Compagnia Generale di Elettricità
CGE Compagnia Generale di Elettricità | |
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Stato | Italia |
Forma societaria | società per azioni |
Fondazione | 1921 a Milano |
Chiusura | 1978 suddivisione in tre società e trasformazione in holding |
Sede principale | Milano |
Gruppo | General Electric |
Persone chiave | Filippo Senni (presidente) |
Settore | elettronica, elettromeccanica, manifatturiero |
Prodotti |
|
Fatturato | £ 70 miliardi (1978) |
Utile netto | -£ 4,5 miliardi (1978) |
Dipendenti | 3.427 (1978) |
Note | Premio Compasso d'oro nel 1960 [1] |
La CGE Compagnia Generale di Elettricità S.p.A., nota semplicemente come CGE, è stata un'azienda italiana con sede a Milano, controllata dalla multinazionale statunitense General Electric, che operava nei settori dell'elettromeccanica e dell'elettronica.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Lo sviluppo del settore elettrotecnico avvenuto tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, interessò anche l'Italia, dove un notevole contributo venne dato dalle imprese straniere che investirono i loro capitali nel paese, che a quell'epoca era in piena fase di decollo industriale e sviluppo infrastrutturale. Tra queste imprese figurarono la tedesca AEG e la francese Compagnie française Thomson-Houston, che nel 1904 in joint-venture fondarono a Milano la AEG-Thomson Houston Società Italiana di Elettricità.[2] Detta società, la cui attività consisteva nella produzione di trasformatori, e che arrivò a impiegare fino a 450 addetti alla vigilia della prima guerra mondiale, nel 1915 cambiò ragione sociale in Società Elettrotecnica Galileo Ferraris per Costruzioni e Impianti, e quattro anni più tardi, nel 1919, venne inglobata nella Franco Tosi di Legnano.[3][4]
L'officina dell'ex AEG-Thomson Houston, sita in via Bergognone 40, nel quartiere operaio milanese Zona Tortona, venne rilevata da una nuova impresa, la Società Anonima Compagnia Generale di Elettricità.[5][6] La società, costituita l'11 marzo 1921 a Milano con rogito del notaio Gerolamo Serina, e un capitale sociale di 1 milione di lire, elevato a 40 milioni a seguito di delibera dell'assemblea riunitasi il 20 giugno, era una consociata italiana del gruppo industriale statunitense General Electric, che vi partecipava come socio di maggioranza con il 49,2% delle quote, assieme alla FIAT e alla Ercole Marelli, rispettivamente detentrici del 36,9 e del 13% delle quote.[7][8]
Le attività iniziali della CGE consistevano nella costruzione di generatori, di motori e di impianti elettrici completi destinati alla produzione dell'energia elettrica e all'elettrificazione delle infrastrutture ferroviarie, tranviarie, filoviarie e navali, nonché di apparecchi elettrici come dinamo e semafori stradali.[9][10][11] Nel 1929, assunse il controllo della ditta Scotti, Brioschi & C. di Novara, produttrice di trasformatori elettrici e di altri apparecchi per l'industria elettrotecnica.[12]
Lo sviluppo della radiofonia avvenuto a inizio anni venti portò alla diffusione degli apparecchi radiofonici per uso civile, e in questo settore CGE vi entrò con la commercializzazione di radioricevitori prodotti dalla RCA e dalla Westinghouse.[13] L'azienda milanese passò ben presto alla produzione, ed ampliò lo stabilimento con la costruzione di nuovi fabbricati per ospitare il nuovo refettorio, magazzini, officine e locali di carico e scarico, collegati alla stazione di Porta Genova tramite binari di raccordo.[14] Nel 1933, CGE, alla cui guida vi era l'ingegner Renzo Norsa in qualità di amministratore delegato e direttore generale, arrivò a impiegare 1.500 lavoratori, e contava filiali a Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma e Torino.[7][15] Principali aree di esportazione furono l'America Latina, l'Australia, i Balcani, la Cina, l'India, la Nuova Zelanda e il Sudafrica.[15]
Nel settore degli apparecchi radio si affermò tra i maggiori produttori a livello nazionale con l'adesione alla costruzione dei modelli Radio Rurale (1934), Radio Balilla (1936) e Radio Roma (1939), creati dal regime fascista.[13][16] La produzione venne ampliata anche agli apparecchi per uso professionale come i radiofonografi, gli amplificatori, gli altoparlanti, le cuffie e sistemi di registrazione e riproduzione.[13] L'espansione nel settore della produzione di apparecchi radiofonici da parte di CGE fu avviata nel 1941, quando rilevò la Fabbrica Apparecchi Radiofonici (FAR), dando così vita alla FIAR.[17]
