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Qualche giorno fa, a Chieti, sono andato a
salutare mia madre e abbiamo cominciato a parlare di diverse cose, e io come al
solito ho dovuto fare una fatica incredibile per riuscire a stare dietro ai suoi discorsi, che erano sempre i soliti. A un certo punto si parlava
delle difficolta' di vivere in Italia oggigiorno, e in un attimo ci siamo
trovati a parlare degli Stati Uniti e del fatto che in me hanno provocato
un'attrazione che non esiterei a definire quasi incredibile, soprattutto tenuto
conto del mio grandissimo scetticismo nei confronti di questo paese, che era
radicato in me, fino a prima di mettervi piede, in un modo assurdo, tanto da
rifiutarne ogni cosa. Sicuramente mi ero
molto lasciato condizionare dalle mie idee politiche fondamentalmente di
sinistra, e per questo non riuscivo ad accettare gran parte di cio' che
riguardava l'America, a cominciare dalle decisioni di Reagan, con le quali io
probabilmente identificavo tutti gli USA. Certamente anche oggi tante situazioni politiche, per me assurde,
rimangono, ma come dicevo a mia madre mi sono dovuto ricredere su diversi punti,
o meglio, semplicemente ho scoperto che tante
cose bisogna invece toccarle con mano prima di poterle
apprezzare.
Non sono subito riuscito a spiegarmi il grande amore per gli Stati Uniti, che mi
ha colpito in un modo quasi violento, fin dai primi giorni in cui ero li'. E' stato per me un qualcosa che mi aveva sbalordito perche' senza dubbio inatteso, visti anche i
precedenti, ma che non potevo negare essere davvero di un piacevole assurdo. Tuttavia non sapevo bene che cosa fosse
esattamente, non capivo il perche' in questo anno spesso mi sono ritrovato a
pensare di volermi trasferire li', nonostante tutte le difficolta' politiche e
di pensiero, fra cui non ultima il fatto che si tratta di un paese in cui vige
la pena di morte, cosa che io non accettero' mai, soprattutto pensando a quanti
innocenti probabilmente sono stati ammazzati ufficialmente a causa di questa
orribile legge, e non rende certo tranquilli pensare che cio' potrebbe
succedere anche a te, vivendo li'. Era
pero' innegabile il fatto che non mi ero mai sentito solo li', anche se
fisicamente lo ero, la serenita' che mi dava il fatto di trovarmi li' non era una cosa da poco. Prendere la macchina e
girare mi dava una gran sensazione di liberta' e nello stesso tempo di appagamento,
una cosa che riusciva anche a scacciare tutto quello che di negativo c'e' nella
solitudine.
Ma era parlare con le persone che mi
gratificava piu' di ogni cosa, facendomi vivere bene anche i momenti di
solitudine. Non mi sono mai reso
conto veramente di quale fosse il motivo, fino a che l'altra volta, parlando
con mia madre, e' venuto fuori quale sia il vero succo di queste mie
considerazioni. La conclusione non
poteva essere che una, e cioe' il modo che le persone li' hanno di rapportarsi
con gli altri, l'approccio completamente opposto su cui loro basano i rapporti
umani rispetto a quello che invece c'e' generalmente in Italia, dove la prima cosa che senti e' la diffidenza, e tu devi dimostrare che ci si
puo' fidare di te prima di essere accettato. Per gli americani non e'
cosi'. Loro hanno subito fiducia in te,
e solo dopo, se tu sul serio non te la meriti, ma devi averla in un modo o
nell'altro proprio fatta grossa, questa fiducia viene meno. Se invece si conferma in loro questa
fiducia iniziale, cosa che per altro avviene automaticamente, senza nessun tipo
di sforzo da parte di nessuno, allora e' sicuro che non ti lasceranno mai piu',
e tu non hai dovuto far altro che essere te stesso per meritarlo. Anche io sento di essere cosi' e di voler rimanere cosi'.
