In attesa di sviluppi dalla “rivoluzione laica” in Libia, promossa da “giovani” guidati dall’anelito di “libertà” e “democrazia”, Eugenio Scalfari deve ammette che: «il loro grido di riconoscimento e di vittoria è spesso quello tradizionale “Allah è grande”». Il profeta di Civitavecchia, seccato per i ritardi con cui giungono le grida di “vittoria”, è arrivato a dire che il petrolio libico è “dei peggiori” per qualità e che la produzione di quel paese è al di sotto del 2% del totale mondiale. La volpe e l’uva.
Il nostro più grande giornalista vivente azzarda un vaticinio sul prezzo del petrolio: «si è impennato a causa della speculazione, ma non ha l'aria di tenere a lungo anche perché la monarchia saudita deve procurarsi nuovi titoli di benemerenza con l'Occidente e non ha alcun interesse a speculare al rialzo sui prezzi del greggio». Sarà il caso che qualcuno della redazione economica di Repubblica spieghi al barbuto filosofo che 1) non è l’Opec a speculare in questo momento sul prezzo degli idrocarburi, e che anzi il ministro del petrolio saudita, Ali al-Naimi, ha detto in una conferenza stampa, dopo un incontro dei ministri delle nazioni produttrici di petrolio e consumatori a Riyadh, in Arabia Saudita, che «L’Opec è pronta a soddisfare qualsiasi carenza dell'offerta anche a fronte di quanto succede»; 2) La Libia è il primo paese in Africa e classificato settimo paese al mondo in termini di dimensioni delle sue riserve di greggio, che sono stimate a 43,7 miliardi di barili, pari al 3,5% del totale delle riserve mondiali di petrolio greggio.
Ciò che ci circonda è dunque un grande arazzo di menzogne su cui ci nutriamo, per dirla con Harold Pinter. Tutto questo serve da parametro per misurare la qualità della cosiddetta informazione e dei relativi operatori.
Intanto, questa mattina, come ogni lunedì, miliardi di salariati iniziano una nuova settimana di lavoro (chi ne ha uno), con la stessa giustificata malavoglia e comprensibile disinteresse di sempre. Dall’altro lato, decine di migliaia di piccoli e grandi funzionari del capitale accendono i loro computer convinti come sono di essere il sale della terra, che la ricchezza e il denaro siano prodotti dai loro clik ma soprattutto per merito del loro genio, non rendendosi conto di essere solo dei piccoli sciacalletti al servizio esclusivo di un gioco di cui in realtà conoscono assai poco.