Uno di loro ha torto.
Dottore, lei ha ragione, non è scientifica. Tuttavia esistono varie forme di dittatura e non trovo nulla da ridere, anzi. Qualsiasi interpretazione degli eventi attuali che trascuri il parallelo con la dittatura, o è miope o non è sincera. Guardiamo alla sostanza di certe attuali misure restrittive delle libertà individuali.
Dica un po’, dottore, a quale principio di diritto e di razionalità (anche sanitaria) s’ispira un provvedimento che ci consente di andarcene a zonzo per dieci e più chilometri in una grande città e, per contro, pone il divieto di recarci a un isolato da casa nostra se questo è posto fuori dal territorio comunale?
Che senso ha obbligare sessanta milioni di persone a compilare delle autocertificazioni ai sensi degli artt. 46 e 47 del DPR 445/2000 (??) perché possano spostarsi di pochi metri dalla propria abitazione, dichiarando di essere edotte di un profluvio successivo di norme spesso contraddittore e poco chiare? Dovendo motivare esigenze che un fallito in divisa può sindacare e sanzionare a proprio arbitrio, com’è successo a esempio alla povera pastorella di Schio.
A quale eventuale pericolo andiamo incontro quando usciamo da casa e quale nocumento potremmo provocare alla comunità? Il contagio? Vi sono milioni di persone autorizzate a recarsi al lavoro, cono gli stessi rischi e anche di maggiori.
L’art. 16 Cost. stabilisce che “ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”. Le citate “limitazioni” si sono tradotte in domicilio coatto sine die per l’intera nazione. Oltretutto disposte da un atto amministrativo come il DCPM, che non può però essere esercitato in concreto senza una norma di legge ordinaria che lo autorizzi, dunque approvata dal parlamento, e non può avere ad oggetto incriminazioni penali.