“Molti anni fa” al mercato rionale vidi una piramide di mele
con due cartelli, a sinistra ed in alto
uno più evidente con scritto “5 Kg 1000 lire” e a destra in basso
l’altro “200 lire al Kg”.
Stupita chiesi la motivazione della duplicità, nel caso ci
fossero differenze di qualità a me non evidenti. La risposta fu che erano le
stesse, ma la gente pensava che 200 lire al Kg fosse un prezzo troppo alto,
mentre comperarne 5 Kg a 1000 lire fosse un affare… ed io ero la prima che ne
chiedeva il perché.
Quella fu la prima lezione di manipolazione psicologica
della mia vita.
Il mio istinto di “bastian contrario”, e alcuni corsi di
psicologia della comunicazione mi hanno reso sensibile nei confronti
dell’argomento e impermeabile alle fregature della pubblicità.
In questo periodo di ferie soffro di “tendinite da zapping”,
visto che in tv i programmi lasciano a desiderare e la cosa più diffusa sono
quelli di vendita di prodotti d’ogni genere, quindi capita che arrivi al mio
cervello, obnubilato dall’età, la “cazzata del secolo” che risveglia i miei
istinti critici (specialmente nel campo scientifico o semplicemente di vecchia
prof. ).
Cominciamo con “l’acqua micellare” sbandierata come la
scoperta del momento.
Dunque : Acqua ed olio non sono miscibili, l’olio
“galleggia” sull’acqua per fattori di densità e non si mescola per fattori di
polarità delle rispettive molecole.
Le “micelle” sono solo delle gocce piccolissime che possono
restare disperse nella fase opposta (olio in acqua o l’inverso), talmente
piccole da essere completamente circondate dalle altre molecole che le dividono
e ne impediscono il raggruppamento con la conseguente divisione delle due fasi (per
inciso, specialmente se si tratta di olio in acqua, basta aggiungere sale e
l’emulsione si disfa).
Dopo questo coltissimo “spiegone”, diciamo che si tratta di
una banale emulsione come ne esistono migliaia in cosmetica. Pertanto sentire
sbandierare le straordinarie qualità dell’acqua micellare mi ha fatto ridere di cuore.
Passiamo ora alla “liquefazione dei nutrienti”.
Se metti della frutta in una centrifuga ne estrai il succo
ed elimini la parte fibrosa.
Se metti la stessa frutta in un frullatore con le “lame a
coccodrillo”, due in su e due in giù che triturano a neve anche il ghiaccio, e
fanno un vortice col buco in mezzo da quanto giran veloci, allora hai la
“liquefazione di tutti i nutrienti” e… cioè “te magni puro le fibre senza che
te ne accorgi”.
Un concetto allargato per il termine scientifico di
liquefazione. Ma quello che mi piace son le lame a coccodrillo.
Terzo : “puliamo anche l’oro”.
Una pasta miracolosa, pulisce e lucida questo e quello,
toglie quella patina nera dell’argento e fa brillare anche le pietre preziose e
perfino l’oro ritorna pulito.
Per l’argento va bene, anche se è sufficiente un po’di
bicarbonato umido per togliere la patina di ossido, ma l’oro !! L’oro reagisce solo con il cianuro e l’acqua
regia e con il mercurio forma un’amalgama grigiastra (a me ben nota perché, in
fase di tesi di laurea, lavoravo col mercurio e ho parzialmente “fottuto” un
anello d’oro), quindi non è necessario pulirlo se non dalla nutella che hai
fregato di nascosto. Naturalmente per
l’oro tarocco questo non vale.
La pubblicità, inoltre, è ormai scaduta nella più becera
volgarità.
C’è quello spot che presenta ragazzoni depilati e imbranati
che devono indovinare come si usino gli assorbenti interni. Lo trovo
imbarazzante. Dopo i pannoloni e le mutande anti perdite urinarie sbandierate
all’ora di pranzo, ora anche gli assorbenti interni.
Ma il buon gusto ed
il senso del limite non esistono più?
No, non esistono più visto che una pubblicità della carta
igienica chiede a dei bambini quanto si sentano puliti dopo essere stati “al
bagno”. E se si sono fatti il bidè no? E quante volte alla settimana cag… no?
Oddio!!! Non continuo perché i miei pensieri stanno
travalicando ogni decenza!
D’altronde anni di condizionamento psicologico, tramite i
mezzi di comunicazione, da parte di una classe dirigente ignorante e priva di
morale non poteva che far raggiungere questi infimi livelli.
E la gente compera “5 Kg a 1000 Lire”.
Cara Anna, grazie per avermi segnalato il tuo intervento (se me lo permetti lo farò anch'io sul mio blog), perché condivido ogni parola, punteggiatura compresa di ciò che hai scritto. Non posso commentare - mele a parte - la parte "tecnico-fisico-chimica", perché sono ignorante e quel poco che sapevo l'ho dimenticato da anni!