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Ecco, si trattava del mio primo viaggio negli Stati Uniti e, da
quello che si può leggere, si capisce come si possono mettere decisamente in
discussione certi preconcetti semplicemente entrando a contatto con le persone,
che poi sono sempre quelle che ci condizionano nella vita di tutti i giorni e
sono quelle su cui, secondo me, va impostata la propria vita.
Fra queste persone, di cui parlavo nel pezzo del 1993 che ho
inserito sopra, c'è questa famiglia, che si chiama come me e abita a White
Plains, una città a circa 80 chilometri a nord di New York. Voglio raccontare tutto per filo e per
segno, chiedo scusa per la lunghezza, ma accorciare sarebbe raccontare una storia monca.
Mi trovavo in ufficio a Poughkeepsie, un piccolo centro come sapete in riva all'Hudson, a circa due ore a nord di New York, e stavo lavorando naturalmente
al computer. Era più o meno l'inizio di
agosto del 1992. Sapevo che in ufficio
in Italia stavano cambiando le centraline telefoniche, e i miei colleghi
statunitensi continuavano a chiedermi il mio numero di telefono in Italia...
naturalmente io sapevo quello vecchio (lo ricordo ancora), e
per sapere il nuovo dovevo per forza collegarmi con la directory online della mia azienda e vedere quale fosse questo nuovo numero. Per qualche giorno questa directory non fu
disponibile. Arrivammo al 10 di agosto,
o giù di lì, e alla mia ennesima richiesta, come per incanto, comparve la
directory... ma... ehi ehi, che succede, non ero io l'unico Chillemi in
azienda? Beh sì, ma in Italia! E allora? Semplice, avevo sbagliato directory, e anziché entrare in quella
italiana ero entrato in quella comprendente tutto il mondo, e per questo, oltre a me, c'erano
altri due Chillemi di cui ignoravo completamente l'esistenza! Uno aveva sede di
lavoro mi pare ad Atlanta, e non l'ho mai conosciuto, l'altra invece si chiamava Marietta e la sua
sede di lavoro era Purchase, un paesino alle porte di White Plains (mi sa che si
comincia a intuire qualcosina). Ho
ripensato a queste due persone per quasi mezza giornata, fino a quando, poco
prima di tornare al residence, mi decido e scrivo una mail a entrambi, dicendo
che io ero italiano e mi trovavo a Poughkeepsie, raccontando di questa
casualità e chiedendo loro di farsi sentire se ne avessero avuto voglia. Il primo non rispose mai. La mattina dopo sento un trillo al mio telefono...era
Marietta, che aveva appena letto la mail ed era riuscita a risalire al mio interno telefonico. Mi racconta
un po' della sua famiglia, mi dice che il suo fratello maggiore si chiama
Domenico Chillemi e che il suo secondo fratello si chiama Michele Chillemi,
proprio come me e mio fratello (esattamente i nostri due nonni, materno e
paterno, avevano lo stesso nome), e dopo qualche risata di stupore e di
allegria mi dice che i suoi genitori erano in Sicilia per le vacanze e che
sarebbero tornati alla fine di agosto. Mi dà quindi il suo numero di telefono
dell'ufficio e mi dice di richiamarla dopo pranzo. Nel frattempo lei chiamò i suoi genitori in
Sicilia raccontando loro tutto. Sembra
che un sesto senso abbia detto ai suoi genitori, Pietro e Nina, che qualcosa di bello sarebbe successa a breve. Li ringrazierò
sempre di tutto il bene che mi hanno voluto e che, tuttora, lui mi vuole...lei non c'è più da anni purtroppo, e mi manca in modo assurdo! Non lo
so...sta di fatto che, quando richiamai Marietta dopo pranzo, lei mi disse che
i suoi genitori erano "very excited" da questa cosa che era successa
e volevano assolutamente che io andassi a cena da loro non appena sarebbero
tornati dalla Sicilia. Da quel giorno io
e Marietta ci sentimmo un paio di volte, e puntualmente, all'inizio di
settembre, arrivò la sua telefonata in cui mi disse: "Non ti sei mica
dimenticato che DEVI venire a cena qui? I miei genitori non parlano d'altro da quando sono rientrati!" Questa cosa mi sembrava molto strana, ma
nello stesso tempo mi mise addosso qualcosa di bellissimo, straordinario, che
in questo momento non saprei descrivere bene a parole! Qualcuno desiderava ardentemente
conoscermi! E la cosa eccitava molto
anche me, che altre volte avevo vissuto la voglia assurda di conoscere una
persona, e stavolta stava capitando proprio a me...ero io la persona che loro
volevano a tutti i costi conoscere.
