fatto il precario a non essere solidale con gli operai di Massa,e, come loro ho conosciuto le prepotenze degli agrari prima e i soprusi degli industriali poi. Infine la precarietà del lavoro artigianale.
Sò quando l'incertezza del domani può creare tensioni verbali, al massimo occupazioni simboliche, ma scagliare la polizia con manganelli e lacrimogeni è un trattamento indegno di un paese civile.
E quì faccio una riflessione amara: se un industriale o banchiere commette un reato, a volte vengono coinvolte migliaia di persone, come alla Parmalat c è l'arresto domiciliare e quarda caso in ville sontuose. Se operai, come le operaie della omsa licenziate per rincorrere il profitto,devono stare bonine, altrimenti se invadono pacificamente una strada scatta subito i reati:blocco stradale, associazione a delinquere,radunata sediziosa ecc. LA GIUSTIZIA E UGUALE PER TUTTI. quelli che hanno gli avvocati pagati bene coi soldi di chi perde il lavoro.
Sò quando l'incertezza del domani può creare tensioni verbali, al massimo occupazioni simboliche, ma scagliare la polizia con manganelli e lacrimogeni è un trattamento indegno di un paese civile.
E quì faccio una riflessione amara: se un industriale o banchiere commette un reato, a volte vengono coinvolte migliaia di persone, come alla Parmalat c è l'arresto domiciliare e quarda caso in ville sontuose. Se operai, come le operaie della omsa licenziate per rincorrere il profitto,devono stare bonine, altrimenti se invadono pacificamente una strada scatta subito i reati:blocco stradale, associazione a delinquere,radunata sediziosa ecc. LA GIUSTIZIA E UGUALE PER TUTTI. quelli che hanno gli avvocati pagati bene coi soldi di chi perde il lavoro.
mercoledì 17 novembre 2010
Da -RADICI CONTADINE,
Il treno appariva sbuffando da dietro Granaiolo lasciandosi dietro una scia bianca di fumo nella valle fredda in inverno, poi traversando la valle davanti alla mia vista scompariva dietro le prime case di Castelfiorentino lasciando in cielo una nube di fumo biancastro che si scioglieva lentamente. Io bambino col naso schiacciato al vetro della finestra della mia casa in collina a Castelnuovo restavo incantato, poi davanti a me rimaneva la valle col lungo serpente del fiume Elsa e difronte Cambiano e la grande villa. Poi traslocammo e portimmo per altri luoghi, altri panorami, altre abitudini, altra vita ma sempre lavoro duro, sempre gente uguale a te, dapprima diffidente, poi amica.
Sono passati moltissimi anni da quando lasciai la valle dell'Elsa,ma quando parlo ancora di lei sento che ancora qualcosa è rimasto dentro di me, sento che sono ancora uno di loro. E ora, avanti con gli anni torno sempre più spesso dove ho lasciato le radici, la valle mi attira sempre più.
I suoi sentieri,le sue colline,i suoi boschi,i suoi calanchi, le sue rocce,i suoi borghi, i tanti castelli,le fattorie, torri, chiese antiche,i paesi di fondo valle con il loro grande sviluppo e la loro operosità. Infine la gente, quella che non scorda e ti accogle come se fossi partito ieri.
Mi................. -da in giro a Cambiano e Catelfiorentino. maresco martini
Sono passati moltissimi anni da quando lasciai la valle dell'Elsa,ma quando parlo ancora di lei sento che ancora qualcosa è rimasto dentro di me, sento che sono ancora uno di loro. E ora, avanti con gli anni torno sempre più spesso dove ho lasciato le radici, la valle mi attira sempre più.
I suoi sentieri,le sue colline,i suoi boschi,i suoi calanchi, le sue rocce,i suoi borghi, i tanti castelli,le fattorie, torri, chiese antiche,i paesi di fondo valle con il loro grande sviluppo e la loro operosità. Infine la gente, quella che non scorda e ti accogle come se fossi partito ieri.
Mi................. -da in giro a Cambiano e Catelfiorentino. maresco martini
martedì 16 novembre 2010
Ma come siamo diventati?