Nel secondo dopoguerra, i settori degli elettrodomestici e dell'elettronica di consumo, ebbero maggiore sviluppo produttivo e commerciale in Europa e in Italia, rispetto al periodo precedente, e perciò vi entrò anche CGE. Nel 1946, rilevò attraverso la FIAR lo stabilimento italiano della Telefunken a Baranzate, in provincia di Milano, dove si costruivano radio, e nel quale nel 1953 fu avviata la produzione dei televisori.[18] Nel 1951, a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli, col supporto finanziario della Cassa per il Mezzogiorno, fu costituita la CONE-Compagnia Napoletana Apparecchi Elettrici S.p.A., di cui la CGE era il maggiore azionista con il 75% delle quote, e soci di minoranza con il 12,5% ciascuno la SME e il Banco di Napoli.[19] CONE si specializzò nella produzione di frigoriferi e scaldabagni per la CGE con il relativo marchio, e lo stabilimento, che al 1968 impiegava 600 addetti, verrà ceduto in quello stesso anno alla ITC Italcold.[19][20][21] Successivamente fu acquisito il controllo della SIRE di Canegrate, in provincia di Milano, produttrice di resistenze elettriche, il cui stabilimento fu destinato alla produzione delle lavatrici e della lavastoviglie.[22][23] Nel 1957, rilevò il marchio Unda Radio dall'omonima ditta di Como, in amministrazione controllata.[24]
Per quel che concerne i settori in cui CGE era tradizionalmente attiva, come l'elettromeccanica e l'elettrotecnica, si registrarono, nel 1956, l'acquisizione della SADELMI di Milano, impresa specializzata nel settore dell'ingegneria e delle costruzioni in ambito energetico, e delle sue filiali in Argentina, Brasile e Venezuela, nel 1957, l'acquisizione e la fusione per incorporazione dell'azienda chimica milanese Biffi Antonio.[25][26][27]
Nel 1960, alla CGE venne consegnato il Premio Compasso d'oro per la lavabiancheria modello Castalia, quale esempio di concezione estetica di un prodotto nel quadro della più sicura tradizione tecnica.[28]
Nel 1966, General Electric rilevò altre quote della CGE possedute dalla FIAT, arrivando a controllare il suo 80%.[29][30] Nello stesso anno, furono fuse per incorporazione le controllate CONE, Unda, Zancangeloni, SIRE e Scotti-Brioschi.[27] CGE strinse al contempo un accordo con l'Ansaldo-San Giorgio che nel 1967 portò alla nascita della Ansaldo San Giorgio Compagnia Generale (ASGEN), nella quale confluirono le attività della sua divisione elettrotecnica.[13][31] Sempre nel 1967, cedette la divisione dell'elettronica di consumo della controllata FIAR alla tedesca AEG-Telefunken, che rilevò lo stabilimento di Baranzate e la produzione di radio e televisori a marchio CGE.[18][32] Nel 1970, fu attuata la fusione tra la SADELMI e la COGEPI, dando origine ad una nuova società di ingegneria e impiantistica, la SADELMI-COGEPI S.p.A..[25] Nel 1973, CGE rilevò ed assorbì TEOMR Telemeccanica Elettrica Officine Meccaniche Riunite S.p.A., che produceva strumentazioni elettroniche, controllata dalla Pirelli.[33]
Alla fine degli anni settanta, le attività della CGE erano ridotte ai soli settori dell'elettromeccanica e di elettronica professionale. Nel 1978, il consiglio di amministrazione della CGE, presieduta dal colonnello Filippo Senni, deliberò la trasformazione della medesima azienda in una holding e strutturata come controllante di tre società a cui vennero trasferite le sue attività:
- la neocostituita CGE-Compagnia Generale Elettromeccanica S.p.A., per la divisione elettromeccanica;
- la FIAR, divenuta FIAR-Fabbrica Italiana Apparecchiature Radioelettriche S.p.A., per la divisione elettronica;
- SADELMI-COGEPI S.p.A.[34][35]
Il nuovo Gruppo subì poco tempo dopo un ridimensionamento con le cessioni, della FIAR nel 1980 alla SETEMER, controllata dalla svedese Ericsson, e quella della SADELMI-COGEPI nel 1988 alla svizzera Brown, Boveri & Cie.[17][36][37]
Informazioni e dati
[modifica | modifica wikitesto]La CGE-Compagnia Generale di Elettricità, consociata italiana della multinazionale statunitense General Electric, con sede legale a Milano, operava nei settori dell'elettromeccanica e dell'elettronica.
Nel 1978, l'azienda realizzò un fatturato di 70 miliardi di lire ed una perdita d'esercizio di 4,5 miliardi, ed impiegava 3.427 dipendenti in 7 stabilimenti, di cui quattro a Milano, e i rimanenti tre a Brescia, Novara e Grugliasco, in provincia di Torino.[1][30]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Le principali società italiane (1979), R&S-Mediobanca, 1979, pp. 70-71.
- ^ A.E.G. Thomson Houston Società italiana di elettricità, in L'Elettricità, n. 27, 8 luglio 1904, p. 2.
- ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 202 del 28 agosto 1923, pp. 5877-5880
- ^ F. Amatori, A. Colli, Impresa e industria in Italia. Dall'Unità a oggi, Marsilio, 1999, p. 76.
- ^ Bollettino del Ministero delle Poste e dei Telegrafi, vol. 2, n. 15 del 21 maggio 1916, p. 617
- ^ L'Ingegneria moderna rassegna di tecnologie industriali, agrarie, edilizie, idrauliche, stradali, ferroviarie, Tipografia Pianezza, 1931, p. 52.
