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Vincenzo Cabianca

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Vincenzo Cabianca

Vincenzo Cabianca (Verona, 20 giugno 1827Roma, 22 marzo 1902) è stato un pittore italiano.

Nato da Giovanni, di origine vicentina e da Maria Pipa, riceve la prima istruzione artistica presso l'Accademia Cignaroli di Verona, allievo di Caliari che l'avvia ai canoni pittorici tradizionali. Nel 1845 frequenta i corsi dell'Accademia di Venezia con Ludovico Lipparini e Michelangelo Grigoletti.

Nel 1848 è a Bologna per sottrarsi all'arruolamento austriaco in occasione della Prima guerra d'indipendenza. Nel 1849 è di ritorno a Verona dove impartisce lezioni di pittura alla giovane allieva mantovana Orsola Ferrari, salva una parentesi nel 1851 a Milano dove conosce Domenico Induno, fino al trasferimento a Firenze nel 1853 per avviarsi alla scuola di Giovanni Signorini, padre di Telemaco, e per sottrarsi alla persecuzione della polizia austriaca per i suoi ideali patriottici[1].

A Firenze frequenta con assiduità Telemaco Signorini, Cristiano Banti e Odoardo Borrani, entrando a far parte del gruppo di artisti che a partire dal 1855 stabiliscono il proprio ritrovo al Caffè Michelangiolo, dando origine alla innovativa corrente dei Macchiaioli che ne influenza decisamente parte della produzione artistica, come nel polemico "Porco nero contro il muro bianco" del 1859.
Nello stesso 1859, con gli amici Banti e Signorini, è a Napoli, a Solferino e La Spezia. Nel 1861 si reca a Parigi dove incontra gli esponenti della Scuola di Barbizon come Camille Corot e Alexandre-Gabriel Decamps ed espone alla 1ª Esposizione nazionale di Belle Arti di Firenze. Nel 1863 si trasferisce a Parma dove è ospitato dall'amico Cecrope Barilli e viene in contatto con Salvatore Marchesi.

Nel 1869 è dapprima sul litorale laziale per stabilirsi poi definitivamente a Roma nel 1870 con la famiglia (la moglie Adelaide, insegnante, ed i figli Silvio e Nerina), frequentandovi l'ambiente artistico capitolino e fondando il sodalizio In arte libertas con Giovanni Costa, Mario de Maria, Ettore Roesler Franz e Giulio Aristide Sartorio.

Nel 1873 è a Castiglioncello con Federico Zandomeneghi, al 1875 e 1876 risalgono le visite ad Amalfi e a Capri con Nino Costa; effettua frequenti ritorni a Firenze dove è ospitato dall'amico pittore Odoardo Lalli[2] cui fa dono di un suo dipinto. Nel 1886, su invito di Giuseppe Cellini, collabora all'illustrazione della edictio picta di Isaotta Guttadauro di Gabriele D'Annunzio.

In questo periodo partecipa a mostre presso le maggiori europee e negli Stati Uniti, ma per gravi problemi di salute dal 1893 la sua produzione cessa, nonostante i suoi dipinti continuino a comparire nelle esposizioni come l'ultima personale del 1902 presso la Società degli amatori e cultori di Belle Arti di Roma.

Muore a Roma il 22 marzo 1902.

L'archivio di Vincenzo Cabianca[3], costituito da un epistolario (1856-1909) e appunti autobiografici manoscritti e dattiloscritti, è una serie documentaria contenuta all'interno del fondo di artisti Macchiaioli, conservato presso il Nuovo Archivio dei Macchiaioli[4]. Si tratta di una raccolta di vari nuclei afferenti a diversi artisti, costituita da Dario Durbé, comprendente documentazione, originale e in copia, di grande interesse per lo studio del movimento dei Macchiaioli, nonché del Risorgimento e della cultura toscana dell'Ottocento.

Attività e stile

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Le monachine (1861)
Istituto Matteucci, Viareggio
Lungomare (1860)
Collezione privata
Chiesa di San Pietro a Portovenere (1860)
Collezione privata
Effetto di sole (1870)
Galleria d'arte moderna di Firenze
Mattutino (1901)
Collezione privata

Avviato all'attività artistica secondo i canoni tradizionali dal veronese Caliari, nella prima fase della sua carriera Cabianca si dedica prevalentemente alle scene di genere e al ritratto (Autoritratto e Ritratto di famiglia del 1854), con tecnica a olio o acquerello, sfociando anche su temi sociali contemporanei (Rifiuto di elemosina del patriarca di Venezia del 1850) e dove lascia già intravedere un vivo interesse per il cromatismo reso con vivaci pennellate che lo conduce nel periodo tra il 1855 e il 1858 all'adesione alla corrente macchiaiola, cui è avvicinato dagli amici Telemaco Signorini e Cristiano Banti. Opere significative di questo periodo sono Porcile, Donna con un porco contro il sole (disperso) e Porco nero contro il muro bianco, dove appaiono evidenti il realismo dei soggetti, le scelte chiaroscurali e le influenze del lombardo Gerolamo Induno.