Dopo tanti anni a volte mi domando? ma come siamo rincoglioniti!Non sappiamo neppure più indignarci, si,quella sana arrabbiatura quando sotto gli occhi ci fanno ingiustizie sotto il naso e noi lì fermi, brontoliamo un poco e via, anche perchè sono tante le ingiustizie, ma sono di più le distrazioni che arrivano al cervello per intorbidirlo: dalle televisioni, dai giornali, che non danno il tempo di rifletterci sù. E ci - distraggono-e ci fanno commuovere per un fatto di cronaca nera, mesi di ciance, giornalisti come sciacalli a cercare di documentare cosà? Come mai ad un funerale di un disgraziato che ha lavorato tutta la vita, una messuccia e via, Quando c'è la tv ecco il vescovo a celebrare. Anche nel rito religioso si compiono ingiustizie, figurarsi in tutti gli altri campi.Ci vuole una riflessione profonda: ma perchè si subisce e si brontola un poco fino alla prossima?, che arriverà presto così non avrai il tempo di pensare. Ci vuole una scossa di carattere, una sana arrabbiatura, nei termini della legge, ma indignarsi e uscire di casa, stare assieme e non dare colpe, siamo noi che siamo rincoglioniti.
Memorie: l' altoparlante.
Bè, stasera mi ritorna alle mente episodi e storie degli anni dal 60 al70. In quegli anni tutta la pubblicità di spettacoli, di prodotti, di serate danzanti, di scioperi ecc, venivano fatti con altoparlanti piazzati sopra auto. Quanti aneddoti,si potrebbe raccontare. Molte volte sono andato ad annunciare scioperi, serate danzanti alla casa del popolo. non c'era registratore , si annunciava di continuo girando per i paesi se era il ballo, girando per il comune se erano scioperi.Una volta dopo avere detto per mezza giornata: Questa sera alle ore 21 serata con l'orchestra Allegra brigata ecc ecc. mi ero stufato e dissi in piazza: questa sera alle ore 21 è buio!!Poi il microfono, non sapevi mai quando era spento a volte dicevamo cazzate e vedevamo la gente ridere.
Eri in casa e sentivi di continuo altoparlanti. Il più ganzo era il venditore di pesce: diceva: è straripato il Tirreno! E le donne accorrevano a comperare il pesce, lui puliva il pesce e dava ai gatti, che oramai abituati accorrevano, gli scarti del pesce. I gatti a volte sentivano in lontananza un altoparlante credevano che fosse il pesciaiolo, magari annunciava uno sciopero non facevano distinzione, correvano sulla via.
Ma il ricordo più emozionante che mi si è stampato nella mente fù quando per solidarietà ai contadini mezzadri in lotta fù proclamato lo sciopero generale. Io annunciavo e al mio passaggio vedevo uscire operai dalle fabbriche, bottegai tirare giù le saracinesche per accorrere su un'aia. Che solidarietà, tutto un comune accorse, un episodio di solidarietà così non si è più ripetuto.
Eri in casa e sentivi di continuo altoparlanti. Il più ganzo era il venditore di pesce: diceva: è straripato il Tirreno! E le donne accorrevano a comperare il pesce, lui puliva il pesce e dava ai gatti, che oramai abituati accorrevano, gli scarti del pesce. I gatti a volte sentivano in lontananza un altoparlante credevano che fosse il pesciaiolo, magari annunciava uno sciopero non facevano distinzione, correvano sulla via.
Ma il ricordo più emozionante che mi si è stampato nella mente fù quando per solidarietà ai contadini mezzadri in lotta fù proclamato lo sciopero generale. Io annunciavo e al mio passaggio vedevo uscire operai dalle fabbriche, bottegai tirare giù le saracinesche per accorrere su un'aia. Che solidarietà, tutto un comune accorse, un episodio di solidarietà così non si è più ripetuto.
domenica 14 novembre 2010
Cesere Marconcini
Quando io l'ho conosciuto aveva sessanta anni. Lo conobbi quando le tornai vicino di casa.
