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Asclepiade di Mende

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Asclepiade di Mende in Egitto (in greco Ἀσκληπιάδης; Mende, prima del I secolo d.C. ... – ...; fl. I secolo) è stato uno storico greco antico.

Nulla si sa della sua vita, se non che fosse egiziano, grande conoscitore della teologia egizia e che, secondo il lessico Suda, scrisse inni agli dei egizi:

«Ma Asclepiade, dedicandosi soprattutto ai libri egiziani, fu il maggior conoscitore della loro teologia nativa, dopo aver indagato le sue origini e sviluppo e dedicandosi a spingersi oltre i limiti, da quanto è possibile conoscere in modo chiaro dagli inni che ha composto agli dei degli Egiziani, e dal trattato che si è impegnato a scrivere e che comprende l'armonia di tutte le teologie. E ha scritto un libro che comprende trentamila anni ed oltre delle credenze primordiali degli Egiziani.»

Se si accetta l'identificazione di Asclepiade con gli autori citati da Svetonio ed Ateneo, dovrebbe essere vissuto tra l'età augustea e la prima età imperiale: forse, secondo le direttive misticheggianti ed egittofile della sua opera, nell'età giulio-claudia.

Asclepiade avrebbe scritto almeno un paio di opere[1]: sarebbe stato, secondo Suda, autore di un'opera sulle concordanze tra le diverse religioni, forse intitolata Θεολογούμενα, di cui Svetonio cita un frammento[2] relativo ai prodigi sulla nascita di Augusto:

«Durante i sacrifici solenni per Apollo, Atia, giunto il bel mezzo della notte, si stese nel tempio e si addormentò, insieme al resto delle matrone. Ad un tratto un serpente strisciò fino a lei e subito se ne andò. Quando si svegliò, si purificò come se si levasse dopo gli abbracci del marito e subito apparve sul suo corpo una voglia a forma di serpente, della quale non riuscì più a sbarazzarsi, tanto che da quel momento in poi smise di andare ai bagni pubblici. Dieci mesi dopo, nacque Augusto, che venne, quindi, considerato come il figlio di Apollo. Atia, prima di darlo alla luce, sognò che i suoi organi vitali erano innalzati fino alle stelle e distribuiti su tutta l'estensione della terra e del mare, mentre Ottavio sognò che il sole sorgeva dal grembo di Atia.»

Scrisse, inoltre, un'opera sulla storia dell'Egitto di cui Ateneo cita il sesto libro[3], a proposito delle mele delle Esperidi:

«Per quanto riguarda le cosiddette mele delle Esperidi, Asclepiade, nel libro VI della sua Storia egiziana, afferma che la Terra le produsse in onore delle "nozze", come venivano chiamate, di Zeus ed Era.»

Da questi scarni frammenti si intravede una figura di erudito a sfondo paradossografico, forse di tipo mistico, se va identificato con l'Asclepiade egiziano citato da Damascio[4] a proposito dei tre Kamepheis, una trinità demiurgica egiziana.

  1. ^ I due frammenti in FGrHist 617.
  2. ^ Svetonio, Augusto, 94 = F 2 J.
  3. ^ III 25, 83C = F 1 J.
  4. ^ De principiis I, 324, 4 e 6.
  • F. Jacoby, FGrHist, C. Autori di singoli paesi. - Vol 1. Egitto - Geti [N. 608A - 708]. Leiden, Brill, 1958, n. 617 (Asklepiades von Mende).
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