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Cimitero monumentale della Certosa di Ferrara

Coordinate: 44°50′43.5″N 11°37′36.48″E
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Cimitero monumentale della
Certosa di Ferrara
Chiesa di San Cristoforo alla Certosa vista dal secondo Gran Claustro.
Confessione religiosamista
Stato attualein uso
Ubicazione
StatoItalia (bandiera) Italia
CittàFerrara
Costruzione
Periodo costruzioneXV secolo
Data apertura1461
Data riapertura1813
ArchitettoPietrobono Brasavola; Ferdinando Canonici; Carlo Savonuzzi
Mappa di localizzazione
Map
Chiesa di San Cristoforo alla Certosa vista dal primo Gran Claustro.

Il cimitero monumentale della Certosa di Ferrara è il principale luogo di sepoltura della città, situato all'interno della cinta muraria di Ferrara, incluso nell'area dell'Addizione Erculea.

Vista del cimitero della Certosa nel 1969 in una foto di Paolo Monti.

Il complesso (che include anche la chiesa di San Cristoforo alla Certosa) venne fondato originariamente come monastero certosino nel 1452, per volere di Borso d'Este, e sorse, come da tradizione, al di fuori delle mura (in quel periodo la cinta muraraia della città non si spingeva più a nord dell'asse poi occupato dal corso della Giovecca). Dopo la chiusura del monastero, a seguito delle soppressioni napoleoniche, i monaci vennero cacciati e gli edifici furono adibiti a caserma militare. Fu poi acquistato dal comune di Ferrara e trasformato definitivamente in cimitero cittadino a partire dal 1813.

Ad occuparsi della modifica dell'area, con i portici curvi che delimitano l'ampio prato verde che porta a San Cristoforo ed ai due ingressi principali del cimitero fu l'architetto Ferdinando Canonici. Per Carlo Bassi il grande spazio verde anteriore richiama alla mente il Prato dei Miracoli, a Pisa. Le celle monacali della Certosa sono divenute, col tempo, cappelle gentilizie, e l'intero complesso è stato oggetto di ampliamenti negli anni trenta, negli anni cinquanta e negli anni settanta.[1]

Con il sisma che ha colpito la città di Ferrara il 20 ed 29 maggio 2012 molte parti della struttura storica sono rimaste danneggiate e sono state chiuse al pubblico per il pericolo di crolli e quindi transennate.

Il vicino cimitero ebraico

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Primo Gran Claustro, Famedio con tomba di Borso d'Este.

Non lontano dalla Certosa ma nettamente separato anche per gli accessi stradali, si trova il cimitero ebraico di via delle Vigne, dove riposano, tra gli altri:

Primo Gran Claustro con famedio di Borso d'Este

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Il primo Gran Claustro[2] (Chiostro Grande), al fianco sud della Chiesa di San Cristoforo alla Certosa, venne edificato da Pietrobono Brasavola in circa dieci anni a partire dal 1452, e il suo modello di arcata nel loggiato venne poi ripreso dall'architetto Canonici nella sua opera di ampliamento ottocentesca.[1] Al suo centro, sul fondo, è situato il monumento funebre a Borso d'Este.[3] Il sarcofago quattrocentesco si ammira oggi all'interno del famedio che venne eretto in seguito. Accanto, in un periodo antecedente all'Addizione Erculea, partiva un'antica stradina di campagna che arrivava alla zona dell'attuale piazza Ariostea.[4]

Secondo Gran Claustro con famedio dei Caduti in guerra e sacello dei Caduti per la Libertà

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Al fianco nord della Chiesa, più vicino alle mura, negli anni trenta venne edificato il secondo Gran Claustro.[2] Venne progettato nel 1933 da Carlo Savonuzzi.

  • Il famedio dei Caduti in guerra venne ultimato solo dopo il secondo conflitto mondiale, a partire dal 20 agosto 1956. Il completamento dell'opera con l'edificazione di un Famedio destinato principalmente ai Caduti durante la prima e la seconda guerra mondiale.[5][6]
  • Sacello dei Caduti per la Libertà si trova vicino al famedio dei Caduti in guerra. Il 16 novembre del 2006 vi sono state traslate le ceneri di Alda Costa. Dopo il sisma del 20 e 29 maggio 2012 l'area non è stata raggiungibile a lungo.

Opere artistiche e monumenti funebri di personaggi celebri

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Tomba di Michelangelo Antonioni.