Cesare era nato con la bici nel sangue. Lavorava in una ditta che inpiantava possaggi a livello e ne curava la manutenzione,un lavoro duro che comportava continui spostamenti per tutta la Toscana.Cesare non si spostava mai in treno, che avrebbe avuto gratis, ma prendeva il suo biciclettone con la borsa del mangiare al manubrio e via, a volte 30 km anche oltre Firenze. Batteva il marzuolo tutto il giorno e poi ritornava a casa in bici.Alla domenica si alzava presto, prendeva la bici da corsa e percorreva i suoi 100 km, al ritorno al primo pomeriggio raccontava al bar - il giro- che aveva fatto. Quando annunciai a Cesare che avevo comperato una bicigletta da corsa fu felice e mi disse subito:ora la domenica andiamo assieme, ti insegno io come si inizia una salita, che cambio ecc. Al bar mi avvertirono: quarda che Cesare ha un caratteraccio non và daccordo con nessuno.
Cominciammo ad uscire e lui mi insegnava i tanti trucchetti per stare in bici.
Per sei anni quando potevamo siamo sempre usciti insieme, è nata una amicizia profonda. Siamo rimasti amici anche quando io sono tornato in collina e lui è tornato col figlio a Certaldo. Poi un giorno mi arrivò la notizia della sua morte.
Ma chi era Cesare? Era figlio negli anni avanti guerra di un mezzadro di una fattoria a S Miniato Basso. Fin da bambino si appassionò alla bici, e con una senplice bicicletta cominciò ad andare con ragazzi che correvano e lui li staccava tutti. Allora con risparnmi comprò una bici da corsa,e subito si mise in evidenza: staccava tutti in allenamento. Prima che facesse la prima corsa il fattore chiamò il padre di Cesare e le intimò: se tuo figlio corre ti mando via dal podere.
Tornato a casa il poveruomo chiamò il figlio e le disse: Pensaci, se ci mandano via dove andiamo? Allora un mezzadro licenziato difficilmente ritrovava un altro podere. Cesare non ebbe esitazioni, portò la bici da un parente lontano e quando poteva senza tornare in zona saliva in bici e staccava tutti sulle salite, ma corse nò.
Nel dopoguerra quandoi mezzadri in lotta potevano fare come volevano per Cesare era già tardi per correre, e nel cuore gli è rimasto sempre il rimpianto di non avere potuto correre. Gli domandai una volta. quando è stato il giorno più bello per tè? mi rispose: quando è morto quel fattore. Questa è la storia di uno dei tanti soprusi che facevano gli agrari in quel tempo.
stralcio del mio libro: AllaGrazia di Guarda Chi C'è.
NELLA FOTO IL PASSAGGIO DELLA TIRRENO ADRIATICO DA VICINO CASA MIA
sabato 13 novembre 2010
Un raggio di sole, fra collina e ricordi.
Ecco finalmente un pomeriggio senza pioggia, anzi dopo le 14 e arrivato un poco di sole ad illuminare le Colline fra Fucecchio e Cerreto Guidi. Zona a me nota per avervi abitato negli anni dal 1952 al1957. Ho erano gli anni d'oro della mia gioventù, certo allora le colline erano tanto più belle, le coltivavamo manualmente, con tanta fatica, ma che bellezza i vigneti e gli uliveti di allora! Ora viene curata più la vite mentre gli ulivi ne abbiamo visti tanti abbandonati.Da cima al colle una casetta ora circondata da nuove costruzioni mi ha fatto venire in mente un episodio: andammo 17 enni io e un altro ragazzo ad aiutare un contadino, allora ci aiutavamo nei lavori, arrivammo di prima mattina e lo trovammo nella stalla. Ci salutò e ci disse: voi che siete contadini grandi, nel senzo che avevamo parecchio bestiame, ditemi: questa mucca ha finito il tempo quando mi figlierà? Va il mio amico la tasta e dice: per mè va avanti qualche giorno poi figlia. Vado io: per mè cè tempo tre, quattro giorni.
Levetevi dai piedi tutti e due che devo far poppare il vitello che è nato tre mesi fà!!
Si dice guardiamo avanti, ma ogni passo, ogni posto fa ricordare, cose o episodi del passato.
venerdì 12 novembre 2010
TARTUFO: DA DOMANI SI INIZIA.
