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Festival di Berlino 1956

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La 6ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino si è svolta a Berlino dal 22 giugno al 3 luglio 1956.[1] Direttore del festival è stato per il sesto anno Alfred Bauer.

L'Orso d'oro è stato assegnato al film statunitense Trittico d'amore di Gene Kelly.

A partire da questa edizione sono state introdotte alcune importanti novità, prima tra tutte la presenza di due giurie internazionali che hanno assegnato i premi principali ai migliori lungometraggi, cortometraggi e documentari. Per la prima volta sono stati inoltre assegnati riconoscimenti al miglior regista, al miglior attore e alla miglior attrice, mentre il pubblico ha avuto la possibilità per l'ultima volta di premiare i suoi film preferiti.[1]

La retrospettiva di questa edizione ha avuto come titolo "The Humour of Nations".[2]

«Lieschen Müller,[3] questa creatura, questo capro espiatorio dell'industria cinematografica, ha dimostrato di avere molta più comprensione dell'arte e del mestiere rispetto agli esperti della giuria, che a quanto pare sono mancati nella componente critica.»

Nel 1956 la Berlinale riuscì a fare il salto di qualità in quanto a immagine e attrattiva internazionale. La FIAPF assegnò infatti alla manifestazione il cosiddetto "status A", ovvero la condizione che la riconosceva come festival competitivo al pari di quelli di Cannes e Venezia.[1] Oltre 30 nazioni parteciparono con film in concorso,[5] il numero di giornalisti e addetti ai lavori raddoppiò rispetto all'anno precedente e anche le star internazionali tornarono numerose.[1] Oltre a celebrità locali come Lilli Palmer, Romy Schneider, Hans Albers e Walter Giller, tra i più acclamati dal pubblico ci furono Gary Cooper, Trevor Howard, Michèle Morgan, Jeanne Moreau, Silvana Pampanini, Arletty, Bob Hope e Elsa Martinelli, che si aggiudicò il premio per la miglior interpretazione femminile in Donatella di Mario Monicelli.[5][6]

La più grande novità introdotta dal riconoscimento dello "status A" fu l'assegnazione dei premi da parte di una giuria internazionale di esperti anziché dal pubblico, com'era avvenuto fino all'anno precedente, anche se i verdetti della giuria presieduta dal regista francese Marcel Carné furono ampiamente criticati dalla stampa.[7] Trittico d'amore di Gene Kelly venne infatti considerato troppo "leggero" per un Orso d'oro, mentre al film anti-militarista Il soldato sconosciuto del finlandese Edvin Laine, favorito di molti critici, fu riservato solo il premio dell'Organizzazione Cattolica Internazionale del Cinema.[1]

Un altro motivo di critica fu il fatto che anche i film accolti positivamente dagli spettatori, tra cui il tedesco Vor Sonnenuntergang di Gottfried Reinhardt e Mio zio Giacinto di Ladislao Vajda, non ricevettero nessun riconoscimento da parte della giuria.[7] Whilelm Mogge, membro della giuria OCIC, in un articolo comparso sul Kölnische Rundschau prese le difese del pubblico che a suo avviso era stato "espropriato" della possibilità di esprimere il proprio giudizio.[4] In realtà gli spettatori continuarono a premiare le proprie preferenze, fatto accolto positivamente dai produttori e dai distributori che ritenevano il gusto della gente comune un mezzo per misurare il valore internazionale di un film.[8] Al di là delle decisioni della giuria e dei gusti del pubblico, il fatto che le opinioni fossero così divergenti indicava che non c'erano film eccezionali quest'anno, come scrisse Friedrich Luft il 7 luglio su Die Welt: «L'industria del cinema è fiorente, i film ristagnano».[9]

Alcune vicende rischiarono inoltre di turbare l'atmosfera del festival già a partire dall'inizio di giugno, quando il direttore Alfred Bauer si era opposto al progetto dell'associazione Zille Gesellschaft Berlin di mostrare due film prodotti nel 1949 dalla DEFA in Germania Est, Die blauen Schwerter di Wolfgang Schleif e Die Buntkarierten di Kurt Maetzig.[8] Il presidente dell'associazione, Joachim Albitz, tentò di esercitare pressioni sostenendo che con la cancellazione delle proiezioni la prevista donazione del ricavato ai bambini poveri di Berlino sarebbe stata scartata.[8] Dal canto suo Bauer inviò una lettera di protesta al Dipartimento dell'Istruzione e i due film furono eliminati dal programma.[8]

Lo stesso Bauer, oggetto di critiche per questa decisione, riuscì invece a portare a Berlino il cortometraggio Notte e nebbia di Alain Resnais, un documentario sui crimini tedeschi a Auschwitz che era stato appena rimosso dal programma di Cannes dopo le obiezioni del governo tedesco.[1] Gli eventi vennero discussi dal consiglio di amministrazione della Berlinale nella riunione del 25 maggio 1956 e in seguito dal Senato di Berlino che acconsentì ad una proiezione speciale del film il 1º luglio al cinema Capitol.[10][5] Willy Brandt, allora presidente del consiglio comunale di Berlino, tenne il discorso d'apertura nel quale sottolineò che «al popolo tedesco non deve essere permesso di dimenticare, in modo che altri possano farlo».[5]

Un ulteriore esempio di quanto le questioni politiche fossero sempre più rilevanti nell'ambito della Berlinale fu l'incidente che si verificò quando l'organizzazione giovanile socialista "Die Falken" pose una corona di fiori in fondo alla bandiera spagnola sul Kurfürstendamm per ricordare le vittime del regime franchista.[8] Una folla si raccolse sul posto e vennero scambiate parole dure tra i passanti e i "Falken", prima che la polizia intervenisse rimuovendo la corona.[8]

Giuria internazionale

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Giuria "Documentari e cortometraggi"

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  • Otto Sonnenfeld, produttore (Israele) - Presidente di giuria[11]
  • D. Gualberto Fernández (Uruguay)
  • Sarukkai Gopalan (India)
  • J. Hulsker, storico dell'arte (Paesi Bassi)
  • Fritz Kempe, fotografo (Germania Ovest)

Selezione ufficiale (parziale)

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Documentari e cortometraggi

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Premi della giuria internazionale

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Premi della giuria "Documentari e cortometraggi"

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Premi delle giurie indipendenti

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Premi del pubblico

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  1. ^ a b c d e f 6th Berlin International Film Festival - June 22–July 3, 1956, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 4 maggio 2017.
  2. ^ Retrospectives Before 1977, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 25 giugno 2022.
  3. ^ Lieschen Müller è un nome di fantasia di uso comune in Germania col quale si indica una persona presa ad esempio, più o meno al pari di Pinco Pallino in Italia.
  4. ^ a b Jacobsen (2000), p. 70.
  5. ^ a b c d Jacobsen (2000), p. 68.
  6. ^ Photos - 1956, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato l'11 luglio 2017.
  7. ^ a b Jacobsen (2000), p. 69.
  8. ^ a b c d e f Jacobsen (2000), p. 66.
  9. ^ Jacobsen (2000), p. 71.
  10. ^ Jacobsen (2000), p. 67.
  11. ^ a b Juries - 1956, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 23 giugno 2022.

Collegamenti esterni

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