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Agatarchide di Cnido

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Agatarchide (in greco antico: Ἀγαθαρχίδης?, Agatharchídēs; Cnido, 220 a.C. circa – Alessandria d'Egitto, forse dopo il 145 a.C.) è stato un retore, storico e geografo greco antico, vissuto nel II secolo a.C.

Non sono molte le testimonianze sulla vita di Agatarchide. Probabilmente nato a Cnido, viene indicato da Fozio[1] come threptos, un assistente di umili origini di Cinea, consigliere di Tolomeo VI, e successivamente come segretario di Eraclide Lembo, colui che portò avanti le trattative che conclusero l'invasione dell'Egitto da parte di Antioco IV nel 169 a.C.

Dall'opera di Agatarchide non è possibile trarre molte altre indicazioni biografiche. Alla conclusione del suo scritto Sul mar Rosso, si scusa di non poter completare l'opera a causa di difficoltà pratiche nell'accedere ai documenti ufficiali, durante i disordini verificatisi in Egitto[2]. Probabilmente Agatarchide accenna a ciò che avvenne nel 145 a.C., quando Tolomeo VIII scacciò da Alessandria gli intellettuali che appoggiavano i suoi avversari che miravano al trono; è anche possibile che si riferisca al ritorno sul trono dello stesso Tolomeo (132 a.C.) dopo esserne stato allontanato da una rivolta. Quest'ultima è la tesi maggiormente condivisa fra gli studiosi[3].

Da alcuni passi dell'opera sul mare Eritreo (il mar Rosso) certi studiosi hanno anche dedotto che Agatarchide fosse un'importante figura politica del suo tempo, precettore dei figli di Tolomeo VI e Strabone lo definisce peripatetico.

Delle sue opere, un elenco delle quali è dato da Fozio, rimangono pochi frammenti delle due maggiori, Le cose d'Asia, originariamente in 10 libri, e Le cose d'Europa, originariamente in 49 libri. Nella prima, i due frammenti pervenuti[4], tramandati da Ateneo, poggiano l'attenzione sugli sperperi della corte di Alessandro Magno, con una vena moralistica che ritorna nei ben più ampi frammenti della storia sull'Europa[5]. Si tratta, comunque, di una quantità di frammenti troppo scarsa per poter dare un'idea del contenuto preciso e dell'organizzazione di tali scritti[6].

Sono, invece, più numerosi i frammenti del primo e del quinto libro del trattato Sul Mar Rosso: alcuni passi dell'opera sono ripresi, infatti, da Diodoro Siculo[7], Strabone, Plinio il Vecchio, Claudio Eliano, Ateneo e il già citato Fozio.

L'opera, di notevole rilevanza, anche se in passato liquidata come compilativa[8], indugia sulla descrizione fisica del Corno d'Africa e delle coste del mar Rosso, non tralasciando di trattare anche degli animali tipici della zona (elefanti, giraffe e rinoceronti). Sono anche descritti i costumi degli abitanti, gli Ittiofagi (i "mangiatori di pesce"), come venivano chiamati da taluni storici antichi, le loro attività e abitudini.

Fozio nella sua Biblioteca afferma che l'opera è scritta in attico, in uno stile chiaro ed elegante, ad imitazione di Tucidide anche nella struttura dei discorsi presenti nel testo.

  1. ^ Dal quale provengono tutte le notizie su di lui: Biblioteca, cod. 213.
  2. ^ Fozio, Biblioteca, 250, 110, 460b.
  3. ^ Cfr. la voce Agatharchides di K. Meister su Brillonline.
  4. ^ F 2-3 J.
  5. ^ F 6-20 J.
  6. ^ Cfr. FGrHist 86 e L. Gallo, Appunti per un riesame di Agatarchide di Cnido, in "ὅρμος - Ricerche di Storia Antica", n.s., 3 (2011), pp. 68-71.
  7. ^ Specialmente III, 12-18.
  8. ^ A. Lesky, Storia della letteratura greca, Milano, Il Saggiatore, 1962, III, p. 958.
  • S. M. Burstein (ed.), Agatharchides of Cnidus, On the Erythraean Sea, London, Hakluyt Society, 1989, Second series, n. 172.
  • A. Santoni, La storia senza miti di Agatarchide di Cnido, Pisa, ETS, 2001. - ISBN 88-467-0518-1.
  • L. Gallo, Appunti per un riesame di Agatarchide di Cnido, in "ὅρμος - Ricerche di Storia Antica", n.s., 3 (2011), pp. 68–76.

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