Comincia da domani le tre settimane della mostra nazionale del tartufo bianco che per tre settimane richiamerà migliaia di persone nel paese della rocca.Sarà una occasione oltre che per il tartufo conoscere le bellezze di San Miniato, dei suoi prodotti, e delle sue belle colline.Io abito a ottocento metri dal centro storico e avrò tutti i Sabati e le Domeniche la strada a senzo unico. Avrò qualche disagio a risalire a casa, ma il piccolo disagio speriamo che sia premiato dal beltempo per potere dare, in questa occasione ai tanti espositori dei prodotti locali di farsi conoscere, c'e ne è bisogno specie per il mondo contadino che malgrado abbia prodotti eccezionali vive momenti di difficoltà. Abbiamo nel nostro territorio coltivatori eccezionali che cesellano le nostre splendide colline già belle di suo lavorandole con bravura, e lo dice uno che da 40 e più anni percorre anche negli angoli più remoti i sentieri e le strade bianche della zona. QUINDI TANTI AUGURI PER LA RIUSCITA.
LA STAGIONE DEL TARTUFO
Cani riccioluti cercano odori familiari fra macchie di rovi e lungo torrenti negli irti calanchi di tufo, nei boschi di querce,incitati dal padrone e dalla fame. Ogni tubero, anche il più piccino rappresenta un biscotto, piccola ricompensa al tanto valore trovato.Cerca: col terreno bagnato,in macchie imprenetrabili,con l'umidità che ti rende flacido, per cosa? un biscotto,e, dopo tanto cercare dentro un casotto umido che non ti permette di asciugare il pelo.
Mostra nazionale del tartufo bianco: ecco arrivare migliaia di persone, ben vestite a venerare quel tubero che passato di mano in mano costa un patrimonio, che fà, per una o più volte ce lo possiamo permettere. Il cane riccioluto aspetta nel gabbiolo che le portino il cibo, ma invano, stamani non si mangia, si và alla cerca e sperare di trovare subito il tartufo per calmare il morso della fame.
Mostra nazionale del tartufo bianco: ecco arrivare migliaia di persone, ben vestite a venerare quel tubero che passato di mano in mano costa un patrimonio, che fà, per una o più volte ce lo possiamo permettere. Il cane riccioluto aspetta nel gabbiolo che le portino il cibo, ma invano, stamani non si mangia, si và alla cerca e sperare di trovare subito il tartufo per calmare il morso della fame.
mercoledì 10 novembre 2010
La via francigena- San Pierino- San Miniato basso
Questo pomeriggio ho percorso un breve tratto della Francigena Sull'argine DEll'Arno prima di San Pierino un erbaio che non dico, abbiamo dovuto scendere e risalire diverse volte e fra l'erba il simbolo del fratino. Ecco perchè vedo a volte qualche pellegrino camminare al lato della ultratransitata strada e rischiare, perchè non c'è banchina. Sono anni che segnalo questo disagio, mi è stato risposto: li mandiamo sull'argine. Stasera ho visto come è ridotta l'argine per duecento miseri metri.
Perchè visto i disagi non si sceglie un percorso alternativo: bene l'argine ma farla percorrere fino alla fattoria di Scaletta, poi in via Casale, sottopasso ferrovia e sempre dritti fino a san Miniato Basso, posto tappa.Facile, quando si fanno rievocazioni percorrere la strada scortati da vigili e protezione civile, poi quando arriva il pellegrino vero deve rischiare, poi racconterà cosa trova nel percorso e dirà come lo scrittore bolognese che manca tante cose nel percorso.
martedì 9 novembre 2010
PIOVE
Ogni volta che piove è all'arme maltempo, e ad ogni pioggia si vedono le conseguenze.
Ma prima, quando non piove perchè nessuno si allarma a vedere tagliare i boschi e lasciare la legna minuta per terra, nessuno si domanda quando arrivano a valle come fanno tutte le frasche, le foglie cadute a passare nelle strette fognature delle urbanizzazioni,nessuno pensa che il terreno lavorato da aratri, frese quando piove va verso valle con l'acqua.Perchè nei fondo valle non facciamo dei laghetti per depurare il materiale solido: terra,rami, foglie prima che raggiungano i fiumi? Si spende il doppio per ripristinare ma si continua a non pensarci prima.
