Tevildo fu uno dei principali servi di Morgoth durante la Prima Era. Aveva le sembianze di un grosso gatto nonostante si dicesse che egli fosse in realtà un folletto, un essere più vecchio della stessa Arda. Viveva in una fortezza poco distante da Angband e regnava sul popolo dei Gatti.
Il personaggio compare solo nelle prime versioni della storia di Beren e Luthien. In seguito Tevildo e i suoi Gatti vennero sostituiti da Sauron e dai Mannari.
Etimologia[]
Tevildo è un nome derivante dal Quenya che significa letteralmente "Principe dei Gatti". In Gnomico, la lingua primitiva degli Elfi prima del Quenya e il Sindarin, era noto coi nomi di Bridhon Miaugion, Tifil Miaugion e Vardo Meoita che hanno lo stesso significato di Tevildo.
Sviluppo del personaggio[]
Tevildo compare solamente nella prima versione delle avventure di Beren e Luthien, contenuta nei Racconti Perduti, dove troviamo Vëannë che narra la storia ad Eriol, ma anche in Beren e Luthien.
Nelle versioni successive, infatti, Tevildo viene rimpiazzato dalla figura di Sauron.
Caratteristiche[]
Qui di seguito viene riportata la descrizione di Tevildo contenuta nel libro Beren e Lúthien:
- " [...] e Tevildo sedeva dinnanzi a tutti ed era un gatto potente e nero come il carbone e d'aspetto terribile. Aveva occhi a mandorla, allungati e molto stretti, dai quali uscivano luccichii rossi e verdi, e le sue grandi vibrisse grigie erano forti e affilate come aghi. Le sue fusa parevano rulli di tamburi e i suoi ringhi risuonavano come tuoni; e le sue strilla irate agghiacciavano il sangue e, invero, raggelavano in pietra gli animali più piccoli e gli uccelli, i quali spesso, al solo udirle, cadevano a terra senza vita."
- —Beren e Lúthien, "Il racconto di Tinùviel"
Dal resto del testo, si apprende che Tevildo, così come i suoi simili, possedeva un collare d'oro che teneva in grande considerazione. Il Collare di Tevildo aumentava la forza e il potere magico della creatura che lo indossava. Gli fu sottratto da Huan[1].
Biografia[]
Tevildo era uno dei vassalli al servizio di Morgoth. Il suo Castello si trovava su un'altura nel nord del Beleriand ed era interamente abitata da Gatti malvagi. Tale razza, accresciuta dal potere della magia di Morgoth, era da sempre nemica giurata dei cani che vivevano nei pressi dei villaggi degli uomini. Tevildo, che regnava sui Gatti, era sicuramente il più temuto e forte del suo popolo ed era noto per non temere nemmeno i cani più robusti. Ve ne era uno però che una volta "aveva assaggiato il pelo di Tevildo": egli era Huan, il Capitano dei Cani.
Quando Beren, mentre si dirigeva ad Angband per recuperare uno dei Silmaril, venne catturato dagli Orchi, Tevildo fu incaricato direttamente da Morgoth di tenerlo prigioniero nella sua fortezza e di costringerlo a lavorare presso di lui. Egli non ebbe pietà di Beren e lo mise a lavorare nelle sue cucine.
Luthien, che si trovava ancora nel Doriath, apprese dalla madre Melian la sorte dell'amato e decise immediatamente di andare a salvarlo. Poco distante dalla reggia di Tevildo, ella si imbattè in Huan, che la aiutò a formulare un piano per scoprire l'attuale posizione di Beren. Luthien così entrò nella fortezza dei Gatti e riuscì a ricevere udienza nel salone del Principe. La dama elfica raccontò a Tevildo di essere stata da poco attaccata dal terribile Huan che, gravemente ferito, aveva cercato di catturarla. Tevildo cadde nell'inganno e, accompagnato da due suoi seguaci, seguì Luthien fino a dove si trovava Huan. Il cane, che aveva teso loro un agguato, riuscì in poco tempo a uccidere i due compagni del Principe dei Gatti. Tevildo, invece, resistette per un po' ma alla fine fu costretto a salire su un albero e ad arrendersi.
Il Gatto diede a Luthien il suo collare d'oro e le insegnò la formula magica per liberare la sua fortezza dalla magia di Morgoth. In questo modo Beren fu salvato e la rocca, con tutti i suoi abitanti felini, liberata dal Male. Tevildo venne risparmiato ma, per la vergogna, non si recò mai da Morgoth a comunicargli il suo fallimento.
Note[]
- ↑ The History of Middle Earth, Vol. II: The Book of Lost Tales Part Two, The Tale of Tinúviel, p. 29