RispondiEliminaIl fatto che il "consumismo" ci abbia portato a diventare, col passare degli anni, così coglioni da credere che tutto venga creato a nostro beneficio e non invece a beneficio di chi lo produce, che ovviamente si arricchisce a nostre spese, è un dato di fatto. In principio ciò che si produceva era destinato a durare molti anni, e con un progressivo calo della produzione succedeva che i produttori, producendo di meno, alla lunga s'impoverissero. Inoltre, quello che veniva prodotto, a causa del prezzo elevato non era alla portata di tutti. Perciò, per assicurare al produttore almeno gli stessi guadagni, bisognava creare "cose" che durassero di meno per venderne di più ma anche che tutti potessero acquistare. E qui sono entrati in ballo altri fattori: la manodopera, che per produrre di più deve aumentare come forza-lavoro ma deve diminuire come costi - quindi più operai ma pagati di meno, oppure cercarsi altrove manodopera a buon mercato e addirittura delocalizzare -, e la creazione artificiosa di "bisogni" che, anche se non necessari, non solo ci condizionano ma servono a dimostrare in qualche modo la nostra superiorità rispetto agli altri ("effetto dimostrativo"). Quindi, la ricerca di come influenzare i consumatori, insieme alla concorrenza, è diventata una regola di mercato dalla quale non si può prescindere. Allora entrano in ballo i "persuasori occulti", che lavorando sull'inconscio del consumatore soprattutto con la pubblicità ne pilotano abilmente i bisogni. In fondo, chi di noi non si sente soddisfatto quando acquista qualcosa? Anche se poi si rende conto che ne avrebbe potuto fare a meno. Così, anche se più prodotti alla fine si equivalgono e tutti servono a fare più o meno le stesse cose, chi riesce a venderli meglio si assicura il mercato e si arricchisce alla faccia dei "fessi" che gli vanno dietro. Basta guardare quello che succede coi telefonini - che dovrebbero servire per telefonare o ricevere in caso di bisogno (prima, come facevamo?) -, ma che se non hai tutte le "app" e i processori al posto giusto ti senti un po' alienato e pure stronzo. A me, solo per il piacere di averli, è successo con le macchine fotografiche, con le penne e con i colori: ne ho talmente tanti da non riuscire a stare dietro a tutti, e così le batterie si scaricano, le penne non scrivono più e i colori si seccano. Se ne avessi avuti di meno, avrei fatto le stesse fotografie, gli stessi disegni e gli stessi quadri, però con meno rotture di scatole!
Insomma, quello dei consumi è un campo così vasto, e soprattutto interessante, che se ne potrebbe parlare per delle ore. E proprio perché cambiano le motivazioni e gli stimoli che le "masse" hanno e ricevono credo che al punto in cui siamo trovare un accordo sia quasi impossibile.
Chiosando e citando l'amico Fromm, è meglio "essere o avere"?
Ci riflettiamo su, ma solo per un po' e poi ci passa, solo quando sentiamo la notizia che il tale è uscito fuori strada per colpa del cellulare, o il tal'altro è finito sotto al treno perché aveva le "cuffiette".
Così va il mondo, e anche se vorrei tanto scendere alla prossima dovrò per forza continuare il viaggio. Magari chiedo all'autista se mi mette sul tetto, da solo, come si faceva una volta con i bagagli! :) :)
Un caro saluto, a presto e felice domenica,
Francesco
P.S.
Mi auguro che altri ti commentino, perché sarebbe interessante conoscerne il pensiero. Ciao!
Nello scrivere ho saltato la parola "conseguente". Mi sembrava importante per completare il concetto...
RispondiElimina"In principio ciò che si produceva era destinato a durare molti anni, e con un progressivo e conseguente calo della produzione succedeva che i produttori, producendo di meno, alla lunga s'impoverissero.
Guarda tu le coincidenze!!!!
RispondiEliminaCiao Anna e bentrovata. Il caso vuole che nel mio articolo che pubblicheranno tra qualche giorno su Operaincerta, ho inserito una parte del pensiero che Pasolini espresse nel corso di un'intervista al Corriere della Sera, nel lontano dicembre 1973, sulla televisione. Anzi, contro la televisione. A quell'epoca ancora c'era una classe operaia, un proletariato ed un sottoproletariato che ancora coltivavano una dignità di classe sociale. Ma correvano un grave pericolo, secondo il pensiero di Pasolini. In particolare, egli affermò che la televisione era "... non soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi ma un centro elaboratore di messaggi... luogo dove si concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare... attraverso lo spirito della televisione si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere...
In particolare, a me ha particolarmente colpito questo passaggio dell'intervista dove aggiunse che ... per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l'intero paese... ha cominciato un'opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza ...
Rimase inascoltato e con il passare del tempo l'omologazione è diventata una realtà tangibile. Per i pochi che si sono difesi dalla stessa, ovviamente!
OT
RispondiEliminama mi piace pensare che lo guarderai e ne uscirà qualcosa
https://www.facebook.com/yeaction/videos/895017400642257/