Prima di andare avanti riporto un altro pezzettino che ho scritto parecchi anni fa a una mia amica, per far capire che cosa intendo dire con "voler
conoscere ardentemente una persona".
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Quando ero al liceo, come spesso accade (quella che sto per dirti
e' una cosa che rimpiango molto) ci si trovava per suonare la chitarra e cantare,
e anche io ero fra quelli che suonavano e cantavano. Io ero nella sezione A, e nella B c'era un
ragazzo, che si chiamava Antonello Iaccarino, che suonava la chitarra in un modo
dolcissimo, e suonava tutte le canzoni che piacevano a me (Guccini e De André
in particolare) alla perfezione. Io
però non lo conoscevo di persona, e questo a volte mi dispiaceva
moltissimo. Poi un giorno me lo hanno
presentato e siamo andati la sera stessa a suonare insieme. Non ti dico quanto mi abbia fatto piacere averlo conosciuto. Ecco, la
conclusione di questa storia che ti ho raccontato è per dirti che ancora oggi,
dopo circa 20 anni, questa rimane una delle cose più belle che mi sia mai
capitata ai tempi del liceo, anche se si tratta di una cosa molto semplice.
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Continuo con il racconto.
Fu così che, in preda all'entusiasmo, accettai, pur sapendo che
con la mia timidezza avrei rischiato una figura di merda per il fatto che, se
non mi fossi trovato a mio agio, probabilmente non avrei spiccicato una parola
(non fu così, per fortuna...non dico che parlai molto, ma sicuramente mi
trovai subito a mio agio). Marietta mi
disse "Vieni stasera?" e io "Addirittura? Facciamo almeno
domani!" E così mi spiegò la
strada, e alle 5 del pomeriggio del giorno dopo mi misi in macchina e, dopo
aver comprato una piantina per Nina, partii per White Plains, quasi un'ora a sud di Poughkeepsie. Ero molto preoccupato della mia timidezza, ma
nello stesso tempo sentivo dentro di me che andarci sarebbe significato qualcosa
per me. Sbagliai strada! :) Ovvio, no? Soprattutto per me, che una delle maggiori qualità che possiedo è
sicuramente il senso dell'orientamento! Qualcosa voleva dire! E quando
sbagli strada negli Stati Uniti, dove tutte le strade sono espresse con la
combinazione "Numero-Punto Cardinale" diventa veramente un casino
ritrovare la via giusta. Dopo quasi
un'ora riuscii a trovare la direzione e arrivai a casa loro verso le 7. Visto che lì si cena alle 6 e mezzo, erano
tutti fuori ad aspettarmi! Comprese
altre due famiglie, loro parenti, che avrebbero cenato con noi! Che figura! Scendo dalla macchina un po' costernato e incrocio subito lo sguardo di
una ragazza un po' sovrappeso, ma con un viso bellissimo e due occhi celesti da
far spavento e lei incrocia il mio in maniera molto particolare (poi
racconterò il motivo). Era Marietta,
che ha 8 anni meno di me. Quando arrivai,
baci e abbracci di tutti (ed era la prima volta che ci stavamo vedendo!) con un'accoglienza talmente calorosa, dolce, spontanea, che ogni disagio si è
dissolto in pochissimi secondi! C'era di
tutto per la cena e tutti cibi siciliani (io che non mangiavo roba italiana da
circa un mese), arancini di riso, parmigiana, melanzane sulla pasta e tante
altre cose, qualcosa di incredibile! Mentre si cenava ci facevamo a vicenda domande sulle nostre rispettive
famiglie, in modo da trovare qualche legame possibile nella zona di
Messina! Non lo abbiamo trovato, ma sta
di fatto che il mio colore degli occhi, piuttosto raro (verde con contorno castano), è lo stesso
colore degli occhi di Pietrino (lo chiamano tutti così affettuosamente)! E' stata
una serata indimenticabile. Da quella sera loro mi avrebbero voluto a cena tutti i giorni, e poiché non era
possibile per via del lavoro e dell'ora di macchina necessaria a raggiungere
casa loro, tornai lì una volta alla settimana più il sabato e la domenica per
tutto il mese di settembre, dormendo a casa loro! Mi hanno portato dovunque, anche al casinò
di Atlantic City che si trova a ben tre ore di distanza! E' stato così che ho cancellato dalla mia
testa Daniela, una siciliana di cui mi ero innamorato perdutamente e che non
voleva saperne di me. Quando tornai in
Italia mi resi conto che qualcosa di molto forte era cambiato! La mia esistenza si era arricchita di persone
straordinarie, che hanno davvero dato una svolta alla mia vita!
