Il 23 Gennaio di quest'anno, il parroco era affacciato all'ingresso della chiesa di
S.Agostino di Fermo in attesa dell'impresa che avrebbe iniziato i lavori per la messa in sicurezza dell'edificio lesionato dal terremoto di qualche mese prima. Malgrado non fosse possibile per ovvi motivi di sicurezza, il sacerdote, mosso a compassione dalla mie implorazioni, mi ha fatto entrare, di corsa, giusto per dare uno sguardo dall'ingresso ai bellissimi affreschi del '200, '300, '400 e, purtroppo, anche alle pietre e agli intonaci caduti e disseminati nella navata. Siamo usciti, sempre di corsa, dall'atrio ed è qui che ho intravisto quasi in ombra, il sole era tramontato e l'impianto elettrico della chiesa era fuori uso, questa
Natività affrescata nel '300.
Ed è stato amore a prima vista.
Maria è distesa a terra, su un fianco, rivolta verso suo figlio, con una mano sotto la guancia, forse quello è il suo modo per dormire o rilassarsi. Il suo corpo, la sua fisicità occupa quasi tutta la lunghezza dell'affresco, solo la dimensione di Gesù Bambino è rapportata a quella di sua madre. Giuseppe e tutti gli altri attori del presepe sono più piccoli e relegati ai margini della scena: se fosse stata una fotografia sarebbero risultati tutti sfocati. Sembra che per l'autore trecentesco il presepe fosse una scusa per raccontare la nascita, l'amore tra madre e figlio e il miracolo della nuova vita descritti come fatti terreni, gli stessi vissuti da tutte le madri del mondo. Solo l'aureola dei genitori e la presenza dell'angelo ci raccontano l'altro miracolo, quello della nascita di Gesù. L'affresco è stato dipinto nell'atrio della chiesa ad altezza d'uomo, o forse sarebbe meglio dire di donna, perché sono state proprio le loro mani, a forza di sfiorare nei secoli la pancia di Maria per invocare una gravidanza o un parto felice, a consumare completamente la pittura in quel punto.
Passerà parecchio tempo prima di poter entrare in questa che è una tra le più antiche e belle chiese di Fermo, ma mi consola sapere che questa opera sia ora al sicuro e capace di restituirci chissà per quanto tempo ancora quelle splendide e toccanti testimonianze di arte, fede e storie vissute del nostro territorio.
Buon Natale cari amici del Web.