Tar-Atanamir, conosciuto come Il Grande o Il Riluttante, fu un uomo della stirpe dei Dúnedain di Númenor che visse durante la Seconda Era. Figlio di Tar-Ciryatan, succedette al padre nel 2029 SE diventando il tredicesimo Re dell'Ovesturia e regnando per 192 anni. Fu il primo sovrano della Casa di Elros a non abdicare prima di morire e il primo Re a parlare apertamente contro il Divieto dei Valar, ponendo le premesse per la nascita degli Uomini del Re. Fu uno dei Re più longevi della Casa di Elros, morendo infatti all'età di 421 anni.
Etimologia[]
ll nome Atanamir è di origine Quenya e significa letteralmente "Gioiello degli Uomini".
Biografia[]
Atanamir nacque nel 1800 SE a Númenor da Tar-Ciryatan. Di carattere forte e volitivo Atanamir succedette al padre nel 2029 SE, continuando la politica paterna di espansione di Númenor nella Terra di Mezzo. Tuttavia come il padre fu un Re avido e prepotente, che preferiva soggiogare gli Uomini Mediani che essergli amico; cominciò inoltre a mal sopportare il Bando che i Valar avevano imposto alla sua gente e come molti dei suoi sudditi prese a parlare apertamente contro i Valar e questo divieto che li escludeva anche dall'immortalità oltre che da Aman. Gli Elfi di Tol Eressëa, che ancora si recavano a Númenor, riportarono questi fatti a Manwë il quale, angustiato perchè prevedeva i disastri che queste idee avrebbero portato su Númenor, ed inviò dunque dei messaggeri per dissuadere Atanamir dal continuare a perseguire queste folli teorie.
- "E [i Dúnedain, ndr] si dissero l'un l'altro: « Perché i Signori dell'Ovest se ne stanno in pace sempiterna, mentre noi dobbiamo morire e andare non sappiamo dove, lasciando le nostre case e tutto ciò che abbiamo fatto? Gli Eldar invece non muoiono, neppure coloro che si sono ribellati ai Signori. E visto che abbiamo dominato tutti i mari, e che nessuna distesa d'acqua è così selvaggia o ampia che le nostre navi non possano superarla, perché non dovremmo andare ad Avallónë, a salutare i nostri amici? ». E ve ne furono che dissero: « Perché non dovremmo andare addirittura fino ad Aman e gustarvi, fosse pure per un giorno solo, la felicità delle Potenze? Forse che non siamo cresciuti in forza tra i popoli di Arda? ». Gli Eldar riportarono queste parole ai Valar, e Manwë ne fu angustiato, poiché gli parve che un'ombra gravasse sul meriggio di Nùmenor. E inviò messaggeri ai Dunedain, che parlarono con tono grave al Re e a quanti li vollero ascoltare circa il destino e l'essere del mondo. « La Sorte del Mondo » dissero « può essere cambiata da Uno soltanto, colui che l'ha decretata. E se voi faceste viaggio siffatto e, sfuggendo a tutti gli inganni e irretimenti, giungeste davvero in Aman, il Reame Beato, punto o poco profitto ne ricavereste. Non è infatti la terra di Manwë a renderne le genti immortali, ma sono gli Immortali che vi dimorano ad aver santificato la terra; e in essa voialtri decadreste e vi sfinireste ancor prima, quali farfalle a una luce troppo forte e cruda. » Replicò tuttavia il Re: «Forse che Eärendil, mio progenitore, non vive? Forse che egli non è nella terra di Aman? ». Al che risposero quelli: «Ben sapete che ha un destino a sé stante e che è stato aggiudicato ai Primogeniti che non muoiono; ma vuole anche, la sua sorte, che mai ritorni a contrade mortali. Laddove voi e la vostra gente non appartenete ai Primogeniti, ma siete Uomini mortali, quali Ilùvatar vi ha fatto. Sembra tuttavia che ora desideriate godere del bene di entrambe le stirpi, facendo vela per Valinor quando vi aggrada e tornando a piacimento alle vostre case. Così non può essere. Né i Valar possono togliere i doni di Ilùvatar. Gli Eldar, voi sostenete, restano impuniti, e persino quelli che si sono ribellati non muoiono. Ma non è questa, nel loro caso, né ricompensa né punizione, bensì l'attuazione del loro essere. Non possono sfuggire, sono legati a questo mondo per mai lasciarlo finché esso duri, essendo che la sua vita è la loro. E, voi dite, voialtri invece siete puniti per la ribellione di Uomini in cui avete avuto scarsa parte, ed è per questo che morite. Ma la morte all'inizio non è stata concepita come una punizione. Morendo, voi sfuggite al mondo che lasciate, non gli siete legati nella speranza o nell'ambascia. Chi di noi dunque dovrebbe invidiare gli altri? ». Ma replicarono i Nùmenóreani: «Perché dunque non dovremmo invidiare i Valar, e finanche l'ultimo degli Immortali? Che da parte nostra si richiede una cieca fede, una speranza senza garanzie, senza che noi si sappia ciò che ci attende?""
- —L'ambasciata di Manwë a Tar-Atanamir
Tuttavia nonostante gli avvertimenti dei messaggeri del Re di Arda molti tra i Dúnedain indurirono ancora di iù i loro cuori e si fecero invidiosi nei confronti degli Elfi. Tar-Atanamir dette per primo l'esempio rifiutandosi di abdicare e rimanendo fino all'ultimo sul trono, guadagnandosi in tal modo il nome di Riluttante, finché, vecchio e demente, non cadde morto dallo scranno reale nel 2221 SE. Inaugurò così la tradizione che fu seguita anche dal figlio Tar-Ancalimon e dai suoi discendenti, con la sola eccezione di Tar-Palantir, cioè il rifiuto di abdicare prima di morire.