Da allora non ci siamo più persi, e ancora
oggi il rapporto con loro, oggi con mio cugino (ci chiamiamo così ormai, anche se lui ha già 82 anni) e i suoi figli, è molto intenso (quasi ogni anno vado a casa loro a White Plains per 2 o 3 giorni insieme a Maria, e quando loro vengono in Sicilia andiamo sempre a trovarli anche lì). E anche loro infatti, dopo quella volta, spesso venivano in Italia anche a Natale
e Pasqua per vedermi (oltre che per andare in Sicilia) ho passato con loro anche un capodanno nei primi anni 90. Abbiamo vissuto
insieme momenti bellissimi, ma anche tristissimi, come la morte della povera
Nina nell'agosto del 1997 (e questo resterà certamente uno dei più grandi
dolori della mia vita...come dimostra il fatto che non sono andato al
funerale...come non sono andato a quello del mio amico Gianni...oggi per fortuna questa cosa l'ho superata). Perché il bene che questa donna mi ha voluto
non si puo' descrivere assolutamente con nessuna delle parole presenti sul
vocabolario.
Ora basta con le tristezze. Era rimasto in sospeso il motivo dello sguardo fra me e Marietta. E' un motivo buffo! Infatti Marietta, dalla mia voce che aveva
sentito al telefono, molto profonda e bassa, si era figurata un uomo di mezza
età, sui 55 anni (che nemmeno adesso ho ancora dopo 20 anni eheh), con i capelli brizzolati (quelli ora ci sono), insomma una persona matura, e lei
che allora aveva 24 anni naturalmente già vedeva questo rapporto diretto fra
me e i suoi genitori, vedeva che sarei diventato il classico amico dei
genitori. In effetti così è stato, ma in
un modo un po' diverso. Quando
mi vide, ebbe quasi un sussulto, perché non avrebbe mai sospettato che, in
realtà, di anni ne avessi 32 (e pensò anche che fossi un bel ragazzo, come
poi mi disse dopo qualche tempo). Questa
cosa fu molto buffa, perché poi diventammo molto amici anche io e lei, ci
continuammo a scrivere e facendoci anche molte confidenze, anche intime. Fu buffa perché io continuai a prenderla in
giro dicendole "Tu pensavi che io fossi fat and ugly" e lei
mi rispondeva "Don't tease me, non pensavo che eri grasso e brutto,
semplicemente che eri più vecchio della tua età", e ridevamo tanto per
questo motivo.
Maria e io eravamo gli unici al tavolo della famiglia
al matrimonio dell'anno scorso dell'ultima figlia di Pietrino e Nina
al matrimonio dell'anno scorso dell'ultima figlia di Pietrino e Nina
Ma...che c'entra Micuccio? Beh, Micuccio è come mi hanno sempre
chiamato, fin dal primo minuto, Nina e Pietrino. Ecco perché ci sono affezionato.