«Negli anni [cinquanta e sessanta], artisti di varie parti d’Italia si accostarono al movimento macchiaiolo. Vincenzo Cabianca, veronese (1827-1902), partecipando alle prime e più intransigenti esperienze macchiaiole, si liberò della sua maniera ricamata che aveva inorridito il Signorini e il Borrani le prime volte che andaron con lui sul motivo per le campagne di Firenze. E si rifece in brutale vivacità di rapporti e corposità di smalti; sebbene la ricerca di violenti effetti di Sole e d’ombra e la densità di questi smalti diano, talora, alla sua pittura qualcosa di greve e porcellanoso

Nel 1854 partecipa all'esposizione fiorentina di Belle Arti con quattro dipinti, mentre alla Promotrice espone quattro quadri di genere: Una confidenza, La disdetta di casa, Il magnetismo, La miseria. Nel 1859 espone alla Promotrice Novellieri fiorentini del Trecento, Dante nel Casentino, Il ratto di Piccarda Donati e Ricognizione per sorpresa. Al 1861 risalgono il viaggio a Parigi con Banti e Signorini e l'esposizione alla Mostra nazionale di Belle Arti con Ferriera nella Versilia che riscosse poco credito, così come all'esposizione fiorentina di Belle Arti del 1863, dove espose Barca a rimorchio, Mattino nei dintorni di Firenze e Crepuscolo. Nel 1863 Giovanni Boldini esegue alcuni ritratti dell'amico Cabianca, insieme al quale frequentava casa di Cristiano Banti, sei dei quali ci sono pervenuti.

Ai suoi soggiorni a La Spezia ed Arezzo risalgono Castiglion Fiorentino e Le monachine (1862), Arco a Portovenere, Contadina a Montemurlo, Cave di La Spezia, Acquaiole della Spezia (1864), Spiaggia a Viareggio (1865), Case a Lerici (1867), Il bagno tra gli scogli (1868), dove nelle scelte cromatiche è evidente l'influenza di altri artisti macchiaioli come Raffaello Sernesi e Odoardo Borrani. Alla Esposizione di Belle Arti della Società promotrice di Napoli del 1865 presenta il dipinto Avanzi della chiesa di S. Pietro a Portovenere.

A partire dagli anni settanta si trasferisce definitivamente a Roma, dedicandosi in prevalenza agli acquerelli, tecnica di successo in Inghilterra dove soggiorna ed espone, uscendo quindi dalla corrente macchiaiola.

Opere principali

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Acquaiole a La Spezia, 1864

Nel 1927 a Verona gli viene dedicata la personale Onoranze centenarie al pittore Vincenzo Cabianca in occasione del centenario della sua nascita, così come nel 1938 a Roma presso la Opera Nazionale Dopolavoro.

Nel 1977 presso la Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma, si è tenuta l'esposizione del fondo d'atelier pressoché intatto lasciata dall'artista alla sua morte, comprendente tutti i taccuini con i disegni custoditi nell'archivio Cabianca.

Nell'ottobre del 2007 è allestita a Villa Bardini di Firenze la mostra Cabianca e la civiltà dei Macchiaioli.

Nel 2008 presso il Museo nazionale Alinari della fotografia di Firenze, si è tenuta la mostra I macchiaioli e la fotografia, nel quale sono pubblicate immagini fotografiche dell'archivio Cabianca collegato al ambiente dei Macchiaioli.

Nel gennaio 2013 si tiene la mostra Vincenzo Cabianca, il maestro della luce presso il Butterfly Institute Fine Art di Lugano.

  1. ^ "Le Muse", De Agostini, Novara, 1964, Vol. II, pag. 506
  2. ^ S. Bietoletti, nel Catalogo per la Mostra Genio dei Macchiaioli, Mario Borgiotti, tenutasi a Viareggio nel 2011 n°43 p. 160.
  3. ^ Fondo Cabianca Vincenzo, su SIUSA Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. URL consultato il 3/12/2018.
  4. ^ Nuovo Archivio dei Macchiaioli, su macchiaioli.it. URL consultato il 3/12/2018.
  • A. M. Comanducci, Dizionario illustrato dei Pittori, Disegnatori e Incisori Italiani Moderni e Contemporanei, Milano 1970.
  • Bolaffi, Dizionario Enciclopedico dei Pittori e degli Incisori Italiani dall'XI al XX secolo, Torino 1972.
  • Dini, Cabianca e la civiltà dei macchiaioli, Firenze 2007.
  • Tiziano Panconi, Il Nuovo dopo la Macchia, Origini e affermazione del Naturalismo toscano, Pisa 2009.
  • Pierpaolo Brugnoli (a cura di), La pittura a Verona dal primo Ottocento a metà Novecento, 1° volume, Verona, Banca popolare di Verona, 1986, ISBN non esistente, SBN RAV0017593.

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