Nel cimitero monumentale sono presenti molti monumenti funebri di personalità importanti o opera di artisti famosi.[7]

Monumenti funebri

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Alcune sepolture sono importanti dal punto di vista storico, artistico e religioso:[15]

nonché i monumenti nel prato antistante il complesso. Oltre a queste, vi sono opere e monumenti di Pietro Canonica, Lorenzo Bartolini, Salvino Salvini,[18] Leonardo Bistolfi (l'angelo nella Tomba Forti e il Busto di Giorgio Baruffaldi), Arrigo Minerbi, Mario Sarto, Adolfo Magrini, Ciro Contini, Alfonso Borghesani, Libero Andreotti, Giuseppe Virgili, Enzo Nenci, Annibale Zucchini, Sergio Zanni, Maurizio Camerani e Mirella Guidetti Giacomelli ed opere di artisti minori, svariati decoratori e marmisti,[19] nonché di artisti operanti a Ferrara, sia ferraresi che non, quali ad esempio Stefano Galletti, ferrarese.[20]

Conseguenze del sisma del 2012

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In seguito al terremoto che ha colpito la città nel 2012 anche la Certosa ha riportato seri danni.

La chiesa di San Cristoforo è stata dichiarata inagibile e molte aree monumentali sono state chiuse ai visitatori per pericolo di crolli. In seguito sono iniziati i lavori per la messa in sicurezza di tutto il complesso.

Il complesso è tornato quasi completamente agibile a partire dalla primavera del 2019.

  1. ^ a b C.Bassi 1, p.209.
  2. ^ a b Sei secoli di storia, da monastero a cimitero dei ferraresi, su certosadiferrara.it. URL consultato l'8 ottobre 2023.
  3. ^ Borso d'Este, su ferraraterraeacqua.it, Provincia di Ferrara, 13 ottobre 2015. URL consultato il 12 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2016).
  4. ^ G.Melchiorri, p.33.
  5. ^ Gian Paolo Bertelli, Il Famedio dei caduti di Ferrara (PDF), su centenario1914-1918.it, Istituto Nazionale del Nastro Azzurro, 15 dicembre 2015. URL consultato il 25 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2016).
  6. ^ Ferrara - 4. Famedio Militare, su emiliaromagna.beniculturali.it, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, 14 febbraio 2014. URL consultato il 25 aprile 2016 (archiviato dall'url originale l'8 novembre 2018).
  7. ^ Mantovani.Santini, pp.249,250.
  8. ^ Certosa di Ferrara Cimitero Monumentale, su ar-tour.com. URL consultato il 9 novembre 2021.
  9. ^ Certosa di Ferrara Cimitero Monumentale, su ar-tour.com. URL consultato il 9 novembre 2021.
  10. ^ Certosa di Ferrara Cimitero Monumentale, su ar-tour.com. URL consultato il 9 novembre 2021.
  11. ^ Certosa di Ferrara Cimitero Monumentale, su ar-tour.com. URL consultato il 9 novembre 2021.
  12. ^ Certosa di Ferrara Cimitero Monumentale, su ar-tour.com. URL consultato il 9 novembre 2021.
  13. ^ Certosa di Ferrara Cimitero Monumentale, su ar-tour.com. URL consultato il 9 novembre 2021.
  14. ^ Certosa di Ferrara Cimitero Monumentale, su ar-tour.com. URL consultato il 9 novembre 2021.
  15. ^ La sacra bellezza, su certosadiferrara.it, Ferrara TUA. URL consultato il 17 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2019).
  16. ^ Ranieri Varese, La scultura funeraria: dal Neoclassicismo al Naturalismo, in Roberto Roda e Renato Sitta (a cura di), La Certosa di Ferrara, Quaderni del Centro Etnografico Ferrarese, Padova, InterBooks, 1985, p. 51-60
  17. ^ ZILOCCHI Giacomo, su museodeibozzetti.it. URL consultato il 15 gennaio 2021.
  18. ^ Lucio Scardino e Antonio P. Torresi, Post Mortem - Disegni, decorazioni e sculture per la Certosa ottocentesca di Ferrara, Ferrara, Liberty house, 1998, p. 178.
  19. ^ Lucio Scardino, Certosa 1885-1985: un percorso storico/artistico, in Roberto Roda e Renato Sitta (a cura di), La Certosa di Ferrara, Quaderni del Centro Etnografico Ferrarese, Padova, InterBooks, 1985, p. 73-80
  20. ^ GALLETTI Stefano Maria Gaspare in, Lucio Scardino e Antonio P. Torresi, Post Mortem - Disegni, decorazioni e sculture per la Certosa ottocentesca di Ferrara, Ferrara, Liberty house, 1998, pp. 172

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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  • Sito ufficiale, su certosadiferrara.it. Modifica su Wikidata
  • Certosa, su ferraraterraeacqua.it, Ferrara Terra e Acqua. URL consultato il 28 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2020).
  • Gaetano Tumiati, Il miracolo Certosa, su fondazionecarife.it, Fondazione Carife. URL consultato il 28 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2020).
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