Ma prima, quando non piove perchè nessuno si allarma a vedere tagliare i boschi e lasciare la legna minuta per terra, nessuno si domanda quando arrivano a valle come fanno tutte le frasche, le foglie cadute a passare nelle strette fognature delle urbanizzazioni,nessuno pensa che il terreno lavorato da aratri, frese quando piove va verso valle con l'acqua.Perchè nei fondo valle non facciamo dei laghetti per depurare il materiale solido: terra,rami, foglie prima che raggiungano i fiumi? Si spende il doppio per ripristinare ma si continua a non pensarci prima.
sabato 6 novembre 2010
Ho finito di raccogliere le olive
Sì, proprio questo pomeriggio ho finito il raccolto, grazie all'aiuto di familiari, ora le olive sono distese in due solai in attesa di portarle al frantoio, ultimo atto di un lavoro che mi affatica e mi affascina tutto l'anno.
Per un contadino nato sulla collina Toscana, l'ulivo e la vite sono due piante che ti occupano tutto l'anno, ma mentre la vite ha solo momenti di bellezza alla vendemmia,e durante l'anno si trasforma fino a spogliarsi completamente l'ulivo lo vedi lì sempre vivo svettare in tutte le stagioni, ti affacci alla finestra, lo guardi e sembra che ti dica: non sarai mai solo.
Ho messo quel video del mio- collega- Voglia di Terra - il quale fa la raccolta manuale, come faccio anche io, ci scherza sù, deve sopportare il fastidioso rumore del trattore di un vicino che fà la raccolta con i vibratori.
venerdì 5 novembre 2010
IL FARO SULLA ROCCA
Ci sono diversi inviti a ripristinare il faro sulla rocca. -Io da ospite- di San Miniato da quasi cinquantanni, ma nativo di Castelfiorentino, e del quale paese mi sento ancora virtualmente abitante, provo a dire la mia anche perchè di San Miniato sono innamorato della canpagna,che credo di conoscere molto bene. Sì il faro era moltissimi anni fà una attrazione, ma ora con tutto l'inquinamento delle troppe luci si rischia di aggiungere un'altro elemento di disturbo. Chi viene per turismo nei nostri agriturismi ha bisogno di trovare quiete,e ambiente naturale, vedere le stelle o a maggio le lucciole, vedere i paesi in lontananza, non un faro che a intermittenza disturba. Teniamole così come sono e ancora sono belle le nostre colline. Guardate questa foto di San Miniato fatta prima dell'alba e ditemi cosa cambierebbe a una bellezza simile metterci un faro? quella foto in testata al mio blog
Ecco come si coglie un ulivo in 50 secondi.
Suggerimento del mio amico Voglia di terra.
Seguite l'esempio.
Suggerimento del mio amico Voglia di terra.
Seguite l'esempio.
lunedì 1 novembre 2010
SAVERIO STRATI
Leggo su di un giornale locale che Saverio Strati, il grande scrittore Calabrese vive in Toscana e precisamente a Scandicci vicino Firenze e che dopo essere stato scaricato dalla Mondadori ha vissuto molti anni con difficoltà economiche abbandonato da tutti.
Prendo dalla libreria un suo libro che ho letto e riletto. Gente in Viaggio,un libro di racconti che mi ha commosso, l'apro e mi ritorna alla mente uno alla volta i racconti.
Poi faccio una riflessione amara, come è possibile che uno scrittore come Strati che ha dato alla nostra cultura libri indimenticabili possa essere abbandonato e vivere in ristrettezze di ogni genere? Ho!Siamo in Toscana,a Firenze città dell'arte, della cultura. Ma come è stato possibile che si lasci per parecchi anni nell'indegenza un uomo simile?
Prendo dalla libreria un suo libro che ho letto e riletto. Gente in Viaggio,un libro di racconti che mi ha commosso, l'apro e mi ritorna alla mente uno alla volta i racconti.
Poi faccio una riflessione amara, come è possibile che uno scrittore come Strati che ha dato alla nostra cultura libri indimenticabili possa essere abbandonato e vivere in ristrettezze di ogni genere? Ho!Siamo in Toscana,a Firenze città dell'arte, della cultura. Ma come è stato possibile che si lasci per parecchi anni nell'indegenza un uomo simile?
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