- ^ a b Notizie statistiche delle Società italiane per azioni, Associazione fra le società italiane per azioni, 1934, p. 939.
- ^ L'Italia nel sistema economico internazionale. Il management dell'integrazione: finanza, industria e istituzioni (1945-1955), Franco Angeli, 1996, nota 80, p. 81.
- ^ Elenco degli inserzionisti diviso per materia, in Rivista delle industrie elettro-ferroviarie e dei lavori pubblici, n. 1, gennaio 1924, p. 163.
- ^ Registro navale ed aeronautico per la visita e la classificazione delle navi mercantili, dei galleggianti e degli aeromobili commerciali, Stabilimento del Registro navale ed aeronautico, 1935, p. 1060.
- ^ Trasporti pubblici, vol. 1, n. 5, Ispettorato generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione, gennaio-febbraio 1948, p. 232.
- ^ 11ª seduta pubblica - Resoconto stenografico - 22 luglio 1968, Senato della Repubblica, V Legislatura, pp. 548-549
- ^ a b c d Aire.
- ^ Officine Ansaldo - CGE, su mumi-ecomuseo.it. URL consultato il 1º marzo 2021.
- ^ a b Annuario industriale della Provincia di Milano, Unione Industriale Fascista della Provincia di Milano, 1933, pp. 203-204.
- ^ G. Vannucchi, F. Visintin, Radiofonia e televisione: era analogica, in V. Cantoni, G. Falciasecca, G. Pelosi (a cura di), Storia delle telecomunicazioni, vol. 1, Firenze University Press, 2011, p. 472.
- ^ a b FIAR-CGE (PDF), su archiviolavoro.it. URL consultato il 2 marzo 2021.
- ^ a b La C.G.E. - Spark Adobe, su spark.adobe.com. URL consultato il 2 marzo 2021.
- ^ a b E. Cuomo, V. Sgro, P. Zollo, La Cassa per il Mezzogiorno e gli interventi in favore dell'industria, in V. Ferrandino, M. R. Napolitano (a cura di), Storia d'impresa e imprese storiche. Una visione diacronica. Una visione diacronica, Franco Angeli, 2015, pp. 262-264.
- ^ 11ª seduta pubblica - Resoconto stenografico - 22 luglio 1968, Senato della Repubblica, V Legislatura, p. 515
- ^ M. Caprara, I Gava, Feltrinelli, 1975, p. 98.
- ^ Tendenze del capitalismo italiano. Atti del convegno economico dell'istituto Gramsci 23-25 marzo 1962, Editori Riuniti, 1962, p. 449.
- ^ La Cge lavora per l'estero?, in La Stampa, 26 ottobre 1965, p. 14.
- ^ 1956-1962, su undaradio.com. URL consultato il 2 marzo 2021.
- ^ a b W. Mandelli, La questione metalmeccanica, Feltrinelli, 1976.
- ^ Comunicazione istituzionale della Compagnia Generale di Elettricità pubblicata sull'edizione del 1º gennaio 1960 de La Stampa, p. 6
- ^ a b (EN) Towards a European Model of Development. Conference: Industry and Society in the European Community, European Bookshop, 1973, p. 700.
- ^ Motivazioni_1960 (PDF), su adi-design.org. URL consultato il 3 marzo 2021.
- ^ S. Battilossi, Storia economica d'Italia, a cura di P. Ciocca, G.Toniolo, vol. 2, Fondazione Cariplo-Laterza, 1999, p. 642.
- ^ a b S. Rotondo, La Cge senza commesse militari invita i suoi operai a dimettersi, in Stampa Sera, 11 Novembre 1978, p. 2.
- ^ S. De Maestri Merello, R. Tolaini, Storie e itinerari dell'industria ligure, De Ferrari, 2011, p. 35.
- ^ A. Amaduzzi, R. Camagni, G. Martelli, Studio sulla evoluzione della concentrazione dell'industria negli elettrodomestici (Nice 376) e nella costruzione di radio-televisori ed apparecchi elettro-acustici (Nice 375) in Italia. 1962-1970, 1974, p. 37.
- ^ Vita delle società, in La Stampa, 7 novembre 1973, p. 15.
- ^ Anche la Cge diventa holding, in La Stampa, 21 ottobre 1978, p. 22.
- ^ Ottorino Beltrami presidente "Cge", in La Stampa, 3 novembre 1978, p. 17.
- ^ F. Lenti, IL NUOVO VOLTO DELLA TECNOMASIO, in La Repubblica, 1º luglio 1988. URL consultato il 3 marzo 2021.
- ^ R. Cominotti, S. Mariotti, Italia multinazionale 1990. L'integrazione internazionale e le prospettive del Mercato Unico Europeo. III rapporto R&P al CNEL, Franco Angeli, 1990, p. 141.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Compagnia Generale di Elettricità
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- C.G.E., su aireradio.org. URL consultato il 28 febbraio 2021.
- Compagnia Generale di Elettricità - C.G.E., su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 28 febbraio 2021.
- Catalogo CGE su Radiomuseum.org, su radiomuseum.org.